Le noprof in chat

Shrike

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mi sa che usi termini errati......professionista non vuol die che e' bravo casomai a mio modesto parere il termine giusto e' professionale


)

dal vocabolario: professionista chi svolge la propria attività lavorativa, qualunque essa sia, con particolare abilità e competenza

cmq io non ho assolutamente detto he chi è professionista è bravo, lo è se è bravo, se no è un ciarlatano.



 
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ma non voglio scendere nella psicologia spicciola.

peccato, cominciavo ad appassionarmi : )
Ma hai ragione, fermiamoci finché siamo in tempo. Credo anch'io che le sfumature siano tante e tali che..diventa molto riduttivo farle rientrare tutte in due o tre categorie.
Mi rimane una domanda di fondo, che probabilmente cadrà nel vuoto.
 
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Professionista vuol dire bravo se è bravo, se no non è un professionista, ma uno che si spaccia per tale.
Purtroppo la parola professionista è un po troppo erroneamente usata
Per fare un esempio pratico, un notaio non è un professionista solo perché ha la laurea o perché è caro, lo è perché svolge bene la sua professione.


....sbagliato! Il tuo esempio è quanto di più sbagliato potevi fare......non hai le idee per nulla chiare......Secondo te un magazziniere, se è bravissimo, diventa un professionista? Un facchino? Un fruttivendolo? Un agente di assicurazioni? Un rappresentante di commercio? O un Giudice?.......Professionista è uno che svolge una attività così detta di "tipo liberale", che richiede competenza, in maniera autonoma, organizzata, continuativa, fornendo prestazioni che sono obbligazioni di intenti e non di risultato, seguendo uno specifico codice deontologico...ci sono poi bravi professionisti e scadenti professionisti.- Un notaio è un professionista, se è bravo è un bravo professionista, se non lo è è un professionista cialtrone , ma sempre professionista rimane......Un operaio può essere bravissimo, ma non può essere un professionista, un commerciante può essere fornitissimo e competentissimo, ma non può essere un professionista, un imprenditore può essere "uno Steve Jobs" ma non può essere un professionista........Non è che essere professionisti sia un titolo di merito, ma la definizione di un tipo specifico di attività lavorativa autonoma.....
 
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Non ho voglia di fare polemiche inutili, tieniti pure la tua idea così sei contento :on_the_quiet:

Vedi l'allegato 123379

Eddai su!....ci si sta perdendo davvero dietro alle parole.
E' chiaro che "professionista" in questo contesto è usato come sinonimo di "lavoratrice". Una poi può essere una buona professionista o una pessima professionista...Tu ti sei focalizzato in maniera pignola solo su uno dei significati del termine, nemmeno il principale (c) Non facciamo i cavillosi, si è capito ben di che si parla. Comunque visto che citi il Treccani, un appunto così...che mi ha colpita.
b. In senso fig. e iron., chi esercita abitualmente un’attività riprovevole o criminosa: i p. del crimine, del contrabbando, dello spaccio di droga. In partic., al femm., prostituta: Marisa ormai s’è fatta la mentalità della professionista. Va con chi la paga meglio (Cassola).

figuriamoci se la figura della prostituta non veniva inserita nelle attività riprovevoli e criminose : )

vabeh, era una nota a latere........
 
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Questo thread diventa sempre più interessante... ma anche sempre più incasinato...
Se qualche certezza l'avevo ora mi sa che l'ho persa.
Ricapitoliamo...
Escort Professonista: esercente la prostituzione a tempo pieno con più o meno professionalità (il giudizio sta al cliente), con prezzi riferiti a tempi e prestazioni ben chiari e definiti. Garantisce standard qualitativamente alti e comunque non al di sotto di un certo livello. Accoglie il cliente in ambienti adeguati (Appartamento, Hotel, casa del cliente, Ristorante od evento in genere)
Puttana semi-prof: esercente l'attività di prostituta non a tempo pieno ma con una certa frequenza. Organizza i propri incontri anche in ambienti alternativi (es.:auto o casa del cliente) ed in orari limitati. Frequentemente svolge la propia attività contestualmente ad altra attività dal basso reddito.
Puttana no-prof: esercenta l'attività solo ed esclusivamente per il proprio mantenimento. Generalmente non ha altra attività o fonte di reddito ed organizza i propri incontri quasi esclusivamente in ambienti provvisori (auto, od hotel a caso)
Puttana semplice: ogni persona (donna o uomo) che per raggiungere il possesso o l'ottenimento di un qualsiasi obiettivo non disdegna di offrire prestazioni di natura sessuale.

