Rassegna StamPunter

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http://www.ravenna24ore.it/news/ravenna/0082755-chiuso-un-centro-massaggi-cervia

http://questure.poliziadistato.it/Ravenna/articolo/7925b99fd1674b7f682681593

BLITZ CONTRO LA CRIMINALITÀ CINESE
Chiusi due "centri massaggi” a Siena e Cervia – arresti, denunce e due centri massaggi sequestrati per sfruttamento della prostituzione

La Questura di Ravenna comunica che nei giorni scorsi è stata portata a termine un’indagine da parte di Procura della Repubblica e della Polizia di Stato su un gruppo di cittadini cinesi che lucrava ingenti somme di denaro sul corpo di giovani donne, reclutate per “lavorare” a Siena e a Cervia.
Gli investigatori della Squadra Mobile delle Questure di Ravenna e Siena, coordinati dalla Procura della Repubblica di Siena, hanno eseguito un’ordinanza applicativa di misure cautelari personali e reali disposta dal Giudice per le indagini preliminari presso il Tribunale di Siena.
Un uomo è stato arrestato, la compagna, sottoposta all’obbligo di dimora, dovrà rimanere in casa nelle ore serali, mentre altre quattro persone sono state denunciate, tra cui una donna italiana residente a Cervia, tutte con l’accusa di sfruttamento e di favoreggiamento della prostituzione.
Le indagini, condotte con servizi di osservazione e intercettazioni telefoniche, hanno documentato la sistematica e stabile attività di prostituzione di cui traevano beneficio i cittadini cinesi, che, attraverso decine di clienti al giorno, riuscivano ad intascare migliaia di euro al mese, somme che venivano fatte immediatamente sparire.
“Parassitario percettore dei proventi dell’attività illecita”. Per questo H.G., classe 1983, residente a Siena, è ritenuto l’organizzatore del business: dietro l’apparenza di “centro massaggi”, in realtà gestiva un lucroso giro di prostituzione, infatti selezionava le giovani donne di nazionalità cinese, curava la gestione della casa e incassava quanto guadagnato, tutto rigorosamente al nero.
L’uomo gestiva due centri massaggi, uno a Siena e uno a Cervia.
“Di solito chiudo un locale e ne apro un altro--- A dicembre ho fatto solo 15.000 euro”, così si “lamentava” con una connazionale, vantandosi però di essere riuscito a “rientrare” nell’investimento dopo appena due mesi di lavoro.
Nella sua attività era collaborato da altre quattro donne che “facevano fare i provini alle ragazze” e davano istruzioni su come comportarsi con i clienti.
Durante la perquisizione, nella casa dell’uomo sono state sequestrati documenti e circa 1.000 euro di denaro contante, provento giornaliero dell’attività; per controllare gli affari, H.G. aveva predisposto un sofisticato sistema di videosorveglianza, con micro telecamere che controllavano la zona circostante.
Non solo cinesi ma anche una signora italiana, residente a Cervia, proprietaria dell’appartamento, dove ha sede il centro massaggi cervese, era in affari con H.G.: “Stai attento ai controlli della Polizia---ho saputo che stanno facendo verifiche…stai attento”; è uno dei dialoghi intercettati in cui la donna metteva in guardia H.G. sulle possibili attenzioni degli inquirenti. Con il sequestro del centro massaggi di Cervia, la donna rischia ora la confisca della casa che potrebbe essere riutilizzata a fini sociali.

Ravenna 12 settembre 2018
 
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fabxpiace

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800 euro e diventi italiano, grazie alla compravendita della paternità (da parte di soggetti italiani a prostitute).
http://www.ilpiacenza.it/cronaca/ve...liana-per-800-euro-denunciati-due-uomini.html

Quanto costa comprare un padre? 800 euro. E' questo l'elemento sconcertante che emerge dall'ultima indagine condotta dagli agenti della sezione investigativa della polizia municipale, che hanno scoperto due uomini italiani che, in cambio di qualche centinaio di euro, erano disposti a riconoscere i figli che le prostitute albanesi avevano avuto con chissà chi. Potendo riferire all'anagrafe un padre italiano, automaticamente il bambino otteneva la tanto ambita cittadinanza italiana, e questo permetteva quindi alle madri di stabilirsi in pianta stabile nel nostro Paese.
 
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Le solite pappagallesche notizie, le quali però in tal caso non hanno indicato l'accusa in merito di riduzione in schiavitù.
 
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zntra

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Franco, non ci vuole molto a capire che non denunciano i loro sfruttatori per paura di ritorsioni verso i familiari al loro paese.

