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MASSA. Si sono avvalsi della facoltà di non rispondere al giudice delle indagini preliminari i membri del clan Cretu arrestati una settimana fa dal nucleo investigativo dei carabinieri di Massa. Gli indagati (tredici si trovano agli arresti in carcere o ai domiciliari, mentre cinque non sono stati raggiunti dalla custodia cautelare perché all’estero). Gli interrogatori si sarebbero dovuti tenere con la formula della rogatoria, perché le casi circondariali scelte per la reclusione sono diverse (Massa, Lucca, La Spezia), e quindi i legali della difesa(tra gli altri gli avvocati Giuseppe Del Papa, Enzo Frediani e Giovanni Pellerano), hanno preferito prendere tempo. Anche per consultare tutte le carte dell’ordinanza.

Come detto sono diciotto le persone iscritte nel registro degli indagati, tutte appartenenti al clan Craiova, dal nome della città romena di provenienza. Eccoloe: Claudiu Toni Cretu, Dumitru Titi Cretu, Ana Maria Cretu, Claudiu Andrej Anusca, Andrada Maria Golu, Costinel Narcis Totilca, Marius Barbosu, Totilca Miora Cretu, ionut Cosmin Cretu, Ionut Erico Nica, Laura Irina Sfetculuscu, Adriana Florentina Guinea, Alexandru Ionut Olaru, Delia Georgiana Barbosu, Dumitru Masica, Marian Irinel Vinca, George Cristian Cobzarencu, Viorel Mihail. Tante le prove raccolte dagli inquirenti. Tra le accuse contestate, oltre al favoreggiamento e allo sfruttamento della prostituzione, violenze, pestaggi, furti notturni in appartamenti ed esercizi commerciali.
Intanto continuano a tremare, i clienti delle lucciole del clan Cretu. I carabinieri alcuni li hanno già sentiti dopo che sono andati in casa delle ragazze o sul Lungomare di Ponente a contrattare. I militari hanno atteso che consumassero il rapporto e poi li hanno convocati in caserma facendosi spiegare dove si trovavano le alcove oppure quanto avevano pagato la ragazza che avevano fatto salire in macchina sul viale. Ma ne sentiranno degli altri perché gli inquirenti durante la perquisizione a Capanne hanno trovato il registro della contabilità delle case di Marina. E lì ci sono i nomi dei più assidui. C’è l’imprenditore spezzino che ha pagato 450 euro per una notte intera o il libero professionista massese che di euro ne ha spesi duecento per un rapporto non protetto. Questi due verranno chiamati presto in caserma perché la loro testimonianza sarà determinante.

Ci sono poi i pestaggi fatti dai boss del clan, quello di sanguinoso nei confronti di un turista bergamasco che solo per aver scambiato una battuta con una lucciola, importunandola, è stato preso a pugni e a calci. Ha rischiato di perdere un occhio e

ha avuto una prognosi di 180 giorni. In questo caso una telecamera di videosorveglianza ha ripreso l’inizio del pestaggio. In un’altra occasione invece ad avere la peggio era stato un cittadino marocchino che si era visto anche rubare la bicicletta.
fonte il tirreno
 
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Avevo già affermato che il meretricio in Italia è un illecito civile, poiché contrario al buon costume e di conseguenza, il soggetto coinvolto nel relativo contratto, non può richiedere la restituzione del mal torto in merito (art. 2035 Codice Civile). Però, ciò non esclude affatto l'applicazione dell'articolo 640 del Codice Penale, che prevede il reato di truffa, come nel seguente caso.
https://corrieredelveneto.corriere....fa-74d7ca7c-6996-11e8-822f-3206ad85e825.shtml
 
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Il solito penoso, fazioso articolo di una (pseudo) giornalista conformista. Sicuramente con simpatie proibizioniste, visto che a un certo punto non manca di ricordare che "se non ci fosse la domanda, non ci sarebbe neanche l’offerta" (capito politici che sedete in Parlamento? Adesso sapete di chi è la colpa e cosa dovete fare).

Questo articolo è uscito con molte fanfare, come se contenesse chissà quale scoop giornalistico.
Per esempio è stato annunciato su La7 dal quaquaraqua Beppe Severgnini, che è solo casualmente omonimo dell'autrice Chiara Severgnini, durante "Otto e mezzo", trasmissione condotta dalla insopportabile snob Lilli Gruber (anch'essa proibizionista)

Però, qualcosa di interessante c'è e ve lo segnalo.

Nel 2017, Segnavia [ente antitratta dei Padri Somaschi, con cui è stata fatta l'inchiesta] ha incontrato 690 donne. Circa il 60% ha chiesto aiuto di tipo sanitario o burocratico. Meno del 5% ha lasciato la strada. Esiste prostituzione senza sfruttamento? «C’è, ma il 90% delle ragazze che incontriamo sono sfruttate», risponde Escalante [responsabile dell'ente suddetto]

Quindi, anche se le ragazze si lasciano avvicinare da quelli dell'ente, e non hanno problemi a chiedere aiuto per cose pratiche (salute), meno del 5% ha deciso di cambiare mestiere. E questo fra le stradali, che si dice siano le messe peggio per scarsità dei guadagni, livelli di costrizione e disagi nella condizione lavorativa, e benché venga loro concesso in via straordinaria un permesso di soggiorno e, presumo, dei corsi di addestramento ad un mestiere alternativo.
Non ci è dato poi di sapere come si arrivi alla conclusione che il 90% delle ragazze sono sfruttate.


