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Questo racconto è frutto esclusivo della mia fantasia. Eventuali riferimenti a persone esistenti o a fatti realmente accaduti sono del tutto casuali
Sereno
Va bene accetto, il mio hotel è dall'altra parte della strada.
La biondina annuisce. L'altra sembra meno convinta. Forse non abbiamo pattuito abbastanza. O più probabilmente non ha capito bene.
Nel Mac di via XX settembre alle dieci e mezza di domenica c'è quasi nessuno.
Anche se non sono tappate troppo zoccole, le due sono evidentemente puttane.
Non so se dipenda dagli stivali taccuti, dai jeans attillatissimi o dalle corte giacche a vento con il collo di pelo finto. Forse dall'insieme di tutte queste cose.
Non sono neppure truccate sfacciate.
Poco prima c'era un certo pieno. E si erano sedute al mio stesso tavolo, chiedendo permesso con un sorriso storto.
Ero arrivato a Porta Principe verso le nove, ormai tardi per andare a cena in un ristorante serio.
Tipo il Genio, il mio preferito. Per cui, ero entrato con l'idea di prendere qualcosa e portarmela su, per mangiarmela in stanza. Tanto, non avevo neppure tanto appetito.
Ma poi, avevo ceduto alla stanchezza e al freddo che mi attanagliava le ossa.
E mi ero seduto in un angolo, a mangiare svogliatamente e leggere i messaggi sull'I-pad.
Poi, le ragazze si erano sedute e mi avevano sorriso.
Avevo fatto loro qualche domanda e, prima ancora che loro finissero il loro panino, ci eravamo riconosciuti come appartenenti allo stesso sotto mondo, anche se con ruoli diversi.
C'era voluto poco, per avviare la contrattazione.
Due OTR di ritorno dal lavoro, che forse non avevano guadagnato molto, visto che ora si accontentano di tre urbani per un'ora. Tutte e due.
Non ho tanto tempo. Domattina devo essere all'università per le dieci. Da quando abbiamo vinto l'appalto per il sistema informativo di un ministero, non faccio altro che girare per l'Italia.
Sono ormai vecchio per queste cose, ma pare non ci sia nessun altro in grado di impostare il lavoro. E impostare il lavoro è molto più della metà dell'opera.
Per cui, le prime due riunioni le faccio sempre io. La prima, come questa volta a Genova, da solo. La seconda con uno dei ragazzi dell'ufficio sviluppo.
Bene, sospiro, andiamo, avete i documenti?
Certo, fa la biondina.
Che dice di chiamarsi Alina. E che prima mi ha dato la mano presentandosi.
Si era tolta gli spessi guanti di lana e aveva la pelle arrossata e ruvida.
L'altra non parla quasi italiano. Ma è sicuramente molto gnocca. Alta, mora, con gli occhi chiari.
Monica.
Mi avvio e le due mi seguono nel vento gelido che spazza il corso.
L'Alina si infila una berretta di lana, mentre aspettiamo che venga il verde al passaggio pedonale.
L'altra si tira su il cappuccio della giacca a vento.
Rare macchine passano sull'asfalto lucido, sollevando baffi di pioggia dalle pozzanghere.
Nessuna delle due sembra tranquilla. Prima mi hanno detto che di solito lavorano in strada.
Ma neppure io sono tanto calmo.
Non è la prima volta che mi porto una ragazza in hotel. Ma in questo caso potrebbe essere più imbarazzante.
Intanto sono due. Poi, non conosco questo posto.
Per non dare adito a nessuna illazione, pagherò di tasca mia la camera. Tanto non costa tanto.
E 'fanculo l'ufficio cassa.
La biondina mi sorride stentata, mentre aspettiamo.
Sì, è nervosa e preoccupata.
Prima mi ha detto di avere diciannove anni. E di essere qui da sei mesi.
Ma parla abbastanza bene.
Si capisce al primo sguardo che non ha tanta esperienza.
E l'altra ancora meno.
Attraversiamo il corso e ci infiliamo in una stradina, tra un parcheggio e una piazzetta. L'albergo è proprio in angolo.
Fa molto più freddo che a Bologna. E cade pioggia gelida a raffiche irregolari.
Entro nell'atrio caldo e luminoso. La luce gialla allude a promesse di comodità.
La biondina mi si affianca, sorridendo incoraggiante. L'altra rimane dietro.
Ho una prenotazione, annuncio nascondendo l'imbarazzo.
E allungo al portiere la stampa della ricevuta di Booking.
Il tipo si tira gli occhiali sopra il naso e considera la faccenda.
Una sessantina scarsa, aria scafata e barba disordinata di qualche giorno.
Qui dice una doppia uso singolo, obietta, non una tripla.
Prende comunque la chiave della 33 e la poggia sul bancone.
Ehm, balbetto, le mie amiche salgono solo per qualche minuto.
Ok, fa lui, ho bisogno dei documenti di tutti.
Gli allungo la mia carta. E lui la mette subito nella casella da dove aveva preso la chiave.
La pupa Alina ha già preparato il passaporto.
Fa caldo nella hall. E lei si abbassa la cerniera della giacca a vento, rivelando un maglioncino scollato sopra un seno assai appetitoso.
Forse lo fa solo per distrarlo.
Lui prende il documento, come si trattasse del pitale di un lebbroso e controlla nomi e date.
Alza il naso interrogativo verso la Monica.
La bimba gli dà una fotocopia, che lui considera annasando.
Non si legge la data di nascita, “signorina” Balan.
La ragazzina lo guarda senza capire.
E l'altra le spiega in romeno la questione.
Mi faccio consegnare il foglio e ci guardiamo insieme.
In effetti, la data di nascita è semi nascosta da una piccola macchia.
Il documento è moldavo.
Ok, mi dico. Calma.
La tua amica non ha l'originale? Chiedo all'Alina.
Lei scuote la testa.
Ci deve essere dietro la solita storia torbida di semi sfruttamento.
Inutile indagare.
La data di nascita è nell'incomprensibile formato dei paesi dell'est.
Vabbé, si capisce che almeno è nata nel secolo scorso.
È del novantasei, opino mostrando evidente il foglio al portiere.
Uhm, perplime il desso, secondo me è un novantotto.
Comincio a innervosirmi sul serio.
Le due ragazzine, intanto, si dicono cose incomprensibili a bassa voce.
La biondina sembra sempre più tesa.
Eravamo a scuola insieme, dichiara, abbiamo la stessa età.
Il tipo ricontrolla il passaporto romeno dell'Alina.
Ma siete di paesi diversi, obietta con aria sorniona.
Lei è venuta con la sua famiglia a Braila, precisa, quando c'è stata la guerra.
È una balla, ovviamente, la guerra civile è finita almeno cinque anni prima che le due bimbe venissero al mondo.
Ma il tipo non deve conoscere tanto bene la storia.
A dar retta al mio stato d'animo, mollerei immediatamente le due stronzette.
Non voglio incasinarmi con una minorenne. Magari non si finisce in galera, ma sono sempre guai.
E questo tipo sembra piuttosto tignoso.
Mi apro pure io il loden, sempre più accaldato.
E ricontrollo la fotocopia stropicciata.
Guardi su Facebook, propone la biondina con aria angelica.
