SCHEDA TECNICA
CITTA DELL'INCONTRO: Oltrona di S. Mamette (CO)
ZONA: 45.749168, 8.982606 (alle sbarre dell'officina Iveco)
NOME: Anissa
NAZIONALITA': albanese di Tirana
ETA': 25 dichiarati
SERVIZI OFFERTI (vedi DIZIONARIO): BJ (con stimolazione anale) + FJ + HJ
COMPENSO RICHIESTO: 20
COMPENSO CONCORDATO: 20+10
DURATA DELL'INCONTRO: circa una mezz'oretta, da mattonella a mattonella
DESCRIZIONE FISICA: abbastanza piccola di statura (credo tra l'1,60-1,65), fisico proporzionato e dalla corporatura nella media (né skinny, né burrosa), seno n.v., capelli scuri non molto lunghi e raccolti in un codino, viso da ragazza della porta accanto, occhi scuri
ATTITUDINE: ha numerosi conigli da estrarre dal cilindro, ma forse è sin troppo delicata nel BJ ; simpatica e spigliata nella conversazione, anche se incespica ogni tanto con l'Italiano
LA MIA RECENSIONE:
Dopo avere un po' bighellonato tra Appiano, Oltrona e Beregazzo, decido che è giunto il momento di fare la conoscenza di una delle new entry, lasciando per il momento da parte le mie più o meno vecchie conoscenze (per inciso, la piccola Eva fa sempre la sua notevole figura a uno degli stop del rotondone, con indosso poco più di un perizoma!). Sono indeciso tra le due skinny che sono apparse poco prima (in realtà lungo la corsia che riporta ad Appiano) e poco dopo la rotonda (scendendo verso Como) e la moretta che fa invece la guardia alle sbarre dell'officina Iveco. Alla fine, quest'ultima mi dà l'idea di essere un po' più esperta (perché dimostra qualche anno in più delle sue colleghe) e più affidabile (impressione a pelle, scrutandone solo il viso), per cui decido che sarà lei la mia accompagnatrice di stasera.
Devo fare un po' di cabotaggio avanti e indietro, perché è un po' più presto dei miei soliti orari e c'è parecchio traffico, con condizioni tutt'altro che tranquille per accostare. Ci provo una prima volta, ma proprio in quel momento una specie di aurora boreale blu illumina il cielo dalle parti di Appiano e dunque preferisco tirare lungo, per non essere colto con le mani nella marmellata (in realtà, prenderanno la direzione di Beregazzo). Poi la moretta mi viene soffiata da un collega e solo dopo una mezz'ora scarsa si rimaterializza alla sbarra, il che dovrebbe quantomeno essere un indizio che non sia eccessivamente frettolosa.
Dopo un altro paio di vasche interlocutorie, giunge finalmente il momento di accostare la mia barchetta alla riva, per fare la conoscenza della popolazione indigena che popola la spiaggia. Fortunatamente una delle due sbarre è aperta, per cui riesco a girare la macchina sul piazzale e ad accostare alla ragazza col muso rivolto verso la strada, come se fossi fermo a uno stop. Abbasso il finestrino e la signorina si avvicina e si china verso di me, inizialmente un po' titubante. Non è certo di quelle bellezze folgoranti che ti lasciano a bocca aperta, ma il suo viso coronato da una chioma nera non troppo lunga è comunque caruccio, da ragazza della porta accanto.
La saluto con un "Ciao!" squillante e un po' si rilassa, ricambiando il mio saluto. Le domando il rate per un primo incontro conoscitivo in cui prendere confidenza con la sua arte orale e mi spare un improbabile 30. Contropropongo un più ragionevole 20, che viene accettato dopo un paio di secondi di esitazione, per cui non mi resta che invitarla ad accomodarsi a bordo.
ANISSA E LA SUA MANO MALANDRINA
Appena seduta, ci stringiamo immediatamente la mano e facciamo la reciproca conoscenza. "Come ti chiami?", le domando, ancor prima di rimettere in marcia la macchina. "Anissa", mi risponde la moretta. "Come ?!?", resto interdetto dalla creatività con cui le girls inventano i loro nomi di copertura. "A-nis-sa", scandisce le sillabe e, come ho capito, trascrivo. Dev'essere l'albanesizzazione di Anaïs (Agnese), dato che - a mia ulteriore domanda - la fanciulla mi conferma d'essere schipetara, come già immaginavo. "Tu invece di dove sei?", chiede a me. Sarei tentato di risponderle che sono macedone o kosovaro, per sondare la sua reazione, ma alla fine ammetto di essere cittadino della nostra cara Repubblica delle Banane.