Visito il Pronto Intervento, dove le vittime di tratta passano le prime settimane dopo aver lasciato la strada. A vegliare su di loro, oltre alle educatrici, c’è padre Ambrogio, fondatore della prima unità di strada di Fondazione Somaschi. Il Pronto Intervento impone una rottura forzata con la vita precedente delle ragazze, che non possono avere un telefono privato, né uscire da sole. «Alcune, all’inizio, la vivono come una prigione, benché siano qui per scelta», spiega Valeria Budau, educatrice

Non la vivono come una prigione: è una prigione.
In altre parole per allontanarle dalla prostituzione, dove ci sarebbe un pappone che le tiene prigioniere, vengono sottoposte a ...limitazioni della libertà dai loro salvatori.
Non è la prima volta che sento storie come questa. Qualche associazione di sex-worker denunciava come in alcuni paesi asiatici (Bangladesh, Thailandia), polizia e associazioni antitratta facessero irruzione nei bordelli e portassero le ragazze in centri di rieducazione dove, naturalmente per il loro bene e per salvarle dai papponi, venivano tenute contro la loro volontà come se fossero in prigione. Per poi avviarle ad un lavoro dignitoso .... come operaie nell'industria tessile. Moltissime ragazze scappano dai centri di rieducazione dei loro salvatori.


È IL MONDO invisibile della prostituzione a porte chiuse, che approfondisco la mattina dopo con Carolina e Carmen Abbamonte, una tirocinante. Loro passano in rassegna i siti alla ricerca di annunci nuovi per poi contattare una per una le ragazze. Molte delle foto che accompagnano le inserzioni sono dozzinali, ma non mancano quelle di qualità professionale. Anche dietro a queste ultime si nasconde, però, una vita ben poco patinata. «A volte penso che le ragazze in appartamento sono persino più sfruttate di quelle in strada: spesso lavorano giorno e notte», commenta Carolina

Le loft quindi sono più sfruttate delle stradali. Infatti a quanto pare nemmeno una si è lasciata convincere dall'associazione anti-tratta a cambiare mestiere.

Un consiglio alla pseudo-giornalista: vuole sapere qualcosa sulle puttane? Lo vada a chiedere alle dirette interessate: le puttane stesse. Non alle associazioni anti-tratta. Che esistono solo se si crede che esista la tratta.
 
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Giustamente, lo sfruttamento non coincide sempre con la schiavitù, come spesso i media d'informazione tendono a non chiarire.
 
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Sono choccato! RIP.
Mi sembrava proprio un'aggressione a sfondo sessuale, visto che gli sfruttatori non uccidono di certo le relative ribelli in quel modo!
 
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Giustamente, non devono essere scritti insulti, ma raccontare la verità dei fatti relativi in via semplice.
 
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fabxpiace

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Stavo seguendo anch'io la vicenda, e la prima cosa che ho pensato è speriamo non sia un "cliente".
C'è anche una foto:
http://www.lastampa.it/2018/06/14/c...lha-uccisa-pGZTEUxL87oeIVZpruReeO/pagina.html

Ecco, sono questi i due automobilisti ricercati dalla polizia. Che confronta modelli e targhe ed esamina i tabulati del telefono di Anxela Mecano. Ma le ricerche, adesso, si stanno allargando. Perché gli investigatori della Mobile vogliono far luce anche sull’organizzazione che ha portato la ragazza albanese, all’epoca minorenne, in Italia.
I siti albanesi pubblicano una lunga telefonata tra una zia della vittima e un giovane connazionale. Sarebbe stato lui il contatto che ha permesso alla ragazza di raggiungere, più o meno tre anni fa, Ravenna. Dove Anxela, prima di arrivare a Torino, lo scorso febbraio si era anche sposata. «Sì, un matrimonio con un italiano molto più vecchio di lui» dice al telefono. La zia è sconvolta: «Non eri tu quello che l’ha sposata?». La risposta lo lascia senza parole. «No, io che centro? L’ha sposata quell’italiano di cento anni. Ma lei lo ha fatto soltanto per i documenti».



La vita di strada
Dalla casa di Fier, la famiglia non riesce a credere che la loro bambina, così giovane, fosse finita a fare la prostituta. E, a domanda precisa, anche l’amico abbozza, butta la colpa sui media italiani. «Lei non faceva quello. Lo dicono i giornali italiani, che leggo qui anche io». Allora chi è stato a caricare in macchina Anxela. Sabato notte, quando erano già passate le due, e contro la sua volontà ha cercato di portarla lontano dalla Palazzina di Caccia? Lei, arrivata in ospedale, ha sussurrato ai medici quello che le era successo. O meglio, la sua verità: «Quell’uomo non mi ha pagato. Poi sono caduta».
L’amico continua la conversazione telefonica, la voce gli trema, e dice di non avere idea di chi sia stato ad ucciderla. «Lo sapessi, lo avrei cercato anche io. E lo avrei detto alla polizia».
 
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Facile pensare che la donna che paghi subito è la donna che paghi meno...

http://corrieredelveneto.corriere.i...ta-be305db6-709d-11e8-9510-cddd5fc69185.shtml

Screenshot at 2018-06-16 15:43:25.png
 
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Sul caso di Anxela Mecani ci stiamo avvicinando alla verità

http://torino.repubblica.it/cronaca...uccisa_sulla_tangenziale_di_torino-199131850/

Una volta accertata, la confronteremo con le ipotesi che giravano sui giornali subito dopo l'uccisione.
Al momento non trovo sulla Stampa, il quotidiano di Torino dove è avvenuto il fatto, articoli online altrettanto recenti di quello del collegamento qui sopra
Meno male che esistono le telecamere e la possibilità di scambiarsi i numeri di telefonino.
 
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