PT ESTERO – Cap. I – HEAVEN & HELL
Ci siamo preparati a tutto, siamo pronti al peggio, attrezzati fino ai denti
contro la pioggia ed ovviamente di conseguenza ci aspettavamo che
avremmo avuto a che fare col fango, ma non così…
Un mare di fango che una volta era un parco ci attende al varco, noi e
un’orda di migliaia di fedeli pronti all’estremo sacrificio per rendere omaggio
ai loro demoniaci Dei.
Io ed il socio ci avviamo timidamente calcolando e soppesando ogni passo
alla ricerca del punto meno profondo ma quando ci ritroviamo in un ginocchio
di fango perdiamo ogni inibizione e cominciamo a nuotare a grandi bracciate
nella marea melmosa prima che cominci il grande rito senza di noi… prima
che l’inferno si scateni in tutta la sua potente magnificenza senza di noi
come testimoni.
Gli Alice In Chains esplodono con “Rain When I Die”, come a svelare un oscuro
presagio che incombe su di noi, ma per il momento non piove e noi in silenzio,
incrociando le dita, facciamo finta di non averlo notato.
Li ricordavo più magici, più coinvolgenti; li ricordavo ipnotici nel loro periodo
migliore, splendenti del grande carisma del compianto Layne, ma tutto sommato
non sono male, anzi… ad essere proprio onesti anche con sé stessi, sono proprio
ancora dei grandi e sanno certamente cosa significhi trasmettere emozioni forti
e profonde alla propria audience.
Grandi A.I.C., la vostra stella più splendente ora brilla nel cielo e non più sul palco
assieme a voi, ma siete stati e siete ancora dei grandi…
L’aspettativa è alta e l’emozione anche (nonostante il Witch cerchi di fare il duro
dissimulando al proprio meglio la tensione generata dalla novità).
Un po’ di peripezie per arrivare, ma chi ci ferma a noi? Non certo qualche goccia
o una troia di voce registrata che rema contro in tutti i modi possibili e non.
Troppe ne abbiamo di gocce noi al nostro arco… o erano frecce?
Fa niente, quando cominceremo a sparare tirate fuori tutti gli impermeabili che
avete perché:… I think it’s gonna rain (ehe-ehe-eheheiiiii, uwhohoa) when I fuck!
Dopo un primo veloce apprezzamento della struttura che si fa notare per il suo
gusto per l’eccesso rimaniamo un po’ interdetti apprezzando invece le ancelle ivi
presenti, che mediamente a parere del sottoscritto e del mugugnante Witch che mi
è diventato tutto d’un tratto un buongustaio, dimenticando i suoi trascorsi
necrofiliaci, sono nettamente inferiori alle aspettative e cominciamo a stilare una
serie infinita di difetti fisici, che in seguito si attenueranno guardando con occhio
più trombino e meno sondino… ma comunque mi aspettavo nettamente di più!
Poi quando comincia a salirti il colpo in canna l’indole da esteta comincia a lasciare
posto a quella da animale affamato e visto che pare che chi cerchi di solito trovi
comincio ad annusare le varie prede in cerca di quella più succulenta…
Irrompono sul palco come un uragano gli Slayer ed incuranti di tutti cominciano
a mitragliare la platea con riffs sanguinose e latrati acchiaccianti che spesso però
prendono le sembianze di vagiti un po’ isterici, ma poco male, tanto a coprire il tutto
(compreso sé stesso) ci pensa il buon vecchio Dave Lombardo che non appena
comincia a scalciare di doppia cassa oscura tutto il resto trasformando praticamente
quasi tutta l’ora a loro disposizione in una mirabile ma confusionaria dimostrazione
di potenza sismica che mi fa vibrare anche le due ultime gocce di sperma rimastemi
nello scroto da ieri… la platea è in visibilio, io sono basito… se ci fossi stato io sul
palco a massacrare una B.C. Rich, a parte per i 100 kg. di differenza non se ne sarebbe
accorto nessuno, ma chi mai oserebbe contestare qualcosa a cotanta indiscutibile
presenza scenica? Nessuno di certo, ed io mi adeguo sperando in risvolti migliori in
seguito.
