racconti e fantasie erotiche

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mi sono cimentato con un racconto, non so come è venuto,quasi tutto è fantasia, la donna protagonista ha qualcosa di una donna vera con la quale le cose non sono andate proprio così... ah, la protagonista è una BBW, quindi se non vi interessano le donne grasse passate pure al prossimo!

Accadde in pausa pranzo

Era caldo, forse più del solito, nella Milano di luglio, Fabio camminava accaldato tra il marciapiede molle e l’aria semiliquida, per fortuna in studio c’era l’aria condizionata, pensò, e poi sarebbe arrivato durante la pausa, un po’ di tranquillità dopo la mattinata in giro per uffici…
E quasi certamente c’era anche lei, Elvira, la sua collega di stanza… è vero, lei non usciva mai, per il pranzo, specie d’estate, il caldo le dava troppo fastidio… forse, se avesse avuto qualche trentina di chili in meno, pensò, avrebbe sopportato meglio… la salute prima di ogni cosa… ma quelle tettone debordanti e ondulanti ad ogni passo, quel sederone che faticava a stare sulla sedia girevole della scrivania, quelle braccia così candide sempre nude in questa stagione… sì, Elvira era una donnona, tanta, morbida (almeno così pensava), e fatta a tutto tondo… alcune donne sono spropositate, si disse, magari sono magre in alto e grasse in basso, o peggio viceversa, Elvira no, era proprio abbondante in ogni parte… e in estate si metteva sempre tuniche lunghe fino al ginocchio o poco più, senza maniche, e piuttosto trasparenti, in controluce poteva ammirare tutte le sue forme, sapeva che portava una decima taglia di reggiseno, lei glielo aveva detto ridendo, e ogni tanto la sola idea del suo davanzale gli dava alla testa. Gli piaceva molto, ma non aveva mai trovato il modo di farglielo sapere, a volte aveva iniziato a masturbarsi pensando di fare l’amore con lei…
In ufficio la chiamavano in molti modi, quasi nessuno gentile, la balena, la grassona, la cicciona, soldato palla di lardo, la tettonazza, la trippona… una volta lui aveva tentato di dire ad un collega: “Sì, Elvira è molto grassa, ma è simpatica e secondo me ha un bel viso”, e lui “Ma il corpo è da demolire e ricostruire! Cos’è, ti piacciono le balene?”, così per non imbarcarsi in una discussione inutile Fabio aveva lasciato perdere e aveva lasciato che il collega sghignazzasse un po’.
Si accorse che qualcosa puntava all’esterno, al cavallo dei pantaloni, poco, ma insistente, così cercò di pensare al lavoro che lo aspettava nel pomeriggio, ed entrò nel solito bar a prendersi un tè freddo.
Alle 13 e qualcosa erano usciti tutti, sperava che Elvira ci fosse, se non altro per guardarla in controluce e pensarla nuda; lei era nella loro stanza, piegata un po’ in avanti sulla scrivania, la veste saliva rivelando la carne bianca delle grosse cosce, si chiese se portava le mutande, poi si diede del cretino da solo…
Chiuse la porta e lei si girò rialzandosi, ma la visione delle cosce solide rimase.
“Ciao, torni ora? Hai fatto il giro di tutta Milano a piedi?”
“Praticamente”
“Hai mangiato? Gli altri credo che siano al solito posto”
“Ho troppo caldo” rispose sedendosi davanti al computer; poi si alzò verso uno scaffale.
Elvira passò davanti alla finestra, stava raccontando la mattinata in ufficio, in trasparenza ne intravide le mammelle che sembrava volessero sprizzare fuori dalla tunica, la forma panciuta come un’anfora romana, il vestito teso dalla ciccia sui fianchi e sul sederone, e cominciò a sentire di nuovo il desiderio tra le gambe.
Lei era davanti all’altro scaffale, a tre metri, che stava riponendo un raccoglitore, calda, solo poco più di un velo addosso, tanta… il desiderio si tese del tutto, Fabio fece due passi e la afferrò da dietro per il grandioso seno abbracciandola a fatica e incollandosi tra le sue natiche con il membro eretto, mentre la baciava sul collo.
Elvira strillò lasciando cadere il raccoglitore con i documenti che volavano sul pavimento. Lui saltò indietro mollando l’abbraccio e sorpreso di quello che aveva appena fatto. Incominciò a mormorare: “Ti prego, scusami… non so che mi è preso…” perdendo la voce, arrossendo di fuoco e guardando fisso per terra. Voleva sprofondare, scappare, pensò che lei lo avrebbe sputtanato coi capi e che stava rischiando il licenziamento, “Oddio, … Ma che ho fatto?”
Lei era appoggiata allo scaffale con la schiena, lo guardava come un punto interrogativo vivente, poi in silenzio si chinò a raccogliere le carte cadute dappertutto… la parte più in alto della tunica quasi trasparente era tesa dalla grande massa di carne che partiva sotto la gola e che sembrava non volerne sapere di restare nascosta… la scollatura era appena aperta, ma i seni si affacciavano toccandosi reciprocamente, invitanti…
Lo sguardo di Fabio ci finì dentro come calamitato, non poteva guardare altrove.
Anche lei alzò il viso, e se ne accorse. “Ti piace?” chiese con un tono di voce sorprendentemente tranquillo; “Sì” rispose Fabio quasi in un sospiro. “Si vede. Sei ancora eccitato”, e non era una domanda.
“Mi dispiace…” continuò. Ed Elvira sorridendo “Di che cosa? Che ti eccita il mio corpo?” “No… cioè sì… cioè… mi dispiace di averti spaventato”. “No, solo non me l’aspettavo che facessi così.” Si slacciò un paio dei bottoni in alto scoprendo ancora di più le due colline bianche. “Ti piace ancora”, e di nuovo non era una domanda. Poi allungò una mano a verificare la rigidità del suo sesso, e lo massaggiò delicatamente attraverso i calzoni. Fabio si sentiva a disagio, una parte di lui voleva andarsene, aveva paura che entrasse qualcuno… ma un’altra parte provava una sensazione mai provata prima. Prese tra le sue mani la testa di Elvira e le accarezzò i capelli neri.
Elvira si slacciò tutti i bottoni, si calò la tunica fino alla vita e mostrò orgogliosa il seno enorme che faticava a stare nelle sue mani e che ondulava leggermente, libero da qualsiasi reggiseno. “Ti è sempre piaciuto” affermò di nuovo, e lui riuscì solo ad accennare sì con il capo sentendo la gola secca. Lei si alzò in piedi e lo baciò sulla bocca, lui le afferrò con le dita tutte aperte il grande biancore, lo accarezzò, lo tirò con cura verso di sé, ci nascose le mani sotto e sollevò la massa carnosa, morbida e calda, poi ci tuffò il viso, passò la lingua sui rosei capezzoli che inturgidivano a vista d’occhio slanciandosi in avanti, li baciò, poi leccò anche il resto del seno, prese in bocca prima i capezzoli a lungo e poi fece per mangiarsi tutta la carne intorno, mentre lei piegava il viso all’indietro, passava le mani dietro la nuca e accarezzava le sue mani e le sue braccia, respirando dalla bocca socchiusa.
Anche Fabio aveva già il respiro corto… non sapeva bene cosa stava facendo ma non voleva smettere, Elvira si liberò delicatamente dalla sua presa e si mise in ginocchio… mentre lui le accarezzava ancora i capelli, lei slacciò la sua cintura, gli abbassò i pantaloni e le mutande insieme e iniziò ad accarezzargli la base del membro e i testicoli, con movimenti lenti, eccitanti e gentili.
Il suo sesso era rigido e duro come mai lo ricordava, neppure da ragazzo, aveva le prime gocce di fluido che si addensavano sulla punta, ed a questo punto lei lo prese in bocca ed iniziò a succhiare, sempre lentamente, e ad indugiare sul glande con la lingua. Sentiva il calore intorno al pene, e la lingua che si muoveva piano in circolo, e le sue labbra che circondavano sempre più a fondo l’asta, fino quasi a farla sparire, poi il movimento della bocca e della lingua accelerò… accelerò… fino a che non potè resistere e si accorse stava eiaculando il suo seme con contrazioni quasi spasmodiche, mentre provava in silenzio un orgasmo pari solo a quello dei suoi sogni.
Elvira non si ritrasse, non lasciò nemmeno che Fabio si ritirasse dalla sua bocca, continuava a roteare la lingua incurante del liquido che lui le stava pompando, gli accarezzò di nuovo i gioielli racchiusi nello scroto teso, poi gli passò le mani dietro le cosce per non lasciarlo andare via, mentre le labbra continuavano piano piano a seguire tutta la lunghezza del membro avanti e indietro.
Di solito, dopo svuotato del seme, come tutti, il suo fallo si afflosciava, reclamando il giusto riposo, questa volta non poteva, la bocca e la lingua di Elvira non gli davano tregua, gli sembrava di averlo infilato nell’acqua calda tanto sentiva l’umidità della sua saliva mescolata con quella dello sperma.
Per un po’ lei continuò a concentrarsi sui genitali di Fabio, tenendo quello teso in bocca, finché lui non ne potè veramente più e mormorò: “Ti prego…” scostandole un po’ la testa. Lei riaprì gli occhi, lo guardò dal basso e sorrise “Come, se ce l’hai ancora duro! Ora ci penso io.”
Si sedette sulla sedia girevole e lo fece avvicinare, prese il suo sesso, bagnato da cima a fondo, e se lo passò su un capezzolo, poi lo fece sparire tra i seni e cominciò la spagnola.
La carne guidata da lei gli avvolgeva tutto il pene, come prima Elvira massaggiò all’inizio piano, poi sempre più velocemente, il seno già era tutto bagnato dal suo organo ancora turgidissimo, questa volta resistette un po’ di più poi sentì di nuovo i fiotti di sperma slanciarsi tra le mammelle ed aprirsi la strada nel muro caldo e morbido che lei continuava a reggere imperiosamente, bagnandole la base del collo.
Dovette sedersi a sua volta chiudendo gli occhi… lei lo guardava, accaldata e cosparsa dei suoi umori. “Fabio.” lo chiamò dolcemente. Lui aprì le palpebre e ammirò la sua posa lussuriosa, le sue ghiandole esagerate sontuosamente appoggiate al corpo e imbiancate di tutto lui, le cosce aperte, le mani che le accarezzavano all’interno, attraverso il vestito sfatto. “Sono eccitata” gli disse. “Non potrei” rispose lui mentre stavolta il suo attributo stanco cedeva alla forza di gravità e anche i testicoli riprendevano a scostarsi dall’addome. “Lo so” rispose lei e restò lì per qualche decina di secondi ad accarezzarsi tra le gambe e sul seno, sollevandolo e facendolo ingigantire, e cospargendosi ancora di più di sperma e saliva.
Poi si riprese, “La pausa è quasi finita, tra un po’ arriva qualcuno. Ti spiace passarmi la borsa?” Lui si era già rialzato mutande e pantaloni, le diede la borsa e lei con un fazzoletto si ripulì di quanto le era stato copiosamente donato. Poi gli sorrise “Corro in bagno a darmi una rinfrescata al viso e a quel che posso del resto. Forse dovresti farlo anche tu. Sei rosso.” Sorrise ancora. “Grazie” “Di cosa?” “Credevo di non piacere a nessuno qui dentro. Lo so come mi chiamano, non ho bisogno di sentirlo, è così da quando ho quindici anni, ci ho fatto il callo, quasi completamente. So anche che tu non mi hai mai insultato, e ti ringrazio anche di questo”. Elvira si era lavata di corsa e si era rimessa a posto la tunica, a prima vista non si vedeva traccia di tutto il suo liquido eiaculato. “Non te l’aspettavi?” gli chiese, “Non te l’aspettavi che facessi certe cose, a livello di sesso, intendo?” “Non immaginavo, no…”, rispose accarezzandole le mani e proseguì “Non avrei mai immaginato che avremmo fatto sesso, io e te, in ufficio”. Elvira sorrideva ancora, sembrava felice. “Vieni sabato a casa mia?” gli chiese, “Potremmo continuare il discorso…” il sorriso era adesso invitante… Fabio fece ancora di sì con la testa, poi cercò di riprendere il suo serioso aspetto normale.
Le porte dello studio si aprivano, arrivavano i colleghi; Ruggero, il buffone della compagnia, li vide nella loro stanza “Ecco dove eri finito, bello, chissà cosa hai combinato qui dentro in pausa pranzo, eh, vecchio marpione!” e ammiccava agli altri dell’ufficio come per prenderli in giro entrambi. Elvira e Fabio si guardarono negli occhi e scoppiarono a ridere in silenzio, alla faccia di tutti, pensando a sabato prossimo.
 