L'uomo sorride. E pure, io avendo constatato le altre cifre della data di nascita.
Va bene, annasa nuovamente, lo farò, “signorina”.
Probabile che si farcisca il naso. Il suo raffreddore è un pochino sospetto.
Scrive i nomi su una formulario e mi consegna le chiavi.
Allunga il passaporto all'Alina e ci indica l'ascensore sulla sinistra.
Le rendo la sua carta dopo la registrazione, precisa.
Intanto, entra una coppia di anziani turisti stranieri.
E ne approfittiamo per smammare.
Appena siamo in ascensore, l'Alina si fa aria con una mano.
Anche l'altra si toglie la giacchina a vento e sbuffa.
Saliamo al terzo e troviamo subito la stanza.
È una standard da tre stelle, niente di ché. Ma è abbastanza grande e confortevole.
Le due bimbe si tolgono gli stivali e si massaggiano i piedi gonfi.
Anch'io mi metto comodo.
Chiamo mia moglie e le dico che sono arrivato, che sono stanco e che ci sentiamo domattina.
Anche lei è stanca. Domattina deve essere a Roma per una causa.
Facciamo una doccia, propongo dopo aver chiuso la conversazione.
Ok, fa la biondina.
L'altra le dice qualcosa.
Prima i soldi, aggiunge.
Ok, mi rassegno.
Avevo deciso che se non me li avessero chiesti prima, avrei dato loro 200 carte.
Poggio tre rosa sulla scrivania e comincio a spogliarmi.
La Monica si siede sul letto e accende la televisione a basso volume.
Traffica con il telecomando alla ricerca di un programma potabile.
L'Alina, più intraprendente, si è già quasi del tutto sbucciata.
Mi aspetta per togliersi anche la biancheria e andare in bagno.
Le faccio segno che voglio anche la sua amica. E lei le dice qualcosa.
La Monica si alza svogliatamente e comincia a svestirsi, continuando a guardare MTV.
Io e l'altra entriamo in bagno, apro l'acqua e finiamo di spogliarci.
L'Alina non è alta, ma ha del buono. Gambe tornite, culetto impertinente, una terza di tette. Un bel visino paffutello e occhi verdi. I capelli di un verosimile biondo scuro, non tanto lunghi.
Abbiamo contrattato bocca senza e figa protetto. Niente culo.
Mentre ci sfreghiamo a vicenda, arriva anche l'altra.
Si infila nella cabina con aria seria e si mette sotto il getto bollente, cercando di evitare di bagnarsi i lunghi capelli neri.
L'Alina apre una confezione di bagno schiuma e si lava il petto e le cosce. Poi si gira per bagnarsi dietro.
La morettina si tira su i capelli e se li annoda.
È uno schianto.
Sul metro e settanta, visino sottile, gelidi occhi grigi. Una seconda di seno, ma con capezzoli dritti e duri, rivolti all'insù. Sedere da velina e lunghissime gambe leggermente arcuate.
L'Alina le accarezza la schiena e le sciacqua le spalle e il ventre.
Allungo una mano a toccarla tra le gambe.
Lei sorride evasiva e mi lascia fare.
Ha una piega piccolissima, sotto il pube glabro, che trovo parecchio invitante.
E, in effetti, il mio affare reagisce.
La bimba mora me lo indica divertita.
E l'altra me lo soppesa valutativa.
Si dicono qualcos'altro nella loro lingua e ridacchiano.
Che c'è? Chiedo.
Che bene, fa la biondina, che non abbiamo detto culo. È troppo grosso.
Sorrido pure io.
Esco dalla cabina e mi asciugo.
Si va a puttane per venire sorpresi.
Anche loro escono e si passano a turno l'altro asciugamani sulla schiena e sulle spalle.
In camera fa parecchio caldo, per cui abbasso il condizionatore sul 22.
Insieme, chiede la biondina raggiungendomi, o prima una?
L'altra si sta ancora asciugando le gambe.
Insieme, preciso.
Ok, fa lei e chiama l'amica.
Sono le undici e un quarto.
Spero di evadere la pratica prima della mezza. E di farmi una bella dormita.
Sono stanco e mi fa male la schiena.
Prendo una lattina di coca dal frigo bar, mi stendo sulla coperta e le aspetto.
Discutono dalla porta aperta del bagno. Da cui esce un po' di vapore.
Mi accendo una sigaretta.
So che non sarà una grande scopata. Io sono molto stanco e le due bimbe sono evidentemente troppo inesperte per creare il clima giusto.
Ma fa niente.
Da quando non ho fidelizzate, ho imparato ad accontentarmi di prestazioni standard.
Finalmente l'Alina mi raggiunge sul letto e si inginocchia di fianco.
Mi prende il pinco con una mano e sorride.
Non ci sa tanto fare, come quasi tutte le ragazze che conosco, magari di bocca è meglio.
Le infilo una mano tra le cosce e controllo la sua cosina.
Lei allarga un po' le gambe, per facilitarmi le cose.
Che cazzo sta facendo l'altra?
Le allungo le labbra e lei me le bacia senza lingua.
Si tira via ridacchiando.
Non bene con cliente, spiega.
Avevamo detto di sì, le ricordo.
Dopo, annuisce, quando scopiamo.
Le indico il cazzo eretto.
Sembra esitare. Ma poi si decide e lo imbocca.
No, non ci sa fare neppure di bocca.
Lo lecca appena, senza succhiare e senza affondare.
La tua amica, le ricordo.
Lei emerge e mi sorride storta.
Arriva, mi rassicura.
Scuoto la testa.
È timida, precisa, si vergogna.
Preferisci che faccio lei dopo? Chiedo.
Alza le spalle.
Ormai, spiega, siamo qui.
In effetti, arriva anche l'altra.
Si stende dall'altra parte e mi guarda seria.
L'abbraccio e le allungo le labbra.
L'Alina lo imbocca di nuovo.
Questa volta ci mette un po' di saliva e scende più profondamente.
La Monica si lascia baciare senza reagire.
Le infilo la lingua in bocca e lei mi ricambia appena.
Le accarezzo un seno, insistendo sul capezzolino ritto.
Nonostante le premesse, sono eccitato.
Spingo un po' il mio affare nella boccuccia della biondina, che non dice di no.
E la morettina scosta un po' le gambe, per permettermi di toccarla.
A differenza dell'amica, è bagnatina.
Decido di fare cambio e prendo l'Alina per una spalla, per interromperla.
La tiro su e le bacio le labbra.
La Monica capisce che tocca a lei.
E scende a leccarmi la cappella.
Neppure lei ci sa tanto fare.
Mi protendo un po', per farglielo imboccare.
E lei esegue pedissequamente.
Lo sapevo, anche se sono parecchio eccitato, un senso infinito di insoddisfazione mi macera.
Spingo anche la biondina di nuovo verso il mio inguine.
E, anche se maldestramente, mi spompinano a turno.
Mi tiro un po' su, per appoggiare le spalle sulla testiera del letto. E le guardo concupiscente, sperando nel miracolo di un rigurgito di passione.
Devo ammettere che non si stanno comportando male.
Ma il senso di inutilità permane.
Finalmente la biondina mi stringe lo scroto, strappandomi un guizzo di desiderio.
E il telefono sul comodino comincia a trillare.
'Fanculo.
