Tutto quello che segue questa riga è falso
raversoni
Jole è incazzata da matti con il suo, si fa per dire, ragazzo. Infatti, ieri sera mentre lei era al lavoro, lui è uscito con l’Isabella. Una ragazza ungherese che ho incontrato un paio di volte.
Lei sa del tradimento da una mezzoretta, grazie ad un contorto giro di telefonate tra le sue amiche.
Just a blow job in friendship, si è giustificato lui minimizzando nel suo pessimo inglese al telefono, quando l’ha chiamato inviperita giusto dieci minuti fa.
Tra loro parlano spesso in inglese, visto che lui l’italiano lo mastica poco.
Amicizia ‘sto cazzo, sbotta lei ingelosita scuotendo la testa mentre saliamo le scale di casa mia.
Mi ha raggiunto facendosi dare un passaggio da un cliente a fine turno. E ha cominciato a raccontarmi la storia in strada, appena scesa dalla macchina del tipo imbarazzato che faceva laboriosamente manovra.
Perché sicuramente invece hanno scopato, inveisce, e se hanno scopato, lo hanno fatto senza, perché lui il guanto non lo regge. E se si scopa una nuova, figurati! Quella puttana di merda, poi.
Contro ogni abitudine, si spoglia appena siamo in soggiorno. Rifiuta qualcosa da bere e si fionda in bagno. La sento farsi una doccia bestemmiando in russo a bassa voce e comincio ad avvertire un certo senso di inquietudine.
Finalmente mi raggiunge in camera da letto e si stende spalancando le lunghe gambe.
Leccami, ordina, questa sera voglio tradirlo. Bastardo, figlio di puttana di un albanese.
Le allungo un paio di bacini, che lei ricambia con occhio ancora corrucciato. E poi scendo, non senza titubanza, a lambirle l’inguine.
Ha messo il suo cazzo in un’altra figa e poi mi ha scopata, farfuglia, e non mi ha detto niente.
Vabbé, obietto emergendo dal fiero pasto, ma tu scopi con un sacco di gente.
Sono un po’ sorpreso da come parla. Di solito è educata e gentile, forse è davvero arrabbiata.
Posso restare a dormire? Mi ignora, se torno a casa questa notte finisce che litighiamo e mi mena.
Non trovando argomentazioni con cui ribattere, riprendo la piacevole ancorché controversa attività .
Lo abbiamo fatto solo un paio di volte. Dice che le piace, ma ci mette un casino a venire.
È il mio lavoro, singulta prendendomi la testa con entrambe le mani per guidarmi, non lo faccio mica per piacere.
Se non fosse la mia ragazza preferita, l’avrei già cacciata a calci in culo. Non mi piacciono tutte ‘ste manfrine.
E poi, aggiunge smettendo di stringermi la testa, io lo faccio con il preservativo. Quando mi scopa, non si scopa la sborra degli altri.
In effetti, penso, con lei si fa sempre tutto coperto. A parte qualche raro pompino.
Si stinge con forza le grosse tette per eccitarsi.
La sua passerina sembra a punto, ma forse non basta.
Risalgo a baciarle il petto e le labbra.
Lei ne approfitta per infilarmi la lingua in bocca e stringermi l’affare.
Ancora, esorta spingendomi di nuovo giù.
Ma è inutile, penso, è troppo irritata.
Stronzo, figlio di puttana, bisbiglia, anche nel culo me lo ha messo ieri sera. E non si è neppure lavato prima.
Jole è sana e pulita e mi fido di lei. Ma questi discorsi mi preoccupano un po’.
Comunque, non mi va di deluderla e continuo a leccarla. Anche se penso che non verrà .
Rischia di diventare una cosa lunga e io domattina devo andare a lavorare presto.
Lei alza il bacino e ridacchia innervosita.
Anche dietro, chiede con piglio falsamente autoritario.
Non lo abbiamo mai fatto e non mi piace farlo.
Dopo, insiste capendo la mia incertezza, te lo faccio io.
Per facilitarmi il compito, si piega su un fianco e si infila due dita nella passerina.
In questo modo, finisce sicuro prima, mi rallegro.
Quando le appoggio la lingua sul didietro ha un piccolo brivido.
Più forte, ansima poco convincente accelerando il ditalino.
