Arina

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NOME INSERZIONISTA: Arina
RIFERIMENTO INTERNET: https://www.escortforumit.xxx/accompagnatrici/Arina-66715?from=regular_list
CITTA' DELL'INCONTRO: Catania
NAZIONALITA': Russa
ETA': Sulla ventina
CONFORMITA' ALL'ANNUNCIO: Conforme
SERVIZI OFFERTI (vedi DIZIONARIO): Un po' di tutto (secondo la scheda)
SERVIZI USUFRUITI: BBJ, Leccata di palle, Rai1
COMPENSO RICHIESTO: 200
COMPENSO CONCORDATO: 200
DURATA DELL'INCONTRO: Circa un'ora
DESCRIZIONE FISICA: Una bella ragazza, un fisico perfetto (tette e culo spettacolari)
ATTITUDINE: Decisamente non buona
REPERIBILITA': Facile (messaggistica tramite whatsapp)
PRESENZA DI BARRIERE ARCHITETTONICHE: Una decina di gradini (nell'androne delle scale) poi terzo piano con ascensore
TELEFONO: 3277684250

– Alexander Portnoy, per aver degradato la dignità di Mary Jane Reed per due notti consecutive a Roma, nonché, per altri crimini troppo numerosi da elencare, compreso lo sfruttamento della sua fica, sei condannato a un terribile caso di impotenza. Divertiti. – Ma, Vostro Onore, lei è maggiorenne dopotutto, un’adulta consenziente... – Non prendermi per il culo con menate legali, Portnoy. Sapevi distinguere il bene dal male. Sapevi di degradare un altro essere umano. E per questo, per ciò che hai commesso e per come l’hai commesso, sei condannato secondo giustizia a un pisello molle. Trovati un altro modo per nuocere a una persona... (Philip Roth. Lamento di Portnoy)