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Samuele ...bello

M'e' piaciuto, me' piaciuto leggere quanto possa piacere una donna fatta in modo diverso..m'e' piaciuto leggere eccitazione e credimi un piccolo palpito fra le gambe l'ho avuto.

che dire ...aspetterei il racconto del sabato

Lalla
 
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lalla ha scritto:
Samuele ...bello

M'e' piaciuto, me' piaciuto leggere quanto possa piacere una donna fatta in modo diverso..m'e' piaciuto leggere eccitazione e credimi un piccolo palpito fra le gambe l'ho avuto.

che dire ...aspetterei il racconto del sabato

Lalla

contento che ti sia piaciuto! :give_heart:

anch'io mi sono eccitato mentre lo scrivevo, che dire, la fantasia è l'afrodisiaco per eccellenza

vedremo quando riuscirò a scrivere il secondo capitolo, spero venga carino come il primo
 
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In piedi al banco del bar...

Joe Cocker - You Are So Beautiful
http://www.youtube.com/watch?v=Z6xfpLqn5IM&amp...

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In piedi al banco del bar butto giù il caffè…, il tempo corre mi sembra di sentirlo urlare, insieme al treno che ti sta portando da me…

Fa caldissimo, eppure piccoli brividi di freddo percorrono la mia schiena, corro nel traffico congestionato della città, sono in ritardo, ma anche tu lo sei…, fermo la macchina quasi in mezzo alla piazza, incurante degli sguardi dei passanti…

So che se ora mi volto, ti vedrò camminare verso di me allungando il tuo collo sottile per distinguermi vicino ad una delle tante auto in sosta…

Prima mi arriva il tuo odore, poi gli occhi entrano nei tuoi per non lasciarli più…, quasi un intero giorno solo per noi…, sai…, credo che non mi abituerò mai a te...

Ti sono addosso, ti bacio e ti accarezzo mentre guido cercando di tenere a bada la mia voglia di te…

Poi l’albergo dove ci aspettano, il sorriso complice e con un accenno di invidia dell’incaricata alla reception che percepisce un'urgenza nella mia voce…

Le risate nervose, di noi…, che ci siamo persi e non riusciamo a trovare la nostra camera..., poi finalmente quella porta che chiude fuori le nostre vite…

Quel lungo bacio…, le mie mani che ti frugano…, i vestiti sul pavimento, tu che tenti invano di piegarli in qualche modo, poi desisti e io che sono sopra di te, sulla moquette dell’ingresso e dentro…, e ovunque…

Poi..., "Madonna, com’è bello e che pazzi che siamo…" urlato insieme e via…, abbracciati, intrecciati, la mia testa tra le tue gambe, la tua schiena inarcata per spingerti tutta verso le mie labbra che bruciano…

Piano…, piano…, mi dici…, quasi sussurrando, abbiamo tempo…,
per guardarci e per giocare ma dopo, dopo…

La tensione si allenta come un nodo che scorre, sciogliamo tutti i nervi, i muscoli tirano, i tendini si allungano e gli occhi…, dio gli occhi che hai ora, mentre mi guardi, se solo potessi vederli…

La tua lingua scende lungo il mio petto, ma stavolta non ti fermo, perché non so…, e poi più giù dove mi dici: "Ti tengo per tanto di quel tempo, così…, dove e quanto mi pare”,
ed è una vera lotta dopo, tra noi…,
e dove tu finisci quasi sempre per vincere…

Ma oggi è diverso, accade una cosa strana…,
mi abbandono come un bambino senza fare resistenza e chiudo gli occhi…

…Lo sai cosa c'è nella tua bocca stavolta,
…tenero e dolce e indifeso come non mai…,

è il mio cuore…
senza riserve.

xxxchaos :bye:
 
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Il ventilatore a pale...

Carte da decifrare - Ivano Fossati
http://www.youtube.com/watch?v=sm2Evkfa20c

L'indolenza con cui gira, l'aria che si muove e fa rabbrividire appena la pelle umida,
il suono ripetitivo e ipnotico del suo fendere l'aria, nel silenzio di questo nostro rifugio nascosto…

Il tuo respiro leggero, la prima luce del mattino che riporta in vita le cose,
la fragranza degli alberi, dei fiori, il profumo della tua pelle…

Mi avvicino piano per non svegliarti, il mio viso a pochi millimetri dalla tua nuca, i capelli sparsi sul cuscino…, seguo la linea decisa della tua schiena bianca e nuda, continuo a respirarti…

La mia mano solleva leggermente il lenzuolo stropicciato che ti copre le gambe e la soda rotondità del tuo sedere…, lo faccio scivolare sulla tua pelle con la stessa trepidazione del giocatore di poker che lentamente scopre le ultime carte…

Ti osservo..., ancora e ancora…, nella tua così perfetta imperfezione…
Sì..., sei bella…

Mi ero ripromesso di lasciarti dormire,
ti avrei telefonato più tardi dall’autostrada,
per svegliarti e augurarti il buongiorno…

mmm…

... Lo sai che non sono il tipo,
che mantiene le promesse…

xxxchaos :bye:
 