Vari tentativi disperati di pogo si susseguono nel mezzo metro di melma che ci
risucchia ed ogni tanto qualcuno scompare alla vista… verranno ritrovati diversi
anni dopo per lavori eseguiti nell’area, perfettamente conservati sotto uno strato di
terra con un ghigno disegnato sul volto nell’atto di un pogo infinito.
Arriva il momento anche del grandissimo ed inimitabile Dave Mustaine con i suoi
Megadeth. Il suono continua ad essere soffocato da una preponderanza di bassi
provenienti dalla grancassa della batteria anche se in misura minore rispetto a prima,
lui a tratti sembra rantolare più che esprimersi nel suo inconfondibile cantato malato
e perverso, ma la prestazione strumentale è al top ed ognuno dei quattro lascia tutti
estasiati, compreso me che intanto cerco di non lasciarmi sopraffare dalle sabbie
mobili che mi inghiottiscono.
Grandissimo come sempre Dave Mustaine, e grandi anche gli Slayer, penalizzati
solamente da una regia del suono degna di una festa parrocchiale e non certo per
colpa loro. Certo, il tempo passa per tutti, non solo per me ed i segni dei vari
acciacchi dovuti all’età si fanno sempre più evidenti su tutti loro ma la bandiera
ancora è affidata a questo manipolo di eroi, nessun altro è degno di brandirla
ancora, quindi c’è poco da lamentarsi,
in fondo… …ancora non ha cominciato a piovere (se non sangue)…
Il socio mi torna raggiante dopo il primo match della giornata che ha consumato
assieme ad una moracciona turca che tutto può essere tranne che il famoso cesso
che andava tanto di moda una volta. Quindi è vero che alla fine chi cerca trova
e quindi anche io, seppur dubbioso nel profondo, mi lascio catturare da una
magnifica Dea magiara che mi farà trascorrere una mezzora piacevole seppur
priva di quel qualcosa in più che ti incide un segno nella memoria.
La sua prova, anche se a tratti poco sentita, mi lascia piacevolmente divertito
dal mood pornografico da film che lei imprime:
“ fuck me baby… yeah… uh yeah… fuck me baby, like this… yeah baby…
Harder baby, ooohhh… fuck me baby…”
Un’interpretazione notevole con tanto di sguardo assatanato dritto nel tuo,
mentre digrigna i denti sputazzando ad ogni “fuck” per l’intensa salivazione
scenica.
Tutto sommato non una delusione anche se speravo in più coinvolgimento,
eppoi la stratosferica bellezza mora e la perfezione di quel fisico completamente
ed assolutamente naturale (cosa rara là dentro) avrebbero obnubilato
qualsiasi mente, quindi perché non la mia che è certamente suscettibile a questo
tipo di fascino, e sorpreso in un bagno di sudore… comincia a piovere…
Il fango supera abbondantemente il limite degli scarponi, si insinua all’interno
riempiendoli, li ricopre esternamente facendoli diventare pesanti almeno 5 kg.
ognuno. Ogni passo è come tentare di smuovere una montagna, è difficile e
doloroso anche solo il semplice rimanere in piedi in equilibrio. Le scarpe si
incollano talmente forte dentro il manto fangoso che non è raro vedere qualche
sfigato che ha perso una delle due scarpe nella melma senza più ritrovarla,
certo è che presentarsi ad un evento del genere con quelle condizioni meteo
annunciate da tempo in scarpette ginniche è come voler tentare la scalata
all’Everest con ai piedi un grazioso paio di ballerine col fiocchetto sulla punta.
Un capannello di froci incalliti dietro di noi si sta esaltando per il gruppo di
turno talent-free senza storia e senza nome che su di noi scivola via indifferente.
“guardalo che bello che è! …Yeeeeaaahh, quanto me lo farei… siiiii…
picchiamelo nel culoooo!!!...”
mi sposto e mi piazzo davanti al Witch facendomi scudo con lui, meglio non
averceli dietro dei tipi così… poi ci ripenso …meglio non avere nemmeno il
Witch dietro, che conoscendolo si sa mai!...