Ciò premesso a me, che non sono certo un professionista del cazzo, piacciono le semi-prof perchè reduce da anni di esperienza negativa fatta con una puttana semplice...

@Petra... qual'è la domanda che ti è rimasta appesa e che ritieni rimarrà inevasa?
 
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Questo thread diventa sempre più interessante... ma anche sempre più incasinato...
Se qualche certezza l'avevo ora mi sa che l'ho persa.
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Escort Professonista: esercente la prostituzione a tempo pieno con più o meno professionalità (il giudizio sta al cliente), con prezzi riferiti a tempi e prestazioni ben chiari e definiti. Garantisce standard qualitativamente alti e comunque non al di sotto di un certo livello. Accoglie il cliente in ambienti adeguati (Appartamento, Hotel, casa del cliente, Ristorante od evento in genere)
Puttana semi-prof: esercente l'attività di prostituta non a tempo pieno ma con una certa frequenza. Organizza i propri incontri anche in ambienti alternativi (es.:auto o casa del cliente) ed in orari limitati. Frequentemente svolge la propia attività contestualmente ad altra attività dal basso reddito.
Puttana no-prof: esercenta l'attività solo ed esclusivamente per il proprio mantenimento. Generalmente non ha altra attività o fonte di reddito ed organizza i propri incontri quasi esclusivamente in ambienti provvisori (auto, od hotel a caso)
Puttana semplice: ogni persona (donna o uomo) che per raggiungere il possesso o l'ottenimento di un qualsiasi obiettivo non disdegna di offrire prestazioni di natura sessuale.

Ciò premesso a me, che non sono certo un professionista del cazzo, piacciono le semi-prof perchè reduce da anni di esperienza negativa fatta con una puttana semplice...

@Petra... qual'è la domanda che ti è rimasta appesa e che ritieni rimarrà inevasa?


....Direi che ci siamo....concordo....... :ok:
 
