[RECE] Monica - OTR notturna - Osio Sotto (BG)

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SCHEDA TECNICA

CITTA DELL'INCONTRO: Osio Sotto (BG)
ZONA: 45.609076, 9.586596 (allo svincolo delle black, esattamente allo stop dove ci si reimmette sul BdA)
NOME: Monica
NAZIONALITA': Rumena
ETA': 22 dichiarati
SERVIZI OFFERTI (vedi DIZIONARIO): BJ, RAI1 (mission + smorza), HJ finale
COMPENSO RICHIESTO: 60
COMPENSO CONCORDATO: 60
DURATA DELL'INCONTRO: ca. 40'
DESCRIZIONE FISICA: alta ca. 1,70, capelli mori abbastanza lunghi, viso carino, occhi scuri, fisico snello e ben proporzionato, seno tra la 2° e la 3° taglia e bello sodo, quasi sempre in hot pants e autoreggenti
ATTITUDINE: tecnica basilare nel BJ, paziente e abbastanza partecipativa a mission, una pila Duracell a smorza ; tranquilla e un po' timida, ma forse perché non padroneggia ancora perfettamente la lingua

LA MIA RECENSIONE:

[...] Dopo avere inutilmente temporeggiato per una mezz'oretta, mi dirigo verso l'estremo opposto di Osio Sotto (quello tra la rotonda delle ginnaste, che però non ci sono, e il rondeau di Boltiére), dove le presenze sono alquanto nutrite e la PL è definitivamente scomparsa dai radar, dopo un blitz che si era protratto sino alla mezzanotte.

Scartate per il momento le mie vecchie "fiamme" (Michela sarebbe ovviamente la n°1), sono incerto se fermarmi da Loredana (nota anche per essere la sorella maggiore di Mariana), fare la conoscenza della bionda del Continental o spingermi sino alla mora che staziona allo svincolo di solito occupato dalle black (che pure non sono in servizio stanotte). [...]

Sono diversi mesi, infine, che ho adocchiato la terza fanciulla, ma per vari motivi non ho mai tentato l'abboccamento. Avendola sempre vista lì da sola, non sono riuscito a capire a quale delle squadre-corse appartenga e dunque non mi sono fidato a seguirla nel suo ipotetico loft. Tra l'altro, al contrario della new entry Loredana, non l'ho mai vista gettonatissima e ciò mi ha sempre lasciato dubbioso sulla sua attitudine. Stasera, oltretutto, il vicino parcheggio è stato oggetto di un'attenta perlustrazione da parte della PL, per cui un incontro conoscitivo in macchina è assolutamente improponibile. Nonostante tutte queste controindicazioni, mi ha sempre dato l'impressione di essere la classica brava ragazza che fa un cattivo lavoro e dunque vinco le ultime perplessità e mi dirigo verso lo svincolo delle black, per farne la conoscenza.

Mi fermo allo stop e devo attendere almeno una ventina di secondi, dissimulando le mie reali intenzioni, perché un interminabile trenino di macchine sta arrivando da Bergamo. Passata la processione, posso finalmente abbassare il finestrino e fare cenno alla mora di avvicinarsi. Neppure il tempo di salutarla e, con fare un po' timido, mi espone l'elenco dei servizi en voiture. "Ma hai anche un appartamento?", le domando. "Sì, sono 60". "Sessanta ... wow!", resto quasi interdetto dalla proposta indecente. "Ma è lontano?", è il successivo quesito di circostanza, giusto per guadagnare qualche secondo e decidere il da farsi. "No, è qui a Brembate", mi rassicura la mora. Scruto un'ultima volta il suo volto, che è truccato solo con un po' di liner attorno agli occhi, è le do il placet a salire: "Va bene, andiamo".

MONICA DI TIMISOARA

"Ciao, come ti chiami?", le domando, appena salita a bordo. "Monica", mi risponde e poi effettua subito una breve telefonata in un idioma che ha le sonorità del rumeno. La conversazione è brevissima (alla rotonda di Boltiere è già terminata), per cui posso immaginare che abbia verificato la disponibilità del loft oppure che abbia avvisato il suo "fidanzato" della presumibile durata dell'assenza dalla piazzola. In realtà, deve avere fatto entrambe le cose, perché gli eventi successivi mi faranno pensare che non condivida l'appartamento con un'altra collega ma con il suo "angelo custode".