Giri e rigiri, squadri e risquadri, ti aspettavi decisamente di meglio.
frotte di culettini piatti e smunti senza un briciolo di personalità, silicone a
chilate appiccicato li spesso in modo approssimativo che pare che se non hai
almeno una quinta non sei una donna, ventenni toniche come budini alla
vaniglia, che ad occhio una delle più sode era una simil Brigitte Nielsen
presumibilmente tettesca che ha ormai irreversibilmente preso la via per i
quaranta e li raggiungerà tra non molto, ma fisicamente per quanto riguarda
la tonicità dà diversi giri alle sue colleghe più sbarbine, ma io non ho il coraggio
di avvicinarla perché il genere sergente Hartmann in camera da letto non è che
mi attiri molto.
Se ci sono nella massa delle belle fighe? Oh, certo che ci sono, ma si rivelano
immancabilmente rumene, ed io prima di partire ho fatto un fioretto e mi sono
ripromesso di evitarle come la peste che di inculate se ne prendono già
abbastanza a casa e non occorre andarsele a cercare anche al Globe.
Spettacolini lesbo sul palco centrale, passerizzazioni sui divanetti, ingroppamenti
nella piscina, pompe open-air, Prolasso che balla nudo come un verme davanti al
bar mentre la sacca dei suoi coglioni che gli arriva alle ginocchia scandisce il tempo
come il pendolo di un orologio antico, ma l’uccello non sembra più in grado di
poter fare “cucù”.
Il Witch mi si acciglia un po’, ferito nell’orgoglio nel constatare che in quanto a
devianze e perversioni qui c’è chi gli tiene testa, e comincia a meditare un’azione
estrema…
Contro ogni pronostico ed a dispetto dell’inesorabile spirale discendente che li
aveva imprigionati ecco la grande sorpresa.
Sembra che il tempo per Hetfield e soci abbia cominciato a riavvolgersi, riportandoli
vicini allo splendore dei bei tempi, forse complice la scaletta quasi esclusivamente
incentrata sui vecchi cavalli di battaglia e che trascura completamente la produzione
del loro periodo più buio.
Ma una cosa è certa: i Metallica sono tornati di prepotenza e James Hetfield è in una
forma smagliante e tiene tutto il pubblico per le palle.
Se si trascura la solita performance del solito povero, piccolo, tenero (frocio? Mah…
Direi più probabilmente asessuato) Lars Ulrich che nonostante gli ormai quasi
trent’anni di permanenza nella band non ha ancora imparato a tirare due colpi due
di doppia cassa in sincrono e che riesce a scappellare nella ormai ultra suonata
Creeping Death, se si trascura questo dicevo la performance dei “Four Horsemen” è
stata grandiosa ed all’altezza del loro blasonato nome.
Certo, si sente un po’ la mancanza del basso che dopo la dipartita del tanto apprezzato
Jason Newsted non fu mai rimpiazzato lasciando un buco sonor….
Come?
Il bassista c’era?
E dov’era? Cazzo, io ero lì davanti per tutto il tempo e non mi sono mosso,
ma non l’ho visto…
Si si, ora che mi ci fai pensare ho visto diverse volte un orangutan agitarsi e zampettare
qua e là con una clava nelle mani, ma pensavo facesse parte della coreografia.
Comunque, al di la di tutto, maestosi Metallica con un concerto memorabile che non
sfigura affatto davanti a quello meraviglioso che ricordavo di loro ai bei tempi,
quando ancora non avevo sempre un dolorino nuovo che spuntava da qualche parte
e James Hetfield aveva i capelli lunghi.
Dopo di loro, il nulla!
Ci sarebbe stato ancora qualche gruppetto pregevole degno dell’ascolto che si sarebbe
esibito da li a poco, ma ormai perché andare ancora in cerca di emozioni, quando con
loro si era gia respirato il ribollire dell’inferno metallico in una delle sue più grandi
espressioni?
Perché cercare di mescolare il sacro col profano?