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A gothic nightmare


Illustrissimo Signor A.,
sono ridotto a scriverLe in condizioni di estrema prostrazione, rinchiuso in una stanza angusta e scarsamente illuminata. E' superfluo descrivere la situazione in cui mi trovo, vivo infatti nella sua vecchia dimora della quale così diffusamente mi parlò ai tempi delle nostre frequentazioni. Non ho dimenticato l'angoscia che trapelava nei suoi discorsi, sentimento che mai come in questo momento riesco a comprendere.
Come promesso la informo che dopo una lunga ricerca finalmente ho trovato l’ambigua creatura da Lei indicatami, corrispondente in tutto alla sua descrizione. Ricordo ancora il requisito fondamentale che l'esemplare avrebbe dovuto possedere. L’incontro risale a molti mesi fa, a quello che potrei definire il mio periodo lisergico. Seppure condizionato da quella particolare caratteristica, così puntualmente da Lei anticipatami, fu tutto sommato sesso gradevole, da rimanerne soddisfatti anche se sappiamo entrambi che appagamento nel vizio non vi è mai. Temo infatti di avere esagerato, di essermi fatto pendere un po’ la mano, come si usa dire. Chi meglio di Lei potrebbe capire?
Mi scuso di non averLe riferito per tempo ma sono certo che avrà avuto modo ugualmente di venire a conoscenza dei fatti. Devo peraltro confessarLe di essere rimasto molto turbato da quanto accaduto e di aver dovuto passare un lungo periodo di solitudine e riflessione. Una sorta di isolamento impostomi dai miei familiari, condizione nella quale mi trovo tutt'ora e che nessuno è in grado di sapere quando finirà. Sono comunque certo che anche di questo evento in qualche modo fosse già al corrente .
Ma torniamo a quella sera. Fui accolto in un’alcova tetra e umida, perfetta per il tipo di esperienza da Lei suggerita. Un letto a baldacchino ornato da drappi rossi riempiva l’intera stanza; un arredo d’altri tempi, la potremmo definire eleganza fin de siecle. Un sottile tappeto dello stesso colore conduceva dalla porta direttamente al giaciglio. La parete accanto al baldacchino era occupata da un grande specchio antico la cui cornice in legno laccato d’oro era ormai dimora prediletta dei tarli. Due grossi candelabri inutilizzati da secoli si ergevano come lugubri guardiani ai lati di un’ampia cassettiera posta sotto lo specchio, il quale rifletteva l'intero letto con i suoi drappeggi e pareva raddoppiare i guardiani. Nella parete opposta una pesante tenda di un rosso più scuro celava qualcosa, forse una finestra, ma preferii non verificare. Mi fece strada la creatura, la chioma bionda e setosa, splendida nella sua lunghezza, ondeggiava davanti a me. Si fermò davanti allo specchio e mi guardò sorridente. Aveva i lineamenti delicati e minuti, ad eccezione degli zigomi sporgenti come pure le orbite, talmente pronunciate da tradire quel requisito definito da Lei, gentile Signor A., indispensabile. Gli occhi, infossati all'interno di questa cornice ossea, apparivano particolarmente luminosi, di un azzurro algido. Aveva le spalle larghe e sproporzionate rispetto ai resto del corpo e i seni artificiali sembravano sperduti nella vastità del torace. Il girovita invece era eccessivamente stretto, quasi infantile. I fianchi asciutti sfilavano in due gambe lunghe dalle cosce muscolose e affusolate, mentre i glutei apparivano morbidi, meravigliosi nella loro candida consistenza. La pelle perfetta, bianca e delicata.
Mi parlò lentamente, emettendo una cantilena spigolosa ed acuta che cercava maldestramente di addolcire con un ridicolo falsetto. Era la voce della creatura, la sua essenza, estrema sintesi del passato e delle illusioni del presente.
Mi concesse tutto con grande nonchalance, fin troppa oserei dire, e questo non fece altro che amplificare una nauseante sensazione di decadenza. Tutto accadeva mollemente, con una accondiscendenza tale da provocarmi una atroce sensazione di onnipotenza, come se ogni cosa sarebbe potuta succedere se solo l'avessi desiderata. La creatura manifestava una personalità liquida ed un comportamento esageratamente servile che pareva volermi condurre a violare la morale sino a varcare il limite supremo, come solo un essere superiore avrebbe potuto fare.
Baci, bocca, lingua, il simulacro che aveva per vagina, poi l'anale secondo natura ed il gran finale sul seno accolto con una scomposta smorfia di lussuria. Angosciante il ricordo della creatura acquattata sul bordo del letto ed io come una furia alle sue spalle. Emetteva dei lamenti sconsolati, piagnucolava, ma rimase immobile per quanto poteva mentre la sodomizzavo con forza, piantato fino alle budella. Mi beai della scena ed indugiai con lo sguardo nel cuore dell'azione. Scorsi più in basso le mie gambe nude, salde sul pavimento. Provai ribrezzo. Ebbi l’impressione di sorreggermi su due zoccoli che di umano avevano ben poco. Due piedi caprini apparvero e scomparvero.
Signor A., Lei sa cosa intendo, vero?
Appena concluso cercai di fuggire, ero sconvolto da quella visione. Mi voltai verso la porta ma questa non c’era più, scomparsa. Battei i pugni contro ogni centimetro della parete, il muro solido mi levò ogni speranza. Raggiunsi la tenda e quando scorsi la finestra iniziai ad urlare. Oltre il vetro un muro di mattoni rossi. Dietro di me qualcuno rideva, mi voltai e vidi quella scena orribile: la creatura danzava dandomi le spalle. Era piegata in avanti con la schiena arcuata in modo innaturale, si dondolava allargandosi le natiche e nel mentre rideva sguaiatamente. Il suo viso comparve riflesso nello specchio, gli occhi fissi nei miei e la bocca aperta in una risata oscena. Fu la fine. In un lampo afferrai il candelabro e lo specchio si tinse di rosso.
Stimato Signor A. perdoni questo uomo malato, la cui mente provata dagli eventi non è più in grado di rammentare quel furore e, quand’anche lo fosse, le parole non potrebbero arrivare a raccontarlo. Sono altresì certo che anche di tale scempio Lei sia venuto a conoscenza, perfino nei dettagli più raccapriccianti. I lampeggianti blu furono l'ultima cosa che vidi fino al mio risveglio in questa stanza, la stessa che mi descrisse tempo fa durante le nostre solitarie passeggiate.
Purtroppo il tempo di scrivere sta terminando, presto si spegneranno le luci e tutto diventerà oscuro. Forse allora sarà più facile capire, forse sarà possibile incontrarLa.
In attesa di una sua visita Le porgo i miei più umili ossequi.

O.P.G. Castiglione delle Stiviere.
Reparto Aquarius
29 Ottobre 1974.
A.A.
 
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oblomov ha scritto:
A gothic nightmare