Deve essere l’idea a eccitarla, perché praticamente non sto facendo niente.
Ma lei scuote appena la gambe e viene con inopinata rapidità .
È successo un paio di altre volte, con lei, sempre leccandola. So che stringe forte gli occhi e si mette la lingua tra i denti. E dopo si accascia quasi spossata. Ma adesso non posso vederla.
Difficile che si faccia scopare, a questo punto, penso tirandomi via deluso.
Contro ogni mia aspettativa, invece si contorce agilmente e viene ad abbracciarmi stretto.
Fammi sentire il sapore del mio culo, sorride incerta infilandomi la lingua tra i denti.
Sono sorpreso, perché Jole non è mai volgare. E non bacia abitualmente i clienti.
È vero che ogni tanto con me lo fa, visto che ci vediamo quasi tutte le settimane da oltre quattro mesi. Ma mai così.
Di solito mi bacia con tristezza. Lo fa per compiacermi, credo, quasi a stabilire che condividiamo forme diverse della stessa miseria.
Ma questa volta è diverso, prende lei l’iniziativa.
Spingendo sempre più profondamente la sua lingua nella mia bocca, poco alla volta mi viene sopra.
Si siede comoda sul mio ventre e ridacchia stringendomi la nuca e le spalle.
È alta e ben tornita, forse la ragazza più attraente che conosco.
Si piega ad appoggiarmi le grosse tette sul petto e spinge pericolosamente la sua passerina contro la mia erezione.
Mi fissa con gli occhioni blu apparentemente più serena.
Culo? Propone tirandosi su.
Ok, accetto sorpreso.
Sa che mi piace molto, ma di solito si presta senza troppo entusiasmo. Anche se non chiede alcun supplemento.
Pecora, stabilisce mettendosi in posizione, che fa meno male.
Prendo la crema, farfuglio alzandomi.
No, fa lei girando la testolina a valutarmi l’erezione.
Sei già unta, provo a indovinare in piedi sullo scendiletto.
No, sorride ancora, ‘stasera non ho scopato dietro.
Rincula fino a poggiarmi le natiche contro.
Forse, penso, basta il lubrificante del profilattico.
Mi allungo a prenderne uno dalla confezione che ho lasciato sul comodino.
No, fa lei, voglio che quando mi scopa, scopa anche la tua sborra.
Oh, cazzo, no, protesto sempre più confuso.
Dai, fa lei accattivante, solo questa volta.
‘Fanculo, inveisco tra i denti sempre più perplesso, è pericoloso.
Lei si siede delusa sul bordo del letto e mi guarda interlocutoria l’affare imbaldanzito.
Ma, obietta, è duro duro.
Lo tocca e gli dà un bacino esplorativo che peggiora la situazione.
Come dire, di solito non ti tira tanto.
Sono sempre più irritato, ma il corpo ha le sue leggi.
Di solito non le piace fare bocca senza. Ma questa volta se lo infila in gola salivando e guardandomi dal basso con aria seria.
No, cerco di ritrarmi, lascia stare, non posso.
Ma lei mi ignora.
Dai, insiste rimettendosi a quattro zampe sul letto, solo per questa volta.
Porca puttana, farfuglio, mi stai usando.
È vero, scoppia a ridere nervosamente girando ancora la testolina a controllarmi.
Mi avvinghia i polpacci con i piedi e mi tira contro di lei spingendo indietro il sedere.
Nonostante la perplessità , le sfrego il mio affare sul didietro.
Non lì, si lamenta mentre imprudentemente scivolo nel pertugio sbagliato, più su.
Me lo prende con una mano e prova a guidarmi puntandolo contro lo sfintere.
Ma è troppo stretto e lei non è tanto rilassata. Mi fa pure un po’ male.
Adesso, decide.
E spingo ormai ingrifato facendolo entrare appena un po’.
‘Fanculo, si lamenta tirando via la mano con cui mi guidava, vieni subito, eh!
Poggia le tette sul lenzuolo per farsi penetrare meglio e sbuffa.
Questa volta si scopa anche la tua sborra, ripete vendicativa.
Ma sa che non verrò subito. Sa anche che dovrà aiutarmi con le mani.
Infatti, si tira via e comincia a masturbarmi.