Meglio chiuderla qui, un degno epilogo di una dura crociata che ha messo alla prova
la nostra resistenza fisica alle intemperie, e soprattutto a dura prova la nostra fede.
Alla fine, stremati, con immane sforzo riemergiamo dall’inferno di fango che ci ha
divorati e tenuti prigionieri per più di nove ore, distrutti nel fisico ma appagati
nell’anima…
… e non ha nemmeno piovuto!
Quando senti la delusione e l’insoddisfazione latere in te, perché tutto ti aspettavi
tranne che essere circondato prevalentemente da gitane transilvane che sono più un
guaio che una benedizione perché sono portatrici di un livello prestazionale quasi
sicuramente mediocre, e continui a girare e rigirare in cerca della perla che possa
esserti sfuggita improvvisamente ti appare un angelo, che accogliendoti nella sua
dorata aura ti eleva al piano superiore mostrandoti cos’è il Paradiso.
Samira, un po’ turca un po’ polacca, meravigliosa e splendente… una visione.
Per mezz’ora divento solo suo, e lei diventa solo mia. Un’unione magica che
rimarrà scolpita indelebile nella mia memoria. Un turbinio di sensazioni ed
emozioni che mai avrei sperato di provare lì quella sera, ma lei è arrivata e mi ha
rapito…e dopo di lei, il nulla!
Intanto il maialone del Witch, stuzzicato dal mio racconto dell’interpretazione
da regina del porno della magiara di cui sopra, e pronto a dimostrare che la sua
spregiudicatezza non è seconda a nessuno decide di spingersi oltre destreggiandosi
come attore protagonista in una performance pubblica nel cinema porno, come
prova generale per il suo ingresso nel business, assieme ad una bionda molto carina
che si spaccia per russa, vergognandosi della sua rumenità… che avesse nasato
qualcosa prima in seguito al mio gentile, ma risoluto diniego?
Ancora sospeso a mezz’aria io ed inneggiato dalla folla dei suoi nuovi fan tedeschi
il Witch, ci immergiamo nelle calde e ribollenti acque dell’idro per riaverci un’attimino
e meditare la prossima mossa.
Io ancora rapito in un sogno cerco instancabilmente una nuova ancella, degna di
succedere all’angelo di prima, mentre il depravato (che inutilmente cercherà di
obbiettare di non esserlo) cerca una volontaria per girare il sequel del pornazzo
precedente che ha avuto così tanto successo… e la trova, una nera tanto carina
e con un culo che pareva un oracolo.
E mentre lui di nuovo da spettacolo nel cinema porno, dove gli avventori sono
diminuiti data l’ora tarda, io raggiungo un nuovo stato di consapevolezza.
Ci sarebbe anche stata qualche altra ragazza meritevole delle mie attenzioni
(e dei miei soldi ovviamente) ma ormai perché andare ancora in cerca di emozioni,
quando con Samira avevo gia assaporato un angolo di Paradiso?
Perché voler mescolare a tutti i costi il sacro col profano solo per l’orgoglio
di un freddo numero?
Meglio chiuderla qui, un degno epilogo di una giornata passata lontani dalla cruda
realtà di tutti i giorni, a cullarci tra le braccia di splendide fanciulle (che in realtà,
a parte qualche caso, sono meno splendide di quanto ci si aspetti) in un’atmosfera
surreale fatta di corpi nudi che ondeggiano al suono delle solite quattro canzoncine di
merda, nell’intento di attirare su di sé la tua attenzione di puttaniere spendaccione che
non ne ha mai abbastanza… Vergognati!
Alla fine, paghi della giornata trascorsa ci ritiriamo consci della difficile prova che ci
attende per il giorno seguente, che se il Witch non dorme almeno otto ore mi diventa
una checca isterica e poi non mi lascia vivere.
Un ultimo scroscio di pioggia ed è tornato il sereno… per ora!
PS: caro Lars, con tutti i soldini che hai guadagnato in questi anni cosa ne diresti di
prendere qualche lezione privata, soprattutto per la gestione della doppia cassa?
