Depressione

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è con questa parola che apro il thread.
non so se ce ne sono altri.
ma che importa. qualcuno provvederà a unire se necessario.
adesso non è l'integrità del forum che mi preme. mi preme la salute di una persona a me cara.
ho sempre avuto un certo qual grado di scetticismo di fronte a questo fenomeno che credevo presunto.
no. adesso no. ho capito che è un problema. un problema vero. un problema di salute. fisica. si perche la nostra mente è fatta di neuroni che sono fisici. non sono cose astratte.
e che c'è di male? la materialità del nostro essere non toglie poesia alle nostre esistenze. se la nostra mente è fatta di materia, e lo è, ebbene, allora i nostri pensieri sono frutto di esperienze acquisite ed elaborate da quell'organismo cerebrale e biologico che è il nostro cervello, la nostra mente.
e allora? siamo poeti lo stesso. cosa c'è di così terribile nella materia? nulla, perchè essa non ci impedisce di essere poeti, artisti, pensatori, nullafacenti, oziosi, viziosi, lussuriosi, puttanieri, santi.
un amico, un fratello, non riconosco più. non è più lui. si cura, va dallo psichiatra. ma io non lo riconosco. non per questo mi esautoro dall'aiutarlo.
ma è difficile. è faticoso avere a che fare con una persona che è come un fratello siamese che di colpo diventa una sorta di estraneo. uno che sembra avere timore a parlare con te. come se fosse uno appena conosciuto.
è questa una, o forse una delle tante sfumature di questa terribile malattia. perchè si, ora ho caipto, è una malattia. c'è forse una predisposione soggettiva, genetica. ma poca importanza ha. ora devo recuperare un fratello.
datemi una mano, o amici miei, sconosciuti digitatori di sequenze di stringhe proibite, chiavi di ricerca di nomi di prostitute.
chi di voi ha gia affrontato la bestia, direttamente o indirettamete, mi dia qualche parola di conforto: non riconosco piu un fratello.
 

R.U.S.S.I.A.N

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Questo è un argomento difficile, difficile capire la depressione, anche chi ne è affetto non lo capisce.
Si possono fare ipotesi,la piu' semplice sono le mancanze, i fallimenti, una vita difficile alle spalle, una morte prematura di un caro, la frustrazione di non riuscire ad avere la felicita'.
Difficile, io ti posso dire che l'ho sfiorata, anni fa', per le cause di cui sopra....ti avvolge, non credi piu' in te stesso e piano piano sprofondi....il suicidio è l'atto finale.
Solo un carattere forte la supera, in mancanza ci vogliono gli amici, se sei amico fraterno, prendilo di petto, non usare ricami...affronta, prendilo, fallo uscire....portalo a vivere con te...insomma devi essere la sua ombra....se...non riesce a superarla, spesso la rabbia aiuta...la rabbia verso quello che non va'....ti mette difronte al fatto compiuto e ti fa' avere reazione.....la depressione è complessa ma di certo non è affrontabile da solo....
 
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proprio come dici tu, la solitudine (proprio in senso letterale) sembra sia insopportabile per il depresso. me lo dice sempre: fa fatica a stare da solo. per questo cerco, quando mi è possibile, di riempire le sue ore con la mia compagnia.
tempo fa un mio conoscente si è sparato. ho saputo poi che soffriva di depressione. ho il terrore di questo. ho il terrore che possa succedere anche a lui.
 
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uskebasi ha scritto :

..... non riconosco piu un fratello......va dallo psichiatra. ma io non lo riconosco. non per questo mi esautoro dall'aiutarlo..