Rassicurata che anch'io non provenga da qualche pericolo Paese balcanico, Anissa si scioglie e acquista immediatamente una parlantina che non mi sarei aspettato, con una cadenza abbastanza curiosa, che si potrebbe definire portogheseggiante. Pur parlandola già discretamente e intendendola bene, di certo ha ancora le idee molto confuse su alcuni concetti basilari: per ben due volte mi dice che devo uscire verso sinistra, quando col braccio mi indica esattamente la direzione opposta.
Nei primi 300 metri di strada ripete almeno tre volte il mio nome, come per imprimerselo nella testa, ed è subito curiosa di sapere come mai fossi transitato diverse volte e avessi accostato già una mezz'oretta prima, per poi andarmene, e le spiego che sono sembre abbastanza guardingo e che proprio all'ultimo momento avevo visto il cielo farsi blu dalle parti di Appiano. Lei (sper)giura che poi i CC avevano preso la direzione di Beregazzo e che non si sono più materializzati ma, guarda caso, li incrociamo un km più avanti, mentre stanno risalendo verso Appiano! "Vedi, li hai pensati troppo e loro sono riapparsi!", mi dice ridendo Anissa, che comunque capisce l'andazzo e decide di farmi strada sino alla più lontana delle sue sedi distaccate.
Nonostante giuri di essere in Italia da meno di un anno (e di essere rientrata alla piazzola da meno di una settimana, dopo le vacanze nella natia Tirana), la fanciulla 25enne mi pare già assai esperta nell'arte dell'intrattenimento maschile, perché una mano si allunga verso la patta dei miei pantaloni, abbassa delicatamente la cerniera e si infila malandrinamente lì sotto, distraendomi alquanto durante la guida. Nel mentre, il mio nome viene scandito quasi ossessivamente all'inizio di ogni frase della nostra conversazione, per cui si può facilmente immaginare che mi troverebbero quasi ubriaco, se dovessero farmi un alcool-test al momento di parcheggiare la vettura lì in mezzo ai campi
Il posto mi pare più sicuro di altri e quindi spengo il motore abbastanza tranquillizzato. Mentre lei estrae dalla borsetta i vari ferri del mestiere, regolo gli aspetti burocratici e mi preparo. "Dai, Oscar, china un po' il sedile, così stiamo più comodi ...", mi suggerisce la fanciulla, vedendo che l'avevo solo arretrato. Lei si toglie la giacchetta scura e il gonnellino, si sfila le scarpe dai piedi e si abbassa i collant trasparenti sin sopra il ginocchio, per disporsi ginocchioni sul sedile del passeggero.
LA RECE VERA E PROPRIA
Prima ancora di fare alcunché sul fratellino, mi solletica sensualmente con le sue unghie le cosce, l'addome e, sollevandomi la camicia, anche il petto. Mi schiocca anche un paio di bacetti sui capezzoli e il compare del piano di sotto sarebbe già pronto per partire ... anzi, forse anche per arrivare! Se solo insistesse così per un altro minuto, rischierei di esplodere come una bottiglia di spumante messa in agitazione
Fortunatamente Anissa si ferma e procede all'incappucciamento, con un condom trasparente (non il solito gommone rosso, per fortuna). Dato che non sento subito la pressione della sua bocca sull'asta, mi chino ad osservare le operazioni e noto che sta ancora carezzando la zona del pube e lo scroto, prima di dare inizio alla sua sessione d'immersione. Dopo questi lunghi preliminari, percepisco infine il suo calore avvolgere il mio membro e ha inizio il BJ, che è svolto con estrema delicatezza. Forse persino eccessiva, rispetto alla pressione che servirebbe per stuzzicare un fratellino sempre un po' restio a rimanere su di giri.
Dato che la sua maglietta scura le è scivolata un po' su, inizio a carezzarle la parte bassa della schiena, appena sopra il perizoma rosato che ha tenuto addosso. Anissa si arresta un attimo e, toccandosi la nuca con una mano, mi chiede di carezzarla lì. Non appena lei si rituffa sul mio basso ventre, le scosto un po' i capelli neri e inizio a massaggiarla dove mi ha suggerito di farlo, ottenendo in cambio un più intenso (ma comunque poco realistico ) ansimare da parte sua.
