L'ANGOLO DELLA POESIA...

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Dedicata alla donna ( escort ) che hanno ucciso.

Noi siamo quelle che non moriranno mai. Noi abbiamo radici pronte a germogliare ancora. Dai cocci ricaviamo nuove strade, dalle lacrime nuove correnti e dalla rabbia nuova forza. Per se stesse e per ricordare a tutti coloro che ci hanno dato per spacciate che la "Convinzione" non è "Certezza"!

https://www.youtube.com/watch?v=w77SFM7Fksc

Stupenda riedizione parolata dell' Adagio di Albinoni. Mi vengono ancora le "farfalline" lungo la schiena ricordando il film del quale fu parte integrante della colonna sonora: Anonimo veneziano con la magistrale interpretazione di Tony Musante e Florinda Bolkan.
 
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Glenda Cherubino

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PROFUMO DI DONNA

Nudo il tuo pensier d'anima
m'avvolge col tuo profumo di donna
...resto a guardarti per un istante
sotto il rintocco anomalo del mio cuore
e m'accorgo del tuo profondo incanto
ah ...vorrei il tempo io fermar
sulle carezze del magico palpito...
guardo lo smalto delicato dei tuoi occhi
e la mia pelle s'inchina all'esplodere dei tuoi baci
come l'aurora fa strada alle mani del sole
...vorrei il tempo io fermar
quando i nostri corpi come rose
sono avvolti da trasparente rugiada
e tremante la tua mano sfiora la mia
...la tua anima danza con la mia
in un abbraccio di silenzi immortali

Baldo Bruno
 
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Greyn

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Dedicata alla donna ( escort ) che hanno ucciso.

Noi siamo quelle che non moriranno mai. Noi abbiamo radici pronte a germogliare ancora. Dai cocci ricaviamo nuove strade, dalle lacrime nuove correnti e dalla rabbia nuova forza. Per se stesse e per ricordare a tutti coloro che ci hanno dato per spacciate che la "Convinzione" non è "Certezza"!

https://www.youtube.com/watch?v=w77SFM7Fksc

Riferendomi alla donna assassinata vicino Bologna, ieri: anche una immagine può essere poesia, a mio parere. Chi regala amore rinasce anche dall'arido asfalto.

images-1.jpg
 
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Glenda Cherubino

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Secondo me all'inizio c'è sempre una donna.
Secondo me la donna è stato il secondo errore di Dio. Il primo...
Secondo me una donna è donna da subito. Un uomo è uomo a volte prima, a volte dopo. A volte mai.
Secondo me una donna è coinvolta sessualmente in tutte le vicende della vita. A volte persino nell'amore.
Secondo me una donna innamorata imbellisce. Un uomo... rincoglionisce.
Secondo me in un salotto quando non c'è neanche una donna è come recitare in un teatro vuoto. Se invece non c'è neanche un uomo, tra le donne si crea una complice atmosfera di pace. Appena arriva un uomo è la guerra.
Secondo me un uomo che si vanta di iniziare le donne ai piaceri dell'amore è come il turista che mostra alla guida le bellezze della città.
Secondo me per una donna che non ha fortuna in amore non si può usare il termine "sfigata".
Secondo me un uomo che dice di una donna "quella lì la dà via" meriterebbe che a lui le donne non gliela dessero proprio mai.
Secondo me una donna che fa l'amore per interesse è una puttana. Se lo fa invece perché le piace è... non c'è la parola.
Secondo me una donna che dice a un uomo con cui sta facendo l'amore "Come con te con nessuno" andrebbe comunque arrestata per falsa testimonianza.
Secondo me le donne quando ci scelgono non amano proprio noi... forse una proiezione, un'immagine, un sogno. Ma quando ci lasciano siamo proprio noi quelli che non amano più.
Secondo me il primo maschilista è stato Dio che si è fatto uomo. Però io, se fossi stato Dio, non so se la donna l'avrei firmata.
Secondo me una donna che si offre sessualmente a un uomo ed è respinta rimane sconcertata. Non ci può credere. Il suo primo pensiero è che lui sia omosessuale, ma in genere questa versione non regge. E allora pensa: 'Eh già, lui si difende... ha paura di essere troppo coinvolto emotivamente... oppure si sente bloccato dall'eccessiva eccitazione...' Il fatto che lei possa non piacere è un'ipotesi che non può assolutamente prendere in considerazione.
Donna, l'angelo ingannatore. L'ha detto Baudelaire.
Donna, il più bel fiore del giardino. L'ha detto Goethe.
Donna, femina maliarda. L'ha detto Shakespeare.
Donna, sei tutta la mia vita. L'ha detto un mio amico ginecologo.
Secondo me una donna che oggi fa la madre di famiglia e rinuncia a lavorare, sbaglia. Se invece lavora e rinuncia a fare la madre di famiglia, sbaglia. Se cerca contemporaneamente di lavorare e di fare la madre di famiglia… sbaglia. Sbaglia comunque. L'uomo invece non sbaglia mai. Sono secoli che sa quello che deve fare. Forse è per questo che è così intronato. O forse anche per qualche altra ragione...
«Secondo me la donna e l’uomo sono destinati a rimanere assolutamente differenti. E contrariamente a molti io credo che sia necessario mantenerle se non addirittura esaltarle queste differenze, perché è proprio da questo incontro/scontro tra un uomo e una donna che si muove l’universo intero. All’universo non gliene importa niente dei popoli e delle nazioni. L’universo sa soltanto che senza due corpi differenti e due pensieri differenti non c’è futuro.»