Sa che deve farlo prima piano e poi forte. Ormai mi conosce bene.
Sono sempre più confuso.
Quando sente che sono pronto, si rimette a quattro zampe e mi aiuta a infilarla di nuovo.
Dai, mi incita stringendo i denti e toccandosi delicatamente la patatina.
Così, l’accontento, cazzo di cane, cacciando un piccolo urlo liberatorio.
Mentre vengo, lei si accascia supina stringendo le gambe e serrandomi l’affare in una morsa che non trovo neppure troppo piacevole.
Ma sa quello che fa.
Quando ormai intontito decido di uscire, si gira su un fianco soddisfatta e si tocca delicatamente il culo arrossato per controllare che non esca troppa roba.
Ho da cagare, ridacchia compiacendosi della volgarità , ma non la vado a fare.
Per guardarmi, deve torcere il collo. Non è comodo, ma evidentemente preferisce darmi le spalle.
Stravaccato ansimante contro la testiera del letto, le osservo le terga già nostalgico.
E sempre più irritato.
Lei mi fissa ancora e ridiventa seria.
Non preoccuparti, aggiunge con una smorfia, non rimango a dormire. Vado a casa a farmi scopare in culo.
Ma, obietto, magari litigate e poi ti mena.
Si controlla il dito sporco di sperma quasi divertita.
Vedrai, risponde sibillina, che riesco a farmi scopare. Anche se mi mena.
Contenta tu, scuoto la testa stremato allungandole una salvietta.
Lei si sfrega distrattamente le natiche contraendo gli sfinteri e fa un cenno verso il pacchetto di sigarette sul comodino. Il suo buchino si sta lentamente richiudendo.
Gliene accendo una e gliela passo.
Di solito, a questo punto viene ad abbracciarmi e stiamo qualche minuto allacciati in silenzio.
Poi va a farsi un’altra doccia.
Ma questa volta si alza tenendosi una mano sul di dietro e si rimette immediatamente le mutande.
Un piccolo rivolo di sperma le scende tra le cosce.
Se lo tira via infastidita e si pulisce le dita sul davanti del piccolo slip ormai tutto macchiato.
Questa volta, ribadisce seria sbuffando per il fumo della sigaretta che tiene tra le labbra, si scopa anche la tua sborra.
Ti accompagno, propongo sempre più infastidito alzandomi e cominciando a trafficare con i miei vestiti ammucchiati in un angolo.
La ragazza annuisce debolmente.
Adesso sembra disorientata. Incerta sulla serie di azioni che deve intraprendere per rivestirsi.
Forse si è accorta solo ora della sciocchezza che abbiamo fatto.
Cerca un reggiseno che non portava. Poi raccoglie il maglione e se lo infila.
‘Fanculo, sibila tra i denti.
E spegne la sigaretta.
Si rimette anche i jeans.
Io sono ormai vestito, mentre lei non trova le calze di lana che porta sempre quando fa freddo. E i suoi stivali sono finiti sotto il letto.
Sembra imbambolata.
Glieli prendo e lei si siede sul letto per indossarli.
Le calze se le infila nelle tasche dei jeans.
Prendo un taxi, mormora, tu sei troppo stanco.
Ok, accetto sollevato.
Le allungo cento carte che lei prende e non sa dove mettere.
Nella borsa, suggerisco.
Annuisce e mi precede in salotto con passo malfermo. Di solito, quando le do i soldi, mi ringrazia e mi allunga un bacino.
Mentre chiamo il taxi, lei guarda le banconote con aria sempre più corrucciata.
Ti accompagno giù, dichiaro.
E scendiamo nel freddo della notte di marzo.
Si scopa anche la tua sborra, mormora ancora incoerente quando siamo per strada.
Ok, cerco di calmarla, ma che differenza fa?
Alza le spalle.
Bastardo albanese figlio di puttana, sorride storta, tu non puoi capire.
Ok, ammetto, non capisco.
Il taxi svolta dal viale e si avvicina frusciando.
Tieni, mormora allungandomi i soldi.
Ma, obietto, siamo stati più di un’ora.
Mi sorride alzando le spalle con una piccola smorfia.
E si allontana con passo dignitoso verso la macchina che l’aspetta sul ciglio della strada.
Senza neppure salutare.