Mi racconta di essere originaria di Timisoara (come diverse altre ragazze che operano in zona) e di essere arrivata in Italia circa 3 mesi fa, più o meno quando è comparsa alla sua piazzola. La sua padronanza dell'italiano è già più che discreta, per cui le domando se l'avesse studiato prima di lasciare il suo Paese. Mi spiega che in realtà ha prima preso dimestichezza con lo spagnolo, grazie a un canale della TV rumena che trasmette telenovelas in lingua originale, e che poi ha dovuto semplicemente riadattarsi all'italiano. Mentre mi racconta questa storiella più o meno credibile (ma, in effetti, poi non mi darà l'impressione di essere una scafata professionista che si è fatta le ossa in qualche puti-club iberico), passiamo oltre lo svincolo che conduce al quartiere di Pigalle (a.k.a. "the Put-village") e attraversiamo il Brembo. Ancora un minuto di macchina e siamo arrivati, troppo vicini al loft che fu della "polacca" Monny perché il dettaglio possa essere una casualità.

LE CATACOMBE DI BREMBATE

Parcheggiamo però ad almeno un centinaio di metri di distanza da dove mi faceva accostare l'avvenente bionda di Cracovia (città che probabilmente aveva visto solo in cartolina :)) e ci dirigiamo verso il loft. E' abbastanza evidente che Monica non abbia condotto molti clienti al suo loft, perché non ha con sè un paio di fuseaux o il classico gonnellone d'ordinanza, da indossare per non dare troppo nell'occhio durante il tragitto. Le lascio una decina di metri di vantaggio e ne seguo la traiettoria, che schiva tombini e caditoie e si infila in un antro oscuro. Vista da dietro, con indosso i suoi hot pants minimali, le autoreggenti scure e delle high heels dal tacco improponibile, Monica fa decisamente un figurone, grazie anche a una silhouette ben proporzionata.

Sono invece un po' meno entusiasta del posto dove sta conducendomi, perché percorriamo per qualche secondo una galleria decisamente buia e angusta, che sembra condurre a delle catacombe dove non sarei così sorpreso di rimanere vittima di qualche rito satanico ... Fortunatamente, dopo avere brancolato un po' nella semi-oscurità, sbuchiamo di nuovo alla luce della luna e mi sento subito più tranquillo, perché riconosco la corte su cui si affacciava l'appartamento di ringhiera di Monny, cui siamo evidentemente diretti. Nell'oscurità più completa, illuminata solo dalla luce fioca di un cellulare, risaliamo le ripide scale dove la sua omonima (ma forse anche il sottoscritto) aveva rischiato almeno un paio di volte di slogarsi le caviglie e percorriamo il lungo ballatoio che conduce all'ingresso del loft. Mentre la bionda era solita togliersi le scarpe e camminare scalza, per non fare rumore, la mora sembra farsi meno scrupoli e procede sicura con le high heels ai piedi.

UN LOFT GIA' NOTO

Infila la chiave nella toppa, sblocca la serratura e siamo dentro. Il mio sguardo si volge subito verso sinistra, alla ricerca di riferimenti familiari. Come mi aspettavo, non c'è più il materassone gonfiabile e, al suo posto, un tavolo dall'aspetto spartano occupa l'area-soggiorno del locale principale. Forse sono stati anche ridisposti gli elettrodomestici, ma riconosco senza esitazione il frigorifero pieno di figurine, che l'anno scorso mi aveva fatto venire un mezzo attacco di orticaria, per l'immaginetta di un calciatore della Viola. Noi siamo invece diretti a destra, in quello che avevo definito il "tempio delle Vestali", dato che allora era la stanza da letto ove Monny e la sua collega dormivano e che dunque non impiegavano per ricevere i clienti. L'ambiente era già illuminato e lo stereo acceso diffonde una strana musica di sottofondo, dalle sonorità etniche e quasi arabeggianti, che poi ci farà compagnia per tutta la durata dell'incontro. Anche qui, la mobilia è essenziale e pare quella originale di chi aveva arredato per primo la casa, per cui si rafforza in me l'impressione che si tratti solo di un approdo temporaneo, che non è stato neppure imbellettato per trasformarlo in un'alcova per l'amore mercenario.

Mentre io faccio queste riflessioni, Monica si è già tolta le high heels (a occhio, direi che la sua altezza sia appena sotto l'1,70) e si è anche sfilata i pantaloncini e il perizoma, tenendo però addosso le autoreggenti e la maglia di pizzo. Cerco la solita seggiola di servizio, ma non la trovo, per cui le domando se possa usare il divanetto dove ha appena appoggiato i pochi abiti che si è tolta. Permesso accordato e, seduto comodamente, posso iniziare la svestizione. Mentre mi spoglio pure io, do un'occhiata in giro e i due pupazzetti dei Nani di Biancaneve sulla credenza mi strappano un sorriso: devono essere un cult tra le ragazze rumene, perché anche Maria aveva un gigantesco peluche e un pigiama a tema.