..quello che mi ha colpito maggiormente del tuo scritto è che hai ripetuto per ben 3 volte che non riconosci il tuo amico, e questo crea una distanza, e sei distante da lui come potresti, nel caso, aiutarlo ?? Semplicemente guardalo e digli di SI', qualsiasi cosa stia attraversando, ma forse sei spaventato perchè non capisci cosa sta accadendo, e se sta accadendo a lui forse potrebbe capitare anche a te..adesso la bestia, come l'hai chiamata, è più vicina, è davanti agli occhi tuoi, non è più solo un racconto dei Tg..
Vogliamo sempre aiutare senza sapere neppure se facciamo bene, a volte il miglior aiuto è non aiutare...non lo sappiamo mai davvero che cosa è bene per l'altro/a, ma la mente vuole sempre "fare" e in fondo non sappiamo nè come fare nè cosa fare e poi qui c'è anche uno specialista che ci pensa...potrebbe bastare no?
La cosa più umana e più affettuosa che possiamo fare per noi stessi e per i nostri cari che stanno vivendo un momento di difficoltà, credo sia una sola, è restare vicino, anche se ci sembra di non riconoscere ORA quella persona, il resto viene da sè.
 
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la buona notizia è che nella gran parte dei casi è transitoria, passa..

la brutta notizia è che te puoi farci poco, i medici stessi possono dare solo dei palliativi, ma difficilmente riescono ad estirparne le cause, fino a che non ritroverà dentro di se, le basi per una "nuova rinascita" (perchè di questo si tratta), quasi nessuno potrà aiutarlo.

Raramente è un male che viene senza motivo, molto spesso ci si sente ad un "binario morto" della vita, e allora ci si spegne pian piano. Solo trovando in se stessi i motivi per una nuova rinascita, se ne può uscire. Ciò può avvenire anche casualmente, ma è comunque qualcosa di interiore.

Modera anche le tue richieste di assistenza, non sai come vengono ricevute dall'altra parte, anni fa quando capitò a me, mi facevano quasi rabbia le continue richieste di uscite degli amici, in un momento in cui ero giù (magari a fin di bene). E' soggettivo.

Auguri
 
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R.U.S.S.I.A.N

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la buona notizia è che nella gran parte dei casi è transitoria, passa..

la brutta notizia è che te puoi farci poco, i medici stessi possono dare solo dei palliativi, ma difficilmente riescono ad estirparne le cause, fino a che non ritroverà dentro di se, le basi per una "nuova rinascita" (perchè di questo si tratta), quasi nessuno potrà aiutarlo.

Raramente è un male che viene senza motivo, molto spesso ci si sente ad un "binario morto" della vita, e allora ci si spegne pian piano. Solo trovando in se stessi i motivi per una nuova rinascita, se ne può uscire. Ciò può avvenire anche casualmente, ma è comunque qualcosa di interiore.

Modera anche le tue richieste di assistenza, non sai come vengono ricevute dall'altra parte, anni fa quando capitò a me, mi facevano quasi rabbia le continue richieste di uscite degli amici, in un momento in cui ero giù (magari a fin di bene). E' soggettivo.

Auguri
Non sono assolutamente d'accordo con l'ultima parte, anzi il depresso deve essere coinvolto e messo in evidenza, preso di petto, non il contrario.....ognuno è soggettivo....ma deve essere coinvolto....vero che solo la persona depressa puo' e deve trovare la forza, ma, deve essere aiutato,da solo non se ne esce...a meno che non sei forte, allora non entri in depressione, ma la sfiori...come feci io.....da quello che scrive l'amico di Milano....la persona in questione non è forte....tutto qua'....i consigli servono a poco, ma l'unica cosa che non fa danni è coinvolgerlo, se ha smanie suicide piu' gli stai addosso, piu' lo fai desistere..
 
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Hai, Hai, Hai ... che brutti ricordi mi suscita qusto post stamattina.

C'è stato un tempo, ormai cronologicamente lontano, ma ancora vicino in cui
mi dovetti confrontare con una forma depressiva, ed in fondo, mi secca ammetterlo, lo faccio ancora ogni giorno.
Consigli da offrire non ne ho, ma oggi non sarei più qui se non fosse stato per una persona, non vicina, non parente ne amica, se non dell'ultima ora, ma che capì la situazione e fece di tutto per darmi una scossa e farmi uscire dall'apatia, dal desiderio di autodistruggimento che allora era il sentimento predominante.