Sarebbe ora no?... Meglio tardi che mai!
Ci siamo preparati a tutto, siamo pronti al peggio, attrezzati fino ai denti
contro la pioggia ed ovviamente di conseguenza ci aspettavamo che
avremmo avuto a che fare col fango, ma non così…
Un mare di fango che una volta era un parco ci attende al varco, noi e
un’orda di migliaia di fedeli pronti all’estremo sacrificio per rendere omaggio
ai loro demoniaci Dei.
Io ed il socio ci avviamo timidamente calcolando e soppesando ogni passo
alla ricerca del punto meno profondo ma quando ci ritroviamo in un ginocchio
di fango perdiamo ogni inibizione e cominciamo a nuotare a grandi bracciate
nella marea melmosa prima che cominci il grande rito senza di noi… prima
che l’inferno si scateni in tutta la sua potente magnificenza senza di noi
come testimoni.
Gli Alice In Chains esplodono con “Rain When I Die”, come a svelare un oscuro
presagio che incombe su di noi, ma per il momento non piove e noi in silenzio,
incrociando le dita, facciamo finta di non averlo notato.
Li ricordavo più magici, più coinvolgenti; li ricordavo ipnotici nel loro periodo
migliore, splendenti del grande carisma del compianto Layne, ma tutto sommato
non sono male, anzi… ad essere proprio onesti anche con sé stessi, sono proprio
ancora dei grandi e sanno certamente cosa significhi trasmettere emozioni forti
e profonde alla propria audience.
Grandi A.I.C., la vostra stella più splendente ora brilla nel cielo e non più sul palco
assieme a voi, ma siete stati e siete ancora dei grandi…
L’aspettativa è alta e l’emozione anche (nonostante il Witch cerchi di fare il duro
dissimulando al proprio meglio la tensione generata dalla novità).
Un po’ di peripezie per arrivare, ma chi ci ferma a noi? Non certo qualche goccia
o una troia di voce registrata che rema contro in tutti i modi possibili e non.
Troppe ne abbiamo di gocce noi al nostro arco… o erano frecce?
Fa niente, quando cominceremo a sparare tirate fuori tutti gli impermeabili che
avete perché:… I think it’s gonna rain (ehe-ehe-eheheiiiii, uwhohoa) when I fuck!
Dopo un primo veloce apprezzamento della struttura che si fa notare per il suo
gusto per l’eccesso rimaniamo un po’ interdetti apprezzando invece le ancelle ivi
presenti, che mediamente a parere del sottoscritto e del mugugnante Witch che mi
è diventato tutto d’un tratto un buongustaio, dimenticando i suoi trascorsi
necrofiliaci, sono nettamente inferiori alle aspettative e cominciamo a stilare una
serie infinita di difetti fisici, che in seguito si attenueranno guardando con occhio
più trombino e meno sondino… ma comunque mi aspettavo nettamente di più!
Poi quando comincia a salirti il colpo in canna l’indole da esteta comincia a lasciare
posto a quella da animale affamato e visto che pare che chi cerchi di solito trovi
comincio ad annusare le varie prede in cerca di quella più succulenta…
Irrompono sul palco come un uragano gli Slayer ed incuranti di tutti cominciano
a mitragliare la platea con riffs sanguinose e latrati acchiaccianti che spesso però
prendono le sembianze di vagiti un po’ isterici, ma poco male, tanto a coprire il tutto
(compreso sé stesso) ci pensa il buon vecchio Dave Lombardo che non appena
comincia a scalciare di doppia cassa oscura tutto il resto trasformando praticamente
quasi tutta l’ora a loro disposizione in una mirabile ma confusionaria dimostrazione
di potenza sismica che mi fa vibrare anche le due ultime gocce di sperma rimastemi
nello scroto da ieri… la platea è in visibilio, io sono basito… se ci fossi stato io sul
palco a massacrare una B.C. Rich, a parte per i 100 kg. di differenza non se ne sarebbe
accorto nessuno, ma chi mai oserebbe contestare qualcosa a cotanta indiscutibile
presenza scenica? Nessuno di certo, ed io mi adeguo sperando in risvolti migliori in
seguito.