Quando anch'io sono finalmente pronto, Monica sta già aspettandomi in piedi di fronte al letto, con la bustina del condom in mano e con la maglietta di pizzo sollevata sopra i seni. Vedendola quasi completamente nuda, devo dire che è sicuramente una delle ragazze più carine che ho conosciuto lungo il BdA: come detto sopra, è abbastanza alta e ha un fisico snello e tonico, con due seni dall'aspetto sodo e che potrebbero essere tra la 2° e la 3° taglia. Il viso, che ricalca le classiche fattezze rumene (occhi scuri e capelli mori abbastanza lunghi a coronarlo), ha lineamenti senz'altro aggraziati e potrebbe essere quello della classica ragazza "della porta accanto".


LA RECE VERA E PROPRIA

Senza passare dal bagno (io ero docciato di fresco, avendo fatto un po' di sport prima che calasse l'oscurità; non metterei la mano sul fuoco per Monica), è finalmente il momento di accomodarsi sul lettone. Mi sdraio comodo nel mezzo e lei si inginocchia alla mia destra, scartando il profilattico dalla confezione. E' per me un fatto abbastanza inconsueto che la ragazza non sia completamente nuda (forse mi era capitato un paio di volte con Katia, ma la temperatura talvolta glaciale del suo tugurio era una valida giustificazione), ma i capi che ha tenuto indosso potrebbero essere più o meno classificati come lingerie e dunque la visione non è affatto sgradevole.

Monica smanaccia brevemente il fratellino, per risvegliarlo dal suo torpore e poi lo incappuccia. Si cala quindi su di lui e dà inizio al BJ, che è effettuato senza particolari squilli di tromba. E' senz'altro più piacevole carezzare il suo corpo di giovane ventenne, per cui distribuisco le mie attenzioni tra la schiena, i suoi seni ancora ben sodi (ma sicuramente non marmorei come quelli artificiali ;)) e le gambe. La pelle è senz'altro vellutata e anche le sue autoreggenti sono abbastanza lisce al tatto da non rendere così evidente la transizione tra la nuda epidermide e il tessuto sintetico. Non vorrei ricordare male, ma non ho visto tatuaggi appariscenti sul busto o sulle braccia: forse ne ha uno sopra la caviglia, ma non ho potuto osservare quella zona con attenzione, perché è rimasta tutto il tempo accovacciata sui suoi talloni. Viceversa, sul lato destro dell'addome ha una piccola cicatrice, che poi mi ha confermato essere il ricordo di un'appendicectomia, operazione che ben poche delle fanciulle rumene da me conosciute sono riuscite a scampare.

Quando Monica si risolleva, decisa a passare alla seconda fase delle operazioni, il fratellino non ha ancora raggiunto il pieno turgore e il massimo del suo volume. Non ho neppure il tempo di osservarlo perplesso, perché ciò che sta accadendo nel frattempo è ancora più preoccupante: con un paio di balzi felini, Monica ha raggiunto la credenza e ha recuperato il tubetto che non vorrei mai vedere in un loft, quello del lubrificante! "Nooo! Il lubrificante no!", faccio gli scongiuri, ma non c'è nulla da fare, perché la mora ne spreme un po' dalla confezione e se lo spalma sulle labbra e sull'ingresso dell'orifizio vaginale. Temo che mi toccherà diventare un esperto del DATY, se vorrò evitare di rivedere questa scena in futuro :)

Fortunatamente, la sua vagina è abbastanza stretta e quindi, nonostante la presenza del pericoloso unguento, le sensazioni che salgono dal basso non sono così disastrose come avevo temuto. "Posso stringerti?", le domando, prima di calarmi completamente su di lei, nella più classica delle mission. Ottenuto il suo assenso, mi appoggio completamente sul suo busto e inizio il mio movimento pelvico. Nel frattempo, prima le massaggio un po' il collo e poi salgo a carezzarle delicatamente i capelli accanto alle tempie, ansimando anche un po' nel suo orecchio. Monica sembra abbastanza rilassata, perché tiene la testa reclinata su un lato e gli occhi chiusi, respirando profondamente ma senza cimentarsi nella tipica messinscena delle OTR. Dal canto mio, compio la consueta alternanza tra le fasi di spinta e quelle di strusciamento contro il suo pube. Le operazioni procedono così per qualche minuto, accompagnati dal ritmo un po' ipnotico di quella nenia orientaleggiante che fa da sottofondo. Monica mi lascia fare e non dà davvero alcun segno di fretta o insofferenza (che si sia addormentata? :)), per cui alla fine sono io a chiedere il cambio di posizione, più che altro perché il mio corpo sta iniziando a perlarsi di sudore, un po' per la ginnastica da camera e un po' perché siamo stretti l'uno all'altra.

