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Ospite
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Un paio di anni fa. Fine ottobre se non ricordo male.
Erano i periodi dei primi approcci sui forum con le rappresentazioni in carne ed ossa dei nostri desideri sessuali. Per me la componente caratteriale della donna che mi avrebbe scucito un bel po’ di soldini è sempre stata importante e così avevo individuato un paio di femmine che potevano essere tranquillamente le potenziali destinatarie della consegna dell’obolo.
La decisione era caduta sulla capitale; restava da definire chi delle due.
Finché un giorno leggo che una delle prescelte sarebbe stata in pseudotour dalle mie parti.
Bene, mi risparmio il viaggio e la sega mentale sulla bontà o meno del vaglio; il destino ha voluto così.
Cerco di prendere il contatto presentandomi con il mio nick di forum con la convinzione che i messaggi scambiati sui vari argomenti possano agevolarmi nel riconoscimento.
Ammetto che il soprannome non è il massimo e che a primo acchito può dare l’impressione di appartenere ad uno dei più facinorosi esponenti della Fossa dei Leoni in quel di San Siro. In realtà ha un significato del tutto diverso, ma non è il caso di spiegarlo a mezzo mail.
Una, due, tre senza esito mentre il giorno del potenziale incontro si avvicina a grandi falcate.
Al quarto invio abbastanza risentito, giunge la risposta: “Scusami, ma i tuoi messaggi finivano direttamente in spam, non so perchéâ€
Eccomi catapultato nel cestino ancor prima di conoscersi. Se il buongiorno si vede dal mattino…
Ma non è finita: “Mi dispiace, ma l’appuntamento è saltato perciò non vengo più in Toscana, ma se vuoi, sarò ben contenta di accoglierti a casa mia a Romaâ€
Se Maometto non va alla montagna…
La settimana successiva sto già percorrendo l’A1 in direzione sud.
Giornata caldissima. Tutto bene fino al GRA quando mi sono trovato imbottigliato in un traffico esosamente caotico. Fra l’altro non ho nemmeno l’auto di rappresentanza poiché non ho voluto dare nell’occhio ai colleghi e perciò mi ritrovo anche senza aria condizionata.
Così, a finestrino aperto, ho potuto ascoltare tutta la gamma delle imprecazioni in romanesco cha vanno dal bonario “te possino cecà †passando per “l’anima de lì mortacci tua†e per finire al classico “anvedi sto gran fijo de ‘na mignottaâ€
Il sole allo zenit mi ha fatto credere nella visione di Venditti-Guzzanti con tanto di pianoforte mobile intento nell’esecuzione del brano dedicato a questo tratto di autostrada.
Finalmente alle 12 in punto, come da accordi stipulati, arrivo a destinazione. Siamo appena al sud di Roma in una zona davvero incantevole.
Non ho difficoltà nel trovare il portone, così la chiamo per farmelo aprire.
Occupato. Riprovo. Occupato.
Attendo un paio di minuti ma l’esito è sempre lo stesso. Improvvisamente lo strombazzare di un’autovettura richiama la mia attenzione. Dovrei giustamente liberare la carreggiata. Mi sposto, la lascio passare, mi rimetto in posizione e riprovo.
Niente, sempre occupato.
Ecco avvicinarsi un altro mezzo al quale ostruisco il passo. E’ il camion degli spazzini.
Di nuovo marcia indietro ma il passaggio è troppo stretto, così sono costretto ad allontanarmi dal portone per una cinquantina di metri.
A questo punto per evitare ulteriori intoppi alla circolazione, decido di fare il percorso inverso a piedi, senza dimenticare di comporre nuovamente il numero che è ovviamente occupato.
Impaziente giungo al cancello e do un’occhiata ai nominativi. Ovviamente quello di battaglia della mia prossima partner non c’è.
Se fossi stato in zona, avrei girato il culo e me ne sarei tornato a casa, ma dal momento che ho percorso circa 300 chilometri, l’unica possibilità sensata è quella di fare ulteriori tentativi.
Così cerco di fare un controllo più approfondito dei campanelli. Noto che gli appellativi sono tutti di coppie tranne uno.
“E’ lei!†– mi dico approssimandomi a suonare.
Ma il bottone, sotto la spinta del mio indice, abbandona la propria sede naturale e cade all’interno della pulsantiera.
“Cazzo! E ora?†– trasecolo.
Ed è in questo momento che la necessità stimola l’ingegno.
Dato che lo spazio è troppo stretto per l’inserimento anche del mignolo al fine di un ripristino del danno, cerco un legnetto per terra che possa darmi la possibilità di compiere l’azione del suonare.