Gaber
https://www.youtube.com/watch?v=ppd9WumDk6M
 
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PUNTLANDER

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Stupenda riedizione parolata dell' Adagio di Albinoni. Mi vengono ancora le "farfalline" lungo la schiena ricordando il film del quale fu parte integrante della colonna sonora: Anonimo veneziano con la magistrale interpretazione di Tony Musante e Florinda Bolkan.
Vero !!! quel film era un mito !! faceva piangere(di emozione)...
 
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Non possiamo certo dimenticare questo "cantapoesie", inserendo questo brano, tratto da una delle sue ultime fatiche.
Tre episodi di quando ancora si è giovani ed un' ultimo che verrà....


L'ultima volta


Quando è stata quell'ultima volta
che ti han preso quei sandali nuovi
al mercato coi calzoni corti
e speranza d'estate alla porta
ed un sogno che più non ritrovi
e quei sandali duravan tre mesi
poi distrutti in rincorse e cammino
quando è stata quell'ultima volta
che han calzato il tuo piede bambino
lungo i valichi dell'Appennino.

Quando è stata quell'ultima volta
che ti ho vista e poi forse baciata
dimmi adesso ragazza d'allora
quando e dove te ne sei andata
perchè e quando ti ho dimenticata.
Ti sembrava durasse per sempre
quell'amore assoluto e violento
quando è stato che finito il niente
perchè è stato che tutto si è spento
non ha visto nemmeno settembre.
Quando è stata quell'ultima volta
che hai sentito tua madre cantare
quando in casa leggendo il giornale
hai veduto tuo padre fumare
mentre tu ritornavi a studiare
in quei giorni ormai troppo lontani
era tutto presente e il futuro
un qualcosa lasciato al domani
un'attesa di sogno e di oscuro
un qualcosa di incerto e insicuro.

Sarà quando quell'ultima volta
che la vedi e la senti parlare
quando il giorno dell'ultima volta
che vedrai il sole nell'albeggiare
e la pioggia ed il vento soffiare
ed il ritmo del tuo respirare
che pian piano si ferma e scompare.


https://www.youtube.com/watch?v=68Rw6cZwnnw
 
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Glenda Cherubino

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IL CORAGGIO

Nel cratere spento di un vulcano,
nascosto tra rocce
memori dell'antico calore,
è nato un fiore.
Un fiore modesto
dai colori smorti,
un gambo magro
con tre misere foglie.
Assetato dell'umidità della notte.

Privo della verde compagnia del prato
Inconsapevole dimenticanza di un'ape distratta.
Solitaria testimonianza della vita.
Per poche ore, sfidando la solitudine,
conscio del suo destino di fiore appassito,
con un coraggio da leone
ha fatto rivivere un mondo morto.