Illustrissimo Signor A.,
sono ridotto a scriverLe in condizioni di estrema prostrazione, rinchiuso in una stanza angusta e scarsamente illuminata. E' superfluo descrivere la situazione in cui mi trovo, vivo infatti nella sua vecchia dimora della quale così diffusamente mi parlò ai tempi delle nostre frequentazioni. Non ho dimenticato l'angoscia che trapelava nei suoi discorsi, sentimento che mai come in questo momento riesco a comprendere.
Come promesso la informo che dopo una lunga ricerca finalmente ho trovato l’ambigua creatura da Lei indicatami, corrispondente in tutto alla sua descrizione. Ricordo ancora il requisito fondamentale che l'esemplare avrebbe dovuto possedere. L’incontro risale a molti mesi fa, a quello che potrei definire il mio periodo lisergico. Seppure condizionato da quella particolare caratteristica, così puntualmente da Lei anticipatami, fu tutto sommato sesso gradevole, da rimanerne soddisfatti anche se sappiamo entrambi che appagamento nel vizio non vi è mai. Temo infatti di avere esagerato, di essermi fatto pendere un po’ la mano, come si usa dire. Chi meglio di Lei potrebbe capire?
Mi scuso di non averLe riferito per tempo ma sono certo che avrà avuto modo ugualmente di venire a conoscenza dei fatti. Devo peraltro confessarLe di essere rimasto molto turbato da quanto accaduto e di aver dovuto passare un lungo periodo di solitudine e riflessione. Una sorta di isolamento impostomi dai miei familiari, condizione nella quale mi trovo tutt'ora e che nessuno è in grado di sapere quando finirà. Sono comunque certo che anche di questo evento in qualche modo fosse già al corrente .
Ma torniamo a quella sera. Fui accolto in un’alcova tetra e umida, perfetta per il tipo di esperienza da Lei suggerita. Un letto a baldacchino ornato da drappi rossi riempiva l’intera stanza; un arredo d’altri tempi, la potremmo definire eleganza fin de siecle. Un sottile tappeto dello stesso colore conduceva dalla porta direttamente al giaciglio. La parete accanto al baldacchino era occupata da un grande specchio antico la cui cornice in legno laccato d’oro era ormai dimora prediletta dei tarli. Due grossi candelabri inutilizzati da secoli si ergevano come lugubri guardiani ai lati di un’ampia cassettiera posta sotto lo specchio, il quale rifletteva l'intero letto con i suoi drappeggi e pareva raddoppiare i guardiani. Nella parete opposta una pesante tenda di un rosso più scuro celava qualcosa, forse una finestra, ma preferii non verificare. Mi fece strada la creatura, la chioma bionda e setosa, splendida nella sua lunghezza, ondeggiava davanti a me. Si fermò davanti allo specchio e mi guardò sorridente. Aveva i lineamenti delicati e minuti, ad eccezione degli zigomi sporgenti come pure le orbite, talmente pronunciate da tradire quel requisito definito da Lei, gentile Signor A., indispensabile. Gli occhi, infossati all'interno di questa cornice ossea, apparivano particolarmente luminosi, di un azzurro algido. Aveva le spalle larghe e sproporzionate rispetto ai resto del corpo e i seni artificiali sembravano sperduti nella vastità del torace. Il girovita invece era eccessivamente stretto, quasi infantile. I fianchi asciutti sfilavano in due gambe lunghe dalle cosce muscolose e affusolate, mentre i glutei apparivano morbidi, meravigliosi nella loro candida consistenza. La pelle perfetta, bianca e delicata.
Mi parlò lentamente, emettendo una cantilena spigolosa ed acuta che cercava maldestramente di addolcire con un ridicolo falsetto. Era la voce della creatura, la sua essenza, estrema sintesi del passato e delle illusioni del presente.
Mi concesse tutto con grande nonchalance, fin troppa oserei dire, e questo non fece altro che amplificare una nauseante sensazione di decadenza. Tutto accadeva mollemente, con una accondiscendenza tale da provocarmi una atroce sensazione di onnipotenza, come se ogni cosa sarebbe potuta succedere se solo l'avessi desiderata. La creatura manifestava una personalità liquida ed un comportamento esageratamente servile che pareva volermi condurre a violare la morale sino a varcare il limite supremo, come solo un essere superiore avrebbe potuto fare.
Baci, bocca, lingua, il simulacro che aveva per vagina, poi l'anale secondo natura ed il gran finale sul seno accolto con una scomposta smorfia di lussuria. Angosciante il ricordo della creatura acquattata sul bordo del letto ed io come una furia alle sue spalle. Emetteva dei lamenti sconsolati, piagnucolava, ma rimase immobile per quanto poteva mentre la sodomizzavo con forza, piantato fino alle budella. Mi beai della scena ed indugiai con lo sguardo nel cuore dell'azione. Scorsi più in basso le mie gambe nude, salde sul pavimento. Provai ribrezzo. Ebbi l’impressione di sorreggermi su due zoccoli che di umano avevano ben poco. Due piedi caprini apparvero e scomparvero.
Signor A., Lei sa cosa intendo, vero?
Appena concluso cercai di fuggire, ero sconvolto da quella visione. Mi voltai verso la porta ma questa non c’era più, scomparsa. Battei i pugni contro ogni centimetro della parete, il muro solido mi levò ogni speranza. Raggiunsi la tenda e quando scorsi la finestra iniziai ad urlare. Oltre il vetro un muro di mattoni rossi. Dietro di me qualcuno rideva, mi voltai e vidi quella scena orribile: la creatura danzava dandomi le spalle. Era piegata in avanti con la schiena arcuata in modo innaturale, si dondolava allargandosi le natiche e nel mentre rideva sguaiatamente. Il suo viso comparve riflesso nello specchio, gli occhi fissi nei miei e la bocca aperta in una risata oscena. Fu la fine. In un lampo afferrai il candelabro e lo specchio si tinse di rosso.
Stimato Signor A. perdoni questo uomo malato, la cui mente provata dagli eventi non è più in grado di rammentare quel furore e, quand’anche lo fosse, le parole non potrebbero arrivare a raccontarlo. Sono altresì certo che anche di tale scempio Lei sia venuto a conoscenza, perfino nei dettagli più raccapriccianti. I lampeggianti blu furono l'ultima cosa che vidi fino al mio risveglio in questa stanza, la stessa che mi descrisse tempo fa durante le nostre solitarie passeggiate.
Purtroppo il tempo di scrivere sta terminando, presto si spegneranno le luci e tutto diventerà oscuro. Forse allora sarà più facile capire, forse sarà possibile incontrarLa.
In attesa di una sua visita Le porgo i miei più umili ossequi.

O.P.G. Castiglione delle Stiviere.
Reparto Aquarius
29 Ottobre 1974.
A.A.

Illustrissimo signor Oblomov...
un bellissimo racconto il suo...

Ora almeno so che c'è qualcuno
a cui poter raccontare i mie strani "sogni" notturni... :)


xxxchaos :bye:
 
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Sentiti ringraziamenti Mr. Chaos.
Attendo con curiosità la visione dei suoi sogni.
:vampire:
 
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La poltrona Bergère...

GABIN feat. DEE DEE BRIDGEWATER - INTO MY SOUL
[youtube:pwq7rkzt]http://www.youtube.com/watch?v=ggCgTMeFh1U&feature=related[/youtube:pwq7rkzt]

Che passione, ...girare per negozi di arredamento, vedere, toccare, provare...,
mobili in genere, ma soprattutto poltrone, le Bergère...

Abbiamo appuntamento all'autogrill , quello sospeso in mezzo all'autostrada...,
io arrivo, parcheggio e nel frattempo ti vedo arrivare, ti fermi vicino a me, scendi...,
ti guardo, indossi il cappottino alle ginocchia come ti avevo chiesto... e gli stivali, quelli neri...,
sei bellissima..., sali sulla mia auto e partiamo,.... pochi chilometri, è la prima uscita...,
abbiamo tre o quattro mobilifici da visitare, tutti nella zona..., divani, poltrone, cucine, camere da letto..., è tanto che non ci vediamo, ma è come se ci fossimo lasciati da poche ore..., siamo amici veri, nessun segreto e falsità tra di noi.

Entriamo nel primo negozio, chiediamo di poter dare un'occhiata ed iniziamo la visita...,
osservarti mentre ti muovi tra i mobili in esposizione, mentre li osservi, li accarezzi è eccitante
e lo è ancora di piu' scorgendo e spiando di tanto in tanto il tuo intimo nero sotto al cappottino...
Ne gusto già la consistenza setosa tra le mie dita e i piccoli tuoi tesori che nascondono,
le tue piccole labbra..., le desidero al punto che dietro ad una cucina, mentre siamo soli e ci fingiamo intenti a controllarne le rifiniture, io resco ad assaporarle..., è solo un attimo, ma è così eccitante...
Proseguiamo la visita, le visite..., e con loro..., gli sguardi, le provocazioni, le allusioni, gli sfioramenti, i respiri affrettati, quel nostro strano giocare a nascondino..., io e te soli..., tra la gente.

L'ultimo negozio l'ho scelto pensando ai tuoi gusti..., mobili francesi, caldi, accoglienti, un po' retro',
come piacciono a te, ti guardo mentre soddisfatta provi una Bergèrina in tessuto rosso..., ti avvolge perfettamente, ti piace, lo capisco dal tuo continuo accavallare le gambe..., io sono di fronte a te,
siamo soli..., con un rapido movimento ti sfili le mutandine e me la lanci, allarghi le gambe, apri il cappottino..., sei completamente nuda sotto..., inizi a toccarti guardandomi negli occhi, sei fantastica così...

Rimango sospeso, il tempo e il luogo in cui siamo sembrano essere svaniti..., poi delle voci...,
dei rumori mi riportano alla realtà, usciamo, ci sorridiamo senza bisogno di parlare e riprendiamo l'auotostrada.

Ora..., prima di lasciarci, la mia bocca vuole sentire le tue piccole e profumate labbra godere,
qui nel parcheggio...,
tra auto che vanno e si fermano...

Alla prossima...
appassionata Bergèrina!

xxxchaos :bye:
 
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My Funny Valentine...

[youtube:13y5tkn0]http://www.youtube.com/watch?v=WPkCbIa1hmg&feature=related[/youtube:13y5tkn0]

Eddai..., eddai..., scrivimi dai...!

Pensa la donna seduta ad un tavolino della sua camera da letto,
mentre con aria distratta si mordicchia l'unghia del pollice sinistro.
Ahia..., brutto segno dice l'altra parte, quella nascosta...

Prima è il pollice con la sua unghia..,
poi sono gli occhi che si stringono per aprirsi con movimenti improvvisi e inaspettati,
poi sarà lo sguardo a perdersi e a seguire rotte sconosciute...,
poi in ultimo..., ma per quello ancora c'è tempo,
saranno le gambe a non riuscire a stare ferme...

Eddai..., eddai..., scrivimi dai...!

Pensa la donna dagli occhi grandi e scuri, dal naso dritto e dalle labbra rosse.

Eddai..., eddai..., scrivimi dai...!

Pensa la donna dalle mani bianchissime...,
appoggiate su polsi sottili, percorse da vene che scorrono lentamente sotto una pelle di carta velina...,
un insieme di falangi delicate e unghie discrete ricoperte da una vernice trasparente...

Eddai..., eddai..., scrivimi dai...!

-------------------

No..., non ho voglia...,
non ho voglia di scrivere questa sera...

Voglio solo stare lì, in un angolo di quella camera a guardarti...,
sono entrato in silenzio..., e ti osservo...

Ti vedo per la prima volta ma è come se ti conoscessi da sempre...,
in te riconosco tutte..., una per una le donne che ho amato...,
ed al tempo stesso ne cancelli il ricordo...,
riportando la lavagna a non aver mai conosciuto lo sfregio del gesso...

Chi sei...? Quando ci siamo già incontrati...? Ieri...?, domani forse..., cosa faccio qui...?

Ti osservo mentre in silenzio ascolto la tua musica..., dondoli lentamente una gamba,
mentre guardi fuori dalla finestra..., la testa appoggiata ad un braccio...,
non ti vedo in volto..., ma riconosco quella piega delle tue spalle...,
la linea decisa della tua schiena...

Sono completamente perso in quel chiaroscuro modellato dalla luce di quella linea...,
perso..., nel pallore della tua pelle che si accende a mano a mano che scende la sera...

Non so neanche se sono veramente qui con te...
siamo così lontani eppure percepisco il tuo odore...,
il lento battito del tuo cuore...