Pronto, biascico alla cornetta.
Mentre le due si interrompono e mi fissano con aria allarmata.
Mi scusi, fa il portiere, ma ho controllato su Facebook, come diceva la “signorina”.
E? Interrogo.
Avevo ragione io, dichiara soddisfatto, la ragazza è nata nel novantotto.
In che giorno? Chiedo avendo già controllato.
Sento l'uomo che digita sulla tastiera.
Il quattordici gennaio, precisa trionfante.
Quindi, mi inalbero, ha compiuto diciotto anni tre giorni fa. C'è altro?
L'uomo tace interdetto.
Certo, risponde riprendendosi, ehm, ha ragione.
C'è altro? Alzo la voce.
No, risponde, ma è, ecco, che mi aveva detto del novantasei.
Si sarà sbagliata, opino, la lingua, sa. Ora, mi scusi, ma ho da fare.
Certo, ehm, borbotta, mi scusi.
Mi spiace fare figure di merda.
Almeno che sia in buona compagnia.
L'Alina alza il mento interrogativa.
Niente, scuoto la testa.
Lei è giovane, si decide a confessare, ma ha l'età.
Lo so, sospiro.
Mi alzo e prendo un preservativo dalla borsa.
Non sono abbastanza in forma per un goldone cinese stretto e duro.
Mi infilo l'XL di una nota marca e mi stendo di nuovo al mio posto.
È sottile, comodo e ben lubrificato.
Faccio segno alla biondina di cominciare lei.
Mi viene sopra, si inumidisce la patatina e si abbassa lentamente.
Entra con un piccolo sforzo. E comincia a muoversi con esasperante lentezza.
Le stringo il seno e la faccio abbassare per baciarla.
È di parola, questa volta mi ricambia con la lingua.
Mi tiro contro anche l'altra e bacio anche lei.
La biondina è strettissima.
E mi basta spingere appena un po' per toccarle l'utero.
Ogni volta, sento che si irrigidisce.
Forse le fa male.
La spingo via e faccio segno alla morettina di prendere il suo posto.
Sarebbe meglio cambiare il preservativo, ma non sembrano preoccuparsi.
La Monica mi scavalca con una delle sue lunghe gambe e si impala senza tanti preparativi.
Anche lei è strettina, ma sembra più agevole.
Avevamo detto che avrebbero giocato tra di loro.
Per cui, la biondina, più professionale, si inginocchia di fianco e un po' succhia i capezzoli dell'amica, un po' mi stringe il petto.
Poi, scende a mordermi una spalle e le orecchie.
Le faccio segno di succhiare anche a me un capezzolo.
E mentre mi mordicchia anche lì, le infilo due dita nella passerina da dietro.
Ha il culo per aria, per cui è facile.
Mentre ci sono, le accarezzo anche il buchino.
Sembra elastico e rilassato.
Sale a infilarmi la lingua tra i denti. E finalmente sento un po' di caldo al ventre.
Poi si tira via e mi sorride con maggiore convinzione.
Anche l'altra scende a baciarmi.
L'Alina le infila una manina tra le gambe. E un po' mi tocca, un po' la masturba.
È scena, ma non è neppure mal recitata.
La Monica sembra averci preso gusto. È arrossita leggermente e sento un rivolino di umori vaginali scendermi sulla pancia.
Prima volta, sorride ancora imbarazzata l'Alina, insieme.
Le sorrido incoraggiante.
Da qualche minuto ho la sensazione che qualcosa sia cambiato.
Tiene ancora la mano tra le cosce dell'amica e mi fissa divertita.
Lei non è brava, ridacchia, tutti i miei clienti che vanno con lei, dicono che non sa fare.
In effetti, ammetto, tu sei più esperta.
La morettina borbotta qualcosa interrogativa.
Ma, la ignora l'altra, piace cazzo.
Ride cristallina.
Poi dice qualcosa all'amica.
L'altra risponde con un mormorio apparentemente offeso.
Dice di no, ridacchia ancora, ma piace cazzo grosso e duro.
Sembra che stiano continuando uno scherzo di cui ho perso l'inizio.
L'altra si tira via infastidita.
Meno male, la schiena mi faceva troppo male.
Faccio stendere l'Alina e le vado sopra a mission.
Ma non è comodo.
Io sono troppo alto, per lei, e non capisce che deve alzare un po' il sedere.
Per cui le metto un cuscino sotto la schiena e riprovo.
Finalmente entra tutto.
La ragazzina emette un piccolo ansito e si lascia baciare di nuovo.
L'altra si siede scontrosa contro la testiera e ci guarda con espressione schifata.
Mi allungo di nuovo a baciarle il seno e le labbra.
Così, si stende al nostro fianco.
Le prendo una mano e la spingo a toccare l'amica.
Ma non sembra dell'idea.
Le accarezza meccanicamente una tetta e ogni tanto scende a baciarle il pancino.
Approfitto di un momento in cui è alla portata, per prenderle una mano e portarmela tra le gambe.
Capisce che mi deve stringere l'affare, mentre pompo l'altra. Ed esegue senza troppa convinzione.
Sto trovando questa stronzetta un po' demotivante.
In ogni caso, procedo con irremovibile dedizione.
Ma dopo un po', esco dalla biondina e allargo le gambe alla mora.
La penetro lentamente e rimango un po' a godermi lo sfregamento della mia cappella dentro la sua patatina.
Adesso non è tanto lubrificata. Ma è comunque più comoda dell'altra.
Scopare è rito. So che non verrò.
Non è colpa solo della prostata, dipende anche dal cervello.
Vengo scopando solo con chi amo. E da cui mi sento riamato, almeno un po'.
A sessant'anni è un po' un casino, devo ammetterlo. Ma non posso farci niente.
Ho una moglie e un'amante. Con loro faccio l'amore. Il resto è vizio.
Non abbiamo parlato di CIM, prima, con queste. Ma sento che almeno la biondina potrebbe farlo.
L'Alina insiste nel manipolare la sua amica.
Quando non bacio la Monica, mi bacia lei, infilandomi la lingua fino in gola.
E nel frattempo, mi stringe le palle e ogni tanto sale a toccare il grilletto dell'amica.
Ma questa si deve essere offesa, per cui ogni volta sbuffa infastidita e borbotta cose per me incomprensibili.
L'Alina deve essere del tipo spiritoso, perché non solo continua, ogni tanto le dice qualcosa con aria sarcastica.
Dopo ti sborro in bocca, prometto.
Ok, risponde senza esitazioni, ma fanno altri 20.
Naaaa, mercanteggio, per altri 20, mi dai il culo.
See, ride lei, per il culo ce ne vogliono almeno 50. E forse neppure per 50, dopo che l'ho visto.
Ok, accetto, altri 50.
No, dai, sorride, scherzavo. È troppo grosso.
Questa tipa comincia a piacermi.
Anch'io scherzavo, confesso, il tuo culo non vale tanto.
Lei si piega a ridere e si contorce fissandomi furbetta.
Scopa lei in culo, propone, a lei piace.
Nonnò, rispondo, preferisco il tuo. Ma non vale altri 50.
La bimba alza le spalle riflettendo.
Mi tiro via e faccio mettere la morettina su un fianco.