Dopo un po' ridiscendo di nuovo verso la parte bassa della schiena e Anissa mi dà nuovamente indicazioni: "Sali più in alto ...". Dato che è inarcata, non è ben chiaro se preferisca che risalga la collinetta dei suoi glutei o il più lungo pendio della sua schiena, per cui mi tocca domandare: "Ma di qua o di là?". "Infilati pure sotto la maglietta ...", non lascia dubbi Anissa, per cui il mio tentacolo si fa strada sotto il tessuto, invero un po' a fatica, e inizia a massaggiarle la schiena con lenti movimenti su e giù. Un po' quello che sta accadendo anche al mio compare del piano di sotto, per cui diventa quasi provvidenziale l'aiutino di mano che si dà alla base, per esercitare una pressione più intensa sull'asta.
LA SUA MANO MALANDRINA TRA LE MIE CHIAPPE
NOn è però questo il coniglio che, a sorpresa, Anissa sta per estrarre dal suo cilindro. Mi chiede di spostare indietro il bracciolo che intralciava un po' le operazioni e sento una delle sue mani malandrine (la stessa che si era intrufolata nella patta dei miei pantaloni) cercare di farsi strada nello stretto pertugio tra il sedile e la mia schiena, per scendere sino ai glutei. Il suo dito medio si infila nella piega anale e inizia a stuzzicarmi i dintorni del buchetto, mentre là davanti la bocca e l'altra mano continuano a trastullare il fratellino. I brividi di piacere che salgono da entrambi i versanti dei Paesi Bassi sono inenarrabili, per cui devo concentrarmi ad accarezzare le sue chiappette, per non rischiare di varcare prematuramente la linea del traguardo.
Non so se sia un bene (perché mi evita di riempire il gommino ben prima del previsto) o un male (perché mi stavo proprio divertendo), ma Anissa si ferma un attimo e sfila la sua mano malandrina da là dietro, per riprendere un attimo fiato. Approfitta di questa fase interlocutoria per continuare le pubbliche relazioni ("Che bel culo che hai!") e poi si rimette di nuovo all'opera, stavolta solo con la mano e dopo avere scappucciato il fratellino, perché la sua bocca inizia a essere affaticata. Mentre mi mostra la sua abilità nel settore della falegnameria (ogni tanto sputa un po' della sua saliva sul glande, per ridurre l'attrito col prepuzio) , si appoggia di sbieco contro il mio busto e posso così riempirmi le narici del suo profumo e carezzarle voluttuosamente il crine nero e la nuca.
Sono di nuovo pericolosamente in "Danger zone" e allora, come quei calciatori che restano a terra tramortiti per guadagnare qualche secondo e difendere lo striminzito vantaggio della loro squadra, la interrompo di nuovo, domandandole se le vada di passare alla copulazione, integrando ovviamente il rate iniziale. Anissa non sembra molto convinta della cosa, perché mi risponde con un educato diniego, giustificato dal fatto che il mio fratellino sarebbe troppo grosso. Provo a insistere un po': "Ma hai paura che ti faccia male?". Senza che vengano fornite particolari spiegazioni, anche la risposta a questa domanda è un "No" e confesso di rimanerci un po' male, perché è abbastanza inconsueto che una OTR si rifiuti di concedere quelle che di solito dovrebbe essere la prestazione-base. Magari non ha con sè il lubrificante e, non essendosi inumidita spontaneamente la cavità, ha paura che un'asta già al massimo del turgore possa causarle irritazione.
UN FOOT JOB DA FUORIGIRI
"Se vuoi, riprendo con la bocca. Però dovresti darmi ancora qualcosina, perché è già tanto che siamo qui ...". Ci mettiamo d'accordo per un'integrazione di 10, che le darò solo alla fine, ma sono curioso di scoprire se abbia qualche altro asso nascosto nella manica e quindi le domando: "Ma, visto che sei così brava, avrai qualche altro coniglio nel tuo cilindro ". Anissa ci pensa un attimo e propone: "Se vuoi, posso farti una sega con i piedi ... però poi devi aiutarmi tu con la mano quando mi stanco". Non avendola mai sperimentata, la cosa mi incuriosisce, per cui le do il placet a procedere con un FJ. La fanciulla si riaccomoda seduta sul posto del passeggero e gira le gambe a 90°, volgendole verso di me e appoggiandole sul mio basso ventre. "Va bene così o vuoi che tolga le calze?", mi chiede. "Come vuoi, tanto penso che sia uguale", lascio decidere a lei, che ovviamente opta per non perdere tempo e stringe subito l'asta, serrandola con le piante dei suoi piedi, come se fossero una morsa. Inizia a muoverli lentamente su e già, ma con una pressione ben superiore a quella che si potrebbe raggiungere con la muscolatura della bocca o anche serrando il palmo della mano, per cui il fratellino impiega ben poco a riavvicinarsi pericolosamente alla zona rossa del contagiri.