LAMENTO DEL TED: Non cominci a pensare male, dottore: quella dell’uccello molle era solo una metafora. Stava a raffigurare la fregatura che mi sono preso dopo tante e tante impareggiabili scopate. Le gesta del commissario Portnoy, fino al tragico epilogo, stavano a simboleggiare le mie. Era un fine simbolismo, tutto qui. Il mio povero uccello, onore al merito, fa ancora tutto quello che gli si dice, se proprio vuole saperlo. Ci mancherebbe solo questo, per carità!..
Adesso lei di certo vorrà sapere dell’ultima volta, è per questo che siamo qui, e, vede, mi vengono in mente due modi per raccontare il tragico accaduto, uno breve, il più semplice, cominciando col dire che proprio la volta passata m’ero prodigato di quanto fossi sicuro, ormai, di andare a colpo sicuro con le ragazze del gruppetto (ironia della sorte) eccetera, e il secondo partendo un po’ più da lontano, ossia da un’accurata analisi filologica e post-strutturalista di quanto il mio uccello sia un patito di pompini. Mi sa proprio che opterò per il secondo! anche perché così si arriva dritto dritto al punto, saltando inutili convenevoli, le solite cose dette e ridette. Perché, vedete, e qui comincia la filologia, il pompino non è solo lei che te lo succhia... no! È un atto di fiducia. Chiunque può infilare il sacrosanto coso dentro la sacrosanta cosa. Col pompino si crea un legame, che non è solo quello che unisce l’uccello di lui con la bocca di lei. C’è qualcosa di intimo. Infatti non ho mai capito le ragazze che non vogliono baciarti in bocca, ma che poi ti spompinano il piffero fino allo sfinimento. Un bacio vale quanto una pompa, se parliamo di intimità! Io la vedo così. Quindi può capire che se la pompa è fatta male, tutto il resto diventa meccanico. Diventa una gara a finire. E il mio uccello lo capisce. È mica scemo lui. Capisce subito che la cosa è diventata un lavoro, e non più un piacere, quindi fa reticenze. Mi fa finire, questo sì, ci mancherebbe, ma lo fa per spirito d’orgoglio. Non lo vuole ammettere ma è un po’ stakanovista. L’importante è apparire! Ma se li segna questi straordinari. L’uccello, lui, adora i pompini ben fatti; di quelli tutti salivosi, pieni di leccatine qua e là, di baci, di risucchi; quando poi gli brucano le maracas!.. chi lo trattiene più. Il più brodo di giuggiole di tutti i brodi di giuggiole. In poche parole, dottore, appena ha cominciato ad andare su e giù con la testa come un’assatanata, ma senza alcuna grazia o pathos o tecnica, senza alcuna intimità, è stato subito lì che ho capito che purtroppo era successo, alla fine, e che una del gruppetto di cui vi ho tanto parlato si stava dimostrando per quello che era: una fregatura. La ragazza è una gnocca dellamadonna, intendiamoci. Un fisico che farebbe invidia a chiunque... e quei capezzoli, santoddio... tra i più belli che abbia mai visto. E le tette! Il culo! Quella bernarda bella rosa! Ma per il resto!..
Il guaio è che dovevo capirlo subito, già prima ancora di cominciare. Quando una volta arrivato m’aveva detto che non lo prendeva nel bucostretto. E io lì a dirle che l’avevo ben letto, quello che aveva scritto sul famoso sito, che il bucostretto lo dava, ma niente. Lei tutta sorpresa, no, no, diceva. Ma sono rimasto lo stesso. Pure Margo m’aveva tirato questa fregatura, ma con lei alla fine m’ero divertito alla grande. Una passione smisurata per il succhiare cazzi aveva quella. Arina, invece, proprio per niente.
Alla fine... ecco che è successo. Tutta la sacrosanta verità. Arrivo in camera, dal bagno, lei è sdraiata sul letto, culo all’aria, in perizoma e reggiseno bianco. Dottore, un signore culo, e quelle tette sode, coi capezzoli che ci potevi spremere i limoni. Comincio a baciarle la schiena, le spalle, il culo. Quando m’avvicino al volto scosta la faccia. Lo fa con falso trasporto, come l’avesse fatto perché presa dalla passione. Ma ovviamente non era così. Ecco un’altra novità: niente baci furiosi, niente tre dita di lingua giù per l’esofago; ti bacia, sì, sulla bocca, ma il tutto è la via di mezzo tra un bacio a stampo e un fk molto ma molto leggero. La lingua la senti appena, giusto la punta, forse, a essere gentili. Credetemi se vi dico che mi sentivo gli avvoltoi girarmi sopra la testa. C’avevo addosso i peggio presagi funerei.
Ma lei vuole che continuo, ovvio: è sempre sdraiata sulla pancia, le gambe piegate all’indietro. Le slaccio il reggiseno, le sfilo il perizoma. Il buco del culo fa capolino in mezzo le natiche, quando gliele allargo per dare giusto giusto un’occhiata. A quella vista le chiedo se proprio il didietro fosse tabù, se proprio non fosse possibile farci una capatina, così, per spirito esplorativo, ma niente da fare, il suo buco del culo è categoricamente verboten mi dice. Mi metto l’anima in pace. Mi sdraio pure io quindi, si mette a succhiarmelo, senza grazia e gracchiando (come diceva la canzone).
Mi incappuccia e si sdraia sulla pancia, proprio la posizione che piace a me. La prendo così, con lei che tiene la testa tra i due cuscini del letto come a scongiurare che m’avvicinassi per limonarla un po’. Queste cose non mi sfuggono, dottore. Io osservo sempre tutto, lo sa. Scopiamo prima così, poi a pecora, poi ancora così. Lei si muove, quello che giusto è giusto, bisogna essere onesti. Nel trombo è partecipe, è il prima e il dopo che m’ha rammollito l’uccello. Alla fine comunque finisco, o meglio, il mio uccello finisce. Butto il goldone nel piccolo cestino ai piedi del letto, tra il letto e il comodino; lei va in bagno. Dalla strada sale una canzone napoletana di un tizio sotto le stelle eccetera. E a me viene in mente un’altra, di canzone, ovviamente non napoletana, sa benissimo quanto detesti quella merda. È una canzone di Leonard Cohen, sicuramente la conosce pure lei. Ti ho amato al mattino, i nostri baci appassionati e profondi, i tuoi capelli riversi sul cuscino, come un assonnato temporale dorato... era pure in una pubblicità, anni fa. Amore, questo non è un modo per dirsi addio...
Invece lo è.
 

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Qualche giorno fa mi era stata fatta una domanda a proposito di Arina, ma i post (la domanda e la risposta) sono spariti dopo l'ultima manutenzione del sito (sicuramente dovuto a un fatto tecnico e non di policy, in quanto si sono azzerati pure i Grazie/Mi piace che qualcuno di voi, che ovviamente ringrazio, m'aveva affibbiato).
La domanda era se Arina parla l'italiano, e la risposta è no. Abbiamo sempre usato il traduttore di Google per conversare, quindi penso mastichi poco pure l'inglese.
 
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