Vari tentativi disperati di pogo si susseguono nel mezzo metro di melma che ci
risucchia ed ogni tanto qualcuno scompare alla vista… verranno ritrovati diversi
anni dopo per lavori eseguiti nell’area, perfettamente conservati sotto uno strato di
terra con un ghigno disegnato sul volto nell’atto di un pogo infinito.
Arriva il momento anche del grandissimo ed inimitabile Dave Mustaine con i suoi
Megadeth. Il suono continua ad essere soffocato da una preponderanza di bassi
provenienti dalla grancassa della batteria anche se in misura minore rispetto a prima,
lui a tratti sembra rantolare più che esprimersi nel suo inconfondibile cantato malato
e perverso, ma la prestazione strumentale è al top ed ognuno dei quattro lascia tutti
estasiati, compreso me che intanto cerco di non lasciarmi sopraffare dalle sabbie
mobili che mi inghiottiscono.
Grandissimo come sempre Dave Mustaine, e grandi anche gli Slayer, penalizzati
solamente da una regia del suono degna di una festa parrocchiale e non certo per
colpa loro. Certo, il tempo passa per tutti, non solo per me ed i segni dei vari
acciacchi dovuti all’età si fanno sempre più evidenti su tutti loro ma la bandiera
ancora è affidata a questo manipolo di eroi, nessun altro è degno di brandirla
ancora, quindi c’è poco da lamentarsi,
in fondo… …ancora non ha cominciato a piovere (se non sangue)…
Il socio mi torna raggiante dopo il primo match della giornata che ha consumato
assieme ad una moracciona turca che tutto può essere tranne che il famoso cesso
che andava tanto di moda una volta. Quindi è vero che alla fine chi cerca trova
e quindi anche io, seppur dubbioso nel profondo, mi lascio catturare da una
magnifica Dea magiara che mi farà trascorrere una mezzora piacevole seppur
priva di quel qualcosa in più che ti incide un segno nella memoria.
La sua prova, anche se a tratti poco sentita, mi lascia piacevolmente divertito
dal mood pornografico da film che lei imprime:
“ fuck me baby… yeah… uh yeah… fuck me baby, like this… yeah baby…
Harder baby, ooohhh… fuck me baby…”
Un’interpretazione notevole con tanto di sguardo assatanato dritto nel tuo,
mentre digrigna i denti sputazzando ad ogni “fuck” per l’intensa salivazione
scenica.
Tutto sommato non una delusione anche se speravo in più coinvolgimento,
eppoi la stratosferica bellezza mora e la perfezione di quel fisico completamente
ed assolutamente naturale (cosa rara là dentro) avrebbero obnubilato
qualsiasi mente, quindi perché non la mia che è certamente suscettibile a questo
tipo di fascino, e sorpreso in un bagno di sudore… comincia a piovere…
Il fango supera abbondantemente il limite degli scarponi, si insinua all’interno
riempiendoli, li ricopre esternamente facendoli diventare pesanti almeno 5 kg.
ognuno. Ogni passo è come tentare di smuovere una montagna, è difficile e
doloroso anche solo il semplice rimanere in piedi in equilibrio. Le scarpe si
incollano talmente forte dentro il manto fangoso che non è raro vedere qualche
sfigato che ha perso una delle due scarpe nella melma senza più ritrovarla,
certo è che presentarsi ad un evento del genere con quelle condizioni meteo
annunciate da tempo in scarpette ginniche è come voler tentare la scalata
all’Everest con ai piedi un grazioso paio di ballerine col fiocchetto sulla punta.
Un capannello di froci incalliti dietro di noi si sta esaltando per il gruppo di
turno talent-free senza storia e senza nome che su di noi scivola via indifferente.
“guardalo che bello che è! …Yeeeeaaahh, quanto me lo farei… siiiii…
picchiamelo nel culoooo!!!...”
mi sposto e mi piazzo davanti al Witch facendomi scudo con lui, meglio non
averceli dietro dei tipi così… poi ci ripenso …meglio non avere nemmeno il
Witch dietro, che conoscendolo si sa mai!...