Sono passati gli anni, sono accadute tante cose, alcune positive, altre meno ma, riflettendoci a consuntivo di certo non sono più tornato ad essere la persona che ero prima.

Non ho consigli per il tuo amico, uno solo tuttalpiù per te, stagli vicino e siine "trattore" perchè lui da solo diverrà sempre più immobile ,apatico ed introflesso, serve per questo qualcuno che sia al tempo anima e mente proattiva in sua vece.

Opi
 
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Uskebasi, ti posso dire la mia visto che ci sono passato.

La depressione è proprio una brutta bestia, ma solo perchè è contornata da una serie di preconcetti, di immagini e di esempi che non migliorano il nostro stato d'animo.

Stavo passando un periodo di crisi lavorativa, è la classica "malattia dell'artigiano", che si vede crollare il mondo addosso quando manca il lavoro, quando con le sue mani non riesce a fare quello che ha sempre fatto. Quando un fattore esterno condiziona la tua arte, che sia uno scultore, un piastrellista, un muratore, un idraulico o un elettricista.
Tutta la tua vita si basa sulla tua forza nell'affrontare i problemi lavorativi che ti si presentano lavorando sempre di più e con sempre più foga.

Ma quando il lavoro non c'è? dove getti la tua energia? come affronti questa situazione se l'unico modo che avevi era abbassare la testa e lavorare di più?

Qui comincia il cammino verso il tunnel ed uscirne non è facile. Ti posso dire come ne sono uscito io: Grazie all'amore della mia famiglia e grazie ad un inaspettato "rimbalzo".
Il rimbalzo di cui parlo è quel momento in cui tocchi il fondo, in cui apri l'armadietto dei medicinali, ci guardi dentro e cerchi qualcosa per addormentarti e magari non svegliarti più.
Il mio rimbalzo è stato in quel momento, non vi erano infatti medicinali letali in quell'armadietto. Però tanto è bastato per farmi capire che cosa stavo per fare.

Da lì è stata un risalita verso la consapevolezza di ciò che ero e di ciò che dovevo essere. Mi sono rialzato e fortunatamente la crisi del 2009 finì.

Ora, alla tua domanda, come aiutarlo?
La cosa è semplice e difficile allo stesso tempo, bisogna fargli capire i suoi punti di forza, bisogna che lui si focalizzi su quelli e si aggrappi al desiderio di sfruttarli per risollevarsi.

Come farlo?
Dipende da persona a persona, io ho dovuto toccare il fondo, un'altro è stato preso di petto da un conoscente, un'altro ancora è andato dallo psicologo. Capire come agire non è facile però se segui realmente il tuo istinto senza farti condizionare da altri pensieri vedrai che farai la cosa giusta.

A presto ;)
 
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grazie a tutti amici.
sono informazioni preziose le vostre. tutte.

sono molto preoccupato. oggi poi c'è bassa pressione. mette tristezza pure a me che depresso non sono. non oso immaginare come si sia alzato dal letto lui stamane.
ora lo chiamo. anche se non so che dirgli. sento il suo tono di voce al telefono e mi sembra di parlare non con il fratello di sempre, ma quasi con una specie di conoscente. è terribile.
ciao
:bye:
 
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Nicolaegrasanu

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Credo di capire come ti senti. È brutto vedere un amico che sta male e non poterlo aiutare. In più questa malattia colpisce l'organo che ci fa vivere più di tutti. Se non funziona il cervello non va bene nulla.
Credo che sia normale che ti senti estraneo con lui. Perché forse lui ha avuto un esperienza o ha subito un trauma che lo ha trasformato e cambiato. Non credo che sia lo stesso di prima, ma perchè sta attraversando una fase di elaborazione del problema che ha.
Non siamo tutti capaci reagire lucidamente e di andare avanti. Alcuni cadono e non riescono a rialzarsi Semplicemente perché non sono in condizione di farcela sia emotivamente sia fisicamente. Se qualcuno di amichevole li aiuta è sempre meglio, ma hanno bisogno anche di tanto riposo, di cure, di vita sana e di medicine. E devono trovare per prima cosa la voglia di farcela.
 