All'inizio, Monica non sembra molto entusiasta (o forse non ha capito bene la domanda), perché risponde con un diniego alla mia richiesta. "Te lo chiedo, perché in questa posizione comincio ad avere un po' troppo caldo", cerco di persuaderla attingendo a tutta la mia diplomazia. La fanciulla ci pensa un attimo e poi mi domanda: "Com'è che vieni più velocemente?". "Senz'altro a smorzacandela :)", è la mia risposta, sperando che lei accetti. "Va bene", dà il consenso al cambio di posizione, mentre si inginocchia sul materasso del lettone. Io mi corico supino al suo posto e, con cautela, si procede di nuovo all'infilamento della mia asta nella sua vagina. Monica si puntella con gli avambracci accanto alle mie spalle e inizia a cavalcarmi, non in modo frenetico ma con l'andatura di una mezzofondista che potrebbe andare avanti così per un'altra mezz'ora. Le premesse sono decisamente buone e, mentre piacevoli sensazioni salgono dal mio basso ventre, cerco di godere al meglio della bellezza della sua silhouette. Con le mani le carezzo lungamente le gambe (al punto che resto anche impigliato nell'elastico delle sue autoreggenti ...), poi risalgo lungo i fianchi e inevitabilmente arrivo ai suoi seni. Per rendere le sensazioni ancora più intense, procedo per un po' a fari spenti, chiudendo gli occhi e lasciando che siano il tatto e l'udito a cullarmi. Quando li riapro, incrocio quelli di Monica e per qualche secondo ci guardiamo sorridendoci a vicenda. Anche lo smorzacandela procede per diverso tempo e, fatto per me assai raro, sono assai vicino alla capitolazione.

Anche stavolta, però, ciò non accadrà, perché ad un certo punto Monica si ferma e mi dice di essere esausta. "Se ti va, potresti finire con la mano ...", le butto lì. Proposta che viene prontamente accolta, per cui si sfila dal mio fratellino e si risolleva, per accovacciarsi di fianco a me. Durante questa fase, afferro la mia asta dal basso, per evitare che il profilattico si srotoli verso l'alto e mi rendo conto che è completamente bagnato, più probabilmente del lubrificante ma forse anche dei suoi umori, dato che lo sfregamento reciproco è durato molto a lungo. Non faccio neppure in tempo a proporle di cambiare il condom, per evitarle di infradiciarsi tutte le mani, che Monica è già sul pezzo, ben lanciata nella sua opera di alta falegnameria. Come detto sopra, il traguardo era davvero vicino e non occorre più di un minuto perché la punta del profilattico si riempia del mio seme. La fanciulla continua a massaggiare l'asta ancora per un po' e raccoglie sorridente la mia carezza e il mio complimento: "Sei stata davvero bravissima :").

MANCA IL RESTO

E' ovviamente lei la prima a dirigersi verso la credenza, dove recupera un fazzoletto umidificato e si dà una sommaria pulita alle zone intime. E' quindi il mio turno e, dopo avere lindato il fratellino, mi riaccomodo sul divano per rivestirmi. In questa fase, chiacchieriamo brevemente della musica che ci ha fatto compagnia durante l'amplesso e, come immaginavo, mi conferma che si tratta di brani cantati in rumeno (anche se sono abbastanza certo che alcuni ritornelli fossero in spagnolo). Contrariamente a quanto pensassi (visto il ritmo un po' arabeggiante), non si tratta però di musica folkloristica ma di brani che vengono trasmessi anche alla radio.