Sento che mi sto un po' ammosciando. Forse avrei dovuto prendere un aiutino chimico.
Ma prima non ci ho pensato. E adesso è troppo tardi.
Mi tiro su il preservativo, che si era leggermente sfilato.
Anche se non marmoreo, il mio affare tiene.
Le entro a sponda fino alle palle, mentre inarca la schiena.
Le ho strappato un breve mugolio di sorpresa.
E un successivo lungo ansito di rilassamento.
Perché non la baci? Le chiedo.
La morettina si tiene una tetta, ad occhi chiusi.
Forse pensa che sia il suo moroso a scoparla.
In ogni caso, un guizzo di eccitazione mi irrigidisce la schiena.
Non so, confessa titubante la biondina, non lo abbiamo mai fatto.
Ti piacciono le donne? Insisto.
Non so, mormora, non ho mai provato. Non mi eccita l'idea.
Anche a te piace il cazzo, sorrido.
Sì, ammette.
Mi guarda seria.
Cioè, precisa, mi piacciono gli uomini, non so.
Certo, le ricambio il sorriso, stavo scherzando.
Anche se titubante, avvicina il viso a quello della morettina.
Le accarezza una guancia e le sfiora le labbra con le sue.
L'altra apre gli occhioni grigi e le sorride appena.
Le dice qualcosa e richiude gli occhi.
La biondina allunga un altro bacino all'amica.
Poi si mette supina e si infila un dito nella passerina.
Vuoi che mi tocco, intanto? Chiede.
Alzo le spalle.
Se ti va, mormoro.
Anche lei fa una smorfia incurante.
Siamo qui per te, mormora.
Cosa ti ha detto la tua amica? Investigo.
Che ce l'hai grosso, risponde, e che le piacerebbe a pecora.
Così non mi vede, annuisco, ok.
Mi tiro su e faccio girare l'amica.
Lei si mette in ginocchio e allarga le gambe.
Io gliele chiudo, la faccio un po' arretrare. E la penetro di nuovo, stando in piedi sullo scendiletto.
Lei spinge indietro il sedere abbastanza convinta.
Accidenti, mi dico, ma è bagnata davvero.
Le tocco il buchino scuro. Mi inumidisco un dito e glielo infilo tutto dentro.
Contro ogni aspettativa, comincio ad essere ingrifato sul serio.
La ragazza mi lascia fare. Spinge ancora indietro il sedere, imponendo il suo ritmo alla scopata.
La biondina sembra sorpresa quanto me.
Che troia, borbotta.
Si alza e va a sorseggiare dalla mia lattina sul comodino.
Poi torna a mettersi a pecora di fianco all'amica.
Le sfiora di nuovo le labbra, mentre le infilo una mano tra le natiche.
La radio sveglia annuncia la mezzanotte.
Non c'è più tanto tempo.
Sto pensando di uscire dalla Monica e inforcare l'Alina.
Ma la biondina si alza di nuovo.
Mi sorride e beve un altro sorso di coca.
Dici che devo? Mi chiede incerta.
Certo che sì, confermo.
Alza le spalle con aria intrigante e si infila sotto l'amica a sessantanove.
La Monichina le poggia le tette sul pancino. E una guancia sul pube.
È rossa di vergogna e sudata per il caldo e la concitazione.
L'Alina, invece non vedo.
Ma mi stringe lo scroto quasi dolorosamente. E sento ogni tanto che spinge la sua lingua contro il mio affare.
Per cui, provo a uscire.
Lei me lo imbocca e me lo succhia avidamente.
Poi lo prende con due dita e lo rimette di nuovo nella passera dell'amica.
Adesso sono davvero in gran tiro.
La schiena mi fa un male cane, è vero, e forse è colpa della tensione e dell'erezione prolungata.
Faccio abbassare un po' il sedere della Monica e mi allungo a baciarla.
Lei torce la testa e mi ricambia.
Poi, le spingo il viso contro il pube dell'Alina.
Lei le dà una lappatina titubante.
Le stringo la nuca, pompando sempre più forte.
Finalmente si decide. Apre la patatina dell'amica con due dita e ci ficca dentro la lingua.
Ti sborro in bocca, muggisco all'Alina.
Ok, risponde lei con voce arrochita emergendo.
La morettina ha le natiche tremanti. E ansima un pochetto.
Probabilmente è solo scena, ma si va a puttane per essere ingannati.
Anche l'Alina stringe le gambe intorno alla testa dell'amica mugolando.
Adesso! Bramisco.
Esco con un rumore di risucchio e lei mi strappa via il preservativo.
E, mentre comincio a venire, lo imbocca.
Si vede che non è abituata, perché non tira e non usa la lingua.
Ma la prende tutta.
Porca puttana! Era dai tempi della Cristina russa che non mi capitava di venire tanto copiosamente scopando.
Finisco con un gemito di liberazione e mi accascio sopra le due, ancora allacciate.
Ma penso alla biondina e alla sborra che ha in bocca. Per cui, prendo un fazzolettino e glielo allungo.
C'è una scatola sul comodino.
Lei ci sputa dentro il bolo bianchiccio e poi si mette le mani in faccia per nascondere la vergogna.
Anche l'altra sembra parecchio imbarazzata.
Si tira via dinoccolata e si gira a sorridermi torva.
Poi, va in bagno sgambettando.
La sento aprire il getto della doccia.
Mi stendo di fianco all'Alina e le tiro via le mani dalla faccia.
È arrossita e madida di sudore.
La bacio sulle labbra.
Sono sporca, obietta.
Fa lo stesso, l'assicuro.
E le infilo la lingua tra le labbra.
Mentre ci baciamo, le tocco al patatina delicatamente.
Lei stringe le gambette e mugola appena.
Non capisco se le piace o se le dà fastidio. Ma non si tira via.
Scendo a baciarle il seno.
Devo sciacquarmi la bocca, dice flebile.
Si alza e scappa anche lei in bagno.
La sento aprire il rubinetto e scatarrare.
Ma torna subito.
Guarda la sveglia, ormai l'ora è passata.
Ma torna a stendersi al mio fianco.
Tanto, la sua amica si sta ancora lavando.
Dopo, probabilmente, lo farà lei.
Non era mai successo prima, ribadisce.
Arrossisce di nuovo.
La tua amica è venuta, dichiaro.
Come fai a saperlo? Chiede lei curiosa.
Non so, ammetto, solo una sensazione. Ma credo sia venuta, mentre la leccavi.
Non l'avevo mai fatto, ribadisce pensierosa.
Vai a lavarti anche tu, propongo.
La ragazzina annuisce titubante.
Dici che devo andare? Chiede conferma.
Certo, sussurro.
Io non sono venuta, dichiara seria.
Appunto, insisto.
Si alza un po' disorientata.
Non sembra ancora convinta.
Eri eccitata? Chiedo evidente.
Lei fa una smorfia poco convinta.
Poi, alza le spalle e va in bagno.
Mentre chiude la porta, lascio altre cinquanta carte sulla scrivania e mi infilo tra le lenzuola.
Sono vecchio e stanco.
La doccia scroscia ipnotica. E sento appena il borbottio della loro conversazione.
Avrei voglia di fumare, ma il sopore supera ogni desiderio.
Per cui, mi stendo meglio e mi addormento quasi subito.