Tutto quello che precede questa riga è vero
raversoni
Jole è incazzata da matti con il suo, si fa per dire, ragazzo. Infatti, ieri sera mentre lei era al lavoro, lui è uscito con l’Isabella. Una ragazza ungherese che ho incontrato un paio di volte.
Lei sa del tradimento da una mezzoretta, grazie ad un contorto giro di telefonate tra le sue amiche.
Just a blow job in friendship, si è giustificato lui minimizzando nel suo pessimo inglese al telefono, quando l’ha chiamato inviperita giusto dieci minuti fa.
Tra loro parlano spesso in inglese, visto che lui l’italiano lo mastica poco.
Amicizia ‘sto cazzo, sbotta lei ingelosita scuotendo la testa mentre saliamo le scale di casa mia.
Mi ha raggiunto facendosi dare un passaggio da un cliente a fine turno. E ha cominciato a raccontarmi la storia in strada, appena scesa dalla macchina del tipo imbarazzato che faceva laboriosamente manovra.
Perché sicuramente invece hanno scopato, inveisce, e se hanno scopato, lo hanno fatto senza, perché lui il guanto non lo regge. E se si scopa una nuova, figurati! Quella puttana di merda, poi.
Contro ogni abitudine, si spoglia appena siamo in soggiorno. Rifiuta qualcosa da bere e si fionda in bagno. La sento farsi una doccia bestemmiando in russo a bassa voce e comincio ad avvertire un certo senso di inquietudine.
Finalmente mi raggiunge in camera da letto e si stende spalancando le lunghe gambe.
Leccami, ordina, questa sera voglio tradirlo. Bastardo, figlio di puttana di un albanese.
Le allungo un paio di bacini, che lei ricambia con occhio ancora corrucciato. E poi scendo, non senza titubanza, a lambirle l’inguine.
Ha messo il suo cazzo in un’altra figa e poi mi ha scopata, farfuglia, e non mi ha detto niente.
Vabbé, obietto emergendo dal fiero pasto, ma tu scopi con un sacco di gente.
Sono un po’ sorpreso da come parla. Di solito è educata e gentile, forse è davvero arrabbiata.
Posso restare a dormire? Mi ignora, se torno a casa questa notte finisce che litighiamo e mi mena.
Non trovando argomentazioni con cui ribattere, riprendo la piacevole ancorché controversa attività .
Lo abbiamo fatto solo un paio di volte. Dice che le piace, ma ci mette un casino a venire.
È il mio lavoro, singulta prendendomi la testa con entrambe le mani per guidarmi, non lo faccio mica per piacere.
Se non fosse la mia ragazza preferita, l’avrei già cacciata a calci in culo. Non mi piacciono tutte ‘ste manfrine.
E poi, aggiunge smettendo di stringermi la testa, io lo faccio con il preservativo. Quando mi scopa, non si scopa la sborra degli altri.
In effetti, penso, con lei si fa sempre tutto coperto. A parte qualche raro pompino.
Si stinge con forza le grosse tette per eccitarsi.
La sua passerina sembra a punto, ma forse non basta.
Risalgo a baciarle il petto e le labbra.
Lei ne approfitta per infilarmi la lingua in bocca e stringermi l’affare.
Ancora, esorta spingendomi di nuovo giù.
Ma è inutile, penso, è troppo irritata.
Stronzo, figlio di puttana, bisbiglia, anche nel culo me lo ha messo ieri sera. E non si è neppure lavato prima.
Jole è sana e pulita e mi fido di lei. Ma questi discorsi mi preoccupano un po’.
Comunque, non mi va di deluderla e continuo a leccarla. Anche se penso che non verrà .
Rischia di diventare una cosa lunga e io domattina devo andare a lavorare presto.
Lei alza il bacino e ridacchia innervosita.
Anche dietro, chiede con piglio falsamente autoritario.
Non lo abbiamo mai fatto e non mi piace farlo.
Dopo, insiste capendo la mia incertezza, te lo faccio io.
Per facilitarmi il compito, si piega su un fianco e si infila due dita nella passerina.
In questo modo, finisce sicuro prima, mi rallegro.
Quando le appoggio la lingua sul didietro ha un piccolo brivido.
Più forte, ansima poco convincente accelerando il ditalino.