P. C.
 
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i matti vanno contenti,
tra il campo e la ferrovia.
A caccia di grilli e serpenti,
a caccia di grilli e serpenti.
I matti vanno contenti
a guinzaglio della pazzia,
a caccia di grilli e serpenti,
tra il campo e la ferrovia.
I matti non hanno più niente,intorno a loro più nessuna città,
anche se strillano chi li sente,
anche se strillano che fa.
I matti vanno contenti,
sull'orlo della normalità,
come stelle cadenti,
nel mare della Tranquillità.
Trasportando grosse buste di plastica del peso totale del cuore,
piene di spazzatura e di silenzio,
piene di freddo e rumore.
I matti non hanno il cuore
o se ce l'hanno è sprecato,
è una caverna tutta nera.
I matti ancora lì a pensare a un treno mai arrivato
e a una moglie portata via da chissà quale bufera.
I matti senza la patente per camminare,
i matti tutta la vita, dentro la notte,
chiusi a chiave.
I matti vanno contenti,
fermano il traffico con la mano,
poi attraversano il mattino,
con l'aiuto di un fiasco di vino.
Si fermano lunghe ore, a riposare,
le ossa e le ali,
le ossa e le ali,
e dentro alle chiese ci vanno a fumare,
centinaia di sigarette davanti all'altare.

F. DE GREGORI
https://www.youtube.com/watch?v=0PJL0cuql_I
 
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Bologna
Mi sento felice se morirò con un sorriso .
L' ultimo sorriso , il più essenziale .
Sorridere per quelli che mi ha fatto sorridere
in questa vita ;
e sorridere per coloro che hanno creato ostacoli,
perché è tutto volato via .
Quindi che cosa rimane ?
Niente di più di un sorriso.
 
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Glenda Cherubino

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Accidenti... sono passati oltre due anni da quando ho aperto questo thread... allora pensavo che neanche il più abile degli illusionisti potesse tirar fuori dal suo scintillante cilindro uno spicchio di tempo così grande... fatto stà che son passati, anzi, li ho "trascorsi" e, al di là di ogni aspettativa, tra alti e bassi, sono stati incredibilmente intensi, appassionanti, assolutamente "pieni"... pieni di emozioni, belle e brutte, come è giusto che sia, perchè la vita, quella vera, è fatta così, va vissuta nel bene e nel male e bisogna avere la capacità di affrontarla a viso aperto, senza temere gli inevitabli scivoloni e godersela quando ne hai l'opportunità... allora, probabilmente, nella confusione in cui vivevo, pensavo che solo un'avventura di quelle esaltanti avrebbe potuto darmi quelle emozioni così preziose per me, ma il tempo trascorso mi ha insegnato molto, molto di più di quello che mi sarei aspettato... ecco allora che della frase con cui ho esordito, oggi, rileggendola, quel "o cercare qualcosa che si è perso..." spicca in un modo talmente chiaro che quasi mi sembra impossibile che, allora, scrivendola, non ne avessi capito la reale importanza... quel "qualcosa" l'avevo perso... o forse non l'avevo mai visto dentro di me... ma poco importa, importa invece la strada che ho percorso e non la meta, che è solo un miraggio di poco valore, una soddisfazione effimera che dura un battito di ciglio... quella strada invece è la mia "storia", pensarci è come vedere il film della mia vita... pensare a tutti gli ostacoli, le sofferenze, i dolori che ho attraversato non mi rattrista, al contrario mi rende orgoglioso di me stesso... sono orgoglioso della perseveranza, della forza, della capacità che ho avuto di imparare da tutto ciò... sono orgoglioso degli amici che hanno percorso questa strada al mio fianco, sorregendomi quando ne avevo bisogno e permettendomi di sorreggerli quando erano loro ad aver bisogno di me... quanto orgoglio in questo... essere diventato così forte da poter aiutare qualcuno... ancora oggi mi sembra incredibile... e quanta soddisfazione dentro di me... una soddisfazione di quelle che ti ripagano, che ti fanno stare bene con te stesso, perchè sai che quei gesti non sono un "ripagare" quello che hai ricevuto, ma una capacità nuova acquisita, che non chiede prezzi da pagare, che non ha neanche bisogno di dire "grazie"... il premio più grande quando dai sinceramente è quella sensazione così dolce, allegra, emozionante che ti riempe il cuore... tra le tante definizioni di amore che ci sono, questa penso sia una di quelle più veritiere... quello che avevo perso forse era proprio questo vivere con amore, non solo verso una donna, una figlia, un amico... piuttosto credo sia un modo di affrontare la vita, in tutte le sue sfaccettature, senza mai perdere di vista quello che il tuo cuore è in grado di dare... senza mai perdere di vista quello che il tuo cuore è in grado di imparare... di ultimi desideri sicuramente ne ho avuti molti di più di quanti ne meritassi ed uno in particolare, quello che allora era il più scintillante, il più agognato... ho imparato nel tempo a capirne la vera essenza... un gesto di amore, di quell'amore che non conosce ostacoli, di quell'amore che è un dono che viene da un cuore puro e sincero... un gesto d'amore che mi ha permesso di mettere la prima pietra per trovare qualcosa che si è perso...

