La garota di Ipanema

  • Creatore Discussione Membro cancellato 895
  • Data di inizio
M

Membro cancellato 895

Ospite
Ospite
Codice:
DISCLAIMER: Questa è stata la mia prima storia che ho postato su un forum a tema, molti anni fa. Era  Toscanaxxx. E' uno dei pochi che ho conservato e ripostato nel tempo. Lungo e verboso, ma vero e sentito. Sarei tornato ancora a Rio. Ma questa storia mi è rimasta nel cuore. 
Se vi annoiate con le storie lunghe, mollate subito.

Rio de Janeiro, agosto 2001.

Il mio viaggio di lavoro volge al termine… e io non ho ancora visto una mazza di Rio. Domani pomeriggio ho il mio volo per casa.

Certo qualche bella serata l’ho passata... Le churrascherie: quella di pesce a Copacabana è semplicemente commovente. Anche a pranzo, qualche giretto a piedi sono riuscito a farlo. Altro che panini: zuppa piccante, fagiolata e carne, magari bagnata con un bel bicchiere di batida. Così il pomeriggio scorre più fluido in ufficio, anche sino a tardi.

Comunque si capisce che Rio non è ai suoi massimi. Energia elettrica razionata, illuminazione notturna ridotta. Inverno australe. Poca gente per strada. Meglio il taxi la sera… E’ più sicuro.

Su queste premesse, la gran cena di lavoro ad Ipanema, proprio l’ultima sera, non è poi una cattiva cosa, anche se avrei preferito altri passatempi. Il cibo è eccellente, la compagnia straordinaria, l’atmosfera a dir poco favolosa e la caipirinha scorre a secchiate. Proprio li, a quattro passi, dove abbiamo preso l’aperitivo l’altra sera, mi dicono che Tom Jobim e Vinicius de Moraes hanno scritto sul tovagliolo di carta del bar la canzone che sarebbe diventata la più famosa del mondo, La Garota de Ipanema. Un sogno… e mi maledico ogni momento per l’idiozia che ho avuto a fissare le date in modo così efficiente. Non perderò neanche un’ora di lavoro. Perderò un opportunità storica di visitare, come merita, una delle città più belle del mondo...

La serata non ha fatto in tempo ad iniziare che è già finita. E con due colleghi sorbiamo l’ultima della lunga serie di caipirinha nella hall dell’albergo. Small talk di chiusura a occhi socchiusi:
“L’hai visto il Barbiere di Rio? Troppo forte, l’hanno girato qui. La discoteca è l’Help. E’ famosa…” “Ma dov’è?” “Bah, a circa metà strada da Copacabana…”.
Guardatina all’orologio, sguardo d’intesa, pisciatina purificatrice, taxi e siamo lì davanti.

Venerdì sera, bel casino, tante cozze, turisti. Americani scasciati ed attempati che apprezzano i culi in bella vista. Italiani tra i venti e i trenta, messi tristemente in tiro, che approcciano peripatetiche smaliziate con improbabili capelli biondi ed improponibili look da discoteca. Borghesotti padani tentano l’aggancio del businessman:
“Whe, a casa ho la Ferrari, una fabrichetta…, vai che ti porto a cena…”.
“Grassie, ho degià mangiado. Da me 100 dollari che te fasso divertire io… altro che Ferrari!”. Incredibile, queste parlano italiano manco all’ufficio informazioni turistiche!

Mentre osservo tutto ciò dal tavolino del bar davanti all’Help, la capirinha che continuo a bere comincia a traboccare dalle orecchie. Credo di essere entrato in discoteca trasportato a spalle dai miei due compagni di avventura.

Ehi, che lusso! Servizio d’ordine tenuto dai fratelli grossi di Tyson, musica a palla di gran classe e tonnellate, tonnellate e tonnellate di topa. Tanta, tanta, tanta e bella da morire. Giovane, sorridente e disponibile. Decido che è il caso di smettere di bere cachaça e di passare all’acqua minerale.

Mi accendo un cubano… accenno una dance… e osservo.
I miei compagni di avventura fingono di tenere a bada le ragazzine che gli pizzicano il sedere. Continuano a bere. Mi guardano con gli occhi a fessura, dei sorrisi da staccare le orecchie, e le guance rosse come dopo una discesa sulla Gran Risa a gennaio.

Il tempo vola, e saranno ormai le tre o le quattro, quando, dopo aver fatto finta meglio che posso di non essere affatto interessato al genere, cedo al richiamo ormonale e mi metto a ballare con una gran bella bruna in nero, dall’aria elegante e lo sguardo “very meaningful”.