Sollevi il mento..., dio mio quanto sei bella...,
mi commuovo nel seguire il tuo profilo e la piega candida della tua gola...,
le mie mani ora tremano...

Chi sei...? Perchè sono qui...?
Stai aspettando qualcuno...?
Solo ora vedo che indossi un elegante abito
che ti lascia parte della schiena scoperta...

Quella schiena..., quella linea..., quante volte sono morto nel toccarla nel seguirne il profilo...,
nelle mie notti insonni passate accanto a lei che dormiva...

Un piccolo rumore...,
e ti giri verso la poltrona dove sono seduto...
si apre la porta..., ed entra l'uomo che aspettavi...

Un tuo sorriso e lui è accanto a te...
si china e ti bacia le labbra ed il collo sollevando i tuoi capelli...

Lo riconosco...
quell'uomo,
sono io...

xxxchaos :bye:
 
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Mi piace questo tipo di scrittura che impropriamente chiamo "circolare".
Il finale ridefinisce tutto il senso.
:good:
 
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La poltrona Bergère...

Angela GHEORGHIU - Habanera - Carmen

[youtube:23w1dmzu]http://www.youtube.com/watch?v=pJLyZqETuBU&feature=related[/youtube:23w1dmzu]

Che passione..., girare per negozi di arredamento, vedere, toccare, provare...,
mobili in genere, ma soprattutto poltrone, le Bergère...

Abbiamo appuntamento all'autogrill , quello sospeso in mezzo all'autostrada...,
io arrivo, parcheggio e nel frattempo ti vedo arrivare, ti fermi vicino a me, scendi...,
ti guardo, indossi il cappottino alle ginocchia come ti avevo chiesto... e gli stivali, quelli neri...,
sei bellissima..., sali sulla mia auto e partiamo,.... pochi chilometri, è la prima uscita...,
abbiamo tre o quattro mobilifici da visitare, tutti nella zona..., divani, poltrone, cucine, camere da letto..., è tanto che non ci vediamo, ma è come se ci fossimo lasciati da poche ore..., siamo amici veri, nessun segreto e falsità tra noi.

Entriamo nel primo negozio, chiediamo di poter dare un'occhiata ed iniziamo la visita...,
osservarti mentre ti muovi tra i mobili in esposizione, mentre li osservi, li accarezzi è eccitante
e lo è ancora di piu' scorgendo e spiando di tanto in tanto il tuo intimo nero sotto al cappottino...
Ne gusto già la consistenza setosa tra le mie dita e i piccoli tuoi tesori che nascondono,
le tue piccole labbra..., le desidero al punto che dietro ad una cucina, mentre siamo soli e ci fingiamo
intenti a controllarne le rifiniture, io resco ad assaporarle..., è solo un attimo, ma è così eccitante...

Proseguiamo le visite..., e con loro..., gli sguardi, le provocazioni, le allusioni, gli sfioramenti, i respiri affrettati, quel nostro strano giocare a nascondino..., io e te soli..., tra la gente.

L'ultimo negozio l'ho scelto pensando ai tuoi gusti..., mobili francesi, caldi, accoglienti, un po' retro',
come piacciono a te, ti guardo mentre soddisfatta provi una Bergèrina in tessuto rosso..., ti avvolge perfettamente, ti piace, lo capisco dal tuo continuo accavallare le gambe..., io sono di fronte a te,
siamo soli..., con un rapido movimento ti sfili le mutandine e me la lanci, allarghi le gambe, apri il cappottino..., sei completamente nuda sotto..., inizi a toccarti guardandomi negli occhi, sei fantastica così...

Rimango sospeso, il tempo e il luogo in cui siamo sembrano essere svaniti..., poi delle voci...,
dei rumori mi riportano alla realtà, usciamo, ci sorridiamo senza bisogno di parlare e riprendiamo l'auotostrada.

Ora..., prima di lasciarci, la mia bocca vuole sentire le tue piccole e profumate labbra godere,
qui nel parcheggio..., tra auto che vanno e si fermano...

Alla prossima...
appassionata Bergèrina!

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Le tue mani, che giocano con la stoffa della mia camicia…,

Nicky Nicolai - Eri tutto per me
[youtube:3jquf7bw]http://www.youtube.com/watch?v=fjN_l7c27Yc[/youtube:3jquf7bw]

Le tue mani, che giocano con la stoffa della mia camicia, ti alzi in punta di piedi per baciarmi..., mi sfili la giacca, allenti il nodo della cravatta mentre apri i bottoni del colletto...

Ti lascio fare, mi piace guardarti mentre giochi a fare la seduttrice...
Appoggi le mani ancora una volta al mio petto, una leggera spinta ed io assecondandoti nel movimento, fingo di perdere l’equilibrio e cado all’indietro, trascinandoti con me sul letto...

Su di me, le tue labbra, la tua lingua e le morbide rotondità dei tuoi seni...
Rimani per un attimo in equilibrio sul mio corpo inarcando la schiena, ecco..., sono la tua gondola,
tra questo mare fatto di lenzuola che profumano di buono...

Sfuggi alla mia presa, sei nuovamente in piedi di fronte al letto..., accenni piccoli passi di danza muovendo i fianchi, poi ti chini e sciogli con gesti lenti i lacci delle mie scarpe, le togli, mi sfili le calze...

Ti avvicini ad una delle sedie imbottite l’afferri e senza sollevarla la fai ruotare sulle gambe, portandola di fronte al letto, la cosa si fa interessante penso, mentre faccio scivolare il cuscino sotto la mia testa, mi sfilo del tutto la cravatta che subito dopo vola con leggerezza di farfalla per la stanza...

Ti inginocchi sul bordo della sedia, il sedere rivolto verso di me..., lo muovi ancheggiando mentre con una mano fai scorrere la piccola e invisibile cerniera del vestito, scoprendo prima una spalla poi l’altra..., ora la tua schiena bianca e nervosa è nuda, il vestito con un leggero fruscio di seta, cade ai tuoi piedi mentre tu appoggiata allo schienale, in piedi, le gambe leggermente divaricate giochi a far risalire sulla tua pelle, la fresca morbidezza di una sottoveste nera...

Le tue lunghe gambe tese, la sottoveste che sale, non riesco a trattenere un sorriso, mentre ti giri per guardare l’eccitazione nei miei occhi scuri, le mutandine nere..., un triangolino di stoffa che ti disegna il sesso per poi risalire con una piccola striscia a separare i glutei alti e sodi...

Ti giri..., avvicini la sedia al letto e ti siedi, mi accarezzi i piedi, so che cosa vuoi, scivolo un po’ giù nel letto..., ora li afferri, ne porti uno tra le tue gambe mentre sollevi l’altro alla tua bocca...

Chiudo gli occhi, per vedere meglio..., la tua lingua che mi solletica e la tua bocca che mi succhia le dita, premi alcuni punti della pianta del piede e una sensazione di calore invade il mio corpo, poi mi inviti ad accarezzare il tuo collo..., e poi giù verso i seni, le tue mani mi guidano e mi sostengono, il leggero rilievo delle areole..., i tuoi capezzoli duri..., ci gioco con le dita ancora bagnate della tua saliva, è una sensazione del tutto nuova e intensa, sto scoprendo geografie e geometrie del tuo corpo attraverso strade del tutto nuove.

L’altro mio piede, inizia ad animarsi, cerca di farsi strada tra le tue gambe, una mia piccola pressione e le apri leggermente, i mio alluce ora preme contro il tuo sesso, lo muovo appena su e giù per percorrerne la ferita umida che sento allargarsi attraverso la stoffa tesa del tuo intimo...

Ti sento respirare più forte, apro gli occhi, ti vedo inarcare la schiena e spingere il bacino verso di me, senza più alcun freno, inizi a masturbarti strofinandoti sul mio piede che ora afferri con forza, lasciando la presa sull’altro che scivola in basso...

Mi guardi..., cerchi nei miei occhi e poi nella voce la conferma della mia eccitazione, forse per trovare il coraggio di andare avanti, dio quanto sei bella..., vedo i tuoi seni, sollevarsi ritmicamente ad ogni tuo respiro..., le tue dita nervose mi stringono mentre tu chiudi forte le gambe, stai godendo scossa da piccoli spasmi...

Ti abbandoni sulla sedia..., gli occhi chiusi,
le braccia distese,

rimango per un tempo infinito a guardarti, poi...
ti sollevo, e ti adagio sul letto

... accanto a me.

xxxchaos
 
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Il settimo nano...

Silje Nergaard with Pat Metheny - Tell Me Where You're Going

[youtube:2wbhnl2a]http://www.youtube.com/watch?v=J3RlXQJjxNY[/youtube:2wbhnl2a]


Che Biancaneve sia stata da noi e che cosa le sia capitato, lo sapete già tutti, eppure sarebbe meglio dire che pensate di saperlo..., perchè le cose non sono andate veramente come è scritto sui tutti libri di fiabe...

Sono il settimo nano, e non mi conoscete...

E' nel mio letto che Biancaneve ha dormito, dopo aver tentato di accomodarsi negli altri sei e averli trovati troppo piccoli. Anche il mio era troppo piccolo...

Ma è nel mio che si è addormentata...