"Ma dove hai imparato tutta quest'arte? Lavorando o hai fatto pratica col tuo fidanzatino, prima di venire in Italia? ", le domando mentre lei armeggia coi piedi, stupito che il suo repertorio contenga un così vasto numero di spartiti. "Dai, non farmi queste domande, ché mi fai ridere ", mi risponde evasivamente Anissa, senza di fatto soddisfare la mia curiosità. Dato che ora è voltata verso di me, i miei tentacoli risalgono i suoi polpacci, per poi carezzare la nuda pelle delle cosce e dell'addome, entrambi sostanzialmente sodi e levigati al tatto. Dopo un paio di minuti così, Anissa è stanca e mi domanda se possa andare avanti io con la mano. Inizialmente, intendo di dovermi masturbare da solo, invece la fanciulla mi indica di impugnare i suoi piedini e di muoverli su e giù, per facilitarle il lavoro. Potendo calibrare personalmente la velocità e l'intensità dello sfregamento, provo ovviamente ad accelerare a tavoletta, schiacciandoli con forza contro l'asta e muovendoli su e giù a maggiore velocità. Poi provo anche e premere una delle piante dei piedi contro il glande e a sfregarlo con movimenti rotatori, ma qui temo di avere peccato di ingordigia e d'inesperienza, perché sento subito un fortissimo bruciore sulla punta dell'asta, che mi obbliga a fermarmi.
IO FACCIO IL FALEGNAME E LEI SI MASTURBA
"Forse è meglio se cambiamo ...", propongo ad Anissa. "Facciamo così: mentre tu ti seghi, io mi tocco e vedrai che vieni di sicuro ". Immaginando che il traguardo sia ormai davvero vicino, la fanciulla mi passa un fazzoletto di carta e poi scosta leggermente il perizomino, mettendo in vista una vulva abbastanza compatta e ornata da una sottile striscetta di peluria nella zona pubica. Evito di dilungarmi eccessivamente su questa fase, ma si può facilmente immaginare che non ci voglia molto a rendere felice il fratellino, mentre lui è affidato alle cure della sua mano amica e il sottoscritto è ipnotizzato dalla vista di Anissa che si masturba e che emette i soliti finti gemiti. L'altra mano è un po' meno lesta nell'andare a posizionare il fazzoletto, per cui un po' di seme cola lungo l'asta e va a depositarsi sulla peluria pubica, suscitando il riso della moretta.
Fortunatamente ha più strumenti di pulizia lei della celeberrima casalinga di Voghera e mi passa subito una salvietta umidificata, che sarà estremamente utile alla bisogna. E' così gentile da offrirmi anche un po' del suo "disinfectante", scroccandomi in cambio un chewing-gum dalla scatoletta che aveva adocchiato nel tunnel centrale tra i due sedili.
Ricompostici senza che mi venga messa particolare fretta, dopo almeno 25 minuti che siamo lì in mezzo ai campi, si può ripartire per il suo showroom. Pur avendo ogni tanto qualche difficoltà a intendere tutto quello che le dico, Anissa si conferma simpatica nella discussione. Quando resto abbastanza stupito del fatto che non abbia né mariti né prole a carico (ma sarei invece pronto a scommettere che ci sia comunque un "fidanzato" che vive alle sue spalle), mi risponde - fintamente piccata - di essere ancora giovane e di avere ancora parecchio tempo davanti per occuparsi di queste cose. "E poi - mi risponde sghignazzando - me lo dici tu che hai già XX anni e che pure non hai figli "
Tra facezie varie, si raggiunge la sua sbarra di fiducia, faccio l'ennesima manovra del piazzale ed è il momento del congedo. Stavolta si è dimenticata il mio nome, per cui le tocca accettare la scambio di un paio di bacetti di cortesia, quale augurio della buona notte. Lei riprende posizione sulla sua mattonella e io riparto per la mia branda, da cui mi separa ancora un lungo viaggio.