Deve essere l’idea a eccitarla, perché praticamente non sto facendo niente.
Ma lei scuote appena la gambe e viene con inopinata rapidità .
È successo un paio di altre volte, con lei, sempre leccandola. So che stringe forte gli occhi e si mette la lingua tra i denti. E dopo si accascia quasi spossata. Ma adesso non posso vederla.
Difficile che si faccia scopare, a questo punto, penso tirandomi via deluso.
Contro ogni mia aspettativa, invece si contorce agilmente e viene ad abbracciarmi stretto.
Fammi sentire il sapore del mio culo, sorride incerta infilandomi la lingua tra i denti.
Sono sorpreso, perché Jole non è mai volgare. E non bacia abitualmente i clienti.
È vero che ogni tanto con me lo fa, visto che ci vediamo quasi tutte le settimane da oltre quattro mesi. Ma mai così.
Di solito mi bacia con tristezza. Lo fa per compiacermi, credo, quasi a stabilire che condividiamo forme diverse della stessa miseria.
Ma questa volta è diverso, prende lei l’iniziativa.
Spingendo sempre più profondamente la sua lingua nella mia bocca, poco alla volta mi viene sopra.
Si siede comoda sul mio ventre e ridacchia stringendomi la nuca e le spalle.
È alta e ben tornita, forse la ragazza più attraente che conosco.
Si piega ad appoggiarmi le grosse tette sul petto e spinge pericolosamente la sua passerina contro la mia erezione.
Mi fissa con gli occhioni blu apparentemente più serena.
Culo? Propone tirandosi su.
Ok, accetto sorpreso.
Sa che mi piace molto, ma di solito si presta senza troppo entusiasmo. Anche se non chiede alcun supplemento.
Pecora, stabilisce mettendosi in posizione, che fa meno male.
Prendo la crema, farfuglio alzandomi.
No, fa lei girando la testolina a valutarmi l’erezione.
Sei già unta, provo a indovinare in piedi sullo scendiletto.
No, sorride ancora, ‘stasera non ho scopato dietro.
Rincula fino a poggiarmi le natiche contro.
Forse, penso, basta il lubrificante del profilattico.
Mi allungo a prenderne uno dalla confezione che ho lasciato sul comodino.
No, fa lei, voglio che quando mi scopa, scopa anche la tua sborra.
Oh, cazzo, no, protesto sempre più confuso.
Dai, fa lei accattivante, solo questa volta.
‘Fanculo, inveisco tra i denti sempre più perplesso, è pericoloso.
Lei si siede delusa sul bordo del letto e mi guarda interlocutoria l’affare imbaldanzito.
Ma, obietta, è duro duro.
Lo tocca e gli dà un bacino esplorativo che peggiora la situazione.
Come dire, di solito non ti tira tanto.
Sono sempre più irritato, ma il corpo ha le sue leggi.
Di solito non le piace fare bocca senza. Ma questa volta se lo infila in gola salivando e guardandomi dal basso con aria seria.
No, cerco di ritrarmi, lascia stare, non posso.
Ma lei mi ignora.
Dai, insiste rimettendosi a quattro zampe sul letto, solo per questa volta.
Porca puttana, farfuglio, mi stai usando.
È vero, scoppia a ridere nervosamente girando ancora la testolina a controllarmi.
Mi avvinghia i polpacci con i piedi e mi tira contro di lei spingendo indietro il sedere.
Nonostante la perplessità , le sfrego il mio affare sul didietro.
Non lì, si lamenta mentre imprudentemente scivolo nel pertugio sbagliato, più su.
Me lo prende con una mano e prova a guidarmi puntandolo contro lo sfintere.
Ma è troppo stretto e lei non è tanto rilassata. Mi fa pure un po’ male.
Adesso, decide.
E spingo ormai ingrifato facendolo entrare appena un po’.
‘Fanculo, si lamenta tirando via la mano con cui mi guidava, vieni subito, eh!
Poggia le tette sul lenzuolo per farsi penetrare meglio e sbuffa.
Questa volta si scopa anche la tua sborra, ripete vendicativa.
Ma sa che non verrò subito. Sa anche che dovrà aiutarmi con le mani.
Infatti, si tira via e comincia a masturbarmi.
Sa che deve farlo prima piano e poi forte. Ormai mi conosce bene.
