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Non vi dirò il suo nome.
E’ già tanto parlare di qualcosa che pensavo sarebbe rimasta solo mia e vincere il timore di una nudità ancora più imbarazzante di quella fisica, esponendo senza vergogna i miei sentimenti.
Non ha poi più tanta importanza sapere chi fosse, perché tanto non è più qui … insomma, mi auguro che stia bene e sicuramente è da qualche altra parte, ma io non so dove … e non credo che la rivedrò mai più.
Allora sento forte solo il desiderio di parlare di lei
Ho pensato che non mi sarebbe dispiaciuto il giudizio degli altri, quanto il fatto di non essere capito, ma che a fronte di questo rischio c’era l'opportunità dello sfogo e del confronto, la possibilità di esprimere qualcosa che fa parte della vita …. di questa altra vita …. e allora ….
L’ultima immagine di lei … che scosta con una mano la tenda e appoggia lievemente la fronte sul vetro gelato della finestra.
“nevica … sarà meglio che scappi ..”
La linea dolce del suo corpo si imprime ancora una volta nella mia mente, sovrapponendosi alle dieci, cento, mille istantanee della sua schiena morbida, delle sue gambe lunghissime, dei suoi glutei perfetti.
Non l’ho più rivista da quella fredda serata fiorentina. Forse non la rivedrò mai più.
Io non sono un uomo romantico. Lo sono ancor meno oggi che la vita mi ha insegnato qualcosa. Non mi sono mai fatto illusioni e mai – giuro – mai e poi mai ho pensato che tra noi potesse esserci niente di più di quello che c’è stato.
Il desiderio e l’interesse.
Il compratore e la merce.
Il cliente e la puttana.
Ma tra le tante che ho conosciuto, tra tutte quelle che hanno lenito questa mia maledetta, meravigliosa, continua fame di carne e di emozioni, lei è stata in qualche modo unica.
Forse non del tutto per merito suo. Forse semplicemente perché ho deciso che poteva esserlo, che ciò che era, era ciò di cui avevo bisogno.
Non so se lei ne fosse consapevole.
Cinica, volubile, interessata e avida. Eppure così vera, così vitale, così meravigliosa.
Puttana come tutte le puttane e non lo dico con disprezzo.
Trovo che puttana sia più onesto che dire prostituta, sicuramente meno ridicolo che dire escort o qualsiasi altra cosa che voglia trasformare la realtà delle cose. Una realtà che in quanto tale, in fondo non è neanche tanto sgradevole.
Pensandoci meglio, penso che avesse ben compreso cosa volessi da lei. Che tutto seguiva un filo ben preciso. Non solo sesso. Ma neanche impossibile e convulso sentimento. Solo la voglia di ricreare le difficili alchimie delle emozioni. Di mescolare determinati ingredienti sperando che la sintesi potesse rendermele con la stessa forza di quando le ho, in passato, vissute.
Una ragazza giovane, bellissima, sensuale. I suoi sguardi, i suoi gemiti. Il calore di incontri mai eguali, sempre attesi con ansia, sempre vissuti con fantasia, dolcezza, passione. Entrare l’uno nella vita dell’altra, con interesse vero, per capire qualcosa di più. Tutto questo cercando di farlo sembrare verità.
Forse perché quello che mi ritrovo tra le gambe non è sempre l’organo che ha l’ultima parola in merito alle cose di cui ho veramente bisogno. Non c’è solo cazzo … qualche volta vince il cuore.
E il mio cuore aveva bisogno di questo, anche di questo.
Intendiamoci. Non ho mai rinunciato alle mie scorribande e ai miei forsennati andirivieni tra le accoglienti cosce o le bocche sapienti di tante bellissime ragazze, ma non mi bastava e ho sempre saputo che avrei chiesto qualcosa di diverso, qualcosa in più … qualcosa di impossibile, ma che valeva la pena di tentare di avere, anche se nella maniera più falsa e surrogata.
Non l’amore. Magari solo Il ricordo dell’amore e i dei suoi effetti, anche di quelli più sgradevoli. Un gioco. Facciamo finta che ….
Facciamo finta che io possa piacerti, che su quel comodino non ci siano i miei soldi, che possa esistere qualcosa che assomigli ad una vita normale anche al di fuori di questa stanza, alla luce del giorno.