CITTA DELL'INCONTRO: Oltrona di S. Mamette (CO)
ZONA: 45.749168, 8.982606 (alle sbarre dell'officina Iveco)
NOME: Anissa
NAZIONALITA': albanese di Tirana
ETA': 25 dichiarati
SERVIZI OFFERTI (vedi DIZIONARIO): BJ (con stimolazione anale) + FJ + HJ
COMPENSO RICHIESTO: 20
COMPENSO CONCORDATO: 20+10
DURATA DELL'INCONTRO: circa una mezz'oretta, da mattonella a mattonella
DESCRIZIONE FISICA: abbastanza piccola di statura (credo tra l'1,60-1,65), fisico proporzionato e dalla corporatura nella media (né skinny, né burrosa), seno n.v., capelli scuri non molto lunghi e raccolti in un codino, viso da ragazza della porta accanto, occhi scuri
ATTITUDINE: ha numerosi conigli da estrarre dal cilindro, ma forse è sin troppo delicata nel BJ ; simpatica e spigliata nella conversazione, anche se incespica ogni tanto con l'Italiano
LA MIA RECENSIONE:
Dopo avere un po' bighellonato tra Appiano, Oltrona e Beregazzo, decido che è giunto il momento di fare la conoscenza di una delle new entry, lasciando per il momento da parte le mie più o meno vecchie conoscenze (per inciso, la piccola Eva fa sempre la sua notevole figura a uno degli stop del rotondone, con indosso poco più di un perizoma!). Sono indeciso tra le due skinny che sono apparse poco prima (in realtà lungo la corsia che riporta ad Appiano) e poco dopo la rotonda (scendendo verso Como) e la moretta che fa invece la guardia alle sbarre dell'officina Iveco. Alla fine, quest'ultima mi dà l'idea di essere un po' più esperta (perché dimostra qualche anno in più delle sue colleghe) e più affidabile (impressione a pelle, scrutandone solo il viso), per cui decido che sarà lei la mia accompagnatrice di stasera.
Devo fare un po' di cabotaggio avanti e indietro, perché è un po' più presto dei miei soliti orari e c'è parecchio traffico, con condizioni tutt'altro che tranquille per accostare. Ci provo una prima volta, ma proprio in quel momento una specie di aurora boreale blu illumina il cielo dalle parti di Appiano e dunque preferisco tirare lungo, per non essere colto con le mani nella marmellata (in realtà, prenderanno la direzione di Beregazzo). Poi la moretta mi viene soffiata da un collega e solo dopo una mezz'ora scarsa si rimaterializza alla sbarra, il che dovrebbe quantomeno essere un indizio che non sia eccessivamente frettolosa.
Dopo un altro paio di vasche interlocutorie, giunge finalmente il momento di accostare la mia barchetta alla riva, per fare la conoscenza della popolazione indigena che popola la spiaggia. Fortunatamente una delle due sbarre è aperta, per cui riesco a girare la macchina sul piazzale e ad accostare alla ragazza col muso rivolto verso la strada, come se fossi fermo a uno stop. Abbasso il finestrino e la signorina si avvicina e si china verso di me, inizialmente un po' titubante. Non è certo di quelle bellezze folgoranti che ti lasciano a bocca aperta, ma il suo viso coronato da una chioma nera non troppo lunga è comunque caruccio, da ragazza della porta accanto.
La saluto con un "Ciao!" squillante e un po' si rilassa, ricambiando il mio saluto. Le domando il rate per un primo incontro conoscitivo in cui prendere confidenza con la sua arte orale e mi spare un improbabile 30. Contropropongo un più ragionevole 20, che viene accettato dopo un paio di secondi di esitazione, per cui non mi resta che invitarla ad accomodarsi a bordo.
ANISSA E LA SUA MANO MALANDRINA
Appena seduta, ci stringiamo immediatamente la mano e facciamo la reciproca conoscenza. "Come ti chiami?", le domando, ancor prima di rimettere in marcia la macchina. "Anissa", mi risponde la moretta. "Come ?!?", resto interdetto dalla creatività con cui le girls inventano i loro nomi di copertura. "A-nis-sa", scandisce le sillabe e, come ho capito, trascrivo. Dev'essere l'albanesizzazione di Anaïs (Agnese), dato che - a mia ulteriore domanda - la fanciulla mi conferma d'essere schipetara, come già immaginavo. "Tu invece di dove sei?", chiede a me. Sarei tentato di risponderle che sono macedone o kosovaro, per sondare la sua reazione, ma alla fine ammetto di essere cittadino della nostra cara Repubblica delle Banane.