Livio.
 
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Padova
Ti invito al viaggio
in quel paese che ti somiglia tanto.
I soli languidi dei suoi cieli annebbiati
hanno per il mio spirito l'incanto
dei tuoi occhi quando brillano offuscati.
Laggiù tutto é ordine e bellezza,
calma e voluttà.
Il mondo s'addormenta in una calda luce
di giacinto e d'oro.
Dormono pigramente i vascelli vagabondi
arrivati da ogni confine
per soddisfare i tuoi desideri.
Le matin j'écoutais
les sons du jardin
la langage des parfums
des fleurs.


da: "Fleurs" - Franco Battiato (1999)
 
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Glenda Cherubino

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Sgomento paura…
la forza della natura.
Un solo minuto,
un tempo infinito.
La nostra vita,
un granello tra le dita.
I soldi, il potere,
tutto è tacere,
tra tante macerie.
Si corre, ci si affanna,
poi in un minuto tutto crolla.
 
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Glenda Cherubino

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Prendilo quel treno ogni tanto. Prendi tutto il coraggio che hai e saltaci sopra. Si parla di treni che passano una volta sola, ed esistono... Però il principale treno che passa veramente una sola volta è quello che si chiama "Vita"! Invece di aspettare il treno giusto nelle mille stazioni sbagliate, ogni tanto prova a considerare "Un treno giusto" proprio quel treno che ti porterebbe lontano da dove sei adesso, lontano dai mille treni giusti attesi e mai arrivati. Lontano dalle mille occasioni perse, dalle tante persone che hanno promesso e non mantenuto. Lontano da chi ti ha fatto male, da chi ancora ti fa soffrire, aspettare e sperare. Smetti di aspettare, smetti di sperare e prova a cercare qualche certezza. Prendilo quel treno che ti porta lontano da tutto ciò che non ha funzionato, prendilo e vai... Una nuova strada, una nuova pagina e se necessario un nuovo capitolo... Forse quello giusto!

S.N.
 
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Di queste case non è rimasto
che qualche brandello di muro
Di tanti che mi corrispondevano
non è rimasto neppure tanto
Ma nel cuore nessuna croce manca
E' il mio cuore il paese più straziato
G.Ungaretti
 
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Glenda Cherubino

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Ho perso il mio dolore.

"Ho pianto perché il processo grazie al quale sono divenuta donna è stato doloroso. Ho pianto perché non sono più una bambina con la fede cieca di una bambina. Ho pianto perché i miei occhi sono aperti sulla realtà. Ho pianto perché non posso più credere e io amo credere. Posso ancora amare appassionatamente anche senza credere. Questo significa che amo umanamente. Ho pianto perché d’ora in avanti piangerò meno. Ho pianto perché ho perso il mio dolore e non sono ancora abituata alla sua assenza."

Anais Nin

lacrime-disegno-donna.jpg
 
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Un malato di cuore
(Fabrizio De Andrè)

"Cominciai a sognare anch'io insieme a loro
poi l'anima d'improvviso prese il volo."

