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MILANO
Bindi ha fatto parte della scuola dei cantautori genovesi, alla pari di certi signori quali Tenco, De Andrè, Lauzi, ai quali era legato oltre che dalle medesime radici, anche da un profondo talento artistico. Ricordo una sua composizione straordinaria "Il nostro concerto". Fu emarginato e trattato come un cane rognoso a causa della sua omosessualità, di cui non fece mai mistero. La sua è stata una vita contrassegnata oltre che dalla solitudine, anche da una serie di lutti tragici, quali quello della madre, alla quale era profondamente legato.
La vita non fu mai clemente con lui. Ironia della sorte, morì in condizioni di estrema povertà, qualche mese prima dell'emanazione della Legge Bacchelli, che consentiva agli artisti caduti in disgrazia, di poter usufruire di una sorta di vitalizio.
Sono sempre i migliori, quelli che se ne vanno.

Gli scassacazzo invece, restano.
 
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