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CARATTERISTICHE GENERALI
NOME INSERZIONISTA: Sara
RIFERIMENTO INTERNET: http://selfiescorts.com/escort/escort/calandrellisara/
http://selfiescorts.com/escort/escort/lisara/
CITTA DELL'INCONTRO: Ciampino (RM)
NAZIONALITA': italiana
ETA': +40
CONFORMITA' ALL'ANNUNCIO: foto se non vere, verosimili; certamente generose
SERVIZI OFFERTI (vedi DIZIONARIO): bbj+CIM
SERVIZI USUFRUITI: bbj+CIM
COMPENSO RICHIESTO: 35
COMPENSO CONCORDATO: 35
DURATA DELL'INCONTRO: 10'
DESCRIZIONE FISICA: bionda, alta e snella; al di là di una buona prima impressione, pare poco curata
ATTITUDINE: disponibile, simpatica... anche troppo
REPERIBILITA': semplice
PRESENZA DI BARRIERE ARCHITETTONICHE: carsex quindi...
INDEX RICERCHE (numero telefonico nel formato 1234567xx): 34828969xx
LA MIA RECENSIONE:
Il cielo di Roma piange e piange anche il cielo sopra Ciampino. Due cieli spargono lacrime rade sulla natura selvaggia della periferia romana: lampioni come alberi scorticati, capannoni-colline, monofilari e barriere zoppe simulanti argini terrosi compattati, radure d'asfalto su cui migrano popolazioni d'acquirenti dall'auto alla cassa e dalla cassa all'auto. Viale Kennedy è il grande fiume artificiale cui tornano quanti camminarono in linea per scegliere e pagare. Tutti vi scorrono a rilento, guardando con occhi piccoli oltre il parabrezza puntinato di gocce e maledicendo gli altri come gli altri maledicono loro. Cromoarticolati spostano metri cubi di qualcosa su cartuccere gommate da una parte all'altra del pianeta, da Singapore ad un braccio dal mio vetro ovalizzato. I carriaggi vulcanizzati sono lo sbocco dell'industria e la premessa del commercio.
Dal mio veicolo turbocerato, rimesso a nuovo poco prima all'autolavaggio pakistano e già inzaccherato di sudiciume stradale, guardo la nostra Varsavia post-bellica che i capi degli uomini hanno permesso sorgesse al posto dei campi: ammennicolo per fare soldi, impilare e distribuire merci, cedere a sconto e profittare. La trovo triste e mi sento triste; la vedo grigia e mi trovo incolore io stesso. Andare e tornare, muoversi in cerchio, sostare, ripartire, chiamare e sperare: sperare è quello che mi rimane. Eppure, acquirenti loro ed acquirente io. Acqua, fango e polveri combuste formano minuscole stalattiti nere sotto le finizioni della mia scocca.
Qualcosa deve rompere la monotonia di questi giorni uno uguale all'altro, uno deprimente più dell'altro. Voglio vivere un giorno da signore io che dei signori, dei signori veri, di quelli che hanno tutto ciò che desiderano, non ho l'aspetto, né i modi, tantomeno il denaro. Sogno un'intuizione benedetta, una novità da godere e raccontare, un olocausto per la Pasqua della mia religione. Seleziono una candidata dal catalogo virtuale e confido in un buon incontro. Ventiquattr'ore di attesa sono nulla di fronte all'eterno, alla permanenza del ricordo.
Io e lei: due anime morte in compagnia del nulla, estranee l'una all'altra, solitarie a loro stesse. Fra noi, nessun amore avuto o perduto, nessuna confidenza, nessuna intimità. Dare e ricevere: non siamo messi assieme per altro. "Come hai detto?" Quarant'anni dice di avere. Alcuni decenni in più le darei ma soltanto ad uno sguardo ravvicinato, quando già ha preso possesso del sedile simil-pelle e non posso più vagheggiare imprevisti. Cinquant'anni almeno, a giudicare dalle grinze sul volto e dalle mani calpestate dalla vita, imbellettate con unghioni di plastica adunchi dai profili anneriti.