Da ragazzo spiare i ragazzi giocare
al ritmo balordo del tuo cuore malato
e ti viene la voglia di uscire e provare
che cosa ti manca per correre al prato,
e ti tieni la voglia, e rimani a pensare
come diavolo fanno a riprendere fiato.

Da uomo avvertire il tempo sprecato
a farti narrare la vita dagli occhi
e mai poter bere alla coppa d'un fiato
ma a piccoli sorsi interrotti,
e mai poter bere alla coppa d'un fiato
ma a piccoli sorsi interrotti.

Eppure un sorriso io l'ho regalato
e ancora ritorna in ogni sua estate
quando io la guidai o fui forse guidato
a contarle i capelli con le mani sudate.

Non credo che chiesi promesse al suo sguardo,
non mi sembra che scelsi il silenzio o la voce,
quando il cuore stordì e ora no, non ricordo
se fu troppo sgomento o troppo felice,
e il cuore impazzì e ora no, non ricordo,
da quale orizzonte sfumasse la luce.

E fra lo spettacolo dolce dell'erba
fra lunghe carezze finite sul volto,
quelle sue cosce color madreperla
rimasero forse un fiore non colto.

Ma che la baciai questo sì lo ricordo
col cuore ormai sulle labbra,
ma che la baciai, per Dio, sì lo ricordo,
e il mio cuore le restò sulle labbra.

"E l'anima d'improvviso prese il volo
ma non mi sento di sognare con loro
no non si riesce di sognare con loro."

https://www.youtube.com/watch?v=TWs6KU-ZI8g
 
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Glenda Cherubino

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LA PROSTITUTA CON GESU': NON UNA TRASGRESSIONE AL PECCATO, MA UNA MANIFESTAZIONE DI FEDE
VANGELO A LUCI ROSSE
Gesù è stato invitato a mangiare in casa di Simone, un fariseo (Lc 7,36).
L’invito è sorprendente, in quanto i farisei hanno già sentenziato che Gesù è uno «che dice bestemmie» (Lc 5,21), e pertanto meritevole della pena di morte.
Come mai ora questo fariseo lo invita a pranzo? Di una persona pia non c’è mai da fidarsi, è capace di strozzarti abbracciandoti, perchè, come insegna la Bibbia, «Più untuosa del burro è la sua bocca, ma nel cuore ha la guerra; più fluide dell’olio le sue parole, ma sono pugnali sguainati» (Sal 55,22).
Ma a rischiare non è Gesù, bensì il fariseo.
Questo è il primo dei tre pranzi ai quali i farisei inviteranno Gesù, e ogni volta sarà occasione di conflitto. Gli incidenti saranno dovuti di volta in volta al fatto che Gesù non fa le abluzioni prima del pranzo (Lc 11,38), oppure perché, essendo sabato, i farisei lo osservano per vedere se guarisce un malato (Lc 14,1).
Ma saranno sempre i farisei a uscirne con le ossa rotte.
Gesù dirà a costoro che, nonostante tutta la loro ostentata pietà ed esibita devozione, a dispetto dell’apparenza di santità, sono ricettacoli di ogni impurità, «come quei sepolcri che non si vedono e la gente vi passa sopra senza saperlo» (Lc 11,44), e l’ultima volta, poi, Gesù lascerà i farisei a bocca aperta («E non potevano rispondere nulla a queste parole», Lc 14,6).
La prima volta, però, l’incidente non è causato dal fariseo, bensì da una persona che non era stata invitata e che irrompe nella sala del banchetto.