Non è ancora finito il pezzo, che stiamo ballando un lento… ma la musica è funky!

Sbircio dalla criniera corvina il comportamento dei miei amici: uno è sparito. A dispetto delle aspettative, scoprirò che, avendo completamente perso l’autocontrollo, oppure avendolo interamente riacquistato, il tipo è rientrato in albergo dove ha provveduto manualmente ad allontanare le tentazioni.

L’altro è più o meno accasciato su un corrimano. Un occhio chiuso. L’altro più o meno aperto, saturo di testosterone, non ha più l’iride ma solo un buco nero, ed indulge insistentemente su quei gran culi, ormai diradati, che ancora si agitano in pista.

Luciana non va troppo per il sottile e, dopo avermi fatto assaggiare le sue labbra (oddio il fuoco!), mi illustra tempi, luoghi, modi e prezzi, ma con una certa classe, in modo non invadente. Con notevoli problemi di lucidità cerco di analizzare i molti pro ed i pochi contro della situazione. Opto per la salomonica decisione di assicurare una buona nottata all’amico superstite. E mi riesce talmente bene che l’amica di Luciana, all’uopo designata, mi sembra anche meglio della mia Dark Lady. Ma tant’è, i giochi sono fatti.
Non è certo un gran problema convincere il mio amico. Usciamo…

Non vi tedierò su quanto di brutto e degradante si può vedere fuori da quel locale alle 4 o le 5 del mattino. Ma, credetemi, quando il taxi prende dritto a monte verso le favelas, nel mio vergine culetto non entra più neanche uno spillo: “ehi, cazzo, ma non stavi a Copacabana?” Sto per dire, considerando che il mio amico ubriaco non sarebbe certo un buon aiuto in caso di problemi.

Luciana mi guarda comprensiva con quegli occhi nocciola, sembra quasi che abbia la mia stessa paura. Mi stringe la mano e mi dice “Tranquillo. Siamo arrivadi…!. Il taxi rallenta e si ferma davanti ad un bel condominio. Entriamo dal garage, superando sbarramenti vari e l’ennesimo fratello grosso di Tyson che funge da portiere.

Finalmente a casa. L’arredamento lo definirei essenziale. Mancante è forse più appropriato.
L’altra coppia si accampa nel soggiorno. Luciana mi guida nella sua stanza da letto. Si capisce che la casa è sua, o che comunque i giochi di quell’appartamento li dirige lei.

Qui succede la magia… Lei tenta di spogliarmi. Ma io le consento solo di frugare un po’ della mia intimità… Lei è perplessa ed io prendo il comando. La bacio profondamente sulle labbra carnose. Poi sul collo. Le sfilo la spallina del reggiseno con i denti come ho visto fare nei film americani. Una pelle così non l’ho mai vista, e mai più la rivedrò da allora. Il colore – …o il sapore? – è di miele scuro. Non una imperfezione, non una piccola ruga, non un piccolo pelo o un neo.

Mi guarda ancora. Sembra stupefatta che abbia il tempo per lei. Io continuo e le accarezzo il seno… perfetto, i fianchi sinuosi, il ventre morbido e liscio e continuo a spogliarla. Le bacio le gambe, lunghe sotto il vestito da sera. E salgo su sino al suo sesso rosa, sottile e umido.
Lei è completamente nuda e la sua pelle perfetta è percorsa da piccoli brividi mentre le succhio quel cosino che sporge.

Si ribella, mi leva tutto, mi sbatte con la schiena sul letto, mi cavalca alla morte. Il suo pube nero, e diabolicamente perfetto, si strofina sul mio ventre. Io perdo la cognizione del tempo e dello spazio… Mi sono protetto? Si, mi sono protetto. Godiamo insieme ed insieme finiamo con un bacio che non dimenticherò mai.

Albeggia, e c’è una brezza dolcissima che entra dalla finestra aperta. Le tende oscillano e mi preoccupo che ci vedano dal palazzo accanto. Non è problema… mi dice. E mi racconta di lei.

Ancora un po’ su quel corpo vellutato, e chicchierando, le avvicino il mio alla sua bocca. Mi sorride, mi chiede se ha l’aria della Missionaria, io le risponderei di si, ma metto mano ai jeans e le allungo l’ultima banconota che mi rimane. Ma non me lo bacerà. Torneremo a fare l’amore con quei suoi occhi nocciola scuro rivolti all’insù, le lacrime di piacere, le lebbra tumefatte dai morsi reciproci, il sudore e la pazzia.