Soddisfatto per aver compiuto anche oggi il mio dovere.
E finalmente sereno.
Sereno
Va bene accetto, il mio hotel è dall'altra parte della strada.
La biondina annuisce. L'altra sembra meno convinta. Forse non abbiamo pattuito abbastanza. O più probabilmente non ha capito bene.
Nel Mac di via XX settembre alle dieci e mezza di domenica c'è quasi nessuno.
Anche se non sono tappate troppo zoccole, le due sono evidentemente puttane.
Non so se dipenda dagli stivali taccuti, dai jeans attillatissimi o dalle corte giacche a vento con il collo di pelo finto. Forse dall'insieme di tutte queste cose.
Non sono neppure truccate sfacciate.
Poco prima c'era un certo pieno. E si erano sedute al mio stesso tavolo, chiedendo permesso con un sorriso storto.
Ero arrivato a Porta Principe verso le nove, ormai tardi per andare a cena in un ristorante serio.
Tipo il Genio, il mio preferito. Per cui, ero entrato con l'idea di prendere qualcosa e portarmela su, per mangiarmela in stanza. Tanto, non avevo neppure tanto appetito.
Ma poi, avevo ceduto alla stanchezza e al freddo che mi attanagliava le ossa.
E mi ero seduto in un angolo, a mangiare svogliatamente e leggere i messaggi sull'I-pad.
Poi, le ragazze si erano sedute e mi avevano sorriso.
Avevo fatto loro qualche domanda e, prima ancora che loro finissero il loro panino, ci eravamo riconosciuti come appartenenti allo stesso sotto mondo, anche se con ruoli diversi.
C'era voluto poco, per avviare la contrattazione.
Due OTR di ritorno dal lavoro, che forse non avevano guadagnato molto, visto che ora si accontentano di tre urbani per un'ora. Tutte e due.
Non ho tanto tempo. Domattina devo essere all'università per le dieci. Da quando abbiamo vinto l'appalto per il sistema informativo di un ministero, non faccio altro che girare per l'Italia.
Sono ormai vecchio per queste cose, ma pare non ci sia nessun altro in grado di impostare il lavoro. E impostare il lavoro è molto più della metà dell'opera.
Per cui, le prime due riunioni le faccio sempre io. La prima, come questa volta a Genova, da solo. La seconda con uno dei ragazzi dell'ufficio sviluppo.
Bene, sospiro, andiamo, avete i documenti?
Certo, fa la biondina.
Che dice di chiamarsi Alina. E che prima mi ha dato la mano presentandosi.
Si era tolta gli spessi guanti di lana e aveva la pelle arrossata e ruvida.
L'altra non parla quasi italiano. Ma è sicuramente molto gnocca. Alta, mora, con gli occhi chiari.
Monica.
Mi avvio e le due mi seguono nel vento gelido che spazza il corso.
L'Alina si infila una berretta di lana, mentre aspettiamo che venga il verde al passaggio pedonale.
L'altra si tira su il cappuccio della giacca a vento.
Rare macchine passano sull'asfalto lucido, sollevando baffi di pioggia dalle pozzanghere.
Nessuna delle due sembra tranquilla. Prima mi hanno detto che di solito lavorano in strada.
Ma neppure io sono tanto calmo.
Non è la prima volta che mi porto una ragazza in hotel. Ma in questo caso potrebbe essere più imbarazzante.
Intanto sono due. Poi, non conosco questo posto.
Per non dare adito a nessuna illazione, pagherò di tasca mia la camera. Tanto non costa tanto.
E 'fanculo l'ufficio cassa.
La biondina mi sorride stentata, mentre aspettiamo.
Sì, è nervosa e preoccupata.
Prima mi ha detto di avere diciannove anni. E di essere qui da sei mesi.
Ma parla abbastanza bene.
Si capisce al primo sguardo che non ha tanta esperienza.
E l'altra ancora meno.
Attraversiamo il corso e ci infiliamo in una stradina, tra un parcheggio e una piazzetta. L'albergo è proprio in angolo.
Fa molto più freddo che a Bologna. E cade pioggia gelida a raffiche irregolari.
Entro nell'atrio caldo e luminoso. La luce gialla allude a promesse di comodità.
La biondina mi si affianca, sorridendo incoraggiante. L'altra rimane dietro.
Ho una prenotazione, annuncio nascondendo l'imbarazzo.
E allungo al portiere la stampa della ricevuta di Booking.
Il tipo si tira gli occhiali sopra il naso e considera la faccenda.
Una sessantina scarsa, aria scafata e barba disordinata di qualche giorno.
Qui dice una doppia uso singolo, obietta, non una tripla.
Prende comunque la chiave della 33 e la poggia sul bancone.
Ehm, balbetto, le mie amiche salgono solo per qualche minuto.
Ok, fa lui, ho bisogno dei documenti di tutti.
Gli allungo la mia carta. E lui la mette subito nella casella da dove aveva preso la chiave.
La pupa Alina ha già preparato il passaporto.
Fa caldo nella hall. E lei si abbassa la cerniera della giacca a vento, rivelando un maglioncino scollato sopra un seno assai appetitoso.
Forse lo fa solo per distrarlo.
Lui prende il documento, come si trattasse del pitale di un lebbroso e controlla nomi e date.
Alza il naso interrogativo verso la Monica.
La bimba gli dà una fotocopia, che lui considera annasando.
Non si legge la data di nascita, “signorina” Balan.
La ragazzina lo guarda senza capire.
E l'altra le spiega in romeno la questione.
Mi faccio consegnare il foglio e ci guardiamo insieme.
In effetti, la data di nascita è semi nascosta da una piccola macchia.
Il documento è moldavo.
Ok, mi dico. Calma.
La tua amica non ha l'originale? Chiedo all'Alina.
Lei scuote la testa.
Ci deve essere dietro la solita storia torbida di semi sfruttamento.
Inutile indagare.
La data di nascita è nell'incomprensibile formato dei paesi dell'est.
Vabbé, si capisce che almeno è nata nel secolo scorso.
È del novantasei, opino mostrando evidente il foglio al portiere.
Uhm, perplime il desso, secondo me è un novantotto.
Comincio a innervosirmi sul serio.
Le due ragazzine, intanto, si dicono cose incomprensibili a bassa voce.
La biondina sembra sempre più tesa.
Eravamo a scuola insieme, dichiara, abbiamo la stessa età.
Il tipo ricontrolla il passaporto romeno dell'Alina.
Ma siete di paesi diversi, obietta con aria sorniona.
Lei è venuta con la sua famiglia a Braila, precisa, quando c'è stata la guerra.
È una balla, ovviamente, la guerra civile è finita almeno cinque anni prima che le due bimbe venissero al mondo.
Ma il tipo non deve conoscere tanto bene la storia.
A dar retta al mio stato d'animo, mollerei immediatamente le due stronzette.
Non voglio incasinarmi con una minorenne. Magari non si finisce in galera, ma sono sempre guai.
E questo tipo sembra piuttosto tignoso.
Mi apro pure io il loden, sempre più accaldato.
E ricontrollo la fotocopia stropicciata.
Guardi su Facebook, propone la biondina con aria angelica.
L'uomo sorride. E pure, io avendo constatato le altre cifre della data di nascita.