E dire che a prima vista, girando il collo oltre la guarnizione del finestrino, m'era sembrata una bella donna, dal viso altero e dal portamento elegante, ben vestita e ben tenuta. La sua prima parola è stata l'uccisione delle mie speranze: una voce arrochita, una risata altisonante, sguaiata quanto immotivata, e per tutta la bocca pertugi neri dove un tempo c'erano denti, superstiti spauriti di una colonia dispersa nella (sua) storia. Potrei essere suo figlio e difatti di suo figlio mi parla senza che gliel'abbia chiesto. Potrebbe essere una trasmissione involontaria del pensiero o altro fenomeno ESP: non mi spiego diversamente il motivo per cui, di recente, ogni mignotta s'è messa a parlarmi della sua progenie.
"Tu non sei buona per me, mi ci vogliono giovani" avrei dovuto dirle subito, ma non sono abbastanza svelto da cogliere certi segnali nell'immediato e non sono abbastanza sveglio da giovarmi dei miei tanti fallimenti precedenti. D'altronde, sono stato io a chiamarla e non viceversa. Con la mia compagna rinsecchita saltata fuori dall'era glaciale, con la mia Ötzi al femminile, cerco isolamento per farmi sbocchinare ma ovunque e tutt'attorno a noi è disordine e caos. Le interiora della città rovesciano in strada persone a centinaia, gomito a gomito negli interstizi liberi dalle lamiere, ombre cinesi coi loro carrelli a monetina cigolanti sulle buche, con le loro scarpe da cambiare, coi passeggini dei loro figli appiedati. Immaginavo di appartarmi in un luogo solitario ma questo non esiste, almeno non qui e non a quest'ora.
Il suono della musica gracchiata dall'autoradio copre a malapena le sue risate gutturali, le sue parole smozzicate, i suoi discorsi senza filo. È fuori controllo e vorrebbe farmi fermare in un parcheggio qualunque, fra una macchina e l'altra, col giorno pieno e la folla in circolo, in preda ad un'autosuggestione d'invisibilità. Il solo sbaglio che ho commesso – o almeno il più grave – è stato credere che l'età portasse consiglio. Al mercato ortofrutticolo, davanti ai tessuti d'importazione, fronte ingrosso penne a sfera (oggetto emblematico della cultura europea), a suo dire un posto varrebbe l'altro. Il fine giustifica i mezzi: mi faccio convincere dalle sue sicurezze ("'mbocchino è robba de 'n'attimo" mi dice) e parcheggio all'interno della linea bianca di un posto qualsiasi, una vettura a destra e una a sinistra, il marciapiede davanti e il mondo brulicante alle spalle.
Mi sbottono la patta e mi sento tirar via i pantaloni fino alle ginocchia. Una lingua mi smucina fra le palle, il cazzo mi si rizza, cuore e anima sono altrove, dispersi. In un secondo momento correrò a cercarli, ma non ora. Mi godo questa fiera delle atrocità, questa vecchia china sulle mie parti basse, quelle mani volgari e sozze che mi stringono cose care, quella dentatura malandata che mi seghetta la cappella, infine dolorante per la frizione sul palato. Una testa bionda fa su e giù nell'interzona fra il tondo del volante e il mio ombelico. Il caso o forse il fato, una volta tanto benevolo, fa sì che nessuno venga a caricare la spesa in un bagagliaio vicino. Allungo un po' la mano, ma il mio coraggio digitale non va oltre l'accarezzarle un fianco. C'è una pudicizia nel mio modo di pagare, nel mio modo di pagare.
Esercizio n. 1 (ed anche il solo) terminato: le riempio la bocca, bicchiere di carne mezzo pieno e mezzo vuoto. Signorilmente, apre lo sportello e rovescia tutto a terra con fragore di risacca. Qualcuno, di lì a poco, avrebbe calpestato i miei figli incompiuti portandoseli sul tappetino, sullo zerbino di casa, in camera da letto attaccati alla suola. L'inconveniente maggiore è che, avendole detto di essere di dove non sono ed essendo per coincidenza lei di dove io ho finto di essere, vorrebbe essere riaccompagnata a casa. Dalla sicurezza del mio abitacolo a dove...? No, mi spiace tanto, mi tocca fingere impegni che non ho in posti che non conosco.
Non ricordo nulla di Sarah. Sarah con l'"H" idrogenata. Circuisco l'incapace che sono. Vorrei non ricordare nulla ma ricordo, purtroppo. Il sogno della nuova alba svanisce prima del prima lungo i piloni sopraelevati sul Raccordo Anulare, serpentina di cemento gligliata in metallo da parete a parete. Al suo posto il tramonto, rossore elettrificato espanso nell'atmosfera tropo-strato-mesostratificata, pare far sua la mia vergogna. L'amore mercenario ci farà a pezzi, buoni per gli sfasci della Togliatti.