Ed ancora, io mi sono rivestito e lei ha indossato un paio di shorts. Ci salutiamo con un bacio, due baci, tre baci e siamo di nuovo avvinghiati sul letto… Forse mi è già capitato una volta, ma quanti anni fa?

E’ mattino fatto. L’altra coppia è sparita e l’amica di Luciana sta facendo colazione con un suo amico sul tappeto dell’ingresso. Tra poche ore ho un aereo. Merda. Non ho più una lira. Ma non ne avevo certo tante quando sono uscito ieri sera. Lei mi accompagna al taxi, sceglie quello giusto, non uno qualsiasi. Mi dà lei 10 reali per pagare. Mi da un ultimo bacio attraverso il finestrino. La vedo dal lunotto che saluta con la mano mentre il taxi si allontana. Potrei morire.

Mi faccio accompagnare alla spiaggia di Ipanema, ancora deserta. Mi lascio i boxer, che sembrano un costume, e mi addormento sino a che il sole è alto ed intorno c’è la gioia di vivere.

__________________jul
 
Registrato
26 Aprile 2008
Messaggi
311
Reaction score
11
Località
Overlook H.
Ti rinnovo i miei complimenti, che ho già fatto nell'altro 3d...

Scrivi davvero bene e riesci ad innescare in chi legge l'avidità della lettura.
Si ha la sensazione per un attimo di essere trasportati dentro alle situazioni descritte.


Non smettere....
 
Commenta

Smurf

UOMO
Membership
Registrato
29 Settembre 2008
Messaggi
2.726
Reaction score
948
Età
55
Località
Reggio Emilia
Cavoli!

Complimenti davvero!! E' stato proprio un gran piacere leggere questa e la storia Thai! :good:

Spero di rileggerti presto!!!!
 
Commenta
M

Membro cancellato 895

Ospite
Ospite
  • Creatore Discussione
  • #7
creatura ha scritto:
Ti [CENSORED] di fare una raccolta e di stamparla :ok:
Raccolta... Differenziata?
_______________censoredjul
 
Commenta
Registrato
9 Ottobre 2008
Messaggi
93
Reaction score
0
Località
Milano
Sono iscritto da poco, spulciando il forum ho scoperto queste piccole perle.
Complimenti, un vero piacere leggerti.
Se posterai altri racconti, sappi che avrai, per lo meno, un lettore... :i-m_so_happy:
 
Commenta
Registrato
28 Aprile 2008
Messaggi
2.755
Reaction score
15
Età
64
Località
Somwere in Bononia
Julio ha scritto:
Codice:
DISCLAIMER: Questa è stata la mia prima storia che ho postato su un forum a tema, molti anni fa. Era  Toscanaxxx. E' uno dei pochi che ho conservato e ripostato nel tempo. Lungo e verboso, ma vero e sentito. Sarei tornato ancora a Rio. Ma questa storia mi è rimasta nel cuore. 
Se vi annoiate con le storie lunghe, mollate subito.

Rio de Janeiro, agosto 2001.

Il mio viaggio di lavoro volge al termine… e io non ho ancora visto una mazza di Rio. Domani pomeriggio ho il mio volo per casa.

Certo qualche bella serata l’ho passata... Le churrascherie: quella di pesce a Copacabana è semplicemente commovente. Anche a pranzo, qualche giretto a piedi sono riuscito a farlo. Altro che panini: zuppa piccante, fagiolata e carne, magari bagnata con un bel bicchiere di batida. Così il pomeriggio scorre più fluido in ufficio, anche sino a tardi.

Comunque si capisce che Rio non è ai suoi massimi. Energia elettrica razionata, illuminazione notturna ridotta. Inverno australe. Poca gente per strada. Meglio il taxi la sera… E’ più sicuro.

Su queste premesse, la gran cena di lavoro ad Ipanema, proprio l’ultima sera, non è poi una cattiva cosa, anche se avrei preferito altri passatempi. Il cibo è eccellente, la compagnia straordinaria, l’atmosfera a dir poco favolosa e la caipirinha scorre a secchiate. Proprio li, a quattro passi, dove abbiamo preso l’aperitivo l’altra sera, mi dicono che Tom Jobim e Vinicius de Moraes hanno scritto sul tovagliolo di carta del bar la canzone che sarebbe diventata la più famosa del mondo, La Garota de Ipanema. Un sogno… e mi maledico ogni momento per l’idiozia che ho avuto a fissare le date in modo così efficiente. Non perderò neanche un’ora di lavoro. Perderò un opportunità storica di visitare, come merita, una delle città più belle del mondo...