E dopo una mezza dozzina di tentativi finalmente riesco nell’intento: “Driiin!!!â€
Dall’altra parte: “Paolino sei tu?â€
“No, sono Zorro. Il cavallo dove lo parcheggio?†– rispondo.
“Dai, chi vuoi che sia...apri dai!†– mi affretto ad aggiungere.
E lei: “Entra e vai tutto dritto che vengo a prendertiâ€
Finalmente ci siamo. Mi avvicino alle abitazioni e la vedo. Da quel poco che ho visto sul web non mi sembra le stessa persona.
“Non mi riconosci eh? Ho abbandonato il mio storico caschetto†– mi fa notare.
E mentre le nostre guancie si avvicinano un tipico rumore fumettistico distoglie la nostra reciproca attenzione: “Slam!â€
“Noooo! Si è chiusa la porta!†– esclama.
Ed io: “E che problema c’è, riapriâ€
“Magari se avessi non avessi lasciato la chiave all’interno…†– mi gela.
Porcaputtanatroia! Ripenso a tutte le vicende che mi hanno portato fino alla soglia di casa sua: lo spam, l’ingorgo, il campanello e per ultimo l’uscio chiuso in faccia. E se non fosse aria?
Il mio cattivo pensiero è scacciato dalla sua nuova presa di posizione: “Cerco un cacciavite e proviamo ad aprireâ€
E come per incanto sotto i suoi sapienti colpi, la porta si schiude.
Penso: “Se fa i pompini con la stessa arte dello scassinare, mi propongo come giardiniere del condominio e non esco più di quiâ€
Ed in effetti…
Le aspettative della vigilia sono state del tutto rispettate. Una milf con i controfiocchi. Dopo la scorpacciata di veline al ColA in quel di Augusta, sentivo il bisogno di qualcosa di diverso, un’esperienza con una mia coetanea con la quale giocare alla pari.
E’ lei è stata davvero calorosamente coinvolgente. In quelle quattro o più ore trascorse insieme ho apprezzato oltre che la grande professionalità a letto, anche un’umanità abbastanza rara fra le sue colleghe.
L’ho incontrata per un pranzo qualche mese dopo dove ho conosciuto la collega con la quale si era lungamente intrattenuta al telefono la mattina del nostro incontro.
Peccato che abbia appeso le mutande al chiodo, perché un altro giro ce lo avrei fatto volentieri.
Ciao Virgì!
Erano i periodi dei primi approcci sui forum con le rappresentazioni in carne ed ossa dei nostri desideri sessuali. Per me la componente caratteriale della donna che mi avrebbe scucito un bel po’ di soldini è sempre stata importante e così avevo individuato un paio di femmine che potevano essere tranquillamente le potenziali destinatarie della consegna dell’obolo.
La decisione era caduta sulla capitale; restava da definire chi delle due.
Finché un giorno leggo che una delle prescelte sarebbe stata in pseudotour dalle mie parti.
Bene, mi risparmio il viaggio e la sega mentale sulla bontà o meno del vaglio; il destino ha voluto così.
Cerco di prendere il contatto presentandomi con il mio nick di forum con la convinzione che i messaggi scambiati sui vari argomenti possano agevolarmi nel riconoscimento.
Ammetto che il soprannome non è il massimo e che a primo acchito può dare l’impressione di appartenere ad uno dei più facinorosi esponenti della Fossa dei Leoni in quel di San Siro. In realtà ha un significato del tutto diverso, ma non è il caso di spiegarlo a mezzo mail.
Una, due, tre senza esito mentre il giorno del potenziale incontro si avvicina a grandi falcate.
Al quarto invio abbastanza risentito, giunge la risposta: “Scusami, ma i tuoi messaggi finivano direttamente in spam, non so perchéâ€
Eccomi catapultato nel cestino ancor prima di conoscersi. Se il buongiorno si vede dal mattino…
Ma non è finita: “Mi dispiace, ma l’appuntamento è saltato perciò non vengo più in Toscana, ma se vuoi, sarò ben contenta di accoglierti a casa mia a Romaâ€
Se Maometto non va alla montagna…
La settimana successiva sto già percorrendo l’A1 in direzione sud.
Giornata caldissima. Tutto bene fino al GRA quando mi sono trovato imbottigliato in un traffico esosamente caotico. Fra l’altro non ho nemmeno l’auto di rappresentanza poiché non ho voluto dare nell’occhio ai colleghi e perciò mi ritrovo anche senza aria condizionata.