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Anche io, come Poppo56, frequento (a parte le free) quasi soltanto noprof. Più del mansionario e della definizione oggettiva di noprof, mi pare interessante cercar di capire come si considerano soggettivamente le noprof.
La mia esperienza, ormai lunga, è questa. La noprof è unadonna che pensa di poter smettere di prostituirsi quando vuole, e che non si considera una vera e propria prostituta. Che questo sia oggettivamente vero o meno, conta poco; conta molto, invece, che lei soggettivamente lo pensi e lo creda.
Mi spiego. Tutte le donne, almeno tutte le donne attraenti,sperimentano molto presto una realtà elementare: che per una donna è facile manipolare un uomo attraendolo (non solo sessualmente, beninteso). Di questo potere tutte, prima o poi, fanno uso, nei modi e con i fini più diversi, innocenti o no che siano. Passare alla monetizzazione diretta di questo potere,cioè alla prostituzione in senso letterale, non è facile, perché si oltrepassa una soglia molto ben demarcata, nella mente e nell’anima della donna: comunque la pensi poi da adulta, nessuna donna ha mai sognato, da bambina, di diventare una prostituta. Il passaggio alla monetizzazione può avvenire per le ragioni ei motivi più diversi. Può essere il bisogno o il desiderio di denaro, può essere l’occasione (ad esempio, l’offerta molto allettante di un uomo attraente)che ti coglie in un momento di confusione o di stanchezza o di esaltazione. Quandoil passaggio avviene (comunque avvenga) la soglia viene superata.
Quel che è stato fatto una volta senza la conseguenza di una immediata punizione può essere ripetuto (si pensi, per analogia, a qualsiasi prima trasgressione, dalla prima volta che si marina la scuola alla prima dose di droga).
A questo punto, la donna può dirsi: “Ho sbagliato una volta,non lo farò mai più”. Oppure, può decidere di farne un vero e proprio lavoro; organizza la sua vita intorno a questo perno, e dice a se stessa: “Faccio la puttana” (seguono le giustificazioni più varie). Oppure, può evitare la scelta binaria mai più/sempre, e continuare a prostituirsi di tanto in tanto, senza definire mai tra sé e sé che cosa sia questa cosa che fa, e che cosa la faccia diventare. In breve: la noprof non si dice mai “faccio la puttana” e ancora meno “sono una puttana”: mette in un cassetto segreto della sua vita gli incontri a pagamento, e pensa, o meglio sente, che a farsi pagare non è veramente lei, ma una sua sorella clandestina, un suo “doppio segreto” per il quale prova sentimenti contrastanti e molto forti: ammirazione per il potere che ha sugli uomini e per il denaro che guadagna; disprezzo per la sua qualità di prostituta, che è socialmente riprovata e per la quale si sente colpevole; eccitazione, perché il suo doppio può fare esperienze erotiche molto forti (anche solo incontrare uno sconosciuto è un’esperienza molto forte, piacevole o spiacevole che sia); paura, perché la rivelazione della sua doppia identità può distruggerle la vita.
Naturalmente conta molto, oltre alla personalità della donna, la frequenza del “di tanto in tanto”. Tutte le attività che si routinizzano tendono a ottundere la percezione di chi le pratica (si pensi al chirurgo, che dopo qualche centinaio di operazioni fa a pezzi i pazienti chiacchierando di calcio con i colleghi). Se il “di tanto in tanto” della noprof diventa una routine, è quasi inevitabile che anche nella sua percezione di sé, gli incontri a pagamento si trasformino in un vero e proprio lavoro, e che le emozioni che sempre si collegano a un incontro sessuale si ottundano, fino a consumarsi e a trasformarsi nella recitazione piùo meno efficace delle emozioni che è il segno tipico della prostituta professionale (le più professionalmente brave delle quali sanno simularle così bene da meritarsi la definizione “GFE”). Anche in questo caso, però, tra noprof e prof resta una differenza, questa: che la noprof esercita in segreto, e di solito ha una vita personale del tutto incompatibile con la rivelazione del suo segreto; il che fa insorgere in lei emozioni, e in generale un atteggiamento, diversi da quelli della sua collega professionista. La quale certo non si presenta a tutti come prostituta, ma organizza la sua vita pubblica e privata intorno alla sua attività principale: ad esempio, di solito non ha un compagno stabile che ignora come si guadagna da vivere.
Quando però il “di tanto in tanto” non è routine, la noprof vive una situazione che, dal punto di vista erotico, può diventare molto forte ed eccitante, sia per lei sia per gli uomini che incontra (certo, non tutti). Anzitutto, c’è il segreto, e il segreto è sempre eccitante. Poi, ci sono le emozioni. La noprof non si pensa e non si sente una professionista del sesso_Ora, un professionista si qualifica come tale in molti modi, ma i principali sono questi: che la sua prestazione professionale non deve mai scendere sottoun livello (professionale, appunto) minimo, e che il suo coinvolgimento personale con il cliente non deve mai superare il livello oltre il quale il suo distacco e la sua lucidità ne vengano compromessi: un avvocato non difende se stesso o i parenti stretti, un chirurgo non opera moglie e figli, uno psicanalista non prende in terapia l’amante, etc. Quando il “doppio segreto” della noprof incontra qualcuno con cui si stabilisce una intesa, può abbandonarsi eroticamente, e non solo: il segreto e il pericolo e la colpevolezza che circondano l’incontro possono darle una sensazione di libertà colpevole e di eccitazione così forti che la tensione erotica diventa più emozionante e violenta di quella che sperimenta il suo “doppio pubblico” nelle relazioni alla luce del sole.
Insomma, la relazione con la noprof può diventare una relazione clandestina che, rispetto alle relazioni clandestine in cui non passa denaro, ha vari elementi di eccitazione erotica in più: la completa irresponsabilità reciproca, perché la noprof non sarà mai una amante che vuole passare al ruolo di compagna ufficiale (più probabile il contrario, cioè che lo voglia qualche cliente); la possibilità di confidarsi con piena libertà desideri e fantasie perversi, e di praticarli, sicuri che non pregiudicheranno mai una vita in comune (perché non ci sarà mai); e la situazione, eroticamente ideale,del “luogo conchiuso”, o “giardino incantato dei sensi”, perché il rapporto tra uomo e donna è fin da subito e per sempre limitato all’esperienza erotica praticata in segreto, e non conosce altre dimensioni quotidiane ed eroticamente poco favorevoli (la spesa al supermercato, i bisticci per chi lava i piatti, le abitudini fastidiose, etc.)
Naturalmente, questa è solo una possibilità del rapporto conuna noprof, e come tutte le esperienze forti, è rara. Però può realizzarsi, e per mia esperienza posso dire che effettivamente, a volte si realizza. Il che spiega, secondo me, perché le noprof interessino e attraggano: quel che si cerca, con loro, è proprio questo genere di esperienza.
 
