Un racconto ramingo

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"Tranzilvania, Tranzilvania bitteee!"
Premetto che - da nuovo arrivato - non ho idea se questa sia o meno la sede giusta... di tanto in tanto mi diletto a buttar giù un raccontino in tema pay. Spero non dispiaccia se ne posto uno qui... se non dovesse essere congruente, che lo si sposti o lo si cancelli.




La strada è un lungo rettifilo. Mi avrà fra i suoi per un paio d'ore almeno.
Solerti cartelli mi invitano a rispettare i limiti di velocità e m'informano, puntualmente monotoni, dei chilometri percorsi e di quelli che mancano ancora: è il mio conto alla rovescia.
"Aspettami lì, vengo io. Due minuti e sono da te"
Il paese che dapprima pareva indaffarato pian piano si svuota. Nella piazza restano a farmi compagnia soltanto i suoi figli caduti nella Grande Guerra, ricordati in una stele di travertino cui nessuno bada ma la cui ombra, allungandosi in maniera impercettibile quanto implacabile, segnala il suo ritardo meglio del mio orologio.
Uno scherzo... sono caduto in uno scherzo... o magari un azzardo per il giornalino della scuola...
Splimmm... MESS.: Scusami il ritardo ma mia nonna non mi fa uscire di casa finché non ho finito di mangiare :(
Ecco, appunto... uno scherzo... chissà che risate si starà facendo con le sue amichette: un fagiano preso nella rete, un altro fagiano preso nella rete...
"Sì ciao, sono io... dove sei che non ti vedo?"
La riconosco sgambettante dietro un'inferriata di recizione, ancheggiante rapida nei suoi shortini come se stesse disputando una gara di marcia, con la borsetta appesa all'angolo del gomito sollevato, e come un loop mi scorre in testa una descrizione di Steinbeck: fronte eccezionalmente alta, istoriata di vene azzurre sulle tempie... fronte eccezionalmente alta, istoriata di vene azzurre sulle tempie... fronte eccezionalmente alta, istoriata di vene azzurre sulle tempie...
"Scusa il ritardo... vuoi una sigaretta?"
"No grazie, ho le mie... sono d'importazione, fumo solo quelle"
"Casa non ce l'ho... dove hai la macchina?"
Stacco lo sguardo pensieroso e deluso.
In quel piazzale brullo, sterrato e riarso la macchina è come un'astronave smarrita nello spazio profondo, ombreggiata appena dal canneto che cresce alto e selvatico ai suoi bordi.
"Novantasei... mhmmm... sono sempre stato negato in matematica..."
"diaciannove"
"La settimana scorsa, auguri"
La Repubblica Italiana, su certe cose, bisogna starla a sentire.
"Quant'è?"
"Fai tu"
"Cinquanta va bene?" arrischio con in mente il freddo tariffario cui sono abituato... il manzo costa più del pollo... la vitella più del manzo... la chianina più dei quarti surgelati di provenienza estera...
"Benissimo"
"I preservativi ce li hai, vero?"
"N... no... perché, per te è un problema?"
"Certo che è un problema, e dovrebbe esserlo anche per te... facciamo trenta solo bocca"... bocca... bocca... e mi scioglie in un bacio... sedici anni avevo l'ultima volta che ho baciato così... e ora potrei esserti padre...
L'economia... l'assunto del comportamento razionale dell'individuo... ah, chiarissimo professore: appartati con una ragazzetta e poi ne riparliamo... ma che sia nel suo habitat, nel suo angolo inosservato, dove può fare quel che si sente...
Dieci minuti e già le spargo in gola la mia placida soddisfazione... oh, quando la racconto, mhmmm... mhmmm... ma non si rialza, non si stacca... un'ora di erezione continua e ininterrotta e lei sdraiata, accosciata, supina alle mie voglie... e alle sue... sigle sigle sigle... una mano sulla collottola, l'altra nell'umido... sigle sigle sigle, più sigle, fin dove si può... bocche, lingue, denti, piedi, peli, dita, mani, sfinteri dilatati e labbra sgocciolanti... anatomia del piacere senza implicazioni... mi tocca far ripassare la tappezzeria... due sedili zuppi: di saliva il mio, di umori il suo.
Il Sole batte impietoso sul nostro deserto personale... avessi almeno imparato a fare il rabdomante, potrei dissetare altro oltre l'insurrezione degli appetiti... Steinbeck, fossi qui con me, fra queste nuvole di polvere, sotto queste canne che paiono il tuo mais rinsecchito dell'Oklahoma...
"Ti prego, basta..."
"Dai, restiamo ancora un po'..." mi fa lei
"No, ti riporto a casa"
Chiarissmo professore, poi ne riparliamo... e tu amica strada, che ti sei fatta tutta dritta per darmi meno pensieri, ci rivediamo presto...
L'esaltazione e poi la nausea, come dopo un'abbuffata. Non l'hanno ancora inventato un digestivo per i mali dell'animo... così giovane... e sprovveduta su certe cose... ma come si può?... e quel corpo che non ho potuto avere, che non potuto far mio appieno... quel corpo con un nome, un cognome, una famiglia...
Strada, sorella potrei chiamarti... te l'ho detto che ci saremmo rincontrati... portami da lei senza darmi da pensare, tu che ne sei capace...
"Ciao"
"Ciao"
Come amici cerchiamo una stanza in affitto ma ad un occhio attento e con qualche malizia sembreremmo una coppietta, magari clandestina... almeno in parte... ma siamo tutt'altro, chiaro... benché, una volta sul letto, è come amanti che ci amiamo... perché stavolta ai preservativi ho pensato io... e solo a quello ho voluto pensare e a null'altro...
Fra tanti versi e rumori, due lettere non le ho sentite: N e O
Acronimi, sì... anglicismi, anche... e mi scorrevano difronte agli occhi come il prompt dei comandi all'avvio di un vecchio computer... sono io quel vecchio computer... il mio tempo è andato e pago pei miei ricordi... e il suo presente...
"Come stai?" e la guardo con apprensione... anch'essa un vizio, l'apprensione...
"Una meraviglia..."
La via, la sera, gli amici che aspettano...
"Quant'è?"
"Fai tu" e sorride, come sempre sorride, fresca e bella come sempre...
Cos'è una pay? Cos'è una free? Chi siamo noi e chi sono loro? o lei? lei... io so cos'è lei per me, cosa incarna, a cosa ha dato forma, sostanza e un volto...
Cos'è un regalo? Possibile che debba essere sempre un modo per sottintendere una tariffa a prestazione? per una volta, un regalo è quel che è, un regalo...
una libera scelta... mia, sua... il libero arbitrio... Lutero, Zwingli, Calvino... fatevi anche voi da parte... oggi respiro con la bocca...
"Questi te li lascio e mi raccomando: usali..."
Strada, noi ci somigliamo perfino: le cose ci scorrono sopra incuranti lasciando crepe, sporco e buche profonde... perdonami se debbo anch'io...
 
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perdonami se debbo anch'io... che?
Questa frase sospesa al termine al termine del racconto è una genialata.
 
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