Giri e rigiri, squadri e risquadri, ti aspettavi decisamente di meglio.
frotte di culettini piatti e smunti senza un briciolo di personalità, silicone a
chilate appiccicato li spesso in modo approssimativo che pare che se non hai
almeno una quinta non sei una donna, ventenni toniche come budini alla
vaniglia, che ad occhio una delle più sode era una simil Brigitte Nielsen
presumibilmente tettesca che ha ormai irreversibilmente preso la via per i
quaranta e li raggiungerà tra non molto, ma fisicamente per quanto riguarda
la tonicità dà diversi giri alle sue colleghe più sbarbine, ma io non ho il coraggio
di avvicinarla perché il genere sergente Hartmann in camera da letto non è che
mi attiri molto.
Se ci sono nella massa delle belle fighe? Oh, certo che ci sono, ma si rivelano
immancabilmente rumene, ed io prima di partire ho fatto un fioretto e mi sono
ripromesso di evitarle come la peste che di inculate se ne prendono già
abbastanza a casa e non occorre andarsele a cercare anche al Globe.
Spettacolini lesbo sul palco centrale, passerizzazioni sui divanetti, ingroppamenti
nella piscina, pompe open-air, Prolasso che balla nudo come un verme davanti al
bar mentre la sacca dei suoi coglioni che gli arriva alle ginocchia scandisce il tempo
come il pendolo di un orologio antico, ma l’uccello non sembra più in grado di
poter fare “cucù”.
Il Witch mi si acciglia un po’, ferito nell’orgoglio nel constatare che in quanto a
devianze e perversioni qui c’è chi gli tiene testa, e comincia a meditare un’azione
estrema…
Contro ogni pronostico ed a dispetto dell’inesorabile spirale discendente che li
aveva imprigionati ecco la grande sorpresa.
Sembra che il tempo per Hetfield e soci abbia cominciato a riavvolgersi, riportandoli
vicini allo splendore dei bei tempi, forse complice la scaletta quasi esclusivamente
incentrata sui vecchi cavalli di battaglia e che trascura completamente la produzione
del loro periodo più buio.
Ma una cosa è certa: i Metallica sono tornati di prepotenza e James Hetfield è in una
forma smagliante e tiene tutto il pubblico per le palle.
Se si trascura la solita performance del solito povero, piccolo, tenero (frocio? Mah…
Direi più probabilmente asessuato) Lars Ulrich che nonostante gli ormai quasi
trent’anni di permanenza nella band non ha ancora imparato a tirare due colpi due
di doppia cassa in sincrono e che riesce a scappellare nella ormai ultra suonata
Creeping Death, se si trascura questo dicevo la performance dei “Four Horsemen” è
stata grandiosa ed all’altezza del loro blasonato nome.
Certo, si sente un po’ la mancanza del basso che dopo la dipartita del tanto apprezzato
Jason Newsted non fu mai rimpiazzato lasciando un buco sonor….
Come?
Il bassista c’era?
E dov’era? Cazzo, io ero lì davanti per tutto il tempo e non mi sono mosso,
ma non l’ho visto…
Si si, ora che mi ci fai pensare ho visto diverse volte un orangutan agitarsi e zampettare
qua e là con una clava nelle mani, ma pensavo facesse parte della coreografia.
Comunque, al di la di tutto, maestosi Metallica con un concerto memorabile che non
sfigura affatto davanti a quello meraviglioso che ricordavo di loro ai bei tempi,
quando ancora non avevo sempre un dolorino nuovo che spuntava da qualche parte
e James Hetfield aveva i capelli lunghi.
Dopo di loro, il nulla!
Ci sarebbe stato ancora qualche gruppetto pregevole degno dell’ascolto che si sarebbe
esibito da li a poco, ma ormai perché andare ancora in cerca di emozioni, quando con
loro si era gia respirato il ribollire dell’inferno metallico in una delle sue più grandi
espressioni?
Perché cercare di mescolare il sacro col profano?