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Riddick79

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Ciao Uskebasi. Mi dispiace per il tuo amico e sono "arrabbiato" un po' anche con te. Scusa se ti riprendo e se sono diretto, ma spero che attraverso la tua esperienza qualcun altro che la pensa come la pensavi tu, apra gli occhi prima. Mi capitò tempo fa proprio con un'amica: mai capì la mia situazione fino al momento in cui non ebbe un'esperienza diretta con il fratello. E cambiò idea proprio come hai fatto tu.
A tua e a "vostra" discolpa c'è da dire che questo "mal di vivere" difficilmente è riconoscibile a livello empatico: già da lì si parte svantaggiati, perché non si capisce come può una persona stare in quella condizione per un male invisibile che è "solo" nella sua testa. E' vero che tutti abbiamo problemi, ma è anche vero che non tutti li affrontano nella stessa maniera. Il perché è da ricercarsi in molteplici fattori: dall'ambiente in cui si vive, alle persone che perdiamo, alla condizione sociale, alla genetica, alla chimica e chi più ne ha ne metta.
La mia esperienza è stata lunga e ti parlerò solo dei punti principali sperando che possa esserti d'aiuto. Ho cominciato a stare male nel periodo adolescenziale a causa della morte non elaborata di un familiare a me molto vicino nel periodo della mia infanzia. Persi anche un'altra persona nell'adolescenza, una compagna, e la mia situazione inziò a precipitare. Entrai in un vortice fatto di autolesionismo, istinti suicidari e tre tentativi, passando per psicologi che spesso peggiorarono anche la mia situazione, riflettendosi gravemente sulla mia vita affettiva e appesantendo ulteriormente pensieri che non si dovrebbero avere. Parole come solitudine, tristezza, disperazione, dolore, estraneità, entrano a far parte del tuo vivere quotidiano: si entra in un circolo vizioso da cui sembra impossibile uscire.
Immagina di cominciare una camminata con altre persone, con la differenza che tu ti trovi proprio sulla sommità di un vortice. Cominci a camminare credendo di stare al passo con gli altri e invece cominci a scendere. Allora cammini più in fretta sperando di poterne uscire al più presto, ma l'unica cosa che riesci a fare invece è affondare sempre di più, mentre gli altri ti distaccano, lasciandoti solo in un baratro da cui non riesci più a risalire.
Ora rispetto al passato, sto molto meglio, anche se alcune cicatrici emotive non si sono mai rimarginate del tutto e mi causano qualche problema nella vita sociale e affettiva. Per me è tutto riconducibile all'aver toccato il fondo e ad altre due dipartite: quando ho "capito" le conseguenze della gravità del mio gesto, ho anche capito che fino a quando non rimarrò completamente solo non avrò più il coraggio di andare oltre il semplice pensiero. Le altre due dipartite invece mi hanno fatto venire a patti con i dolori del passato e adesso mi permettono di reagire con un sentimento che ha sostituito la tristezza/solitudine del passato e che mi permette di reagire in maniera energica senza buttarmi più giù: la rabbia.
La mia situazione sociale nonostante tutto è comunque migliorata perché ho trovato un posto in cui mi posso permettere di avere la testa leggera, senza pensieri oscuri. Persone nuove con cui sfogarmi e rilassarmi. Anche questo ha influito sul mio miglioramento.
E poi c'è la terapia (mi riferisco alla psicoterapia e non alla farmacologica, che ho sempre ritenuto un semplice palliativo rispetto alla vera risoluzione del problema): quella è immancabile e fondamentale per uscire dal baratro in cui si cade. L'importante è riuscire a trovare la scuola di riferimento che è meglio per noi e per me questo ha voluto significare prendere consapevolezza del mio problema, mettendomi in prima persona a cercare la scuola giusta per me.
Nel mio caso sono stati vent'anni: ci sono ancora momenti difficili, ma mi piace pensare che il peggio sia passato.
Spero di esserti stato di aiuto descrivendoti la mia esperienza, e per qualunque cosa scrivimi, anche in pvt.
Mi auguro davvero che il tuo amico possa uscirne al più presto.
 