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In breve: la noprof non si dice mai “faccio la puttana” e ancora meno “sono una puttana”

Complimenti per l'analisi!
Visto che sei un chiacchierone approfitto per farti una domanda, se hai voglia di rispondere, se no pazienza. Alla luce di quanto detto, secondo te un uomo che frequenti "no prof" (nella misura in cui le hai descritte), percepisce se stesso come cliente?
Io devo dirti la verità, penso ci siano molte sfumature anche tra le cosiddette professioniste, e sono sempre stata abbastanza contraria a queste divisioni manicheiste prof/no prof. La prostituzione anche quando esercitata come unica attività lavorativa , viene vissuta in maniere molto diverse, con sensazioni differenti..con tempistiche differenti,e via così.
Il rischio , di fronte a queste definizioni, è di diventare un po' troppo teorici.
Che siano tutte prostitute, anche se non si sentono tali (e anche se i "clienti" non le percepiscono come tali) forse questo è il dato su cui tutti possiamo concordare.....spero. Poi ognuno darà un nome differente ai modi differenti con cui tale prostituzione viene esercitata.
 
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Visto che sei un chiacchierone approfitto per farti una domanda, se hai voglia di rispondere, se no pazienza. Alla luce di quanto detto, secondo te un uomo che frequenti "no prof" (nella misura in cui le hai descritte), percepisce se stesso come cliente?
Io devo dirti la verità, penso ci siano molte sfumature anche tra le cosiddette professioniste, e sono sempre stata abbastanza contraria a queste divisioni manicheiste prof/no prof. La prostituzione anche quando esercitata come unica attività lavorativa , viene vissuta in maniere molto diverse, con sensazioni differenti..con tempistiche differenti,e via così.
Il rischio , di fronte a queste definizioni, è di diventare un po' troppo teorici.
Che siano tutte prostitute, anche se non si sentono tali (e anche se i "clienti" non le percepiscono come tali) forse questo è il dato su cui tutti possiamo concordare.....spero. Poi ognuno darà un nome differente ai modi differenti con cui tale prostituzione viene esercitata.