L’intrusa
Gesù è già sdraiato a mensa, secondo l’uso nei pranzi festivi, ed e un banchetto di soli uomini, le donne non si vedono, sono invisibili, il loro posto è in cucina (Le 10,40).
All’improvviso, in questo pranzo nella casa del fariseo, accade l’inimmaginabile: fa il suo ingresso una nota «peccatrice della città» (Le 7,37).
«Non avvicinarti alla porta della sua casa» (Pr 5,8), intimava la Scrittura riguardo alle prostitute. Ma qui è la prostituta, colei che trasgredisce tutti i giorni la Legge divina, che entra in casa del fariseo, colui che ha fatto della piena osservanza dei precetti lo scopo della sua vita. La persona considerata immonda osa profanare la casa dove nulla che è impuro può entrare.
E la donna fa il suo ingresso in maniera molto eloquente, portandosi appresso gli attrezzi del mestiere, «un vaso di alabastro di unguento» (Le 7,37), col quale le prostitute ungono e massaggiano i clienti.
La sorpresa è grande.
Che significa questo affronto?
Che vorrà?
Quale sia il motivo del suo ingresso, e per chi fosse il suo interesse, lo si vede immediatamente. Infatti la peccatrice si dirige verso Gesù, che evidentemente già conosceva, e messasi dietro di lui, ai suoi piedi, «piangendo, cominciò a bagnarli di lacrime» (Le 7,38).
E Gesù?
Non fugge via inorridito, disgustato di essere toccato da una di quelle, ma la lascia fare. Eppure un uomo di Dio doveva tenersi lontano dai peccatori, e i rabbini prescrivevano che da una prostituta occorreva stare distanti almeno due metri.
La scena è imbarazzante, ma è solo l’inizio.
La donna asciuga i piedi di Gesù con i suoi capelli.
Erano solo le prostitute quelle che portavano la chioma sciolta, non velata. Per una donna sposata sciogliersi i capelli davanti agli uomini era ritenuto tanto sconveniente che era motivo sufficiente per ripudiarla. I capelli della donna erano infatti considerati un’arma dalla forte carica erotica, capace di far crollare ogni uomo, come insegnava bene l’episodio di Giuditta, che «spartì i capelli del capo» (Gdt 10,3), sedusse Oloferne e gli fece perdere la testa (in tutti i sensi).
E la donna, in maniera sfrontata, bacia insistentemente i piedi di Gesù, li unge con unguento, con gesti che denotano grande intimità.
La scena è indubbiamente scabrosa.
Anche i piedi sono una parte del corpo ad alto contenuto erotico, in quanto nella Bibbia sono un eufemismo adoperato per indicare gli organi genitali.
E Gesù?
Niente, lascia fare.
Lui è il Signore, Colui per il quale «non conta quel che vede l’uomo: infatti l’uomo vede l’apparenza, ma il Signore vede il cuore» (1 Sam 16,7). La lascia continuare, accetta il gesto della donna, che vuole esprimere la sua riconoscenza nell’unico modo che conosce, usando tutto l’armamentario di cui dispone: capelli, bocca, profumo e mani esperte nel massaggiare.
E troppo per Simone che, irritato e profondamente disgustato da quel che sta accadendo, dice tra sé: «Se questo fosse un profeta, saprebbe chi è, e di quale genere è la donna che lo palpa: è una peccatrice!» (Lc7,39).
Il fariseo sa chi è accetto a Dio e chi no, chi è peccatore e chi è giusto, e per questo emette la sua duplice sentenza: la donna è una peccatrice e Gesù non è un profeta.
Per Simone è infatti evidente che Gesù, il cui nome evita di pronunziare e al quale si riferisce con disprezzo (questo), non è un uomo di Dio, altrimenti non permetterebbe a una prostituta di provocarlo.
Possibile che Gesù non si renda conto di «una donna in vesti di prostituta, che intende sedurlo» (Pr 7,10), e non reagisca di fronte a questa che «lo lusinga con tante moine, lo seduce con labbra allettanti» (Pr 7,21)?