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tra il Tevere e i loft.
Non sono assolutamente d'accordo con l'ultima parte, anzi il depresso deve essere coinvolto e messo in evidenza, preso di petto, non il contrario.....ognuno è soggettivo....ma deve essere coinvolto....vero che solo la persona depressa puo' e deve trovare la forza, ma, deve essere aiutato,da solo non se ne esce...a meno che non sei forte, allora non entri in depressione, ma la sfiori...come feci io.....da quello che scrive l'amico di Milano....la persona in questione non è forte....tutto qua'....i consigli servono a poco, ma l'unica cosa che non fa danni è coinvolgerlo, se ha smanie suicide piu' gli stai addosso, piu' lo fai desistere..

Allora rettifico..guarda..se lui glielo chiede.. si..è bene che gli stia vicino, del resto siamo tutti diversi, e magari quello di cui può aver bisogno lui è proprio la vicinanza degli amici, perchè no.

Ho detto modera, proprio perchè non siamo tutti uguali.

Io anni fa (una decina) in una depressione durata, circa un anno e mezzo, non avevo più nemmeno la forza di parlare..biascicavo le parole, e avevo un grande vuoto dentro, la sensazione di essere ad un "binario morto" della mia vita nemmeno i più intimi riuscirono a risollevarmi.

Come ne sono uscito?...

Andandomene un mese in montagna ad agosto, nel silenzio e nella solitudine, un giorno si e uno no, prendevo la macchina arrivavo fino a quota 1000, e salivo a piedi il picco di una montagna a quota 2200 in Abruzzo, vicino la piana del Fucino.

Restavo ore, in quella solitudine, con solo il vento che fischiava, le pietre, e le aquile sopra di me .. e quella tipica vegetazione di montagna..avevo bisogno di fare il punto della situazione con me stesso.

Ne sono tornato con una nuova consapevolezza e una nuova convinzione.:ok:

Come vedi io ho risolto diversamente, ma per lui potrebbe non bastare.

Ciao
 
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per il mondo
in questi momenti tutto va storto,facciamo a pugni con i pensieri della mente,ci facciamo mille viaggi mentali tutti negativi.Uskebasi non lasciare questa persona sola portalo in giro fallo svagare con la testa
 
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Terza stella a destra poi dritti sino al mattino
Allora rettifico..guarda..se lui glielo chiede.. si..è bene che gli stia vicino, del resto siamo tutti diversi, e magari quello di cui può aver bisogno lui è proprio la vicinanza degli amici, perchè no.

Ho detto modera, proprio perchè non siamo tutti uguali.

Io anni fa (una decina) in una depressione durata, circa un anno e mezzo, non avevo più nemmeno la forza di parlare..biascicavo le parole, e avevo un grande vuoto dentro, la sensazione di essere ad un "binario morto" della mia vita nemmeno i più intimi riuscirono a risollevarmi.

Come ne sono uscito?...

Andandomene un mese in montagna ad agosto, nel silenzio e nella solitudine, un giorno si e uno no, prendevo la macchina arrivavo fino a quota 1000, e salivo a piedi il picco di una montagna a quota 2200 in Abruzzo, vicino la piana del Fucino.

Restavo ore, in quella solitudine, con solo il vento che fischiava, le pietre, e le aquile sopra di me .. e quella tipica vegetazione di montagna..avevo bisogno di fare il punto della situazione con me stesso.