Quella sera e le successive, sono andato a letto con il mio sesto fratello senza poter dormire, non riuscivo a fare a meno di guardare quell'essere così bello..., il suo eburneo collo, i suoi lunghi capelli neri, la perfezione del suo viso..., quegli occhi..., il morbido rosso delle sue labbra..., il lento e armonioso fluire del suo respiro e il movimento del suo petto...

Le ninfe del bosco le conoscevo già bene..., sono dolci e indolenti, ma troppo..., troppo appiccicose.
Conoscevo anche le femmine degli gnomi, sono vivaci e sempre affaccendate, ma non sanno stare ferme e alla fine vogliono sempre dirti quello che devi fare...
Ho anche incontrato le donne degli elfi, le ho viste danzare al chiaro di luna nelle radure coperte di rugiada, coperte solo dei loro impalpabili veli così eavanescenti e sottili...

Ma questa giovane umana...

E che baci di miele ci diede la mattina seguente quando uscimmo per andare al lavoro!
Ricordo che mi fermai sulla porta per ultimo.., il mio cuore batteva violentemente, come un piccolo martello d'argento, e fu proprio allora che ebbi la certezza che quel suo bacio fosse diverso da quello che avevano ricevuto i miei fratelli...

Ha governato la nostra casa in maniera incantevole. C'erano sempre dei fiori sul tavolo, solo gli angoli della casa non erano spazzati per bene ed io l'aiutavo volentieri nelle faccende di casa.., mi piaceva molto aiutarla a riporre nei cassetti i panni lavati..., fu così che vidi e accarezzai per la prima volta quegli strani indumenti che portava sotto i suoi vestiti...

Sapete tutti dei guai che ci capitarono con Biancaneve...,
quello che non sapete è che fui io a togliere il pettine avvelenato della regina cattiva dai suoi capelli, così lunghi..., che mi coprirono tutto come un vellutato e profumato mantello, mentre glielo tiravo via le mie narici e i mie polmoni si riempirono di quella fragranza e il mio cuore di una tenerezza che non dimenticherò mai..., e fui sempre io l'unico che ebbe il coraggio di sfilarle il corsetto stregato con cui Grimilde voleva soffocarla, furono le mie agili mani che senza tremare sciolsero quei lacci opprimenti e malvagi...

Poi arrivò la volta della mela avvelenata. E non ci fu niente da fare...
Era proprio come morta.

Allora costruimmo la bara di cristallo perchè tutti gli esseri della selva potessero godere della sua bellezza anche da morta...

Composta in quel feretro la stavamo portando nel bosco, quando arrivò sul suo cavallo bianco, come sempre in ritardo, quel campione di bellezza del figlio del re: piume azzurre sul cappello, giustacuore aderente, maniche a sbuffo, maglia attillata, tutto in lui era attillato...
(Non che sotto..., ci fosse molto da vedere!)

I miei fratelli concedettero di buon grado la bara con Biancaneve all'innamorato, che gliela chiedeva con tanta insistenza..., ma a me non stava bene, io l'amavo e la volevo per me...

Rincorsi i servi che trasportavano la bara, camminavano velocemente con quelle loro gambe così lunghe da esseri umani ed io ero costretto ad avanzare saltellando...

Volevo vedere a tutti i costi il viso di Biancaneve per l'ultima volta..., quella sua bocca ancora rossa e carnosa nonostante la morte..., saltavo velocissimo tra l'erba alta e le grosse radici degli alberi, senza farmi vedere grazie ad un magico mantello elfico, illuminando con una piccola lanterna il mio cammino...

Venne buio fitto, mentre superavo quelle creature dalle gambe lunghe balzando davanti a loro..., per un attimo il portatore più vicino vide la luce che usciva da sotto il mio mantello magico, prese paura e inciampò, gli altri..., sorpresi, risentirono di quello scossone..., la bara scivolo dalle loro spalle e si appoggiò violentemente a terra, il sigillo in oro massiccio che teneva chiuso il coperchio si ruppe...

Decisero di fermarsi a dormire..., su una grande pietra in fondo alla radura, il figlio del re pose il suo mantello e sopra quel suo morbido velluto azzurro, fu messa la bara di cristallo...

Fu allora che in ginocchio, pregai Lolth, perchè facesse scendere un sonno pesante sugli umani ed i loro animali, ed io potessi rimanere un'ultima notte con Biancaneve...

E Lolth, mi accontentò, anche se ora so che ne pagherò il prezzo per tutta l'eternità...

Fu tutto buio e silenzio, solo il feretro di cristallo brillava di una tenue luce propria, aprii il coperchio ed entrai nella bara, mi sdraiai accanto a Biancaneve...

Quella sue labbra rosse e umide..., quella sua pelle morbida, nonostante la credessi morta, mi sembrava di sentire ancora il calore del suo corpo..., morbida..., calda..., il suo profumo...
Lo giuro sulla mia testa..., cercai di allontanare dalla mia mente quei pensieri lascivi ma non ci riuscii..., più mi sforzavo e più mi eccitavo..., ero accecato dal desiderio...,
che io sia maledetto...

La girai su un fianco...,
le alzai il vestito..., e mi misi dietro di lei sollevandole una gamba...

Ebbi ancora una volta il mio piacere..., intenso in un'esplosione di mille colori...
e fu durante quelle mie ultime disperate spinte dentro di lei..., che Biancaneve tossì...
sputando dalla bocca un pezzo di mela...

Spaventato..., feci appena in tempo a uscire non visto dalla bara e a nascondermi dietro un albero,
il buio venne squarciato dal sole del mattino...

Biancaneve è viva, ha nelle mani il pezzo di mela che le è appena uscita dalla bocca e dice: "Dove sono?"
ed eccolo lì..., pronto..., il bel principe dire: "Qui con me!"...,
Lei cade tra le sue braccia. Lui la solleva sul suo destriero...

Ed io restai lì incredulo e a bocca asciutta...
Da allora vago solitario nei boschi, ormai vecchio e malato e non ho più visto i miei fratelli...

Ancora oggi Biancaneve non sa che deve ringraziare ancora una volta me se è viva
e se ha il suo bel principe.

Né sa quanto l'ho amata...

Certo qualche volta si ricorderà dei sette nani del bosco, quando passeggiando,
sentirà i bambini cantare le filastrocche sulla sua storia...

Ma di me..., di me solo..., del settimo,
si è sicuro dimenticata da lungo tempo...

Ecco...
ora anche voi conoscete la verità...
e che non fu un bacio di principe a salvarla...

Quel che successe...
non si può raccontare nelle fiabe dei bambini

Ricordatevi di me..., del settimo nano
e che fu amore vero...


xxxchaos :give_heart:
 
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SICILIA - provincia di Agrigento
Finalmente sei arrivata, bussi alla porta, ti sento a stento, sono uscito appena adesso dalla doccia e sono ancora intontito dall’acqua che mi è venuta giù. Indosso semplicemente un asciugamano intorno alla vita, non penso neppure ad asciugarmi tanta è l’emozione di rivederti e fare l’amore con te. Apro la porta, mi vieni incontro quasi incazzata, poi subito un sorriso e i tuoi occhi che si illuminano mi rassicurano, mi abbracci e mi baci, subito le nostre lingue si toccano, si intrecciano in un vortice di passione mai provato prima. Fa freddo fuori, per questo indossi un cappotto lungo alla caviglia, ti si intravedono le caviglie e le immancabili scarpe con tacco vertiginoso. Mi spiazzi subito, fai cadere il cappotto dietro di te è rimango sbalordito, la bocca aperta stenta a chiudersi, sei praticamente nuda, indossi semplicemente le calze ed il reggicalze, poi il nulla. Ti riavvicini dopo esserti compiaciuta che la sorpresa ha fatto effetto, le tue labbra si riavvicinano alle mie, inizi a sbaciucchiarmi mentre le tue mani iniziano a scendere lungo il mio corpo, mi sfiori il cazzo che nel frattempo è diventato già duro da sopra l’asciugamano, poi con un movimento repentino mi fai rimanere nudo, mi guardo allo specchio, sono buffo, rosso dall’eccitazione con il cazzo a 90°, ti inginocchi e inizi uno dei tuoi splendidi pompini, inizi a leccarmi le palle, sai che mi piace molto, ti sposti poi su di lui, con molta calma, la lingua inizia a tastare per tutta la lunghezza il cazzo, lo insaliva per bene, già mi stai facendo morire, la tue labbra si avvicinano sempre di più al cazzo fino a quando non scompare dentro la tua bocca gia scappellato, iniazia cosi uno dei pompini più memorabili che abbia mai ricevuto, continui ad insalivarlo, il movimento della lingua, della bocca è qualcosa di fenomenale, questo gioco inizia ad eccirtarti sempre di più, lo capisco quando la tua mano destra inizia a toccare il seno, inizia a stringere i capezzoli fino a scendere li, nella figa completamente depilata e gia bagnata, inizi a toccarti il clitoride e inizi a fare strani movimenti in ginocchio, questo gioco sta diventando sempre più eccitante per entrambi. Ti fermi con il cazzo in bocca, il tuo sguardo si alza, i tuoi occhi mi parlano, non vuoi farmi venire, anzi mi dicono che adesso tocca a me darti piacere, ti alzi e mi baci. Con la tua mano attacata al cazzo mi porti a letto e lì ti sdrai a cosce aperte con la figa bagnata che aspetta di essere servita. Mi metto comodo e inzio a leccartela come piace a te, prima piano, poi il ritmo della lingua che aumenta, si insinua dentro le labbra, hai un buon sapore, ti lecco tutta, te la bagno ancora di più con la mia saliva, oltre alla lingua ci sono pure le mani che iniziano a toccarti, ti stringo delicatamente il seno, i capezzoli, ti accarezzo tutta fino a che arrivo alla figa, prima uno, poi due, poi tre dita che entrano dentro di te, non faccio fatica bagnata come sei, do attenzione anche al tuo stupendo culo, ti giro in pancia in giu, il culo è in bella mostra, mi è sempre piaciuto il tuo culo, te l’ho detto fin dalla nostra prima volta. La mia lingua inizia subito a stuzzicarlo, te lo lecco come se fosse un gelato, ti entro dentro, poi mi sposto di nuovo sulla figa. Faccio su e giù con la lingua, culo e figa in contemporanea, ti porto quasi all’apice del godimento, mi fermi, mi guardi e mi dici che vuoi essere scopata, vuoi godere con il cazzo dentro. Rimani sdraiata, so che a te piace così, prima di entrare mi dai una leccata veloce al cazzo e poi entro, è la seconda volta che lo facciamo senza preservativo, entro con facilità e inizio un movimento cadenzato fino a quando non inizi ad ansimare sempre di più, stai godendo, me lo dici con la voce tremante di piacere, io continuo nel mio movimento di su e giù, anche io inizio a non resistere, tu lo capisci e mi dici che è arrivato il momento del secondo regalo, mi fai sdraiare supino nel letto di avvicini al cazzo e finalmente capisco, mi fai godere come nei film porno, con un pompino stratosferico, non ci vuole molto, la mia eccitazione, la tua maestria con la lingua e la bocca fanno il resto, godo come non ho mai goduto prima, ti fai venire in bocca, lo sputi ma continui a spompinarlo fino a quando non si ammoscia e diventa piccolo. E’ stato fantastico.
Ops, è suonata la sveglia, sono le sette, o cazzo, è stato un sogno, solo un sogno, chissà se un giorno si possa realizzare. Mi alzo con il cazzo duro, corro in bagno e prima che il ricordo finisca, la mano scende giù per farmi godere.
 