Va bene, annasa nuovamente, lo farò, “signorina”.
Probabile che si farcisca il naso. Il suo raffreddore è un pochino sospetto.
Scrive i nomi su una formulario e mi consegna le chiavi.
Allunga il passaporto all'Alina e ci indica l'ascensore sulla sinistra.
Le rendo la sua carta dopo la registrazione, precisa.
Intanto, entra una coppia di anziani turisti stranieri.
E ne approfittiamo per smammare.
Appena siamo in ascensore, l'Alina si fa aria con una mano.
Anche l'altra si toglie la giacchina a vento e sbuffa.
Saliamo al terzo e troviamo subito la stanza.
È una standard da tre stelle, niente di ché. Ma è abbastanza grande e confortevole.
Le due bimbe si tolgono gli stivali e si massaggiano i piedi gonfi.
Anch'io mi metto comodo.
Chiamo mia moglie e le dico che sono arrivato, che sono stanco e che ci sentiamo domattina.
Anche lei è stanca. Domattina deve essere a Roma per una causa.
Facciamo una doccia, propongo dopo aver chiuso la conversazione.
Ok, fa la biondina.
L'altra le dice qualcosa.
Prima i soldi, aggiunge.
Ok, mi rassegno.
Avevo deciso che se non me li avessero chiesti prima, avrei dato loro 200 carte.
Poggio tre rosa sulla scrivania e comincio a spogliarmi.
La Monica si siede sul letto e accende la televisione a basso volume.
Traffica con il telecomando alla ricerca di un programma potabile.
L'Alina, più intraprendente, si è già quasi del tutto sbucciata.
Mi aspetta per togliersi anche la biancheria e andare in bagno.
Le faccio segno che voglio anche la sua amica. E lei le dice qualcosa.
La Monica si alza svogliatamente e comincia a svestirsi, continuando a guardare MTV.
Io e l'altra entriamo in bagno, apro l'acqua e finiamo di spogliarci.
L'Alina non è alta, ma ha del buono. Gambe tornite, culetto impertinente, una terza di tette. Un bel visino paffutello e occhi verdi. I capelli di un verosimile biondo scuro, non tanto lunghi.
Abbiamo contrattato bocca senza e figa protetto. Niente culo.
Mentre ci sfreghiamo a vicenda, arriva anche l'altra.
Si infila nella cabina con aria seria e si mette sotto il getto bollente, cercando di evitare di bagnarsi i lunghi capelli neri.
L'Alina apre una confezione di bagno schiuma e si lava il petto e le cosce. Poi si gira per bagnarsi dietro.
La morettina si tira su i capelli e se li annoda.
È uno schianto.
Sul metro e settanta, visino sottile, gelidi occhi grigi. Una seconda di seno, ma con capezzoli dritti e duri, rivolti all'insù. Sedere da velina e lunghissime gambe leggermente arcuate.
L'Alina le accarezza la schiena e le sciacqua le spalle e il ventre.
Allungo una mano a toccarla tra le gambe.
Lei sorride evasiva e mi lascia fare.
Ha una piega piccolissima, sotto il pube glabro, che trovo parecchio invitante.
E, in effetti, il mio affare reagisce.
La bimba mora me lo indica divertita.
E l'altra me lo soppesa valutativa.
Si dicono qualcos'altro nella loro lingua e ridacchiano.
Che c'è? Chiedo.
Che bene, fa la biondina, che non abbiamo detto culo. È troppo grosso.
Sorrido pure io.
Esco dalla cabina e mi asciugo.
Si va a puttane per venire sorpresi.
Anche loro escono e si passano a turno l'altro asciugamani sulla schiena e sulle spalle.
In camera fa parecchio caldo, per cui abbasso il condizionatore sul 22.
Insieme, chiede la biondina raggiungendomi, o prima una?
L'altra si sta ancora asciugando le gambe.
Insieme, preciso.
Ok, fa lei e chiama l'amica.
Sono le undici e un quarto.
Spero di evadere la pratica prima della mezza. E di farmi una bella dormita.
Sono stanco e mi fa male la schiena.
Prendo una lattina di coca dal frigo bar, mi stendo sulla coperta e le aspetto.
Discutono dalla porta aperta del bagno. Da cui esce un po' di vapore.
Mi accendo una sigaretta.
So che non sarà una grande scopata. Io sono molto stanco e le due bimbe sono evidentemente troppo inesperte per creare il clima giusto.
Ma fa niente.
Da quando non ho fidelizzate, ho imparato ad accontentarmi di prestazioni standard.
Finalmente l'Alina mi raggiunge sul letto e si inginocchia di fianco.
Mi prende il pinco con una mano e sorride.
Non ci sa tanto fare, come quasi tutte le ragazze che conosco, magari di bocca è meglio.
Le infilo una mano tra le cosce e controllo la sua cosina.
Lei allarga un po' le gambe, per facilitarmi le cose.
Che cazzo sta facendo l'altra?
Le allungo le labbra e lei me le bacia senza lingua.
Si tira via ridacchiando.
Non bene con cliente, spiega.
Avevamo detto di sì, le ricordo.
Dopo, annuisce, quando scopiamo.
Le indico il cazzo eretto.
Sembra esitare. Ma poi si decide e lo imbocca.
No, non ci sa fare neppure di bocca.
Lo lecca appena, senza succhiare e senza affondare.
La tua amica, le ricordo.
Lei emerge e mi sorride storta.
Arriva, mi rassicura.
Scuoto la testa.
È timida, precisa, si vergogna.
Preferisci che faccio lei dopo? Chiedo.
Alza le spalle.
Ormai, spiega, siamo qui.
In effetti, arriva anche l'altra.
Si stende dall'altra parte e mi guarda seria.
L'abbraccio e le allungo le labbra.
L'Alina lo imbocca di nuovo.
Questa volta ci mette un po' di saliva e scende più profondamente.
La Monica si lascia baciare senza reagire.
Le infilo la lingua in bocca e lei mi ricambia appena.
Le accarezzo un seno, insistendo sul capezzolino ritto.
Nonostante le premesse, sono eccitato.
Spingo un po' il mio affare nella boccuccia della biondina, che non dice di no.
E la morettina scosta un po' le gambe, per permettermi di toccarla.
A differenza dell'amica, è bagnatina.
Decido di fare cambio e prendo l'Alina per una spalla, per interromperla.
La tiro su e le bacio le labbra.
La Monica capisce che tocca a lei.
E scende a leccarmi la cappella.
Neppure lei ci sa tanto fare.
Mi protendo un po', per farglielo imboccare.
E lei esegue pedissequamente.
Lo sapevo, anche se sono parecchio eccitato, un senso infinito di insoddisfazione mi macera.
Spingo anche la biondina di nuovo verso il mio inguine.
E, anche se maldestramente, mi spompinano a turno.
Mi tiro un po' su, per appoggiare le spalle sulla testiera del letto. E le guardo concupiscente, sperando nel miracolo di un rigurgito di passione.
Devo ammettere che non si stanno comportando male.
Ma il senso di inutilità permane.
Finalmente la biondina mi stringe lo scroto, strappandomi un guizzo di desiderio.
E il telefono sul comodino comincia a trillare.
'Fanculo.
Pronto, biascico alla cornetta.