Ne sono tornato con una nuova consapevolezza e una nuova convinzione.:ok:

Come vedi io ho risolto diversamente, ma per lui potrebbe non bastare.

Ciao

Non hai tutti i torti in effetti, ognuno di noi è diverso.
Tuttavia, quando sei depresso, pur se fai di tutto per stare alla larga dal mondo,
pur se cerchi di isolarti nel tua cantuccio, ma in realtà è la cosa peggiore da fare.
Certo, non tutti siamo uguali, c'è certamente chi come te trova nell' isolamento e nella riflessione la forza di risollevarsi e chi invece se non trova qualcuno che gli da un solenne calcione nel posteriore, tende a chiudersi sempre più. Lo so bene in quanto per è stato così, se non avessi conosciuto una persona, una donna eccezionale, che capì al volo la situazione pur non conoscendone tutta la mia storia, e con il dialogo, qualche insistenza ed ottimismo, mi aiutò a risollevarmi ed a ritrovare la voglia di ripartire e di rimettermi in gioco.
Ecco perchè già nel post precedente mi sono permesso di suggerire ad Uskebasi di stare vicino a quella persona e se. come dice sono amici da tempo, fargli da trainer.
Poi se questo vuole andarsene in cima ad una montagna a meditare liberissimo di farlo, anche se contraddicendo me stesso, non gli consentirei di farlo da solo.
In certi momenti non sempre si riflette, o si percepisce il mondo intorno nel modo più giusto.
Io lo ammetto, anche se sono secoli ormai che non salgo sulla cima di una montagna, ho spesso pensato tante volte di lanciare la macchina alla massima velocità, chiudere gli occhi ed aspettare che accadesse qualcosa.
Al tempo vivevo in un contesto ostile, avevo appena perso il lavoro, avevo guai giudiziari che mi sembravano insormontabili, mi stavo separando dall' allora mia moglie, non avevo e non ho ne figli, ne rapporti familiari stretti. La soluzione sembrava facile facile, chiudere con la vita dopo aver fallito tutto il fallibile, lo avrei fatto se non fosse arrivata la citata persona a farmi vedere che qualcos'altro era ancora possibile.


Poi, torno a ribadire, non siamo tutti uguali.

Opi
 
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Romagna.....e Sangiovese....
E' stata l'esperienza più devastante della mia vita................la mia ragazza ,argento vivo e allegria allo stato puro , all'improvviso è caduta nel baratro del male oscuro........... Ho passato tre anni d'inferno e di terrore ,tra pianti , tentativi di suicidio e autolesionismo ( ho capito solo dopo che il tagliarsi con la lametta era il suo modo per sentirsi viva ) . Non ci capivo nulla ed andavo a tentativi , probabilmente sbagliando mille volte .............e forse l'errore più grande l'ho fatto a non rivolgermi a mia volta ad uno psicologo per capire come affrontare la situazione , è l'unico consiglio che mi sento di poterti dare ,oltre a non fargli mancare il tuo affetto ed un abbraccio .
 
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ciao Amici.
gli sto dietro. come posso ma lo faccio. è difficile. è molto difficile.
come hanno poi sincretizzato opitecno e sodocaustico non tutti siamo uguali per cui per alcuni un po' di isolamento può far bene per altri no. Forse però l'isolamento può far bene a chi la sfiora la depressione, ma non chi ci è dentro fino al collo.
il mio amico credo sia comunque il tipo che non deve assolutamente isolarsi. assolutamente no.
 