Meglio chiuderla qui, un degno epilogo di una dura crociata che ha messo alla prova
la nostra resistenza fisica alle intemperie, e soprattutto a dura prova la nostra fede.
Alla fine, stremati, con immane sforzo riemergiamo dall’inferno di fango che ci ha
divorati e tenuti prigionieri per più di nove ore, distrutti nel fisico ma appagati
nell’anima…
… e non ha nemmeno piovuto!
Quando senti la delusione e l’insoddisfazione latere in te, perché tutto ti aspettavi
tranne che essere circondato prevalentemente da gitane transilvane che sono più un
guaio che una benedizione perché sono portatrici di un livello prestazionale quasi
sicuramente mediocre, e continui a girare e rigirare in cerca della perla che possa
esserti sfuggita improvvisamente ti appare un angelo, che accogliendoti nella sua
dorata aura ti eleva al piano superiore mostrandoti cos’è il Paradiso.
Samira, un po’ turca un po’ polacca, meravigliosa e splendente… una visione.
Per mezz’ora divento solo suo, e lei diventa solo mia. Un’unione magica che
rimarrà scolpita indelebile nella mia memoria. Un turbinio di sensazioni ed
emozioni che mai avrei sperato di provare lì quella sera, ma lei è arrivata e mi ha
rapito…e dopo di lei, il nulla!
Intanto il maialone del Witch, stuzzicato dal mio racconto dell’interpretazione
da regina del porno della magiara di cui sopra, e pronto a dimostrare che la sua
spregiudicatezza non è seconda a nessuno decide di spingersi oltre destreggiandosi
come attore protagonista in una performance pubblica nel cinema porno, come
prova generale per il suo ingresso nel business, assieme ad una bionda molto carina
che si spaccia per russa, vergognandosi della sua rumenità… che avesse nasato
qualcosa prima in seguito al mio gentile, ma risoluto diniego?
Ancora sospeso a mezz’aria io ed inneggiato dalla folla dei suoi nuovi fan tedeschi
il Witch, ci immergiamo nelle calde e ribollenti acque dell’idro per riaverci un’attimino
e meditare la prossima mossa.
Io ancora rapito in un sogno cerco instancabilmente una nuova ancella, degna di
succedere all’angelo di prima, mentre il depravato (che inutilmente cercherà di
obbiettare di non esserlo) cerca una volontaria per girare il sequel del pornazzo
precedente che ha avuto così tanto successo… e la trova, una nera tanto carina
e con un culo che pareva un oracolo.
E mentre lui di nuovo da spettacolo nel cinema porno, dove gli avventori sono
diminuiti data l’ora tarda, io raggiungo un nuovo stato di consapevolezza.
Ci sarebbe anche stata qualche altra ragazza meritevole delle mie attenzioni
(e dei miei soldi ovviamente) ma ormai perché andare ancora in cerca di emozioni,
quando con Samira avevo gia assaporato un angolo di Paradiso?
Perché voler mescolare a tutti i costi il sacro col profano solo per l’orgoglio
di un freddo numero?
Meglio chiuderla qui, un degno epilogo di una giornata passata lontani dalla cruda
realtà di tutti i giorni, a cullarci tra le braccia di splendide fanciulle (che in realtà,
a parte qualche caso, sono meno splendide di quanto ci si aspetti) in un’atmosfera
surreale fatta di corpi nudi che ondeggiano al suono delle solite quattro canzoncine di
merda, nell’intento di attirare su di sé la tua attenzione di puttaniere spendaccione che
non ne ha mai abbastanza… Vergognati!
Alla fine, paghi della giornata trascorsa ci ritiriamo consci della difficile prova che ci
attende per il giorno seguente, che se il Witch non dorme almeno otto ore mi diventa
una checca isterica e poi non mi lascia vivere.
Un ultimo scroscio di pioggia ed è tornato il sereno… per ora!
PS: caro Lars, con tutti i soldini che hai guadagnato in questi anni cosa ne diresti di
prendere qualche lezione privata, soprattutto per la gestione della doppia cassa?
Sarebbe ora no?... Meglio tardi che mai!