NOME INSERZIONISTA: Sara
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CITTA DELL'INCONTRO: Ciampino (RM)
NAZIONALITA': italiana
ETA': +40
CONFORMITA' ALL'ANNUNCIO: foto se non vere, verosimili; certamente generose
SERVIZI OFFERTI (vedi DIZIONARIO): bbj+CIM
SERVIZI USUFRUITI: bbj+CIM
COMPENSO RICHIESTO: 35
COMPENSO CONCORDATO: 35
DURATA DELL'INCONTRO: 10'
DESCRIZIONE FISICA: bionda, alta e snella; al di là di una buona prima impressione, pare poco curata
ATTITUDINE: disponibile, simpatica... anche troppo
REPERIBILITA': semplice
PRESENZA DI BARRIERE ARCHITETTONICHE: carsex quindi...
INDEX RICERCHE (numero telefonico nel formato 1234567xx): 34828969xx
LA MIA RECENSIONE:
Il cielo di Roma piange e piange anche il cielo sopra Ciampino. Due cieli spargono lacrime rade sulla natura selvaggia della periferia romana: lampioni come alberi scorticati, capannoni-colline, monofilari e barriere zoppe simulanti argini terrosi compattati, radure d'asfalto su cui migrano popolazioni d'acquirenti dall'auto alla cassa e dalla cassa all'auto. Viale Kennedy è il grande fiume artificiale cui tornano quanti camminarono in linea per scegliere e pagare. Tutti vi scorrono a rilento, guardando con occhi piccoli oltre il parabrezza puntinato di gocce e maledicendo gli altri come gli altri maledicono loro. Cromoarticolati spostano metri cubi di qualcosa su cartuccere gommate da una parte all'altra del pianeta, da Singapore ad un braccio dal mio vetro ovalizzato. I carriaggi vulcanizzati sono lo sbocco dell'industria e la premessa del commercio.
Dal mio veicolo turbocerato, rimesso a nuovo poco prima all'autolavaggio pakistano e già inzaccherato di sudiciume stradale, guardo la nostra Varsavia post-bellica che i capi degli uomini hanno permesso sorgesse al posto dei campi: ammennicolo per fare soldi, impilare e distribuire merci, cedere a sconto e profittare. La trovo triste e mi sento triste; la vedo grigia e mi trovo incolore io stesso. Andare e tornare, muoversi in cerchio, sostare, ripartire, chiamare e sperare: sperare è quello che mi rimane. Eppure, acquirenti loro ed acquirente io. Acqua, fango e polveri combuste formano minuscole stalattiti nere sotto le finizioni della mia scocca.
Qualcosa deve rompere la monotonia di questi giorni uno uguale all'altro, uno deprimente più dell'altro. Voglio vivere un giorno da signore io che dei signori, dei signori veri, di quelli che hanno tutto ciò che desiderano, non ho l'aspetto, né i modi, tantomeno il denaro. Sogno un'intuizione benedetta, una novità da godere e raccontare, un olocausto per la Pasqua della mia religione. Seleziono una candidata dal catalogo virtuale e confido in un buon incontro. Ventiquattr'ore di attesa sono nulla di fronte all'eterno, alla permanenza del ricordo.
Io e lei: due anime morte in compagnia del nulla, estranee l'una all'altra, solitarie a loro stesse. Fra noi, nessun amore avuto o perduto, nessuna confidenza, nessuna intimità. Dare e ricevere: non siamo messi assieme per altro. "Come hai detto?" Quarant'anni dice di avere. Alcuni decenni in più le darei ma soltanto ad uno sguardo ravvicinato, quando già ha preso possesso del sedile simil-pelle e non posso più vagheggiare imprevisti. Cinquant'anni almeno, a giudicare dalle grinze sul volto e dalle mani calpestate dalla vita, imbellettate con unghioni di plastica adunchi dai profili anneriti.
E dire che a prima vista, girando il collo oltre la guarnizione del finestrino, m'era sembrata una bella donna, dal viso altero e dal portamento elegante, ben vestita e ben tenuta. La sua prima parola è stata l'uccisione delle mie speranze: una voce arrochita, una risata altisonante, sguaiata quanto immotivata, e per tutta la bocca pertugi neri dove un tempo c'erano denti, superstiti spauriti di una colonia dispersa nella (sua) storia. Potrei essere suo figlio e difatti di suo figlio mi parla senza che gliel'abbia chiesto. Potrebbe essere una trasmissione involontaria del pensiero o altro fenomeno ESP: non mi spiego diversamente il motivo per cui, di recente, ogni mignotta s'è messa a parlarmi della sua progenie.