Come puoi ben leggere dall'articolo, due degli indagati continuavano a mandare avanti la loro attività anche dentro le mura del carcere.

Non denunciano perché sanno che l'Italia è un paese di merda e non c'è giustizia.
 
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Certo. Però, come ho scritto nei commenti, se fosse stata presente la rilevazione della costrizione al meretricio in merito, gli inquirenti avrebbero emesso anche l'accusa di connessa riduzione in schiavitù, anche senza la denuncia delle rispettive sfruttate.
Ricordo che l'azione illegale d'obbligo a consegnare i soldi per esercitare nel corrispondente posto (pizzo), non solo viene svolta solo contro le prostitute, ma oltretutto anche verso altre attività.
 
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http://certosa.milanotoday.it/portello-citylife/rapinato-trans-via-uccello.html

Milano, fa salire una trans in auto per fare sesso: minacciato e rapinato

Abborda una trans in strada e la fa salire in auto per fare sesso: minacciato e rapinato
Vittima un uomo di 52 anni, che è stato scippato della sua collanina in oro. Indaga la polizia


Milano, fa salire una trans in auto per fare sesso: minacciato e rapinato

L'aveva fermata in strada e fatta salire a bordo convinto che poco dopo si sarebbero divertiti insieme. E invece, evidentemente, è andata in maniera molto diversa.

Un uomo di cinquantadue anni, cittadino italiano, ha raccontato alla polizia di essere stato aggredito e rapinato verso l'una della notte tra lunedì e martedì da una trans che lui stesso aveva "abbordato" in zona Portello. Una volta arrivati in via Paolo Uccello, stando al racconto del 52enne, la transessuale avrebbe tirato fuori dalla borsetta un oggetto appuntito in metallo e lo avrebbe minacciato, costringendolo a consegnarle una collana in oro.

A quel punto, con il gioiello tra le mani, la trans sarebbe fuggita. È stato proprio l'uomo, che non è rimasto ferito, a chiedere aiuto alla polizia, denunciando la rapina.
 
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Certo. Però, come ho scritto nei commenti, se fosse stata presente la rilevazione della costrizione al meretricio in merito, gli inquirenti avrebbero emesso anche l'accusa di connessa riduzione in schiavitù, anche senza la denuncia delle rispettive sfruttate.
Ricordo che l'azione illegale d'obbligo a consegnare i soldi per esercitare nel corrispondente posto (pizzo), non solo viene svolta solo contro le prostitute, ma oltretutto anche verso altre attività.

Anch'io sono molto, molto scettico sul contenuto degli articoli riguardanti questa operazione di polizia.
Sono andato pertanto sul sito della Questura e ho trovato il seguente post relativo alla Questura di Milano:

http://questure.poliziadistato.it/it/Milano/articolo/11885b9b91c7e6892326054932

Non trovo nessun riferimento esplicito alla costrizione alla prostituzione (riduzione in schiavitù), mentre è chiaro che il reato di sfruttamento può sorgere dalla richiesta di pagamento di un pizzo per l'utilizzo del marciapiede.
Interessante anche il fatto che i fuorilegge albanesi taglieggiassero, a quanto c'è scritto, delle "loro connazionali", mentre gli articoli citati parlano di diverse nazionalità.

In via generale, non credo a una parola di quanto scritto in articoli di questo genere.
Frequento ragazze pay da 20 anni e mi sarà capitato solo 3-4 volte di trovarmi di fronte una persona che mi desse l'impressione di essere costretta. Va detto che vedo soprattutto le loft, ma a suo tempo ho frequentato anche stradali.

Aggiungo che tutti gli articoli sul tema generale della "violenza sulle donne" sono viziati da una impostazione pregiudiziale femminista di fondo secondo cui tale violenza sarebbe ovunque, incalzante e in continuo aumento.
Personalmente penso che i fatti non supportino tale impostazione, meno che mai per quanto riguarda la prostituzione.
 
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https://www.ilrestodelcarlino.it/rimini/cronaca/imprenditore-violenta-escort-1.4192981

