Erika

il ted

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NOME INSERZIONISTA: Erika / Monica
RIFERIMENTO INTERNET: https://catania.bakecaincontrii.com/donna-cerca-uomo/erika-3314730808-u3q3186478171
RIFERIMENTO INTERNET: http://www.italiaescorts.com/3314730808
CITTA DELL'INCONTRO: Catania
NAZIONALITA': Rumena
ETA': Qualche anno meno della trentina
CONFORMITA' ALL'ANNUNCIO: Conforme
SERVIZI OFFERTI (vedi DIZIONARIO): BJ e Rai1 (niente BBJ o Rai2)
SERVIZI USUFRUITI: BJ e Rai1
COMPENSO RICHIESTO: 50
COMPENSO CONCORDATO: 50
DURATA DELL'INCONTRO: Una mezz'orata
DESCRIZIONE FISICA: Di faccia, una normalissima ragazza. Bel fisico, in particolare il culo. Poco seno, ma bello. Faccia leggermente butterata
ATTITUDINE: Insufficiente (anche nell'ottica delle loft)
REPERIBILITA': Facile
PRESENZA DI BARRIERE ARCHITETTONICHE: Un gradino (per l'appartamento), una rampa di scale (per il mezzanino)
TELEFONO: 3314730808 - 3428489824

NOTE DEL PUNTER: Nonostante non sia un grande lettore dei libri di Camilleri, di suoi ne ho letti una decina (tutti sul noto Commissario). E la recensione, non so perché, m'è uscita così. Vallo a capire! Sarà forse perché proprio ieri mi sono arricordato del passaggio dato alle due megagnocche polacche, due anni fa, mentre tornavo da Messina (Ovviamente il cartello non diceva Vigàta/Montelusa ma Catania/Lentini, e io le accompagnai fino a Lentini, per poi tornarmene indietro). Ma comunque... per chi non fosse interessato a leggere tutto il racconto, la recensione vera e propria è tutto il terzo paragrafo, da C'aveva azzeccato a Rivestirono.

IL COMMISSARIO MONTALBANO VA A PELO: La musica, alla radio, parlava di chiari di luna o altri sogni o altri campi quando Montalbano niscì dal casello. Era una di quelle jornate dove non tira un filo di vento. Di quelle che il caldo ti fa appicciare tutti i vestiti addosso, e le mutanne le puoi pure strizzare da quanto si sono fatte stare uno schifo, eppure era già settembre. Era pomeriggio presto, un sabato.
Sotto gli alberi, subito dopo il casello, Montalbano vide una picciotta con un cartello in mano: VIGÀTA/MONTELUSA, diceva. Accanto a lei, assittata sul cordolo del marciapiede, ce ne stava un’altra, ma questa qui era non bedda, era beddissima: giovane, bionda, due gambe che non finivano mai tanto erano lunghe. E aveva pure la pelle chiara chiara, come piaceva a lui, due occhi azzurri, l’aria innocente. La vista di cotanta biddizza gli fece dimenticare per un attimo tutte cose: il caldo della jornata infame, la stanchezza del viaggio, la rottura di cabasisi del lavoro, e accostò per farle salire in macchina. In un niente due ragazzi sbucarono fora dal nulla e acchianarono assieme a loro, senza dire né a né ba. Montalbano rimase lì amminchioluto, taliando quei due. Stava quasi quasi per tirare fora la pistola e sparargli due revolverate in fronte pinsando a una rapina, ma non lo fece. Erano i compagni delle picciotte, ovviamente, che erano rimasti in disparte per far fare il grosso del lavoro alle due caruse. Ci fossero stati loro due, col cartello in mano, n’avevano voglia di farsela a piedi, fino a Vigàta. A Montalbano non sarebbe passato nemmeno per il cazzo l’idea di fermarsi per farli salire. Era vero il detto del pelo e del carro di buoi, pinsò. La picciotta col cartello assomigliava a Laura Russa, ma pure lei bedda, più bedda di Laura Russa. La faccia dai lineamenti più delicati, gli occhioni verdi. Gli disse che dovevano andare a Montelusa, ma che se voleva li poteva lasciare anche a Vigàta che era lo stesso, e che erano polacchi.
Con un senso quasi di malincuore, sentendosi come fregato da quei due stronzi assittati darrèri, Montalbano ripartì. La ragazza col cartello era assittata accanto a lui, al posto del passeggero, mentre quella biddissima proprio nel mezzo tra i due fetenti, cosicché Montalbano la poteva vedere benissimo, ogni volta che guardava dallo specchietto della macchina. Un angelo, era.
I tre, dietro, stavano in silenzio. La radio era messa al minimo, ma la ragazza col cartello poteva sempre sentìri la musica, le parole in inglese. Chiese a Montalbano chi fosse il cantante, lui le rispose. «Lo so, ha la voce parecchio finocchia – aggiunse – ma musicalmente parlando è un genio, con tutte quelle sue chitarre, e fagotti, e inni a Satana.» Lei lo taliò strammata.