"Tu non sei buona per me, mi ci vogliono giovani" avrei dovuto dirle subito, ma non sono abbastanza svelto da cogliere certi segnali nell'immediato e non sono abbastanza sveglio da giovarmi dei miei tanti fallimenti precedenti. D'altronde, sono stato io a chiamarla e non viceversa. Con la mia compagna rinsecchita saltata fuori dall'era glaciale, con la mia Ötzi al femminile, cerco isolamento per farmi sbocchinare ma ovunque e tutt'attorno a noi è disordine e caos. Le interiora della città rovesciano in strada persone a centinaia, gomito a gomito negli interstizi liberi dalle lamiere, ombre cinesi coi loro carrelli a monetina cigolanti sulle buche, con le loro scarpe da cambiare, coi passeggini dei loro figli appiedati. Immaginavo di appartarmi in un luogo solitario ma questo non esiste, almeno non qui e non a quest'ora.
Il suono della musica gracchiata dall'autoradio copre a malapena le sue risate gutturali, le sue parole smozzicate, i suoi discorsi senza filo. È fuori controllo e vorrebbe farmi fermare in un parcheggio qualunque, fra una macchina e l'altra, col giorno pieno e la folla in circolo, in preda ad un'autosuggestione d'invisibilità. Il solo sbaglio che ho commesso – o almeno il più grave – è stato credere che l'età portasse consiglio. Al mercato ortofrutticolo, davanti ai tessuti d'importazione, fronte ingrosso penne a sfera (oggetto emblematico della cultura europea), a suo dire un posto varrebbe l'altro. Il fine giustifica i mezzi: mi faccio convincere dalle sue sicurezze ("'mbocchino è robba de 'n'attimo" mi dice) e parcheggio all'interno della linea bianca di un posto qualsiasi, una vettura a destra e una a sinistra, il marciapiede davanti e il mondo brulicante alle spalle.
Mi sbottono la patta e mi sento tirar via i pantaloni fino alle ginocchia. Una lingua mi smucina fra le palle, il cazzo mi si rizza, cuore e anima sono altrove, dispersi. In un secondo momento correrò a cercarli, ma non ora. Mi godo questa fiera delle atrocità, questa vecchia china sulle mie parti basse, quelle mani volgari e sozze che mi stringono cose care, quella dentatura malandata che mi seghetta la cappella, infine dolorante per la frizione sul palato. Una testa bionda fa su e giù nell'interzona fra il tondo del volante e il mio ombelico. Il caso o forse il fato, una volta tanto benevolo, fa sì che nessuno venga a caricare la spesa in un bagagliaio vicino. Allungo un po' la mano, ma il mio coraggio digitale non va oltre l'accarezzarle un fianco. C'è una pudicizia nel mio modo di pagare, nel mio modo di pagare.
Esercizio n. 1 (ed anche il solo) terminato: le riempio la bocca, bicchiere di carne mezzo pieno e mezzo vuoto. Signorilmente, apre lo sportello e rovescia tutto a terra con fragore di risacca. Qualcuno, di lì a poco, avrebbe calpestato i miei figli incompiuti portandoseli sul tappetino, sullo zerbino di casa, in camera da letto attaccati alla suola. L'inconveniente maggiore è che, avendole detto di essere di dove non sono ed essendo per coincidenza lei di dove io ho finto di essere, vorrebbe essere riaccompagnata a casa. Dalla sicurezza del mio abitacolo a dove...? No, mi spiace tanto, mi tocca fingere impegni che non ho in posti che non conosco.
Non ricordo nulla di Sarah. Sarah con l'"H" idrogenata. Circuisco l'incapace che sono. Vorrei non ricordare nulla ma ricordo, purtroppo. Il sogno della nuova alba svanisce prima del prima lungo i piloni sopraelevati sul Raccordo Anulare, serpentina di cemento gligliata in metallo da parete a parete. Al suo posto il tramonto, rossore elettrificato espanso nell'atmosfera tropo-strato-mesostratificata, pare far sua la mia vergogna. L'amore mercenario ci farà a pezzi, buoni per gli sfasci della Togliatti.
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