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Sono situazioni difficili da gestire e che personalmente mi terrorizzano, perché ti senti davvero disarmato, impotente e vorresti fare tante cose ma non sai cosa potrebbe essere realmente di aiuto. Lo confesso non saprei davvero cosa consigliare ed ho persino il timore che un consiglio dato anche in modo sincero e con slancio alla fine possa rivelarsi addirittura dannoso. Già, perché in questi casi il rischio che il tuo comportamento possa addirittura produrre effetti indesiderati è concreto. Io per fortuna non ho mai avuto a che fare con il male oscuro e nemmeno i miei cari. Però un ragazzo che lavorava nel mio stesso ambiente e con il quale intrattenevo rapporti amichevoli pur se limitati al contesto di lavoro soffriva di disturbi dell’umore che l’hanno portato al suicidio. Si è appeso al lampadario della sua stanzetta. Purtroppo quando capitano queste cose poi ti si insinua dentro una specie di rimorso per non aver capito prima la situazione di estrema difficoltà che viveva la persona suicida. Il fatto è che nessuno di noi è preparato ad affrontare tali situazioni e quindi la cosa migliore più immediata ed alla portata è quella di non far mancare la tua vicinanza ed il tuo affetto alla persona malata. Le patologie del comportamento sono difficili da gestire e soprattutto le reazioni agli stimoli esterni sono diverse e non esistono risposte e soluzioni valide per tutte le situazioni, come è facile capire anche dalle esperienze raccontate. In aggiunta mi sentirei di suggerire di affidarsi ad esperti, psicologi e neurologi- Il cervello è un organo per larghi versi ancora non perfettamente conosciuto e quindi l’assistenza di personale competente è fondamentale anche per sollevare le persone vicine alla persona in difficoltà da un carico emotivo davvero gravoso. Poi bisogna fare cerchio. Tu sei un amico ed un amico è come un tesoro. Ma i familiari, genitori, fratelli sono fondamentali ed insostituibili. Buona fortuna al tuo amico!
 
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Per la mia esperienza, quel che dice sodo è molto corretto.
Due amici se ne sono andati, con due stili diametralmente opposti.
Uno, senza mostrare alcun segno di depressione, ridendo con gli altri fino all'ultimo, sistemando tutto per bene con la famiglia, facendo credere che trasferiva beni e proprietà per motivi fiscali, facendo credere che tutto stava andando benissimo. Un pomeriggio si sparò in casa, dopo aver pianificato che fosse un amico a trovarlo, e non moglie o figli.
Un altro invece si chiuse sempre di più, rifiutò qualsiasi aiuto, qualsiasi medico. Si negò agli amici e rinnegò quelli che tentavano di squoterlo. Una sera piovosa si lasciò annegare.
Ho scritto questi due tristi ricordi, non per spaventarti o angosciarti oltre quello che già sarai, caro uske. Solo dirti che non esiste una regola, una medicina valida per tutti.
Ho raccontato due casi finiti nel peggiore dei modi, ma ho incrociato decine di persone che hanno avuto momenti di cedimento. Chi l'ha superato, chi è finito nell'alcool o peggio.
Noi possiamo solo guardare chi ne è uscito e sperare che succeda anche ai nostri amici cari. Non sperare pregando ovviamente, ma anche il fare qualcosa serve solo se si riesce a capire cosa fare, con quella persona.
Molto spesso la persona depressa, rifiuta chi sta bene e lo sprona con forza. Semplicemente perchè tu stai bene e lui no. E non gliene frega un cazzo, dei consigli di chi non vive il suo stesso dramma. Porsi in modo sbagliato, anche a fin di bene, può accentuare la frattura.
A volte è molto meglio ascoltare e basta. Quasi regredire allo stesso livello, per poter far si che la mano che porgi sia accettata. Prima di spronare è fondamentale far capire di aver capito, di non essere contro, di non giudicare, di non essere quello "sano" che aiuta quello malato. Difficilissimo da mettere in pratica.
Da ragazzo, in una comunità, facevamo mille attività per i disabili. Un giorno ricevetti una doccia ghiacciata, quando una ragazza sulla sedia a rotelle, disse una frase più o meno così: "Fate in fretta voi a venire qui a organizzare tante belle attività pensando ci serva questo e quello.... ma fin che non ti siedi qui, sapendo che sarà per sempre, non potrai mai capire di cosa ho bisogno veramente io".
E' da soppesare, naturalmente, e non significa che non abbia senso l'attività del volontariato. Solo mii ha fatto capire che non basta sempre pensare che stai facendo la cosa giusta, solo perchè ti sembra che lo sia. Camminare vicino è il compito più difficile, convincersi di essere disarmati e impotenti e da lì tentare una strada, senza la certezza che sarà quella giusta, ma con la serenità di averci provato. L'importante è avere la consapevolezza che puoi fare solo tentativi, importanti, ma tentativi.
 
