Ho letto la tua rece su Firenze... secondo me ti stai impressionando inutilmente e soprattutto ti stai facendo sopraffare dai pensieri negativi. Fossi in te penserei alla prossima piuttosto che rimuginare
Infatti è come farsi leccare un dito dov'è il rischio Dio Bono
... Dopo un po' di sere, passandole accanto, mi avventurai in un saluto di buonasera. Lei mi rispose sin da subito. Divenne ben presto oggetto dei miei sogni erotici e delle mie pulsioni notturne.
Una sera, verso le undici, guardandomi attorno, sperando che non ci fossero troppe persone in giro, presi il coraggio a due mani. “Mi scusi – le dissi – io sono a piedi, non potrò mai stare in sua compagnia.” “Non preoccuparti – mi rispose – io abito qui in via San Fermo; potremo andare a piedi, in tre minuti”. La seguii. Il suo mini appartamento era al piano primo con una entrata indipendente, quindi, molto discreto. Andandole dietro, salii le scale con andatura ciondolante, con le gambe aperte, causa la forte erezione provocata dal vedere quel ben di Dio.
Dopo la prima sera, divenni, ben presto, un frequentatore quasi abituale della Anna. Aspettavo sotto i portici di Via San Fermo che lei arrivasse, con la sua auto, verso le nove e trenta ed insieme andavamo nel suo mini.
Anna insegnò a me, imberbe ed inesperto, molte cose. Mi diceva: “Se vuoi far godere una donna, devi fare in questo modo”. Divenni abbastanza bravo, secondo Anna, a leccare la patatina. Mi piaceva la sua, dal sapore dolce e salato, mi piacevano i suoi duri capezzoli, mi piaceva il suo lato B. Ma, soprattutto, mi piaceva stare con lei, era diventata, col tempo, la mia confidente e la mia consigliera.
Una sera, mentre facevamo i nostri giochini, si girò e mi disse: “Baciami il culetto”. Al che io iniziai a baciarle una natica: “No - mi disse – baciami il buchino del culo!”. Non riuscivo a capire, pensavo questa è ammattita, provavo disgusto solo all’idea di farlo. Poi prevalse lo spirito di assecondarla, di fare ciò che mi era stato richiesto per non contraddirla. E, con una certa ritrosia, avvicinai la lingua a quella margherita dai petali sottili che era il suo buchino. Chiudendo gli occhi e pensando ad altro, iniziai a leccare quel buchino. Anna iniziò ad ansimare dal piacere e ciò mi convinse a continuare. Era la prima volta che facevo, come scoprii in seguito, un anilingus.
Si rigirò, mi prese per mano, mi portò in bagno e sul bidet, infilandomi la mano tra le natiche, lavò, ben bene, il mio culetto. Mi distese, sul letto, in posizione prona, mi allargò le gambe, infilò la sua lingua tra le mie natiche e …… mamma mia, …… che piacere. Non avevo mai sentito, in vita mia, un piacer così intenso. Inarcai, il più possibile, la schiena per darle modo di raggiungere in profondità la mia zona del piacere. Appena Anna mise la sua mano sul fratellino minore e sui gioielli di famiglia, ebbi un orgasmo violento con le convulsioni.
“Adesso hai capito perché alle donne piace essere leccate sul buchino” mi disse Anna.
La vita è un libro a capitoli. Partii militare. Quando ritornai, Anna non c’era più, sicuramente aveva scelto la strada della pensione. Rimasi male ma dovetti prendere atto che il capitolo Anna, della mia vita, si era chiuso.