La trave nell’occhio
Il conflitto che sta emergendo è tra due visioni contrastanti: quella di Simone, il fariseo, che grazie alle sue devozioni e pratiche religiose si ritiene vicino al Signore, e per questo si sente in diritto di giudicare gli uomini, e quella di Gesù, manifestazione visibile di un Dio Amore, che e venuto per «cercare e salvare ciò che era perduto» (Lc 19,10) e non per giudicare.
L’atmosfera si sta facendo insostenibile. Gesù prende in mano la situazione, e lo fa con una breve eloquente storia che racconta al padrone di casa.
Gesù gli dice di un creditore che aveva due debitori. Uno gli doveva l’equivalente di due anni di paga, l’altro di solo due mesi. Cosciente che nessuno dei due debitori avrebbe potuto restituirgli la somma della quale era creditore, graziò entrambi. La cancellazione del debito non è dipesa dai meriti dei debitori, ma dalla generosità del creditore. A questo punto Gesù chiede a Simone: quale dei due debitori amerà di più il creditore, chi gli sarà più riconoscente.?
Simone ha capito.
La parabola presenta la sua storia, e ora la risposta che il fariseo deve dare è in realtà un giudizio su se stesso. Per questo Simone risponde di malavoglia: «Suppongo che sia colui al quale ha condonato di più» (Lc 7,43). E al fariseo che, per il suo stile di vita pio e devoto, si sente superiore agli altri uomini e infinitamente distante da quella prostituta, Gesù fa presente come il comportamento di quella donna sia stato migliore del suo.
«Vedi questa donna?». Gesù non vede un fariseo e una peccatrice, ma delle persone, Simone e la donna. Corregge lo sguardo del fariseo, che non ha visto una donna, ma una peccatrice, e lo invita ad avere lo stesso sguardo del Signore, che non giudica gli uomini secondo il loro comportamento.
E Gesù oppone i tre gesti di amore riconoscente, compiuti dalla donna nei suoi confronti, ad altrettante scortesie da parte del fariseo, sgarbi dai quali emerge l’atteggiamento ostile dell’uomo nei suoi confronti.
Simone ha ricevuto Gesù in casa sua, ma non l’ha ospitato. Era segno di normale cortesia ricevere l’ospite offrendogli dell’acqua per lavarsi i piedi.
Simone non l’ha fatto.
Ha invitato Gesù a pranzo, ma non intende servirlo.
Invece, la donna ha bagnato con le sue lacrime i piedi di Gesù e li ha asciugati con i suoi capelli.
Quelle azioni che per l’occhio malizioso di Simone sono incitamenti al peccato, per Gesù sono dimostrazioni di amore riconoscente verso colui che «è benevolo verso gli ingrati e i malvagi» (Lc 6,35). La trave dei troppi meriti, conficcata nell’occhio del fariseo, ha deformato la realtà.
Come segno di benvenuto si riceveva l’ospite con un bacio.
Simone non l’ha fatto.
Lui, il pio fariseo, intende mantenere le distanze dal discusso Galileo, conosciuto come un ingordo ubriacone amico di pubblicani e di peccatori.
All’opposto la donna, indifferente alla diatriba tra i due, continua a baciare i piedi di Gesù. La sua gratitudine è incontenibile e irrefrenabile.
L’importanza dell’ospite era sottolineata dall’offerta del profumo.
Simone non l’ha fatto.
L’onore che il fariseo non ha reso a Gesù gli è stato invece reso dalla prostituta, che con profumo unge i piedi di Gesù.
Se il fariseo ha emesso una sentenza su Gesù e sulla donna, ora è la volta di Gesù, al termine della severa reprimenda, a emettere il suo verdetto. Simone voleva fare da maestro a Gesù, giudicando il suo comportamento e la condotta della donna. Gesù l’ha trattato come uno scolaretto presuntuoso, mostrandogli le sue pecche.
E ora, in maniera solenne, gli dice: «Per questo io ti dico: sono perdonati i suoi molti peccati, perché ha molto amato. Invece colui al quale si perdona poco, ama poco» (Lc 7,47).
Non è un’assoluzione della donna, ma un rimprovero al fariseo. Sia la peccatrice, sia il fariseo sono gia stati perdonati dal Signore, ma solo la donna ne è cosciente, ed è come il debitore che «amerà di più» (Lc 7,42). Anche se Simone, nella compiaciuta consapevolezza della sua perfezione religiosa, ritiene di avere poco da farsi perdonare, potrebbe dimostrare almeno un minimo d’amore.
E questo che manca al fariseo, e che Gesù gli rinfaccia: non è che ha amato meno della donna, non ha amato proprio. Il perdono ricevuto, anziché renderlo più misericordioso, l’ha reso ancora più duro nei confronti degli altri.