Prese l’uscita Vigàta/Asse dei servizi. Passò i centri commerciali, l’aeroporto. Arrivò a Vigàta che non c’era nemmeno tanto traffico. Passò dalle parti del porto (via Domenico Tempio), col mare sulla destra e i palazzoni fatiscenti sulla sinistra. Mentre guidava s’arricordò che proprio lì, da quelle parti, aveva incontrato due ragazze che, per così dire, intrattenevano persone in cambio di un compenso economico. Ma una ancora gl’ammancava. La teneva d’occhio da un bel po’ di tempo, qualche volta le aveva pure chiamato ma aveva trovato il telefono o spento o con la segreteria. Fu quando arrivò agli archi della marina di Vigàta, e passò il paninaro che lo aveva deliziato coi suoi panini con la carne di cavallo, che Montalbano decise che una volta lasciati i ragazzi davanti la stazione se ne sarebbe andato a pelo. Se lo ripetè un paio di volte pure in testa, inconsciamente accelerò.

C’aveva azzeccato anche questa volta: il posto era lo stesso dove aveva già incontrato, in passato, le altre due picciotte. Lei lo fece aspettare due minuti precisi, sotto il sole, prima di ràpiri la porta. Entrò dentro, al fresco della casa e al bordello di un cagnolino che non la smetteva di abbaiare come un dannato. La picciotta lo salutò gentile e l’accompagnò verso le scale che portavano al mezzanino di sopra. Arrivati, Montalbano fece andare prima lei, per le scale, per godersi la vista di quel bel culo in perizoma che si muoveva a un palmo dalla sua faccia. Ci si riempì gli occhi, si scialò come un porco. La ragazza era tale e quale a quella che s’aspettava: un po’ più bassa di lui, con un gran bel fisico ma la faccia leggermente bucata da una passata acne; aveva l’aria simpatica e parlava bene l’italiano, anche se era straniera. Chiese a Montalbano in primisi di sborsare il pattuito e in secundisi di passare dal bagno per darsi una rinfrescata. Una volta sborsato e rinfrescato Montalbano si spogliò come un porco e si sdraiò a letto, lei lo seguì. L’incappucciò subito (non faceva niente senza) e cominciò un pompino pieno di finto impegno, andava sì su e giù, ora veloce ora piano, ma, era per il goldone era per la scarsa presenza di labbra e lingua, Montalbano non sentì quasi niente. Capì subito che la cosa era mala cuminziata e vide nùvuli nivure nel proprio futuro. Alla fine gli si rizzò, ma tanto per fare comparsa, come per dire «Io ho fatto il mio, ora tocca a te, e non chiedermi niente!». Lo fecero prima all’inpiedi, lei contro un mobile della stanza, poi a pecora, sul bordo del letto, poi con lei sdraiata. Fu una cosa disperata, un amplesso da animali. Montalbano affondava con il ritmo forsennato di in un film porno, lei s’impegnava, ma anche questa volta l’impegno aveva qualcosa di strano, di ambiguo. S’impegnava e non s’impegnava allo stesso tempo. Voleva che finisse, ma doveva essere lui a finire. Alla fine finì. Se ne stette un po’ a guardare il copriletto come se questo gli dovesse rispùnniri, dopodiché si alzò e si rivestirono.

*

«Mimì... – chiese Montalbano – T’hanno mai fatto un complimento e dato dello stronzo nella stessa frase?»
«In che senso, Salvo?» rispose Augello
«Lo sai che mi passo il tempo a scrivere...»
«Sì, Salvo, lo so che ti piace. Anche se a volte sei un po’ ripetitivo, con ‘sto fatto che odi il mondo e tutti devono fare una malamorte!..»
«Sì... vabbe’... ma non è questo il punto – tagliò corto Montalbano – È che c’è questo tizio qui che ha detto: è colpa del commissario Montalbano se ho preso un’inculata! perché lui scrive colì e anche io volevo scrivere colì, ed è finita che l’ho preso nel didietro andando dove non dovevo andare, da una catapasima che proprio non era cosa ecc.»
Augello lo taliò ‘mparpagliato.
«Non ho capito una beneamata minchia di quello che vuoi dire – disse – Ma sì... in effetti t’ha fatto un complimento e dato nel contempo del grandissimo cornuto – enfatizzò il grandissimo cornuto. – Sai che questo picciotto m’è già simpatico!»
«Non avevo dubbi, Mimì!» Ci risero sopra. «Quasi quasi gli offro un caffè per farmi scusari!»
 

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Dalla tua descrizione dalle foto e dal comportamento mi ricorda molto una otr incontrata a ct zona faro, fisicamente bona ma dal viso butterato,probabilmente è lei che ha preso casa.
 
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  • #3
Dalla tua descrizione dalle foto e dal comportamento mi ricorda molto una otr incontrata a ct zona faro, fisicamente bona ma dal viso butterato,probabilmente è lei che ha preso casa.

Non so che dirti! OTR, massaggiatrici e trans sono fuori dai miei radar, quindi non saprei! Potrebbe pure essere. Se è così mi fa piacere per lei: un appartamento è sempre meglio della strada. Ovviamente non serbo rancore per l'incontro: è andato male, capita.
 
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Se sul forum organizzassero un concorso per premiare il recensore più bravo, tu vinceresti il primo premio. non ci sono dubbi!
 
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