Rassicurata che anch'io non provenga da qualche pericolo Paese balcanico, Anissa si scioglie e acquista immediatamente una parlantina che non mi sarei aspettato, con una cadenza abbastanza curiosa, che si potrebbe definire portogheseggiante. Pur parlandola già discretamente e intendendola bene, di certo ha ancora le idee molto confuse su alcuni concetti basilari: per ben due volte mi dice che devo uscire verso sinistra, quando col braccio mi indica esattamente la direzione opposta.
Nei primi 300 metri di strada ripete almeno tre volte il mio nome, come per imprimerselo nella testa, ed è subito curiosa di sapere come mai fossi transitato diverse volte e avessi accostato già una mezz'oretta prima, per poi andarmene, e le spiego che sono sembre abbastanza guardingo e che proprio all'ultimo momento avevo visto il cielo farsi blu dalle parti di Appiano. Lei (sper)giura che poi i CC avevano preso la direzione di Beregazzo e che non si sono più materializzati ma, guarda caso, li incrociamo un km più avanti, mentre stanno risalendo verso Appiano! "Vedi, li hai pensati troppo e loro sono riapparsi!", mi dice ridendo Anissa, che comunque capisce l'andazzo e decide di farmi strada sino alla più lontana delle sue sedi distaccate.
Nonostante giuri di essere in Italia da meno di un anno (e di essere rientrata alla piazzola da meno di una settimana, dopo le vacanze nella natia Tirana), la fanciulla 25enne mi pare già assai esperta nell'arte dell'intrattenimento maschile, perché una mano si allunga verso la patta dei miei pantaloni, abbassa delicatamente la cerniera e si infila malandrinamente lì sotto, distraendomi alquanto durante la guida. Nel mentre, il mio nome viene scandito quasi ossessivamente all'inizio di ogni frase della nostra conversazione, per cui si può facilmente immaginare che mi troverebbero quasi ubriaco, se dovessero farmi un alcool-test al momento di parcheggiare la vettura lì in mezzo ai campi
Il posto mi pare più sicuro di altri e quindi spengo il motore abbastanza tranquillizzato. Mentre lei estrae dalla borsetta i vari ferri del mestiere, regolo gli aspetti burocratici e mi preparo. "Dai, Oscar, china un po' il sedile, così stiamo più comodi ...", mi suggerisce la fanciulla, vedendo che l'avevo solo arretrato. Lei si toglie la giacchetta scura e il gonnellino, si sfila le scarpe dai piedi e si abbassa i collant trasparenti sin sopra il ginocchio, per disporsi ginocchioni sul sedile del passeggero.
LA RECE VERA E PROPRIA
Prima ancora di fare alcunché sul fratellino, mi solletica sensualmente con le sue unghie le cosce, l'addome e, sollevandomi la camicia, anche il petto. Mi schiocca anche un paio di bacetti sui capezzoli e il compare del piano di sotto sarebbe già pronto per partire ... anzi, forse anche per arrivare! Se solo insistesse così per un altro minuto, rischierei di esplodere come una bottiglia di spumante messa in agitazione
Fortunatamente Anissa si ferma e procede all'incappucciamento, con un condom trasparente (non il solito gommone rosso, per fortuna). Dato che non sento subito la pressione della sua bocca sull'asta, mi chino ad osservare le operazioni e noto che sta ancora carezzando la zona del pube e lo scroto, prima di dare inizio alla sua sessione d'immersione. Dopo questi lunghi preliminari, percepisco infine il suo calore avvolgere il mio membro e ha inizio il BJ, che è svolto con estrema delicatezza. Forse persino eccessiva, rispetto alla pressione che servirebbe per stuzzicare un fratellino sempre un po' restio a rimanere su di giri.
Dato che la sua maglietta scura le è scivolata un po' su, inizio a carezzarle la parte bassa della schiena, appena sopra il perizoma rosato che ha tenuto addosso. Anissa si arresta un attimo e, toccandosi la nuca con una mano, mi chiede di carezzarla lì. Non appena lei si rituffa sul mio basso ventre, le scosto un po' i capelli neri e inizio a massaggiarla dove mi ha suggerito di farlo, ottenendo in cambio un più intenso (ma comunque poco realistico ) ansimare da parte sua.