Mentre le due si interrompono e mi fissano con aria allarmata.
Mi scusi, fa il portiere, ma ho controllato su Facebook, come diceva la “signorina”.
E? Interrogo.
Avevo ragione io, dichiara soddisfatto, la ragazza è nata nel novantotto.
In che giorno? Chiedo avendo già controllato.
Sento l'uomo che digita sulla tastiera.
Il quattordici gennaio, precisa trionfante.
Quindi, mi inalbero, ha compiuto diciotto anni tre giorni fa. C'è altro?
L'uomo tace interdetto.
Certo, risponde riprendendosi, ehm, ha ragione.
C'è altro? Alzo la voce.
No, risponde, ma è, ecco, che mi aveva detto del novantasei.
Si sarà sbagliata, opino, la lingua, sa. Ora, mi scusi, ma ho da fare.
Certo, ehm, borbotta, mi scusi.
Mi spiace fare figure di merda.
Almeno che sia in buona compagnia.
L'Alina alza il mento interrogativa.
Niente, scuoto la testa.
Lei è giovane, si decide a confessare, ma ha l'età.
Lo so, sospiro.
Mi alzo e prendo un preservativo dalla borsa.
Non sono abbastanza in forma per un goldone cinese stretto e duro.
Mi infilo l'XL di una nota marca e mi stendo di nuovo al mio posto.
È sottile, comodo e ben lubrificato.
Faccio segno alla biondina di cominciare lei.
Mi viene sopra, si inumidisce la patatina e si abbassa lentamente.
Entra con un piccolo sforzo. E comincia a muoversi con esasperante lentezza.
Le stringo il seno e la faccio abbassare per baciarla.
È di parola, questa volta mi ricambia con la lingua.
Mi tiro contro anche l'altra e bacio anche lei.
La biondina è strettissima.
E mi basta spingere appena un po' per toccarle l'utero.
Ogni volta, sento che si irrigidisce.
Forse le fa male.
La spingo via e faccio segno alla morettina di prendere il suo posto.
Sarebbe meglio cambiare il preservativo, ma non sembrano preoccuparsi.
La Monica mi scavalca con una delle sue lunghe gambe e si impala senza tanti preparativi.
Anche lei è strettina, ma sembra più agevole.
Avevamo detto che avrebbero giocato tra di loro.
Per cui, la biondina, più professionale, si inginocchia di fianco e un po' succhia i capezzoli dell'amica, un po' mi stringe il petto.
Poi, scende a mordermi una spalle e le orecchie.
Le faccio segno di succhiare anche a me un capezzolo.
E mentre mi mordicchia anche lì, le infilo due dita nella passerina da dietro.
Ha il culo per aria, per cui è facile.
Mentre ci sono, le accarezzo anche il buchino.
Sembra elastico e rilassato.
Sale a infilarmi la lingua tra i denti. E finalmente sento un po' di caldo al ventre.
Poi si tira via e mi sorride con maggiore convinzione.
Anche l'altra scende a baciarmi.
L'Alina le infila una manina tra le gambe. E un po' mi tocca, un po' la masturba.
È scena, ma non è neppure mal recitata.
La Monica sembra averci preso gusto. È arrossita leggermente e sento un rivolino di umori vaginali scendermi sulla pancia.
Prima volta, sorride ancora imbarazzata l'Alina, insieme.
Le sorrido incoraggiante.
Da qualche minuto ho la sensazione che qualcosa sia cambiato.
Tiene ancora la mano tra le cosce dell'amica e mi fissa divertita.
Lei non è brava, ridacchia, tutti i miei clienti che vanno con lei, dicono che non sa fare.
In effetti, ammetto, tu sei più esperta.
La morettina borbotta qualcosa interrogativa.
Ma, la ignora l'altra, piace cazzo.
Ride cristallina.
Poi dice qualcosa all'amica.
L'altra risponde con un mormorio apparentemente offeso.
Dice di no, ridacchia ancora, ma piace cazzo grosso e duro.
Sembra che stiano continuando uno scherzo di cui ho perso l'inizio.
L'altra si tira via infastidita.
Meno male, la schiena mi faceva troppo male.
Faccio stendere l'Alina e le vado sopra a mission.
Ma non è comodo.
Io sono troppo alto, per lei, e non capisce che deve alzare un po' il sedere.
Per cui le metto un cuscino sotto la schiena e riprovo.
Finalmente entra tutto.
La ragazzina emette un piccolo ansito e si lascia baciare di nuovo.
L'altra si siede scontrosa contro la testiera e ci guarda con espressione schifata.
Mi allungo di nuovo a baciarle il seno e le labbra.
Così, si stende al nostro fianco.
Le prendo una mano e la spingo a toccare l'amica.
Ma non sembra dell'idea.
Le accarezza meccanicamente una tetta e ogni tanto scende a baciarle il pancino.
Approfitto di un momento in cui è alla portata, per prenderle una mano e portarmela tra le gambe.
Capisce che mi deve stringere l'affare, mentre pompo l'altra. Ed esegue senza troppa convinzione.
Sto trovando questa stronzetta un po' demotivante.
In ogni caso, procedo con irremovibile dedizione.
Ma dopo un po', esco dalla biondina e allargo le gambe alla mora.
La penetro lentamente e rimango un po' a godermi lo sfregamento della mia cappella dentro la sua patatina.
Adesso non è tanto lubrificata. Ma è comunque più comoda dell'altra.
Scopare è rito. So che non verrò.
Non è colpa solo della prostata, dipende anche dal cervello.
Vengo scopando solo con chi amo. E da cui mi sento riamato, almeno un po'.
A sessant'anni è un po' un casino, devo ammetterlo. Ma non posso farci niente.
Ho una moglie e un'amante. Con loro faccio l'amore. Il resto è vizio.
Non abbiamo parlato di CIM, prima, con queste. Ma sento che almeno la biondina potrebbe farlo.
L'Alina insiste nel manipolare la sua amica.
Quando non bacio la Monica, mi bacia lei, infilandomi la lingua fino in gola.
E nel frattempo, mi stringe le palle e ogni tanto sale a toccare il grilletto dell'amica.
Ma questa si deve essere offesa, per cui ogni volta sbuffa infastidita e borbotta cose per me incomprensibili.
L'Alina deve essere del tipo spiritoso, perché non solo continua, ogni tanto le dice qualcosa con aria sarcastica.
Dopo ti sborro in bocca, prometto.
Ok, risponde senza esitazioni, ma fanno altri 20.
Naaaa, mercanteggio, per altri 20, mi dai il culo.
See, ride lei, per il culo ce ne vogliono almeno 50. E forse neppure per 50, dopo che l'ho visto.
Ok, accetto, altri 50.
No, dai, sorride, scherzavo. È troppo grosso.
Questa tipa comincia a piacermi.
Anch'io scherzavo, confesso, il tuo culo non vale tanto.
Lei si piega a ridere e si contorce fissandomi furbetta.
Scopa lei in culo, propone, a lei piace.
Nonnò, rispondo, preferisco il tuo. Ma non vale altri 50.
La bimba alza le spalle riflettendo.
Mi tiro via e faccio mettere la morettina su un fianco.
Sento che mi sto un po' ammosciando. Forse avrei dovuto prendere un aiutino chimico.