........Ti rispondo io, dal momento che pago per la prestazione, mi percepisco come cliente....... :whistle3:
 
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Visto che sei un chiacchierone approfitto per farti una domanda, se hai voglia di rispondere, se no pazienza. Alla luce di quanto detto, secondo te un uomo che frequenti "no prof" (nella misura in cui le hai descritte), percepisce se stesso come cliente?
Io devo dirti la verità, penso ci siano molte sfumature anche tra le cosiddette professioniste, e sono sempre stata abbastanza contraria a queste divisioni manicheiste prof/no prof. La prostituzione anche quando esercitata come unica attività lavorativa , viene vissuta in maniere molto diverse, con sensazioni differenti..con tempistiche differenti,e via così.
Il rischio , di fronte a queste definizioni, è di diventare un po' troppo teorici.
Che siano tutte prostitute, anche se non si sentono tali (e anche se i "clienti" non le percepiscono come tali) forse questo è il dato su cui tutti possiamo concordare.....spero. Poi ognuno darà un nome differente ai modi differenti con cui tale prostituzione viene esercitata.

Cara Petra,
grazie mille. Sono effettivamente un chiacchierone, trovo il tema interessantissimo, e mi fa molto piacere discuterne con te che lo vedi dall’altra parte dello specchio. Insomma, rispondo volentieri. Secondo me, l’uomo che va con la noprof condivide la stessa ambiguità della sua amica: sa di essere oggettivamente un cliente, ma soggettivamente si percepisce solo a tratti come tale (altra ragione per essere attratto dalla situazione).
Sono poi più che d’accordo con te quando dici che “ci sonomolte sfumature”, e che le divisioni manichee tra prof e noprof (le divisioni manichee in generale,aggiungerei io) sono fuorvianti.
Clienti e prostitute sono anzitutto uomini e donne, e i rapporti, specie i rapporti erotici, fra uomini e donne non sono mai soltanto semplici,manichei e privi di sfumature.
Il rapporto che si stabilisce fra un cliente e una prostitutaè, nella sua cruda oggettività, di una chiarezza così brutale da sconvolgere. Eppure -è paradossale, ma se ci s ipensa bene bisognerebbe dire inevitabile e necessario – proprio all’interno di una relazione oggettivamente così semplice non solo possono darsi, ma DEVONO darsi infinite sfumature e possibilità.
Perché scrivo “devono”? Perché il rapporto prostituta- cliente, nella sua nudità oggettiva, non è umanamente sopportabile né da lei, né da lui. Chi lo vivesse direttamente per quel che oggettivamente è ne resterebbe immediatamente ustionato nell’anima,come si resta ustionati dal gelo estremo; e il rapporto diventerebbe subito materialmente impossibile: non si fa sesso a sessanta gradi sotto zero.
Infatti, che cosa caratterizza quasi sempre il rapporto prostituta – cliente? La finzione. Anzitutto da parte della prostituta (e qui non devo dilungarmi a spiegare) , ma anche da parte del cliente: perché anche il cliente, per provare piacere, deve da un canto sospendere, almeno parzialmente, la sua incredulitàdi fronte alla finzione della prostituta; e dall’altro deve fingere – stavolta, di fronte a se stesso – di esperire il rapporto con la prostituta con un trasporto almeno vagamente somigliante a quello che lo anima quando va con una donna che gli si dà senza farsi pagare.
Ora, la finzione è eroticamente interessante, perché nell’erotismo, la dimensione cerimoniale e teatrale è sempre presente. E’ eroticamente intensa la violazione intenzionale dell’autenticità e della spontaneità, l’atto con il quale uno o entrambi i partner celano la propria identità profonda dietro la maschera del ruolo, e vi si annullano (erotismo e annullamento sono parenti stretti, come amore e morte). E’ eroticamente intensissima, poi, l’esperienza –rara ma sempre possibile – in cui, all’interno di un rapporto governato dallafinzione e dalla teatralità, faccia capolino un trasporto autentico, uno spontaneo, reciproco dono di sé: del proprio piacere, delle proprie emozioni,della propria vulnerabilità. Intensissima, quest’ultima esperienza, perché l’irruzione imprevista del calore umano in un contesto di gelo disumano provoca uno sbalzo di temperatura psichica enorme, da infarto come la sauna finlandese.
Entrambe le possibilità che ho descritto sopra possono realizzarsi sempre, senza riguardo per definizioni abborracciate come prof e noprof, perché a incontrarsi in camera da letto sono sempre un uomo e una donna, e ciascun uomo, ciascuna donna ha un’anima dove abitano, spesso all’insaputa del titolare, profondità vertiginose.
A me personalmente è capitato, in due occasioni, che la prostituta (prof, per continuare con le classificazioni) con la quale stavo e che non avevo mai incontrato prima reagisse a non so quale mio gesto o parola oforma della presenza con un trasporto sincero così violento, improvviso,inaspettato da entrambi, da trasformare un incontro banale e casuale in una esperienza erotica memorabile, così forte da far piangere e tremare. Altre volte, in modo meno clamoroso e violento, una frequentazione prolungata, una buona intesa a letto, una simpatia reciproca, hanno creato un’amicizia erotica autentica, anche se circoscritta entro i limiti per così dire istituzionali (cioè senza prospettiva o desiderio di trasformarla in un rapporto alla lucedel sole).
Insomma, cara Petra, ci sono più cose in cielo e in terra, e anche in camera da letto, di quante ne sappia immaginare qualunque filosofia.
Tu certo ne conosci molte. Se avrai voglia di dirmene qualcuna, te ne sarò molto grato. Ciao.
 