Dopo un po' ridiscendo di nuovo verso la parte bassa della schiena e Anissa mi dà nuovamente indicazioni: "Sali più in alto ...". Dato che è inarcata, non è ben chiaro se preferisca che risalga la collinetta dei suoi glutei o il più lungo pendio della sua schiena, per cui mi tocca domandare: "Ma di qua o di là?". "Infilati pure sotto la maglietta ...", non lascia dubbi Anissa, per cui il mio tentacolo si fa strada sotto il tessuto, invero un po' a fatica, e inizia a massaggiarle la schiena con lenti movimenti su e giù. Un po' quello che sta accadendo anche al mio compare del piano di sotto, per cui diventa quasi provvidenziale l'aiutino di mano che si dà alla base, per esercitare una pressione più intensa sull'asta.
LA SUA MANO MALANDRINA TRA LE MIE CHIAPPE
NOn è però questo il coniglio che, a sorpresa, Anissa sta per estrarre dal suo cilindro. Mi chiede di spostare indietro il bracciolo che intralciava un po' le operazioni e sento una delle sue mani malandrine (la stessa che si era intrufolata nella patta dei miei pantaloni) cercare di farsi strada nello stretto pertugio tra il sedile e la mia schiena, per scendere sino ai glutei. Il suo dito medio si infila nella piega anale e inizia a stuzzicarmi i dintorni del buchetto, mentre là davanti la bocca e l'altra mano continuano a trastullare il fratellino. I brividi di piacere che salgono da entrambi i versanti dei Paesi Bassi sono inenarrabili, per cui devo concentrarmi ad accarezzare le sue chiappette, per non rischiare di varcare prematuramente la linea del traguardo.
Non so se sia un bene (perché mi evita di riempire il gommino ben prima del previsto) o un male (perché mi stavo proprio divertendo), ma Anissa si ferma un attimo e sfila la sua mano malandrina da là dietro, per riprendere un attimo fiato. Approfitta di questa fase interlocutoria per continuare le pubbliche relazioni ("Che bel culo che hai!") e poi si rimette di nuovo all'opera, stavolta solo con la mano e dopo avere scappucciato il fratellino, perché la sua bocca inizia a essere affaticata. Mentre mi mostra la sua abilità nel settore della falegnameria (ogni tanto sputa un po' della sua saliva sul glande, per ridurre l'attrito col prepuzio) , si appoggia di sbieco contro il mio busto e posso così riempirmi le narici del suo profumo e carezzarle voluttuosamente il crine nero e la nuca.
Sono di nuovo pericolosamente in "Danger zone" e allora, come quei calciatori che restano a terra tramortiti per guadagnare qualche secondo e difendere lo striminzito vantaggio della loro squadra, la interrompo di nuovo, domandandole se le vada di passare alla copulazione, integrando ovviamente il rate iniziale. Anissa non sembra molto convinta della cosa, perché mi risponde con un educato diniego, giustificato dal fatto che il mio fratellino sarebbe troppo grosso. Provo a insistere un po': "Ma hai paura che ti faccia male?". Senza che vengano fornite particolari spiegazioni, anche la risposta a questa domanda è un "No" e confesso di rimanerci un po' male, perché è abbastanza inconsueto che una OTR si rifiuti di concedere quelle che di solito dovrebbe essere la prestazione-base. Magari non ha con sè il lubrificante e, non essendosi inumidita spontaneamente la cavità, ha paura che un'asta già al massimo del turgore possa causarle irritazione.
UN FOOT JOB DA FUORIGIRI
"Se vuoi, riprendo con la bocca. Però dovresti darmi ancora qualcosina, perché è già tanto che siamo qui ...". Ci mettiamo d'accordo per un'integrazione di 10, che le darò solo alla fine, ma sono curioso di scoprire se abbia qualche altro asso nascosto nella manica e quindi le domando: "Ma, visto che sei così brava, avrai qualche altro coniglio nel tuo cilindro ". Anissa ci pensa un attimo e propone: "Se vuoi, posso farti una sega con i piedi ... però poi devi aiutarmi tu con la mano quando mi stanco". Non avendola mai sperimentata, la cosa mi incuriosisce, per cui le do il placet a procedere con un FJ. La fanciulla si riaccomoda seduta sul posto del passeggero e gira le gambe a 90°, volgendole verso di me e appoggiandole sul mio basso ventre. "Va bene così o vuoi che tolga le calze?", mi chiede. "Come vuoi, tanto penso che sia uguale", lascio decidere a lei, che ovviamente opta per non perdere tempo e stringe subito l'asta, serrandola con le piante dei suoi piedi, come se fossero una morsa. Inizia a muoverli lentamente su e già, ma con una pressione ben superiore a quella che si potrebbe raggiungere con la muscolatura della bocca o anche serrando il palmo della mano, per cui il fratellino impiega ben poco a riavvicinarsi pericolosamente alla zona rossa del contagiri.