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sul lago
non so come andra' ..... ovviamente spero bene , per te , ma sopratutto per il tuo amico ... e non so nemmeno cosa consigliarti , e' molto molto difficile entrare nella testa delle persone , figuriamoci nella testa di una persona con un problema simile .
quello che so e' che sicuramente hai dato significato alla parola " amico " .... e questo , credimi , non e' poco !!!

un in bocca al lupo per entrambi ........
 
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Abruzzo
Mi sono imbattuto casualmente in questo 3d e voglio condividere la mia esperienza perché l'ho vissuta direttamente e non per interposta persona. La mia depressione efa particolare perché ciclica, nel senso che sono affetto da disturbo bipolare che mi portava a dover affrontare periodi di euforia a periodi di depressione più o meno lunghi. Vi basti sapere che passavo magari 6 mesi soprattutto quelli estivi a 1000, caricato a pallettoni in cui mi sentivo invincibile e poi 6 mesi di merda chiuso in casa ad autocommiserarmi! Beh i periodi di depressione erano terribili: mi sentivo svuotato, perso, senza nessun motivo per vivere. Dormivo anche 20 ore in alcuni giorni mentre in altri non riuscivo proprio a dormire. Non avevo voglia di vedere e sentire nessuno e tutte quelle che erano le mie passioni quando stavo bene, famiglia, calcio, viaggi, gnocca... non avevano più alcun senso nella mia mente. Vi posso assicurare che i consigli bonari delle persone care nel mio caso non servivano a niente anzi mi davano più fastidio. Quando non si ha la forza neanche fisica di fare niente tutto diventa un ostacolo insormontabile. Sono arrivato al punto di non voler più andare a fare la spesa perché nella mia testa qualsiasi cosa facessi mi sentivo gli occhi addosso di giudizi negativi degli altri. Come ne sono uscito? Affrontando il problema è soprattutto riconoscendolo come tale. Perché la cosa più brutta del depresso e' che si sente in una situazione irrecuperabile e non superabile e i pensieri si fanno cupi con propositi sempre più negativi. Nel mio caso ho avuto la fortuna di avere una famiglia forte al mio fianco che mi ha aiutato e accompagnato da uno psicoterapeuta bravo che anche con l'aiuto di psicofarmaci ( nel caso del disturbo bipolare e' fondamentale l'aiuto farmacologico perché bisogna equilibrare l'umore tra i periodi euforici e quelli depressivicercando di renderlo il più equilibrato possibile). In bocca al lupo per il tuo amico cerca di stargli vicino ma soprattutto rivolgetevi a uno psicoterapeuta bravo perché da soli è solo con l'aiuto di parenti e amici non se ne esce. Purtroppo c'è sempre la ritrosia nel rivolgersi a psicoterapeuti, psicologi o psichiatri, ma io faccio sempre questo esempio: se hai un appendicite da operare ti vergogni ad andare dal chirurgo e chiedi consiglio ai familiari? No, è allora perché ci si vergogna nel rivolgersi al "chirurgo" della mente se hai dei problemi psichiatrici??!! Il pregiudizio e i commenti della gente ignorante non vanno nemmeno tenuti in considerazione, se una persona sta male deve farsi curare.

INBOCCA AL LUPO.p
 
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