La serata non ha fatto in tempo ad iniziare che è già finita. E con due colleghi sorbiamo l’ultima della lunga serie di caipirinha nella hall dell’albergo. Small talk di chiusura a occhi socchiusi:
“L’hai visto il Barbiere di Rio? Troppo forte, l’hanno girato qui. La discoteca è l’Help. E’ famosa…” “Ma dov’è?” “Bah, a circa metà strada da Copacabana…”.
Guardatina all’orologio, sguardo d’intesa, pisciatina purificatrice, taxi e siamo lì davanti.

Venerdì sera, bel casino, tante cozze, turisti. Americani scasciati ed attempati che apprezzano i culi in bella vista. Italiani tra i venti e i trenta, messi tristemente in tiro, che approcciano peripatetiche smaliziate con improbabili capelli biondi ed improponibili look da discoteca. Borghesotti padani tentano l’aggancio del businessman:
“Whe, a casa ho la Ferrari, una fabrichetta…, vai che ti porto a cena…”.
“Grassie, ho degià mangiado. Da me 100 dollari che te fasso divertire io… altro che Ferrari!”. Incredibile, queste parlano italiano manco all’ufficio informazioni turistiche!

Mentre osservo tutto ciò dal tavolino del bar davanti all’Help, la capirinha che continuo a bere comincia a traboccare dalle orecchie. Credo di essere entrato in discoteca trasportato a spalle dai miei due compagni di avventura.

Ehi, che lusso! Servizio d’ordine tenuto dai fratelli grossi di Tyson, musica a palla di gran classe e tonnellate, tonnellate e tonnellate di topa. Tanta, tanta, tanta e bella da morire. Giovane, sorridente e disponibile. Decido che è il caso di smettere di bere cachaça e di passare all’acqua minerale.

Mi accendo un cubano… accenno una dance… e osservo.
I miei compagni di avventura fingono di tenere a bada le ragazzine che gli pizzicano il sedere. Continuano a bere. Mi guardano con gli occhi a fessura, dei sorrisi da staccare le orecchie, e le guance rosse come dopo una discesa sulla Gran Risa a gennaio.

Il tempo vola, e saranno ormai le tre o le quattro, quando, dopo aver fatto finta meglio che posso di non essere affatto interessato al genere, cedo al richiamo ormonale e mi metto a ballare con una gran bella bruna in nero, dall’aria elegante e lo sguardo “very meaningful”.

Non è ancora finito il pezzo, che stiamo ballando un lento… ma la musica è funky!

Sbircio dalla criniera corvina il comportamento dei miei amici: uno è sparito. A dispetto delle aspettative, scoprirò che, avendo completamente perso l’autocontrollo, oppure avendolo interamente riacquistato, il tipo è rientrato in albergo dove ha provveduto manualmente ad allontanare le tentazioni.

L’altro è più o meno accasciato su un corrimano. Un occhio chiuso. L’altro più o meno aperto, saturo di testosterone, non ha più l’iride ma solo un buco nero, ed indulge insistentemente su quei gran culi, ormai diradati, che ancora si agitano in pista.

Luciana non va troppo per il sottile e, dopo avermi fatto assaggiare le sue labbra (oddio il fuoco!), mi illustra tempi, luoghi, modi e prezzi, ma con una certa classe, in modo non invadente. Con notevoli problemi di lucidità cerco di analizzare i molti pro ed i pochi contro della situazione. Opto per la salomonica decisione di assicurare una buona nottata all’amico superstite. E mi riesce talmente bene che l’amica di Luciana, all’uopo designata, mi sembra anche meglio della mia Dark Lady. Ma tant’è, i giochi sono fatti.
Non è certo un gran problema convincere il mio amico. Usciamo…

Non vi tedierò su quanto di brutto e degradante si può vedere fuori da quel locale alle 4 o le 5 del mattino. Ma, credetemi, quando il taxi prende dritto a monte verso le favelas, nel mio vergine culetto non entra più neanche uno spillo: “ehi, cazzo, ma non stavi a Copacabana?” Sto per dire, considerando che il mio amico ubriaco non sarebbe certo un buon aiuto in caso di problemi.

Luciana mi guarda comprensiva con quegli occhi nocciola, sembra quasi che abbia la mia stessa paura. Mi stringe la mano e mi dice “Tranquillo. Siamo arrivadi…!. Il taxi rallenta e si ferma davanti ad un bel condominio. Entriamo dal garage, superando sbarramenti vari e l’ennesimo fratello grosso di Tyson che funge da portiere.