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2962 - Cronache terrestri...

Battlestar Sonatica - Song of Baltar
[youtube:3ibl8ha1]http://www.youtube.com/watch?v=l9iypAmkyC4&feature=related[/youtube:3ibl8ha1]


l suono stridulo delle sirene nello spazioporto mi avvisano che un altro fine settimana sta per iniziare...

Mi infilo in uno dei grandi ascensori gravitazionali che mi porteranno sotto terra..., come ogni venerdì sera la navetta a bassa gravità dove poter galleggiare e provare a rilassarsi un po' durante il viaggio verso casa, sarà affollata...
Con qualche spinta mi guadagno un piccolo spazio in un angolo e mi attardo ad osservare i volti degli altri uomini che riempiono il grande ventre di questo millepiedi di metallo cavi e resine trasparenti...

Ologrammi pubblicitari, iniziano a scorrere sulle pareti della vettura che si sono fatte perlacee, accompagnati dalle immagini e dalle voci di sensuali corpi femminili..., è il segnale che quasi tutti aspettavano per far diventare realtà i desideri della settimana...

La guerra tra uomini e donne per la conquista del potere, avvenuta centinaia di anni prima si era risolta con la totale distruzione del genere femminile e con una serie di esplosioni che avevano costretto i superstiti a vivere per lungo tempo sotto terra e all'interno di pesanti cupole protettive...
Il problema della riproduzione per la ripopolazione del pianeta, venne presto risolto attraverso nuove tecniche di clonazione, ma presto..., il costante aumento di suicidi tra la popolazione composta da soli uomini, portò una commissione speciale del Comitato Centrale, a rivalutare la possibilità di reintrodurre a scopo ricreativo e sotto stretta sorveglianza delle donne...

Da quanto si legge nelle vecchie cronache del tempo, all'inizio si crearono dei replicanti cyborg femmina, un po' macchina e un po' donna..., ma senza grande successo..., a parte il costo elevato per produrle e al fatto che spesso si inceppassero sul più bello..., l'idea di scop@re con una "quasi macchina" non piaceva..., inoltre esisteva in molti la paura che il Comitato Centrale avesse inserito all'interno dei loro crani lucenti qualche strumento che registrasse quello che succedeva durante gli incontri...

Fu solo dopo molto tempo con l'invenzione dell'inibitore neuronale capace di limitare le funzioni cerebrali, oltre a poterle programmare e controllare, che si iniziarono a clonare con una tecnica particolare molto più economica anche le donne..., donne vere..., in carne ed ossa..., ed è così che siamo arrivati ai giorni nostri...


Il mio stato di impiegato del Comitato Centrale di seconda classe superiore, mi da il diritto di avere una donna ogni fine settimana per una durata massima di 48 ore..., la procedura è semplice, dopo essermi identificato sul mio plasmavisore portatile, la mia guida personale..., un ologramma tridimensionale dalle sembianze femminili, mi accompagna attraverso le stanze di questo immenso negozio virtuale dove migliaia e migliaia di giovani donne, sono catalogate in attesa di essere scelte ed inviate a domicilio del cliente...

La navetta ora sfreccia all'esterno della superficie tra desolati paesaggi di culture idroponiche interrotte dalle gigantesche costruzioni a ombrello delle centrali solari, l'interno ora è silenzioso..., La maggior parte dei mie compagni di viaggio è assorta nella visione della sfilata in 3D delle ragazze, il Comitato Centrale le ha classificate con precisione in base alle loro caratteristiche fisiche e a alla predisposizione sessuale con cui ciascuna è stata programmata...

Mi ricordo ancora di quella volta in cui molto più giovane e con poca esperienza, un po' per curiosità colpito dalla sua bellezza, ordinai quella meravigliosa creatura dalla pelle bianca come la luna i capelli neri lunghissimi e lucenti dai lineamenti asiatici..., una delle discendenti di Gengis Khan, recitava la mia guida virtuale..., "Con lei vi sembrerà di galoppare su un cavallo selvaggio tra le steppe della Mongolia..."
Quando la luce sul monitor di controllo, mi avvisò dell'avvenuta consegna, e aprii il contenitore molecolare, oltre a lei, ai vestiti alle scarpe e ad ogni altro accessorio, notai anche una valigetta trasparente piena di attrezzi dalle forme strane..., oggi ripensandoci sorrido..., ma vi assicuro che non fu piacevole scoprire che la specialità con cui era stata programmata era l'utilizzo di fruste e altri strumenti per dispensare dolore e piacere..., per fortuna mia e credo dei mie genitali..., riuscii a disattivarla un attimo prima che riuscisse a legarmi al letto con delle sottili strisce di ardamanto...


Sono ormai arrivato a casa..., se si può definire così questo cubo di pochi metri quadrati uguale ad altre migliaia che compongono questa città-torre dell'area residenziale...
Sono solo..., immagino le stelle, ed una stella in particolare..., lo faccio con la mente..., prima di deopacizzare la parete esterna e provare a cercarla con gli occhi.
Anche stasera il cielo è grigio e una pioggia sporca scende lentamente disegnando lunghe strisce argentate sulle pareti e sulle cose...

Mi verso qualcosa da bere..., e intanto ripenso a tutti i fine settimana che regolari si sono succeduti in questi anni e a tutte le donne che ho avuto..., così diverse eppure tutte così uguali tra loro..., entità programmate per far passare qualche ora piacevole all'uomo che le ha scelte..., niente discussioni, niente scenate di gelosia, nessun problema..., la loro breve esistenza è legata solo a questo..., non hanno passato, nessun vero ricordo..., e non hanno futuro...

- "Ti voglio porca..., ti voglio troia...", mi divertivo a dire le prime volte..., loro seguivano con quella che sembrava vera partecipazione ogni mio volere e desiderio, ed è stato anche bello per un po'..., poi tutto ha iniziato ad apparirmi finto e grottesco..., anche nel letto..., dove le situazioni alla ricerca del piacere e di nuove e più forti sensazioni sono diventate sempre più estreme, sino a bruciarmi l'anima e con lei ogni parvenza di umanità..., senza capirne veramente il motivo sono finito in un infinito vuoto baratro di solitudine...

E' stato quando ormai avevo deciso di farla finita, mentre cercavo al mercato nero un demetabolizzatore, che mi avrebbe regalato un dolce passaggio dal sonno alla morte che incontrai "L'uomo dei libri...", ne avevo sentito parlare più volte..., ma ero convinto si trattasse solo di una leggenda, e invece eccolo lì materializzarsi davanti a me in quel quartier sotterraneo come un fantasma...

Sapeva già tutto di me..., o forse furono i miei occhi a parlare, non disse molto..., mi mise tra le mani quel libro che cambiò la mia vita..., poi lo vidi allontanarsi sorridendo...
La copertina quasi del tutto strappata..., fogli ingialliti che scricchiolavano sotto le mie dita..., un libro vero..., non che non ne esistessero più in giro, ma erano ormai molto, molto rari e questo come se non bastasse apparteneva ad un genere di cui il Comitato Centrale aveva ordinato la distruzione durante la guerra, un libro per cui si rischiavano anni di lavori forzati nelle colonie extraterrestri...

