Miscellanea - riflessioni, pensieri e promemoria, seduti in poltrona nel mio studio

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Non sono le donne che rompono i coglioni, sono le mogli, che appartengono a una categoria diversa. Il matrimonio è una istituzione pensata per un mondo e per persone molto diverse da quelle di oggi. Ometto la disamina sociostorica, e vengo al punto: la posizione di forza nella quale si trova oggi la donna quando diventa moglie è una catastrofe (anche per lei). Già la donna com'è noto "è mobile qual piuma al vento etc.", se poi la metti in condizione di poterti fottere figli, casa, reddito quando vuole, la metti in una tentazione alla quale poche resistono. Infatti tante non resistono, per poi scoprire che distruggere marito e famiglia non dà la felicità (to'!). Dirò una cosa della quale sono persuaso per lunga esperienza della vita: per stare bene, serena a contenta, la donna ha bisogno di un padrone. Mille modi di esserlo, dal più brutale (giù botte every day) al più nobile e cavalleresco, ma un padrone le ci vuole; altrimenti la donna, uomo forato, affonda presto nel mare tempestoso della vita; e mentre affonda, rompe i coglioni all'universo mondo con le sue richieste di aiuto.
 
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L'erba del vicino è sempre più verde. Per fare una citazione poco nobile ma che mi è sempre piaciuta da Battisti-Mogol... La solitudine si paga in lacrime.
 
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@ciccinabuona:

Letto il tuo commento, osservo che saresti stato a tuo agio tra i miei amici della serata che ho raccontato.
Faccio altresì presente che quello afflitto da crescente misoginia, a detta del Prof. Infizz, sono io.
E qui mi fermo, in attesa del di lui parere, a questo punto reso anche in via comparativa.



@Lazebio:

mah, ti dirò: a prescindere da ciò che sentenziarono Mogol e Battisti, da tempo io le lacrime le verso per altri fatti, non per la solitudine.
E comunque attendo il parere del Professore.
 
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Non rimpiango nulla della mia vita coniugale. Nulla.
Ho una moglie fantastica e c'è pure una buona intesa sessuale che con il tempo, invece che morire come molti dicono, migliora.
Ho anche una folta prole, diciamo ben al di sopra della media nazionale, che sta crescendo di anno in anno attraversando le varie età giovanili. In questo momento ho praticamente un campionario casalingo dall'età bambina fino alla post adolescenziale/neomaggiorenne.
Sì, è vero, sono in questo forum perchè sessualmente io anche altri bisogni che la moglie non può/vuole soddisfare. Queste sono le mie uniche concessioni segrete. Spero sempre di poter scoprire un giorno che anche lei ne abbia, anche se dubito. Lo spero perchè sarebbe un ripulire la mia coscienza, probabilmente.

Ma, tornando in topic, io sono convinto che se un rapporto di coppia nasce basandosi sui giusti valori ed i giusti ritmi, questo non si sfalda facilmente e non avviene un deterioramento. La donna giusta? Sicuramente non è quella che te la da e basta. Dev'esserci qualcosa di più. Volete una frase fatta? Spesso le coppie scoppiano perchè si aggregano superficialmente. Frase fatta ma realistica.
Io con mia moglie ho progettato il futuro e mentre lo vivevamo abbiamo cambiato il progetto mille volte. Anche in base alle varie situazioni economiche della vita. I problemi li affrontiamo insieme. La vita la viviamo insieme. Che non significa stare ventiquattro ore appicciati a sbaciucchiarsi ma semplicemente viviamo sapendo che l'altro c'è.

Certo, possiamo poi passare a parlare del concetto di famiglia che ormai i più tendono a considerare obsoleto se non anacronistico ma, nonostante questo, io rimango saldo a questo valore. Perchè? No, non per questioni religiose bensì di convenienza. Una famiglia permette alla prole una crescita in un ambiente migliore. Questo non preclude agli "orfani" di crescere bene ma è indubbio che all'interno della famiglia questo accade più facilmente. Ovvio che la famiglia debba basarsi su solide fondamenta ma qui l'argomento diventerebbe molto ampio. Mi limito solo ad un concetto affinchè non mi si voglia attaccare proprio con argomentazioni legate all'anacronismo. Con famiglia io intendo un'insieme di persone che realmente si vogliono bene ed hanno intenzione di cooperare nel miglire dei modi affinchè la vita continui con regolarità. Poi, su quale sia o debba essere la miglior composizione di questa famiglia possiamo anche discuterne ma poco cambia.

