[RECE] Giulia - OTR diurna - Santa Procula (RM)

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"Tranzilvania, Tranzilvania bitteee!"
NOME: Giulia
CITTA DELL'INCONTRO: Santa Procula (RM)
ZONA: via Laurentina presso questo spiazzo
NAZIONALITA': rumena
ETA': 20 anni
SERVIZI OFFERTI (vedi DIZIONARIO): bj, rai1
COMPENSO RICHIESTO: 30
COMPENSO CONCORDATO: 20
DURATA DELL'INCONTRO: 20'
DESCRIZIONE FISICA: ragazza mora, bel seno e bel sedere
ATTITUDINE: spiccica un niente di italiano, disponibile e carina

LA MIA RECENSIONE:

Il contesto è dei più affascinanti: uno stabilimento industriale dismesso, un'intera fabbrica a mia e a nostra disposizione, un panorama di desolazione post-capitalista o post-nucleare alla maniera di Chernobyl con queste grandi sale vuote in cui campeggia qualche ciclopico macchinario metallico che serviva chissà a fare cosa lasciato o meglio abbandonato lì dov'era perché troppo costoso da sgombrare in rapporto al valore
e quello spazio antistante in cui luccicano al sole carcasse impolverate che un tempo erano parti di carrozzeria di automobili fra le quali crescono alte e resistenti le erbe infestanti e di dieci metri in dieci metri cumuli di foglie e di immondizia che qualcuno ha tentato vanamente di radunare ma che sono rimasti lì come tumuli funerari di scomparse tribù delle steppe, con tanto di rastrello e paletta che dovevano fargli la festa
e quello stanzino riservato senza porta e senza infissi, con le scatole elettriche abbandonate a terra, rivestito di finto parquet in cui un contabile o un direttore o un amministratore hanno siglato e svirgolato fatture e tenuto i conti degli ordinativi ma sul cui lato sta un materasso e un coprimaterasso lerci e più che lerci e una fanciulla ginocchioni che me lo prende in bocca dopo avermi vestito di guaina protettiva neanche fossi un pezzo uscito nuovo dalla fabbrica
in questa bolla temporale mi portano al presente soltanto i rumori dei camion sfreccianti poco lontano mentre Giulia s'impegna alla sua maniera, tenendo la testa reclinata di 2/3 e facendosi gonfiare la guancia dalla punta del cazzo e di tanto in tanto lasciandolo affondare un poco in gola, sostenendo lo sforzo con gli occhi chiusi e le mani ad afferrarmi i fianchi per farmi ondeggiare in avanti, verso di lei
vent'anni fa qui si lavorava e vent'anni dopo si lavora ancora, vent'anni fa Giulia era appena nata o stava per farlo tanto è giovane e – per quanto inselvatichita dalla strada – a modo suo aggraziata con quel visetto da fija de 'na mignotta quando in realtà è tutt'altro e quel neo o quella voglia stampata sullo zigomo destro e con un bel viso, un bel seno e un bel culo una donna non ha da chiedere altro alla buonasorte per sostentarsi
io le ho portato il mio contributo al suo, di sostentamento: venti euro freschi di bancomat che ha ispezionato con nonchalance prima di prendermelo in bocca e, toltesi le ciabatte, di mettersi a pecora per me mostrandomi la fessa chiara e glabra in risalto fra le chiappe abbronzate di una stradale e la fantasia sfarfalla a guardare come il contorno della fica si adatti a perfezione al mio arnese movimentando avanti e indietro il bordo delle labbra come una pellicola aderente
ma sto scomodo in quella posizione per via dei pantaloni calati che mi stringono alle caviglie come un vitello preso al lazo e immobilizzato e la giro alla missionaria: così credo si senta invece Giulia costretta come un vitello, col capo reclinato di lato non so se per fuggire la mia vista o il mio alito di fumatore e sì che una mentina la prendo sempre prima di abbordare ma è un misero palliativo che non nasconde gli effetti del vizio
guardo il suo orecchio, il suo minuscolo orecchio, il suo neo di bellezza, l'attaccatura dei neri capelli, il suo profilo e poi – dalla parte opposta – mi giro verso i suoi piedi grossi e dalla pianta larga, marroni e zozzi col segno dell'infradito lasciato dal sole che picchia, imbellettati con uno smalto rosso-aragosta: Giulia sta tutta fra questi due confini, schiacciata dal mio peso, penetrata da una parte di me, aspettando che passino forse vent'anni di questa vita per averne una vera.
 
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Si dovrebbe creare un trend sugli incontri in luoghi poco comuni, come questa fabbrica abbandonata. Non molto tempo fa ne avevo descritto uno nel cimitero dei cassonetti danneggiati dell’AMA sulla Pontina Vecchia. Ovviamente tutti luoghi degradati ma non per oscura scelta dei punter, è che i posti belli sono vigilati. Mi piacerebbe molto portare una ragazza nel roseto comunale dell’Aventino ma finirei denunciato per atti osceni in luogo pubblico. È come per le mosche che volano sulla merda perché dalle torte sono immancabilmente scacciate.
 
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