"Ma dove hai imparato tutta quest'arte? Lavorando o hai fatto pratica col tuo fidanzatino, prima di venire in Italia? ", le domando mentre lei armeggia coi piedi, stupito che il suo repertorio contenga un così vasto numero di spartiti. "Dai, non farmi queste domande, ché mi fai ridere ", mi risponde evasivamente Anissa, senza di fatto soddisfare la mia curiosità. Dato che ora è voltata verso di me, i miei tentacoli risalgono i suoi polpacci, per poi carezzare la nuda pelle delle cosce e dell'addome, entrambi sostanzialmente sodi e levigati al tatto. Dopo un paio di minuti così, Anissa è stanca e mi domanda se possa andare avanti io con la mano. Inizialmente, intendo di dovermi masturbare da solo, invece la fanciulla mi indica di impugnare i suoi piedini e di muoverli su e giù, per facilitarle il lavoro. Potendo calibrare personalmente la velocità e l'intensità dello sfregamento, provo ovviamente ad accelerare a tavoletta, schiacciandoli con forza contro l'asta e muovendoli su e giù a maggiore velocità. Poi provo anche e premere una delle piante dei piedi contro il glande e a sfregarlo con movimenti rotatori, ma qui temo di avere peccato di ingordigia e d'inesperienza, perché sento subito un fortissimo bruciore sulla punta dell'asta, che mi obbliga a fermarmi.
IO FACCIO IL FALEGNAME E LEI SI MASTURBA
"Forse è meglio se cambiamo ...", propongo ad Anissa. "Facciamo così: mentre tu ti seghi, io mi tocco e vedrai che vieni di sicuro ". Immaginando che il traguardo sia ormai davvero vicino, la fanciulla mi passa un fazzoletto di carta e poi scosta leggermente il perizomino, mettendo in vista una vulva abbastanza compatta e ornata da una sottile striscetta di peluria nella zona pubica. Evito di dilungarmi eccessivamente su questa fase, ma si può facilmente immaginare che non ci voglia molto a rendere felice il fratellino, mentre lui è affidato alle cure della sua mano amica e il sottoscritto è ipnotizzato dalla vista di Anissa che si masturba e che emette i soliti finti gemiti. L'altra mano è un po' meno lesta nell'andare a posizionare il fazzoletto, per cui un po' di seme cola lungo l'asta e va a depositarsi sulla peluria pubica, suscitando il riso della moretta.
Fortunatamente ha più strumenti di pulizia lei della celeberrima casalinga di Voghera e mi passa subito una salvietta umidificata, che sarà estremamente utile alla bisogna. E' così gentile da offrirmi anche un po' del suo "disinfectante", scroccandomi in cambio un chewing-gum dalla scatoletta che aveva adocchiato nel tunnel centrale tra i due sedili.
Ricompostici senza che mi venga messa particolare fretta, dopo almeno 25 minuti che siamo lì in mezzo ai campi, si può ripartire per il suo showroom. Pur avendo ogni tanto qualche difficoltà a intendere tutto quello che le dico, Anissa si conferma simpatica nella discussione. Quando resto abbastanza stupito del fatto che non abbia né mariti né prole a carico (ma sarei invece pronto a scommettere che ci sia comunque un "fidanzato" che vive alle sue spalle), mi risponde - fintamente piccata - di essere ancora giovane e di avere ancora parecchio tempo davanti per occuparsi di queste cose. "E poi - mi risponde sghignazzando - me lo dici tu che hai già XX anni e che pure non hai figli "
Tra facezie varie, si raggiunge la sua sbarra di fiducia, faccio l'ennesima manovra del piazzale ed è il momento del congedo. Stavolta si è dimenticata il mio nome, per cui le tocca accettare la scambio di un paio di bacetti di cortesia, quale augurio della buona notte. Lei riprende posizione sulla sua mattonella e io riparto per la mia branda, da cui mi separa ancora un lungo viaggio.