Così, a finestrino aperto, ho potuto ascoltare tutta la gamma delle imprecazioni in romanesco cha vanno dal bonario “te possino cecà †passando per “l’anima de lì mortacci tua†e per finire al classico “anvedi sto gran fijo de ‘na mignottaâ€
Il sole allo zenit mi ha fatto credere nella visione di Venditti-Guzzanti con tanto di pianoforte mobile intento nell’esecuzione del brano dedicato a questo tratto di autostrada.
Finalmente alle 12 in punto, come da accordi stipulati, arrivo a destinazione. Siamo appena al sud di Roma in una zona davvero incantevole.
Non ho difficoltà nel trovare il portone, così la chiamo per farmelo aprire.
Occupato. Riprovo. Occupato.
Attendo un paio di minuti ma l’esito è sempre lo stesso. Improvvisamente lo strombazzare di un’autovettura richiama la mia attenzione. Dovrei giustamente liberare la carreggiata. Mi sposto, la lascio passare, mi rimetto in posizione e riprovo.
Niente, sempre occupato.
Ecco avvicinarsi un altro mezzo al quale ostruisco il passo. E’ il camion degli spazzini.
Di nuovo marcia indietro ma il passaggio è troppo stretto, così sono costretto ad allontanarmi dal portone per una cinquantina di metri.
A questo punto per evitare ulteriori intoppi alla circolazione, decido di fare il percorso inverso a piedi, senza dimenticare di comporre nuovamente il numero che è ovviamente occupato.
Impaziente giungo al cancello e do un’occhiata ai nominativi. Ovviamente quello di battaglia della mia prossima partner non c’è.
Se fossi stato in zona, avrei girato il culo e me ne sarei tornato a casa, ma dal momento che ho percorso circa 300 chilometri, l’unica possibilità sensata è quella di fare ulteriori tentativi.
Così cerco di fare un controllo più approfondito dei campanelli. Noto che gli appellativi sono tutti di coppie tranne uno.
“E’ lei!†– mi dico approssimandomi a suonare.
Ma il bottone, sotto la spinta del mio indice, abbandona la propria sede naturale e cade all’interno della pulsantiera.
“Cazzo! E ora?†– trasecolo.
Ed è in questo momento che la necessità stimola l’ingegno.
Dato che lo spazio è troppo stretto per l’inserimento anche del mignolo al fine di un ripristino del danno, cerco un legnetto per terra che possa darmi la possibilità di compiere l’azione del suonare.
E dopo una mezza dozzina di tentativi finalmente riesco nell’intento: “Driiin!!!â€
Dall’altra parte: “Paolino sei tu?â€
“No, sono Zorro. Il cavallo dove lo parcheggio?†– rispondo.
“Dai, chi vuoi che sia...apri dai!†– mi affretto ad aggiungere.
E lei: “Entra e vai tutto dritto che vengo a prendertiâ€
Finalmente ci siamo. Mi avvicino alle abitazioni e la vedo. Da quel poco che ho visto sul web non mi sembra le stessa persona.
“Non mi riconosci eh? Ho abbandonato il mio storico caschetto†– mi fa notare.
E mentre le nostre guancie si avvicinano un tipico rumore fumettistico distoglie la nostra reciproca attenzione: “Slam!â€
“Noooo! Si è chiusa la porta!†– esclama.
Ed io: “E che problema c’è, riapriâ€
“Magari se avessi non avessi lasciato la chiave all’interno…†– mi gela.
Porcaputtanatroia! Ripenso a tutte le vicende che mi hanno portato fino alla soglia di casa sua: lo spam, l’ingorgo, il campanello e per ultimo l’uscio chiuso in faccia. E se non fosse aria?
Il mio cattivo pensiero è scacciato dalla sua nuova presa di posizione: “Cerco un cacciavite e proviamo ad aprireâ€
E come per incanto sotto i suoi sapienti colpi, la porta si schiude.
Penso: “Se fa i pompini con la stessa arte dello scassinare, mi propongo come giardiniere del condominio e non esco più di quiâ€
Ed in effetti…
Le aspettative della vigilia sono state del tutto rispettate. Una milf con i controfiocchi. Dopo la scorpacciata di veline al ColA in quel di Augusta, sentivo il bisogno di qualcosa di diverso, un’esperienza con una mia coetanea con la quale giocare alla pari.
E’ lei è stata davvero calorosamente coinvolgente. In quelle quattro o più ore trascorse insieme ho apprezzato oltre che la grande professionalità a letto, anche un’umanità abbastanza rara fra le sue colleghe.
L’ho incontrata per un pranzo qualche mese dopo dove ho conosciuto la collega con la quale si era lungamente intrattenuta al telefono la mattina del nostro incontro.
Peccato che abbia appeso le mutande al chiodo, perché un altro giro ce lo avrei fatto volentieri.
Ciao Virgì!