Finalmente a casa. L’arredamento lo definirei essenziale. Mancante è forse più appropriato.
L’altra coppia si accampa nel soggiorno. Luciana mi guida nella sua stanza da letto. Si capisce che la casa è sua, o che comunque i giochi di quell’appartamento li dirige lei.

Qui succede la magia… Lei tenta di spogliarmi. Ma io le consento solo di frugare un po’ della mia intimità… Lei è perplessa ed io prendo il comando. La bacio profondamente sulle labbra carnose. Poi sul collo. Le sfilo la spallina del reggiseno con i denti come ho visto fare nei film americani. Una pelle così non l’ho mai vista, e mai più la rivedrò da allora. Il colore – …o il sapore? – è di miele scuro. Non una imperfezione, non una piccola ruga, non un piccolo pelo o un neo.

Mi guarda ancora. Sembra stupefatta che abbia il tempo per lei. Io continuo e le accarezzo il seno… perfetto, i fianchi sinuosi, il ventre morbido e liscio e continuo a spogliarla. Le bacio le gambe, lunghe sotto il vestito da sera. E salgo su sino al suo sesso rosa, sottile e umido.
Lei è completamente nuda e la sua pelle perfetta è percorsa da piccoli brividi mentre le succhio quel cosino che sporge.

Si ribella, mi leva tutto, mi sbatte con la schiena sul letto, mi cavalca alla morte. Il suo pube nero, e diabolicamente perfetto, si strofina sul mio ventre. Io perdo la cognizione del tempo e dello spazio… Mi sono protetto? Si, mi sono protetto. Godiamo insieme ed insieme finiamo con un bacio che non dimenticherò mai.

Albeggia, e c’è una brezza dolcissima che entra dalla finestra aperta. Le tende oscillano e mi preoccupo che ci vedano dal palazzo accanto. Non è problema… mi dice. E mi racconta di lei.

Ancora un po’ su quel corpo vellutato, e chicchierando, le avvicino il mio alla sua bocca. Mi sorride, mi chiede se ha l’aria della Missionaria, io le risponderei di si, ma metto mano ai jeans e le allungo l’ultima banconota che mi rimane. Ma non me lo bacerà. Torneremo a fare l’amore con quei suoi occhi nocciola scuro rivolti all’insù, le lacrime di piacere, le lebbra tumefatte dai morsi reciproci, il sudore e la pazzia.

Ed ancora, io mi sono rivestito e lei ha indossato un paio di shorts. Ci salutiamo con un bacio, due baci, tre baci e siamo di nuovo avvinghiati sul letto… Forse mi è già capitato una volta, ma quanti anni fa?

E’ mattino fatto. L’altra coppia è sparita e l’amica di Luciana sta facendo colazione con un suo amico sul tappeto dell’ingresso. Tra poche ore ho un aereo. Merda. Non ho più una lira. Ma non ne avevo certo tante quando sono uscito ieri sera. Lei mi accompagna al taxi, sceglie quello giusto, non uno qualsiasi. Mi dà lei 10 reali per pagare. Mi da un ultimo bacio attraverso il finestrino. La vedo dal lunotto che saluta con la mano mentre il taxi si allontana. Potrei morire.

Mi faccio accompagnare alla spiaggia di Ipanema, ancora deserta. Mi lascio i boxer, che sembrano un costume, e mi addormento sino a che il sole è alto ed intorno c’è la gioia di vivere.

__________________jul

..tall & thin handsome & lovely the girl of Ipanema who's walkin' and when she passes each one ..........hola que coisa màs linda màs chega de graca es la mi nina qui vien e qui pasa o seu balancado caminho do mar........
:first_move: :first_move:
 
Commenta
Registrato
27 Aprile 2011
Messaggi
3.108
Reaction score
14.869
Mi hai riportato lì per il tempo della lettura, indietro nel tempo al 2008, quando per la prima volta sperimentai il concubinaggio, se così si può definire e ho condiviso la mia settimana di vacanze con un travello biondo e senza tette che oggi si fa chiamare Sabrina Suzuki.
 
Commenta
M

Membro cancellato 895

Ospite
Ospite
Per la Suzuki, hai dovuto mostrare la patente A?

Dunque... la storia che ho raccontato ha avuto luogo nell'estate 2001...

Azz...._____jul
 
Commenta
Alto