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Non posso che complimentarmi anch'io con l'analisi di ciccinabuona... poche volte capita di leggere qualcosa scritto da altri ma che rispecchia proprio quello che si pensa. Aggiungo onestamente tra l'altro che per quanto mi fossi sforzato non avrei saputo descrivere meglio i concetti espressi. Ancora i miei complimenti...

Dal momento che ci sono rispondo anch'io a Petra... sebbene mi percepisca come cliente fingo spesso di non esserlo... e quando la mia finzione riesce e si intreccia correttamente e il più possibile con la finzione di lei per me è fantastico. Resta quindi un gran margine di relatività a come entrambi in quel momento ci sentiamo. Questa cosa purtroppo mi espone a rischi grandissimi... il margine tra la finzione di non essere cliente e la voglia di non esserlo davvero è sottile. Non so se augurarmi o meno di incontrarmi con lei in quella zona ... perchè delle due l'una, o finirei bruciato del tutto o inizierebbe qualcosa di positivo per entrambe. Del resto a giocar col fuoco si rischia di scottarsi...
 
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A parte pay e no prof, ma sedurre e bombare una free che cerca una pseudo storia o avventura.. no è?
 
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Certo, possibile che tutte cerchino soldi cash, ma una donna/ragazza con l' intenzione, senza moralismi, di trovare un tizio che le piace. Sicuramente se uno si propone con i soldi in mano, questa ipotetica lo scarterà.

Sto cercando di capire... vuoi forse dire che dal momento che il Thread si intitola "Le noprof in chat" e che (sotto il profilo di meretricio) non c'è niente di più noprof di una free bisogna prendere in considerazione anche loro?... ecco... mi cogli impreparato. Non tanto per l'approccio alla free... quanto per il contesto in cui ne vorresti parlare, un forum di puttanieri.
Ad ogni modo probabilmente si, se ti presenti soldi in mano da una free e a freeddo le spari un "quanto?" probabilmente ti scarta... sempre che non ti picchi!
 
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A parte pay e no prof, ma sedurre e bombare una free che cerca una pseudo storia o avventura.. no è?

bello bellissimo ma...aparte il leggero ot, sei davvero sicuro di non pagare? Mi spiego a parte la tempistica per il raggiungimento dell'obiettivo difficile che una free ti si faccia nel giro di 10 minuti con un colpo di telefono...ma, il corteggiamento ( cena, regalino ecc. ecc.) chi lo paga? Non prendetemi per un tirchio scozzese è che alla fine della fiera il conto economico è il più delle volte sbilanciato.

Certo l'adrenalina ed il coinvolgimento son differenti...:D
 
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