Comunque sia, come detto, io non mi pento di nulla e sono felice di vivere accanto a mia moglie ed ai miei figli nella speranza che anche loro lo siano davvero e che si continui per il più lungo tempo possibile.
Chiudo scusandomi per l'intromissione ma h creduto corretto riportare questa mia testimonianza di tono opposto a quanto finora scritto.
 
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@blackmagpie :
" No, non per questioni religiose..."

Ah. Scusa, solo per curiosità: dunque non sei credente?
 
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Be la testimonianza di Blackman conferma che(mi pare ovvio) ci sono coniugati con famiglia pienamente soddisfatti. Così come ci possono essere i single pienamente soddisfatti del loro stile di vita. Diciamo che la piena soddisfazione è abbastanza rara in entrambi i casi. Unicuique suum
 
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@Lazebio:

sì, questo l'avevo già ben chiaro.
Infatti non ripongo alcun interesse nell'esito di una partita scapoli - ammogliati.
Attendo invece un eventuale e graditissimo parere del Prof. Infizz sul formarsi della misoginia in generale in un uomo in quanto tale, visto che egli aveva osservato che in me (single divorziato) stava crescendo, ed io ho rilevato come essa si presenti e cresca - assai forte - anche in chi è accoppiato.
 
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@blackmagpie :
" No, non per questioni religiose..."

Ah. Scusa, solo per curiosità: dunque non sei credente?
Non mi pare di aver detto questo. E nemmeno il contrario. Solo che spesso quando si entra in discorsi come quelli legati alla "famiglia" si cerca sempre di spostare l'attenzione sule convinzioni religiose. Ho solo voluto basare il ragionamento precedente escludendo questo tipo di ricorso.
Se poi sei interessato ad una risposta diretta ... Non ho una risposta diretta. Sarebbe da articolare ma andrebbe per le lunghe quindi mi asterrei dal farlo. A meno che non si voglia affrontare l'argomento.

Per quanto riguarda la misoginia ... Ovviamente non ero presente all'incontro con i tuoi amici però posso dirti che, da quel che ho letto e da come l'ho letto, sembrerebbe che in quell'occasione sia spuntata una sorta di sindrome del branco.
C'è un disagio nei rapporti tra uomo e donna in quel gruppo di amici, che viene prima espresso e poi estremizzato nella discussione all'interno del gruppo. Nello scorrere della serata è diventata una sorta di gara a chi piscia più lontano, se vogliamo o, forse più attinente, una gara a chi ha preso il pesce più grande (o la situazione coniugale peggiore). Soprattutto perchè tanto si sta parlando male delle assenti e quindi diventa più facile "spararle grosse".
Ciò detto, un disagio di fondo c'è ma possiamo dire che quei tuoi amici hanno iniziato ad odiare le donne davvero? Oppure odiano solo QUELLA donna? O quella situazione? Nei vecchi detti qualche fondo di verità c'è sempre e il buon vecchio "chi disprezza, compra" ha un suo perchè anche in questa situazione. Cioè, per riassumere, in quel contesto bisogna far uscire il maschio che, per luogo comune, disprezza la donna ma, alla fine, appena ne becca una che gli da una certa stabilità (soprattutto sessuale?) cade ai suoi piedi. In tutta onestà, non baserei un'opinione generalizzata o sintomo di cambiamento in essa su incontro di questo genere.

Riguardo alla tua specifica misoginia, non saprei esprimermi visto che non sono così un assiduo frequentatore e non avrei modo di verificare la curva di crescita, o decrescita, nel tempo.
 
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@blackmagpie :

Ho letto quanto hai scritto.
Interessante.
Ora , a maggior ragione, attendo un parere del Prof. Infizz.
 
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Ciao a tutti, tutti pregevoli interventi. Piove a catinelle, se mi fermo sul mio divano in questo momento, lo bagno tutto.
Voi fermatevi pure quanto volete, tanto l'armadio bar sapete dov'è.
Io sarò con voi domani per l'ora del caffè dopo pranzo (più o meno).
 
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@ciccinabuona:

Letto il tuo commento, osservo che saresti stato a tuo agio tra i miei amici della serata che ho raccontato.
Faccio altresì presente che quello afflitto da crescente misoginia, a detta del Prof. Infizz, sono io.
E qui mi fermo, in attesa del di lui parere, a questo punto reso anche in via comparativa.



@Lazebio:

mah, ti dirò: a prescindere da ciò che sentenziarono Mogol e Battisti, da tempo io le lacrime le verso per altri fatti, non per la solitudine.
E comunque attendo il parere del Professore.

A me le donne piacciono, è solo che le accetto per come sono, e mi continuano a piacere così. Il problema con le donne (anche con gli uomini) sorge quando le idealizzi, quando guardando quei bei musini da bambini che ti fanno venire in mente tante idee di tenera abnegazione credi che siano davvero come te le immaginavi da ragazzino. Non è vero, e ce ne si accorge crescendo. Non per questo si devono odiare o disprezzare, anzi! Ehi: neanche noi uomini siamo perfetti, eh?
 