Sono sempre più confuso.
Quando sente che sono pronto, si rimette a quattro zampe e mi aiuta a infilarla di nuovo.
Dai, mi incita stringendo i denti e toccandosi delicatamente la patatina.
Così, l’accontento, cazzo di cane, cacciando un piccolo urlo liberatorio.
Mentre vengo, lei si accascia supina stringendo le gambe e serrandomi l’affare in una morsa che non trovo neppure troppo piacevole.
Ma sa quello che fa.
Quando ormai intontito decido di uscire, si gira su un fianco soddisfatta e si tocca delicatamente il culo arrossato per controllare che non esca troppa roba.
Ho da cagare, ridacchia compiacendosi della volgarità , ma non la vado a fare.
Per guardarmi, deve torcere il collo. Non è comodo, ma evidentemente preferisce darmi le spalle.
Stravaccato ansimante contro la testiera del letto, le osservo le terga già nostalgico.
E sempre più irritato.
Lei mi fissa ancora e ridiventa seria.
Non preoccuparti, aggiunge con una smorfia, non rimango a dormire. Vado a casa a farmi scopare in culo.
Ma, obietto, magari litigate e poi ti mena.
Si controlla il dito sporco di sperma quasi divertita.
Vedrai, risponde sibillina, che riesco a farmi scopare. Anche se mi mena.
Contenta tu, scuoto la testa stremato allungandole una salvietta.
Lei si sfrega distrattamente le natiche contraendo gli sfinteri e fa un cenno verso il pacchetto di sigarette sul comodino. Il suo buchino si sta lentamente richiudendo.
Gliene accendo una e gliela passo.
Di solito, a questo punto viene ad abbracciarmi e stiamo qualche minuto allacciati in silenzio.
Poi va a farsi un’altra doccia.
Ma questa volta si alza tenendosi una mano sul di dietro e si rimette immediatamente le mutande.
Un piccolo rivolo di sperma le scende tra le cosce.
Se lo tira via infastidita e si pulisce le dita sul davanti del piccolo slip ormai tutto macchiato.
Questa volta, ribadisce seria sbuffando per il fumo della sigaretta che tiene tra le labbra, si scopa anche la tua sborra.
Ti accompagno, propongo sempre più infastidito alzandomi e cominciando a trafficare con i miei vestiti ammucchiati in un angolo.
La ragazza annuisce debolmente.
Adesso sembra disorientata. Incerta sulla serie di azioni che deve intraprendere per rivestirsi.
Forse si è accorta solo ora della sciocchezza che abbiamo fatto.
Cerca un reggiseno che non portava. Poi raccoglie il maglione e se lo infila.
‘Fanculo, sibila tra i denti.
E spegne la sigaretta.
Si rimette anche i jeans.
Io sono ormai vestito, mentre lei non trova le calze di lana che porta sempre quando fa freddo. E i suoi stivali sono finiti sotto il letto.
Sembra imbambolata.
Glieli prendo e lei si siede sul letto per indossarli.
Le calze se le infila nelle tasche dei jeans.
Prendo un taxi, mormora, tu sei troppo stanco.
Ok, accetto sollevato.
Le allungo cento carte che lei prende e non sa dove mettere.
Nella borsa, suggerisco.
Annuisce e mi precede in salotto con passo malfermo. Di solito, quando le do i soldi, mi ringrazia e mi allunga un bacino.
Mentre chiamo il taxi, lei guarda le banconote con aria sempre più corrucciata.
Ti accompagno giù, dichiaro.
E scendiamo nel freddo della notte di marzo.
Si scopa anche la tua sborra, mormora ancora incoerente quando siamo per strada.
Ok, cerco di calmarla, ma che differenza fa?
Alza le spalle.
Bastardo albanese figlio di puttana, sorride storta, tu non puoi capire.
Ok, ammetto, non capisco.
Il taxi svolta dal viale e si avvicina frusciando.
Tieni, mormora allungandomi i soldi.
Ma, obietto, siamo stati più di un’ora.
Mi sorride alzando le spalle con una piccola smorfia.
E si allontana con passo dignitoso verso la macchina che l’aspetta sul ciglio della strada.
Senza neppure salutare.
Tutto quello che precede questa riga è vero