Non l’ho più rivista da quella fredda serata fiorentina.
Un’altra retata e per l’ennesima volta lei non è più regina del suo angolo di strada
Cosa si fa qui ? Cosa dovrei dire o scrivere per poter essere utile e dare un senso alla mia presenza?
Potrei dirvi come era brava con la bocca, come mi facesse impazzire quando la prendevo con forza da dietro mentre lei mi incitava a non fermarmi o quando le sue mani mi imprigionavano ai suoi fianchi, fin quando non avesse veramente goduto, con l’egoismo quasi paradossale di chi per questo, anziché pagare, viene pagato.
Potrei dirvi quale era il suo accento e quali i confini del suo piccolo regno di asfalto. Che l’avreste trovata nel suo posto sempre bellissima, elegante, altera. L’avreste trovata quasi tutte le sere, ma quasi mai, nell’ultimo anno e mezzo, il martedì. Perché il martedì lei era quasi sempre con me, in un accogliente camera d'albergo, a giocare al nostro strano gioco.
Potrei usare le solite sigle per dire quali fossero le sue doti e magnificare quanto fosse bella e diversa dalle altre, di come fosse quasi irreale trovarla a battere su un marciapiede per poche decine di euro. Potrei anche essere un po’ più sarcastico e scurrile e ridere e sorridere con voi. Quando racconterò di altre, molto probabilmente lo farò.
Potrei fare tutto questo. In fondo non era la mia ragazza e molti di voi probabilmente la conoscono quanto e forse meglio di me.
Ma io mi ricordo solo dei suoi occhi, quando qualche volta il nostro strano e impossibile gioco riusciva particolarmente bene. Mi ricordo della sua bocca in un sorriso che per un attimo mi sembrava quasi sincero e mi ricordo di quanta felicità tutto questo mi ha dato.
Non è mai stato amore, ma gli effetti gli sono stati molto vicini.
Per questo, per quello che una puttana può essere, perlomeno per un uomo come me … ovunque tu sia …. grazie, mio piccolo fiore …
E’ già tanto parlare di qualcosa che pensavo sarebbe rimasta solo mia e vincere il timore di una nudità ancora più imbarazzante di quella fisica, esponendo senza vergogna i miei sentimenti.
Non ha poi più tanta importanza sapere chi fosse, perché tanto non è più qui … insomma, mi auguro che stia bene e sicuramente è da qualche altra parte, ma io non so dove … e non credo che la rivedrò mai più.
Allora sento forte solo il desiderio di parlare di lei
Ho pensato che non mi sarebbe dispiaciuto il giudizio degli altri, quanto il fatto di non essere capito, ma che a fronte di questo rischio c’era l'opportunità dello sfogo e del confronto, la possibilità di esprimere qualcosa che fa parte della vita …. di questa altra vita …. e allora ….
L’ultima immagine di lei … che scosta con una mano la tenda e appoggia lievemente la fronte sul vetro gelato della finestra.
“nevica … sarà meglio che scappi ..”
La linea dolce del suo corpo si imprime ancora una volta nella mia mente, sovrapponendosi alle dieci, cento, mille istantanee della sua schiena morbida, delle sue gambe lunghissime, dei suoi glutei perfetti.
Non l’ho più rivista da quella fredda serata fiorentina. Forse non la rivedrò mai più.
Io non sono un uomo romantico. Lo sono ancor meno oggi che la vita mi ha insegnato qualcosa. Non mi sono mai fatto illusioni e mai – giuro – mai e poi mai ho pensato che tra noi potesse esserci niente di più di quello che c’è stato.
Il desiderio e l’interesse.
Il compratore e la merce.
Il cliente e la puttana.
Ma tra le tante che ho conosciuto, tra tutte quelle che hanno lenito questa mia maledetta, meravigliosa, continua fame di carne e di emozioni, lei è stata in qualche modo unica.
Forse non del tutto per merito suo. Forse semplicemente perché ho deciso che poteva esserlo, che ciò che era, era ciò di cui avevo bisogno.
Non so se lei ne fosse consapevole.