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.....: chi mi ospitava è un amico che ha avuto fino a qualche mese fa una relazione con una tipa, relazione ora interrotta.
Eravamo dunque tra soli uomini.
....... Lei invece mi ha proprio rotto il cazzo."
........, ma mia moglie ha proprio rotto il cazzo, ......"
.......anche a me la mia ex aveva proprio rotto i coglioni: e poi comunque io dico che le donne non capiscono un cazzo, in particolare di politica, bisognerebbe levar loro il diritto di voto."
.....credo che sia l'essere single che l'essere accoppiato abbiano elementi pro e contro..."

Ho quotato alcuni passaggi che mi appaiono significativi.
Prendiamola molto alla larga.
Esaminiamo il concetto di Locus of control, che non si applica tal quale alle relazioni interpersonali, ma che mi sembra un buon punto di partenza. Tutti noi attribuiamo fatti ed eventi della nostra esistenza a noi stessi, come risultati delle nostre scelte ed azioni, piuttosto che ad eventi esterni a noi ed indipendenti dalla nostra volontà e possibilità di intervento. Tra questi due estremi, tutti ci posizioniamo lunga un punto di questo continuum.

La qualità di una relazione interpersonale è (praticamente) sempre il risultato delle abilità e competenze di due persone: sarebbe evidentemente infantile ritenere che tutto il merito (od il demerito) della qualità di tale relazione sia attribuibile ad una sola delle due parti.
Nello specifico di una relazione di coppia uomo-donna (prescindendo dalle sue variabili e sfumature di fidanzati, conviventi, moglie e marito etc), l'insuccesso in termini di sostenibilità nel tempo è il risultato di uno o più di tali fattori:

1) non essersi seriamente interrogati se si è pronti, e se si è fatti per una relazione di coppia. Generalmente la scelta di 'fare coppia' nasce dalla constatazione (effimera ed ingannevole) di aver trovato un altro da sè a noi speculare e sufficientemente simile a quella immagine interiorizzata del compagno/a ideale che tutti noi (più o meno coscientemente) creiamo. In altre parole, non ci chiediamo se noi siamo fatti per la vita di coppia, ma se l'altro è il tipo giusto per noi. E' evidente l'errore di fondo, potendo noi conoscere l'altro inevitabilmente molto meno di quanto possiamo conoscere noi stessi. Eppure, ci lasciamo guidare dai vantaggi che (più o meno coscientemente) ci attendiamo dall'altra persona. E' un modo di procedere che non adopereremmo mai per altre scelte ed altri impegni. Se ci venisse chiesto di diventare eremiti, piuttosto che ladri, o preti, ci interrogheremmo probabilmente su quanto noi siamo adatti per una simile scelta di vita, e non ci sogneremmo di lasciarci guidare solo dai supposti 'vantaggi' di una di queste scelte impegnative, durature, e difficilmente revocabili.

2) altro aspetto metodicamente ignorato è il fatto che il 'fare coppia' determina l'insorgenza della 'coppia', realtà emotiva ed interiore per la quale devono morire le due unità di partenza. Se, e solo se, si riesce a condurre questo doloroso passaggio di morte a se stessi, si può poi rimodulare la propria esistenza per porre in primo piano il successo della coppia in quanto tale. Insomma, deve nascere un noi che sempre, comunque e dovunque deve avere prevalenza su entrambi gli io

3) terzo aspetto, consiste nel ritenere che una volta diventati coppia, poichè adulti, se ci siamo scelti bene (leggasi se mi illudo di aver trovato l'altro 'sufficientemente perfetto'), staremo bene per tutta la vita, perchè così siamo oggi e così resteremo sempre. Errore gravissimo, il quale trascura il cambiamento al quale inevitabilmente entrambi andremo incontro. La spumeggiante ragazza che oggi esce avendo in tasca solo il cellulare, tra venti anni si preoccuperà di avere con sè la borsa con dentro portafogli, carte di credito, tessera del supermercato, assorbenti di ricambio per emergenza, fazzoletti, accessori per un make - up di emergenza, fazzoletti umidificati, e probabilmente sarà pronta mezz'ora più tardi dell'orario previsto. E se non abbiamo messo in conto tutto ciò, ci incazzeremo, e invece di parlarne insieme ed affrontare il problema, preferiremo evitarlo, concedendoci una pausa di respiro, magari passando un paio di ore con gli amici a guardare una partita di pallone, sfogandoci, spostando il locus of control dei problemi del nostro menage totalmente all'esterno, ripetendo e ripetendoci (per convincerci) che alla radice di tutti i problemi c'è che:

....... Lei invece mi ha proprio rotto il cazzo."
........, ma mia moglie ha proprio rotto il cazzo, ......"
.......anche a me la mia ex aveva proprio rotto i coglioni: e poi comunque io dico che le donne non capiscono un cazzo, in particolare di politica, bisognerebbe levar loro il diritto di voto."
.....credo che sia l'essere single che l'essere accoppiato abbiano elementi pro e contro..."