Rimini, non vuole usare il profilattico. Imprenditore violenta la escort
L’aggressione è avvenuta in un albergo riminese a 4 stelle
Rimini, 20 settembre 2018 - Violentata dal cliente perchè pretendeva che lui usasse il profilattico. Vittima della brutale aggressione, una giovane escort romena, il cliente in questione invece è un facoltoso imprenditore di San Marino che ora rischia grosso. «Sarò anche una prostituta – dice la ragazza – ma mi sono sentita usata e gettata via, come un oggetto».
Teatro della violenza, la camera di un albergo riminese a 4 stelle. L’uomo, ha raccontato la giovane lucciola, è un prestigioso imprenditore che vive sul Titano. Un cliente quasi fisso che fino a quel momento si era sempre comportato come un signore. Andavano in alberghi di lusso e per un’ora con lei aveva pagato anche 500 euro. Era capitato addirittura che l’avesse portata a casa sua, a San Marino. Quella sera, esattamente una settimana fa, avevano cenato insieme ad alcuni amici di lui. Usciti dal ristorante, si erano diretti all’hotel per concludere la serata. Lei non aveva mai avuto paura di lui, fino a quel momento non si era dimostrato un violento, ma al contrario una persona gentile che la trattava come una ragazza qualsiasi. Quella notte però qualcosa era cambiato, perchè l’uomo aveva preteso di fare sesso senza usare come al solito il profilattico. Una condizione che lei aveva sempre messo come irrinunciabile.
L’uomo però aveva insistito parecchio e i suoi modi erano diventati sempre più autoritari. La ragazza però era decisa a non cedere, e a quel punto l’imprenditore aveva deciso di prendersi quello che voleva, e l’aveva violentata. Lei, ha raccontato, aveva cercato di resistere, ma non ce l’aveva fatta. E non è difficile capire che urlare in un hotel a 4 stelle, per una prostituta è fuori questione. Alla fine lui se n’era andato, lasciandole solo i soldi per il taxi. A differenza delle altre volte non l’aveva accompagnata a casa. Due giorni dopo, la giovane romena era andata al pronto soccorso, dove i medici le avevano trovato diversi lividi e si erano fatti raccontare come se li era procurati. Saputo cosa era successo, al pronto soccorso hanno chiamato la Polizia. Agli agenti la romena ha raccontato quello che le era accaduto. «Non mi era successo prima, e non mi ero mai sentita così. Credo che sia giusto che quell’uomo paghi per quello che mi ha fatto».
 
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https://milano.corriere.it/notizie/...te-b3a2ac3c-bd05-11e8-a3f5-5f1737050272.shtml

Prostituzione a Milano, il racket delle nuove «case chiuse» tra degrado e Aids: «Così mi vendo per mia figlia»

L’incrocio tra il controviale di viale Fulvio Testi (affollato di trans e automobilisti che rallentano e contrattano) e via San Glicerio è il più conteso dai protettori delle sudamericane che non si affidano agli annunci ma stazionano prima in strada. La «piazza» costa ogni sera 50 euro. È occupata da una brasiliana. Questa periferia Nord ha anche una bassa percentuale di donne dell’Est Europa. In Fulvio Testi, una vede i lampeggianti e scappa: «Avevo il terrore che ci fossero le telecamere e finissi al telegiornale. Sono romena, ho 53 anni, faccio la badante part-time per mille euro scarsi che non bastano. A Bucarest c’è la mia bimba, mia figlia, l’unica ragione di vita; frequenta l’università e mi servono soldi da mandarle». A volte le romene riescono a evitare di sottostare a un protettore. Non è così per una connazionale ventenne, ferma in viale Sarca. Non vuole parlare, ma dinanzi all’insistenza dei poliziotti dice e non dice: «Qualche giorno fa sono arrivati degli albanesi, hanno ordinato che devo sparire, mi hanno minacciata. No, dottore, mai visti prima. Descriverli? Su dottore, dai, non li ricordo...». A cento metri, nella pensilina del bus, c’è un’albanese. Delicata e giovanissima, le ballerine e una gonna colorata in tinta con un giacchettino. Si dice che ci sia la coda, gente che mette le quattro frecce e attende un’ora, altra gente che parcheggia e s’aggira a piedi nei paraggi per prenotare. Viene identificata e raggiunge un baracchino di panini in via Chiese. Il proprietario non ha i permessi: è multato e invitato a sparire. Dal buio si muove una donna, avvicina l’albanese, le appoggia un braccio sulle spalle: «Vieni». È la sentinella del clan. Da lontano pare un’anonima passante, e invece gli occhi sono puro veleno e i movimenti furtivi quelli di un letale balordo.
 
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fabxpiace

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Il passaggio che più mi ha colpito:

Abbiamo evitato di porre a Monica interrogativi sulla tipologia dei clienti, le professioni, eccetera eccetera: i clienti, si sa, son parecchi e variegati. E se ne vergognano. Altrimenti non si spiegherebbe l’enorme sproporzione tra oggetti trovati nelle perquisizioni — Rolex e Omega, iPhone, fedi nuziali, braccialetti d’oro — e l’assenza di denunce da parte dei legittimi proprietari. Assaltare un cliente, derubarlo e picchiarlo è frequente, ma nessuna vittima verbalizza.
 
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