Completata la rivestizione, mi dirigo verso il comodino (dove avevo invece appoggiato i miei averi). "Hai il resto?", le domando, mentre mi accingo ad estrarre un paio di pezzi arancioni dal mio porcellino. Monica mi osserva con uno sguardo che potrei definire desolato e mi dice di avere solo un foglietto azzurrino, che prontamente estrae dalla sua piccola borsetta. La mia mimica facciale - mentre sto pensando di chiederle una forbice per tagliare a metà una delle due banconote - dev'essere inequivocabile, perché il suo sguardo ora si fa quasi supplichevole, come se non stesse più cercando di fare una furbata ma quasi chiedendomi un favore. I suoi occhioni da cerbiatta stanno quasi per averla vinta ("tutto sommato, 80 se li sarebbe meritati ...", penso tra me e me), ma poi mi ricordo che devo ancora ammortare nel mio bilancio il furtarello recentemente subito presso un'altra OTR, di cui magari prima o poi riferirò maggiori dettagli. Prima che io ceda, è Monica a farlo: "Facciamo così: non tengo soldi in casa, ma quando torniamo là mi faccio dare il resto dal mio 'ragazzo'" (per il momento, lo metto tra virgolette). Non sono esattamente entusiasta dell'idea, perché sarebbe la prima volta che mi troverei a quattr'occhi con un pappone e lo eviterei volentieri, ma accetto. L'aspetto interessante di questa discussione è che lei ha anche estratto la sua carta d'identità rumena, ma non riesco a leggerne le vere generalità (nel caso dovessi poi andare dai CC a presentare denuncia per rapina a mano armata ...), dato che la sezione ove sono stampigliati il nome e il cognome è coperta dalla banconota che tiene in mano. Controllato di non avere dimenticato nulla, lasciamo l'appartamento e ci dirigiamo nuovamente verso la mia macchina.

Appena ripartiti alla volta di Osio, Monica compie di nuovo una breve telefonata (in cui probabilmente si mette d'accordo per onorare l'impegno preso) e poi discutiamo un po' delle sue high heels. Forse perché i sedili della mia vettura sono abbastanza bassi rispetto al pavimento o forse perché lei tiene le gambe raccolte, ma le sue ginocchia arrivano quasi a sfiorare il tettuccio (be', non è esattamente così, ma è giusto per rendere l'idea :)) e quindi sono curioso di sapere quanto sia vertiginosa l'altezza dei suoi tacchi. Monica solleva un po' una delle gambe, per vedere meglio e mostrare anche a me le sue high heels, e poi accresce ancora di più il mio stupore: "Queste saranno da 10-12 cm, ma non sono le più alte che ho!". "Ne ho delle altre che saranno così ...", mi spiega, mentre divarica il pollice e il mignolo, praticamente a raddoppiare l'altezza dei tacchi delle scarpe che sta calzando. "Ma così saranno almeno 20 cm! Allora devono per forza avere la zeppa davanti", mi mostro un po' scettico, mentre con le dita cerco di mimare lo spessore del plateau. Facciamo un po' fatica a intenderci, probabilmente perché i termini stanno facendosi un po' troppo tecnici e Monica non ne conosce la traduzione in italiano, ma la mia teoria viene infine confermata.

IL SUO "ANGELO CUSTODE"

Questa breve discussione da calzolai ci accompagna sino alla rotonda di Boltiere. Poi c'è giusto il tempo di chiederle l'età (22 anni) e di scoprire che tra 1 settimana tornerà a casa per circa un mese e siamo di nuovo in prossimità della sua piazzola. Mi indirizza verso l'ingresso del parcheggio del supermercato, dove un ragazzo la sta aspettando. Lo scruto abbastanza attentamente e mi sembra un personaggio tutto sommato tranquillo: non è quell'armadio a quattro ante che temevo di trovare ma ha una corporatura assolutamente normale. Per come è abbigliato e per come si presenta, potrebbe essere il classico "ragazzo di buona famiglia" di cui spesso parlano i giornali dopo un efferato ma inspiegabile delitto. D'altro canto, non mi dà neppure l'impressione di essere capace di sgozzare una persona senza pietà, per cui seguo le indicazioni di Monica e accosto di fianco a lui. Lei abbassa il finestrino, si fa porgere il pezzo filigranato che mancava all'appello (che lui ha nel frattempo estratto da un piccolo borsello a tracolla) e poi ci salutiamo. Faccio inversione di marcia nel parcheggio e poi riprendo la strada di casa, osservandoli ancora un po', prima mentre passo loro accanto e poi nello specchietto retrovisore. Per tutto questo tempo, parlottano tra di loro in modo molto rilassato e che fa trasparire una certa intimità, per cui potrebbe davvero essere il suo ragazzo, che svolge anche il ruolo di suo "fidanzato" in un'impresa tutta familiare.

Anche se l'esperienza con Monica è stata complessivamente piacevole, dubito che tornerò da lei, avendo visto con i miei occhi quello che probabilmente è il suo convivente. Sappiamo tutti che la quasi totalità delle OTR sono fidanzate se non addirittura sposate, ma i loro compagni sono personaggi che restano sempre sfumati dietro le quinte e quindi la loro presenza non aleggia mai nella stanza, durante l'amplesso. Se dovessi ritrovarmi tra le braccia di Monica, non potrei però fare a meno di pensare a lui e quindi è decisamente meglio evitare un remake dell'incontro.
 
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