Cinica, volubile, interessata e avida. Eppure così vera, così vitale, così meravigliosa.
Puttana come tutte le puttane e non lo dico con disprezzo.
Trovo che puttana sia più onesto che dire prostituta, sicuramente meno ridicolo che dire escort o qualsiasi altra cosa che voglia trasformare la realtà delle cose. Una realtà che in quanto tale, in fondo non è neanche tanto sgradevole.
Pensandoci meglio, penso che avesse ben compreso cosa volessi da lei. Che tutto seguiva un filo ben preciso. Non solo sesso. Ma neanche impossibile e convulso sentimento. Solo la voglia di ricreare le difficili alchimie delle emozioni. Di mescolare determinati ingredienti sperando che la sintesi potesse rendermele con la stessa forza di quando le ho, in passato, vissute.
Una ragazza giovane, bellissima, sensuale. I suoi sguardi, i suoi gemiti. Il calore di incontri mai eguali, sempre attesi con ansia, sempre vissuti con fantasia, dolcezza, passione. Entrare l’uno nella vita dell’altra, con interesse vero, per capire qualcosa di più. Tutto questo cercando di farlo sembrare verità.
Forse perché quello che mi ritrovo tra le gambe non è sempre l’organo che ha l’ultima parola in merito alle cose di cui ho veramente bisogno. Non c’è solo cazzo … qualche volta vince il cuore.
E il mio cuore aveva bisogno di questo, anche di questo.
Intendiamoci. Non ho mai rinunciato alle mie scorribande e ai miei forsennati andirivieni tra le accoglienti cosce o le bocche sapienti di tante bellissime ragazze, ma non mi bastava e ho sempre saputo che avrei chiesto qualcosa di diverso, qualcosa in più … qualcosa di impossibile, ma che valeva la pena di tentare di avere, anche se nella maniera più falsa e surrogata.
Non l’amore. Magari solo Il ricordo dell’amore e i dei suoi effetti, anche di quelli più sgradevoli. Un gioco. Facciamo finta che ….
Facciamo finta che io possa piacerti, che su quel comodino non ci siano i miei soldi, che possa esistere qualcosa che assomigli ad una vita normale anche al di fuori di questa stanza, alla luce del giorno.
Non l’ho più rivista da quella fredda serata fiorentina.
Un’altra retata e per l’ennesima volta lei non è più regina del suo angolo di strada
Cosa si fa qui ? Cosa dovrei dire o scrivere per poter essere utile e dare un senso alla mia presenza?
Potrei dirvi come era brava con la bocca, come mi facesse impazzire quando la prendevo con forza da dietro mentre lei mi incitava a non fermarmi o quando le sue mani mi imprigionavano ai suoi fianchi, fin quando non avesse veramente goduto, con l’egoismo quasi paradossale di chi per questo, anziché pagare, viene pagato.
Potrei dirvi quale era il suo accento e quali i confini del suo piccolo regno di asfalto. Che l’avreste trovata nel suo posto sempre bellissima, elegante, altera. L’avreste trovata quasi tutte le sere, ma quasi mai, nell’ultimo anno e mezzo, il martedì. Perché il martedì lei era quasi sempre con me, in un accogliente camera d'albergo, a giocare al nostro strano gioco.
Potrei usare le solite sigle per dire quali fossero le sue doti e magnificare quanto fosse bella e diversa dalle altre, di come fosse quasi irreale trovarla a battere su un marciapiede per poche decine di euro. Potrei anche essere un po’ più sarcastico e scurrile e ridere e sorridere con voi. Quando racconterò di altre, molto probabilmente lo farò.
Potrei fare tutto questo. In fondo non era la mia ragazza e molti di voi probabilmente la conoscono quanto e forse meglio di me.
Ma io mi ricordo solo dei suoi occhi, quando qualche volta il nostro strano e impossibile gioco riusciva particolarmente bene. Mi ricordo della sua bocca in un sorriso che per un attimo mi sembrava quasi sincero e mi ricordo di quanta felicità tutto questo mi ha dato.
Non è mai stato amore, ma gli effetti gli sono stati molto vicini.
Per questo, per quello che una puttana può essere, perlomeno per un uomo come me … ovunque tu sia …. grazie, mio piccolo fiore …