Ma prima non ci ho pensato. E adesso è troppo tardi.
Mi tiro su il preservativo, che si era leggermente sfilato.
Anche se non marmoreo, il mio affare tiene.
Le entro a sponda fino alle palle, mentre inarca la schiena.
Le ho strappato un breve mugolio di sorpresa.
E un successivo lungo ansito di rilassamento.
Perché non la baci? Le chiedo.
La morettina si tiene una tetta, ad occhi chiusi.
Forse pensa che sia il suo moroso a scoparla.
In ogni caso, un guizzo di eccitazione mi irrigidisce la schiena.
Non so, confessa titubante la biondina, non lo abbiamo mai fatto.
Ti piacciono le donne? Insisto.
Non so, mormora, non ho mai provato. Non mi eccita l'idea.
Anche a te piace il cazzo, sorrido.
Sì, ammette.
Mi guarda seria.
Cioè, precisa, mi piacciono gli uomini, non so.
Certo, le ricambio il sorriso, stavo scherzando.
Anche se titubante, avvicina il viso a quello della morettina.
Le accarezza una guancia e le sfiora le labbra con le sue.
L'altra apre gli occhioni grigi e le sorride appena.
Le dice qualcosa e richiude gli occhi.
La biondina allunga un altro bacino all'amica.
Poi si mette supina e si infila un dito nella passerina.
Vuoi che mi tocco, intanto? Chiede.
Alzo le spalle.
Se ti va, mormoro.
Anche lei fa una smorfia incurante.
Siamo qui per te, mormora.
Cosa ti ha detto la tua amica? Investigo.
Che ce l'hai grosso, risponde, e che le piacerebbe a pecora.
Così non mi vede, annuisco, ok.
Mi tiro su e faccio girare l'amica.
Lei si mette in ginocchio e allarga le gambe.
Io gliele chiudo, la faccio un po' arretrare. E la penetro di nuovo, stando in piedi sullo scendiletto.
Lei spinge indietro il sedere abbastanza convinta.
Accidenti, mi dico, ma è bagnata davvero.
Le tocco il buchino scuro. Mi inumidisco un dito e glielo infilo tutto dentro.
Contro ogni aspettativa, comincio ad essere ingrifato sul serio.
La ragazza mi lascia fare. Spinge ancora indietro il sedere, imponendo il suo ritmo alla scopata.
La biondina sembra sorpresa quanto me.
Che troia, borbotta.
Si alza e va a sorseggiare dalla mia lattina sul comodino.
Poi torna a mettersi a pecora di fianco all'amica.
Le sfiora di nuovo le labbra, mentre le infilo una mano tra le natiche.
La radio sveglia annuncia la mezzanotte.
Non c'è più tanto tempo.
Sto pensando di uscire dalla Monica e inforcare l'Alina.
Ma la biondina si alza di nuovo.
Mi sorride e beve un altro sorso di coca.
Dici che devo? Mi chiede incerta.
Certo che sì, confermo.
Alza le spalle con aria intrigante e si infila sotto l'amica a sessantanove.
La Monichina le poggia le tette sul pancino. E una guancia sul pube.
È rossa di vergogna e sudata per il caldo e la concitazione.
L'Alina, invece non vedo.
Ma mi stringe lo scroto quasi dolorosamente. E sento ogni tanto che spinge la sua lingua contro il mio affare.
Per cui, provo a uscire.
Lei me lo imbocca e me lo succhia avidamente.
Poi lo prende con due dita e lo rimette di nuovo nella passera dell'amica.
Adesso sono davvero in gran tiro.
La schiena mi fa un male cane, è vero, e forse è colpa della tensione e dell'erezione prolungata.
Faccio abbassare un po' il sedere della Monica e mi allungo a baciarla.
Lei torce la testa e mi ricambia.
Poi, le spingo il viso contro il pube dell'Alina.
Lei le dà una lappatina titubante.
Le stringo la nuca, pompando sempre più forte.
Finalmente si decide. Apre la patatina dell'amica con due dita e ci ficca dentro la lingua.
Ti sborro in bocca, muggisco all'Alina.
Ok, risponde lei con voce arrochita emergendo.
La morettina ha le natiche tremanti. E ansima un pochetto.
Probabilmente è solo scena, ma si va a puttane per essere ingannati.
Anche l'Alina stringe le gambe intorno alla testa dell'amica mugolando.
Adesso! Bramisco.
Esco con un rumore di risucchio e lei mi strappa via il preservativo.
E, mentre comincio a venire, lo imbocca.
Si vede che non è abituata, perché non tira e non usa la lingua.
Ma la prende tutta.
Porca puttana! Era dai tempi della Cristina russa che non mi capitava di venire tanto copiosamente scopando.
Finisco con un gemito di liberazione e mi accascio sopra le due, ancora allacciate.
Ma penso alla biondina e alla sborra che ha in bocca. Per cui, prendo un fazzolettino e glielo allungo.
C'è una scatola sul comodino.
Lei ci sputa dentro il bolo bianchiccio e poi si mette le mani in faccia per nascondere la vergogna.
Anche l'altra sembra parecchio imbarazzata.
Si tira via dinoccolata e si gira a sorridermi torva.
Poi, va in bagno sgambettando.
La sento aprire il getto della doccia.
Mi stendo di fianco all'Alina e le tiro via le mani dalla faccia.
È arrossita e madida di sudore.
La bacio sulle labbra.
Sono sporca, obietta.
Fa lo stesso, l'assicuro.
E le infilo la lingua tra le labbra.
Mentre ci baciamo, le tocco al patatina delicatamente.
Lei stringe le gambette e mugola appena.
Non capisco se le piace o se le dà fastidio. Ma non si tira via.
Scendo a baciarle il seno.
Devo sciacquarmi la bocca, dice flebile.
Si alza e scappa anche lei in bagno.
La sento aprire il rubinetto e scatarrare.
Ma torna subito.
Guarda la sveglia, ormai l'ora è passata.
Ma torna a stendersi al mio fianco.
Tanto, la sua amica si sta ancora lavando.
Dopo, probabilmente, lo farà lei.
Non era mai successo prima, ribadisce.
Arrossisce di nuovo.
La tua amica è venuta, dichiaro.
Come fai a saperlo? Chiede lei curiosa.
Non so, ammetto, solo una sensazione. Ma credo sia venuta, mentre la leccavi.
Non l'avevo mai fatto, ribadisce pensierosa.
Vai a lavarti anche tu, propongo.
La ragazzina annuisce titubante.
Dici che devo andare? Chiede conferma.
Certo, sussurro.
Io non sono venuta, dichiara seria.
Appunto, insisto.
Si alza un po' disorientata.
Non sembra ancora convinta.
Eri eccitata? Chiedo evidente.
Lei fa una smorfia poco convinta.
Poi, alza le spalle e va in bagno.
Mentre chiude la porta, lascio altre cinquanta carte sulla scrivania e mi infilo tra le lenzuola.
Sono vecchio e stanco.
La doccia scroscia ipnotica. E sento appena il borbottio della loro conversazione.
Avrei voglia di fumare, ma il sopore supera ogni desiderio.
Per cui, mi stendo meglio e mi addormento quasi subito.
Soddisfatto per aver compiuto anche oggi il mio dovere.
E finalmente sereno.