Era una antologia, una raccolta di poesie selezionate da una donna (e già questo era una cosa pericolosa), scoprii poiche non erano poesie qualsiasi..., ma poesie d'Amore!!!

All'inizio non capivo..., non ero preparato..., non avevo mai letto niente di simile..., a memoria d'uomo quella parola..., "Amore", con tutte le sue implicazioni che si ripeteva in ogni forma e declinazione su quelle pagine, da molti secoli era proibita non esisteva..., non esisteva più nulla che potesse testimoniare il tempo in cui uomini e donne si amavano e vivevano insieme..., tutto era stato nascosto o peggio cancellato dalla memoria umana per sempre...

Leggevo quelle parole nuove e cristalline che come bisturi affilati asportavano dalla mia carne il passato lasciando spazi nuovi da riempire..., sentivo qualcosa cambiare irrimediabilmente dentro di me..., ero impaurito ma al tempo stesso qualcosa mi spronava ad andare avanti..., tutto quello che sapevo o credevo di conoscere venne spazzato via da poche semplici parole che trovai scritte nelle prime pagine da un certo Neruda alla sua donna...

Io ti scelsi tra tutte le donne
perchè tu ripetessi
sulla terra
il mio cuore che danza con le spighe...


Nessuno conosceva esattamente che cosa succede alle "Compagne di giochi" una volta che il tempo a tua disposizione è scaduto..., o meglio si sa che passate le 48 ore previste, cadono in una specie di sonno, per essere poi "Ricondizionate..."..., lavate nel corpo e nella mente per cancellarne ogni ricordo, pronte per il prossimo uomo che le vorrà... e il Comitato Centrale è così sicuro dei propri collaudati sistemi di ricondizionamento, che non si preoccupa più di controllare se qualcuno..., settimana dopo settimana incontra sempre la stessa donna...

Lei si chiama Tessa..., ormai facciamo coppia fissa da un po'..., da quando in una malinconica domenica di novembre come questa, dopo aver cercato invano un po' d'amore tra le sue braccia, amore che lei non poteva darmi..., disperato..., mi misi a leggere ad alta voce una poesia...

Ti ha portato novembre.
Quanti mesi dell'anno durerà la dolceamara vicenda
di due sguardi..., di due voci?
Se io avessi una leggenda tutta scritta
direi che questo tempo che ci sfiora
ci appartiene da sempre. Ma non sono
che un uomo tra mille e centomila
e Tu non sei
che una donna portata da novembre...


Fu allora che vidi brillare una piccola lacrima nei suoi occhi...
Altre poesie ed altre lacrime seguirono la prima..., lentamente..., giorno dopo giorno scoprimmo che la poesia e l'amore erano più forti di tutto...

Lei ora si ricorda di me..., il ricondizionamento cerebrale a cui viene sottoposta non ha più alcun effetto e ogni volta che ci vediamo è sempre più bello...
Un uomo e un donna..., un nuovo inizio..., imparando dai nostri errori, nonostante le difficoltà e i primi litigi..., un giorno forse sarà tutto diverso e potremo vivere per sempre insieme...

E' passato quasi un anno, ieri notte sono tornato in quel quartiere sotterraneo, speravo di trovare l'uomo dei libri, ringraziarlo e restituirgli quel suo dono prezioso..., ora non mi serve più..., tutte le poesie le ho trascritte nella mente e nel mio cuore...

Mentre lo cercavo ho visto un altro uomo...,
i suoi occhi pieni di disperazione mi hanno parlato...
Le mie mani hanno incontrato le sue...,
e mentre se ne andava stringendo quel libro...,
per la prima volta
ho sorriso.


xxxchaos
 
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Quel tuo nickname...

[youtube:1e650od3]http://www.youtube.com/watch?v=iv43kGn6Crs&feature=related[/youtube:1e650od3]


Sì..., lo ammetto...,
ti avevo notato quasi subito, con quel tuo nick e quell'avatar così foriero di ammiccanti promesse.

Avevo poi seguito divertito, il folto stuolo di ammiratori adoranti e scodinzolanti..., pronti a commentare tutti i tuoi post, a dir la verità non sempre all'altezza del significato del tuo nick...

Ma non è mia prerogativa unirmi al gruppo per la caccia,
preferisco essere io a decidere se e quando agire..., rapido in solitudine e in silenzio.
Sono rimasto ai margini della radura ad osservarti distratto, mentre ti divertivi ad eccitare i maschi del branco..., ed è stato così..., osservandoci l'un l'altro da lontano, che un giorno hai finito tu per avvicinarti a me...

Il tuo primo messaggio privato non mi ha sorpreso..., hai iniziato a scrivermi incuriosita dai miei racconti..., curiosa di sapere..., di conoscere qualcosa dell'insolito uomo, che aveva scritto quelle storie che avevano colpito la tua fantasia, volevi forse solo delle conferme alle tue intuizioni, prima di arrivare a confessarmi i tuoi desideri più segreti, insieme alle tue paure...

Ed eccoti avvicinarti a me sempre di più..., la tua mail e infine il tuo telefono.., le indicazioni su come e quando poterti raggiungere, anche con il numero oscurato, talmente forte era la tua voglia di sentire la mia voce...

Molte donne dicono che abbia una sensibilità fuori dal comune, per altrettante invece sono un grandissimo bastardo..., e quasi sempre entrambe, oltre ad aver ragione, amano cambiarsi di ruolo modificando questo loro parere nel tempo e a seconda dell'occasione...

Te lo dico qui, con te sono stato particolarmente bastardo...
Ti ho voluto subito mettere alla prova...

Ti ho telefonato la mattina con il numero oscurato...,
mi hai risposto subito, e appena hai sentito la mia voce hai capito che ero io...

Quasi nessun convenevole..., poche mie parole e la richiesta precisa e secca di mollare i tuoi impegni per raggiungerci in un'ora in quell'albergo, proprio lì nella tua città dove stavo arrivando...

Un momento di silenzio imbarazzante, poi tu che sottovoce mi dici che non puoi parlare...,
che non sei sola in macchina...

" Tra mezz'ora ti richiamo..., fatti trovare sola...,
e intanto pensa a Noi..., a Me e a Lei...,
pensa a quello che vorresti che io le ordinassi di fare,
per te..., solo per darti piacere... "

Non ti lascio il tempo di riflettere su cosa rispondermi,
perchè interrompo subito la comunicazione.

Avrai pensato che ero solo un pazzo...,
sì ora lo sai ne hai la certezza..., un po' lo sono.
Un pazzo, bastardo,
ma di parola...

E' passata quasi un'ora,
e il tuo telefono suona libero...

- "Sono io..., hai pensato a quello che ti ho chiesto?"...,
- "Stai arrivando?"...

- "Veramente io...", balbetti qualche scusa...

E' così...
Non pensavi che ti avrei richiamato...
Non pensavi che potesse essere tutto così tremendamente eccitante e vero...

- "Bene..." ti dico...,
- "Per colpa tua, adesso Lei dopo aver ingoiato il mio cazzo fino a soffocare, verrà inculata senza pietà..., spaccata..., dilatata, aperta, frustata..., perchè Lei è una vera Troia..., e tu invece lo devi ancora diventare"...

Ora passo il telefono a lei che è in ginocchio sul bordo del letto già pronta con il sedere arrossato dai miei colpi, a ricevere la sua nuova punizione...

Il suo "Pronto"..., mentre le passo il telefono e inizia a parlarti al telefono...,
viene storpiato da un gemito di dolore...

Lei ti parla..., ti racconta nei minimi particolari quello che le sto facendo..., quello che il mio cazzo che le sta aprendo e forzando la carne, insieme alle mie dita che le stringono forte i capezzoli le stanno facendo provare...

Tu sei dall'altra parte che ascolti muta..., le sue parole..., i suoi gemiti..., ti stai eccitando...,
mi confesserai più tardi che ti stavi toccando..., protetta dalla scrivania nell'ufficio dove lavori...

Lei ora ti chiama urlando..., invoca il tuo nick, l'unica cosa che conosce di te...,
dice che ti vorrebbe qui con noi..., sdraiata sotto di lei..., le gambe aperte per poterti leccare e baciare la figa,
e intanto il suo culo asseconda le mie forti spinte...

Ti invita ancora una volta a raggiungerci...
Ed io ti immagino nel silenzio del tuo ufficio con il cuore che batte più forte e le guance arrossate...
Scommetto che ti ricordi ancora il nome dell'albergo e il numero di quella camera...

Eppure..., forse una parte di te, non riesce ancora a crederci e pensa che in fondo sia solo uno scherzo...
ben architettato..., ma comunque uno scherzo.

No..., non è uno scherzo.
Non mi piace scherzare su queste cose.

Se fossi vissuto ai tempi del Marchese De Sade,
le avrei cucito sulla pelle e per sempre il tuo nome...

Purtroppo oggi i tempi sono cambiati...

Mi sono dovuto accontentare di imprimerle sulle natiche devastate dal mio passaggio, il tuo nome...,
con un pennarello nero di quello indelebili...

Il tuo nick..., insieme alla data di oggi...
Ci vorranno almeno una decina di giorni per farlo sparire.

Questo..., è tutto il tempo che ti lascio per decidere
se vuoi unirti a noi...

Ah dimenticavo...

Spero che le fotografie
che abbiamo fatto per te...

ti siano piaciute.

xxxchaos
 
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