Ho ancora da commentare i vostri interventi, ma il caffè per oggi è finito. Torno a prenderlo con voi con calma lunedì.
 
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@Infizz:

Caro Professore,
leggerò senz'altro il Suo intervento di Lunedì.
Per intanto rilevo un fatto: ho scelto di vivere da solo dopo un divorzio ed una lunga riflessione su di me, riflessione che mi ha portato a riconoscermi come totalmente inadatto ad una vita di coppia, anche perché non desideroso di averne una.
Non so se questo sia positivo o meno, ma leggere che tale riconoscimento è ciò che Lei suggerisce di chiarire, prima di intraprendere o meno un'eventuale relazione: ebbene, mi fa sentire più tranquillo nel non volere alcuna relazione.
Per adesso, dunque, la ringrazio: attendo anche un Suo approfondimento sulla misoginia in genere, quando avrà tempo.
:hi:
 
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I tre punti del professore mi sembrano esaustivi per l'argomento.
Ma quello determinante è secondo.

"2) altro aspetto metodicamente ignorato è il fatto che il 'fare coppia' determina l'insorgenza della 'coppia', realtà emotiva ed interiore per la quale devono morire le due unità di partenza. Se, e solo se, si riesce a condurre questo doloroso passaggio di morte a se stessi, si può poi rimodulare la propria esistenza per porre in primo piano il successo della coppia in quanto tale. Insomma, deve nascere un noi che sempre, comunque e dovunque deve avere prevalenza su entrambi gli io"

Leggevo di recente un opinione interessante che si riferiva all'indole "duale" quale requisito fondamentale per la vita di relazione.
Questa indole "duale" consisterebbe appunto nell'oblio dell'individualità a favore della dimensione di coppia.
La stessa opinione sosteneva che tale indole "duale" sarebbe patrimonio in maggior misura del sesso femminile, in quanto, (le donne) antropologicamente dotate dell'istinto di dedicarsi agli altri (in primis madri) e invece gli uomini, soprattutto culturalmente, portati a prevalere l'uno sull'altro.

La chiosa finale riguardava il succedaneo eventuale dell'indole "duale", e cioè l'intelligenza emotiva.
Sulla quale si riesce forse a lavorare, se non ci si è vocati.
 
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Aggiungerei qualcosa sulla scelta di fare coppia.
Non ritengo che scegliere di fare coppia sia necessario.
Non ritengo che scegliere di fare coppia sia obbligatorio.
Quindi si può tranquillamente attendere una situazione idilliaca, invece che accontentarsi di accrocchi mal riusciti.
Invece di affrettare scelte in base ad elementi di conoscenza reciproca imprecisi, raffazzonati, superficiali, quandanche non opportuni, si dovrebbe saper attendere.
 
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Diventa difficile scegliere quasliasi cosa nella propria vita se non ci si conosce davvero.
Ma il conoscersi davvero non può limitarsi temporalmente nel senso che l'io di quando ero quindicenne non è l'io di oggi ultraquarantenne. Le esigenze erano diverse. La capacià e la voglia di reagire alle situazioni è diversa. Non ci si conosce mai davvero completamente e la ricerca di se stessi deve sempre essere costante.
Caro marchese, oggi, o la settimana scorsa, o l'anno passato o qualche lustro fa lei non vedeva alcuna necessità di accoppiarsi (quanto meno dopo l'esperienza del divorzio e così via) ma non escluderei a priori che in un futuro, prossimo o meno non è dato saperlo, anche lei possa cambiare le proprie necessità o esigenze. Così come potrebbero cambiare le mie. Insoma, potrebbe esser che tra qualche tempo ci si scambi le barricate, io felicemente single e lei felicemente accoppiato. Non si può escludere nulla perchè, fondamentalmente ... Panta rei.
 
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Siamo molto più bravi a leggere e interpretare il nostro passato che a capire il presente e meno ancora il futuro
 
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Caro Professore, io attendevo speranzoso un suo intervento per lunedì 26 marzo: ed oggi, martedì 4 aprile, sono ancora in attesa.
Si esprima, la prego.
 
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