Gesù non minimizza la condotta passata della donna, che ha commesso “molti peccati”, ma non per questo la descrive come una peccatrice, come invece ha fatto Simone. Il peccato è una diminuzione, un limite dell’uomo, ma in nessun caso ne può configurare la natura: non esistono peccatori, ma uomini e donne che vivono in situazioni che possono essere di peccato.
Poi il colpo di scena finale, quello che scandalizzerà gli altri commensali.
La prima volta che di fronte ai farisei Gesù aveva perdonato qualcuno, questi avevano sentenziato sdegnati che Gesù era un bestemmiatore che usurpava il ruolo di Dio, l’unico che ha il potere di perdonare i peccati (Lc 5,21).
Ora Gesù ci riprova, ben cosciente delle conseguenze alle quali andrà incontro e, rivolto alla donna, le dice: «Ti sono condonati i peccati» (Lc 7,48).
Non chiede alla prostituta di pentirsi per poi ricevere il perdono per le sue colpe. La peccatrice non ha ottenuto il perdono a causa dell’amore che ha dimostrato, ma ha dimostrato questo amore a causa del perdono già ricevuto, come il debitore al quale è stato condonato di più, e per questo mostrerà un amore più grande. L’amore è una conseguenza del perdono e non viceversa.
Tutti i commensali sono scandalizzati.
Come già ha fatto Simone, evitano di nominare Gesù, e si riferiscono a questo usurpatore del ruolo del Signore, l’unico che può perdonare i peccati, con un termine dispregiativo: «Chi è questo che condona anche i peccati?» (Lc 7,49).
Come si permette Gesù di concedere il perdono a una prostituta, che non ha ottemperato a nessuno degli obblighi prescritti per ottenere l’assoluzione dei suoi peccati?
Ma Gesù non si cura di quelli che, pretendendo di essere guide dei ciechi, non si rendono conto di essere accecati da un ideologia che impedisce loro di scorgere il volto benevolo di Dio.
Gesù si occupa di colei che è uscita dalle tenebre del peccato per avvicinarsi alla luce della vita, e le dice: «La tua fede ti ha salvata. Va’ in pace!» (Lc 7,50).
Quel che agli occhi di Simone era una trasgressione e un incitamento al peccato, per Gesù non e altro che una manifestazione di fede.
Era lo sguardo deformato dalla religione che aveva fatto scorgere al fariseo il peccato in quello che, invece, era espressione di fede. Gesù riesce a vedere la luce là dove gli altri vedono solo tenebre.
Ma manca qualcosa... manca «va e d’ora in poi non peccare più!» (Gv 8,11).
Perchè Gesù alla prostituta non impone, come condizione del perdono, di cambiare vita? Come mai non le ingiunge di smetterla con quel mestiere peccaminoso?
Gesù sa che una donna del genere non ha molte alternative: non può tornare in famiglia (se mai l’ha avuta) e non troverà certo chi la prenderà in moglie.
Per la maggior parte delle donne la prostituzione non era infatti una scelta, ma un’imposizione. In una cultura dove la nascita di una bambina era considerata una sciagura («un’inquietudine segreta, il pensiero di lei allontana il sonno», Sir 42,9), e si insegnava che «il mondo non può esistere senza maschi e senza femmine, ma felice colui i cui figli sono maschi e guai a colui i cui figli sono femmine", era prassi abbastanza abituale, quando in una famiglia esistevano delle femmine, abbandonare le neonate ai margine del paese.
Quelle bambine, che sopravvivevano all’abbandono e agli animali randagi, erano poi raccolte all’alba dai mercanti di schiavi, allevate e rivendute come prostitute quando avevano tra i cinque e gli otto anni.
Pertanto la donna continua con il suo mestiere, oppure le resta solo l’altrettanto misera prospettiva di cercare di sopravvivere come mendicante, facile preda di violenze e soprusi.
E che fine ha fatto allora la prostituta? Sarà tornata alla sua povera vita? Può essere, perché non le restano molte possibilità, oltre l’accattonaggio.
A meno che...
A meno che Gesù non l’accolga al suo seguito.
Perché no?
Sarà in buona compagnia!
(da A. Maggi, Versetti pericolosi, pp. 83-91).
 
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La vita non è uno scherzo[/FONT]​
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Prendila sul serio come fa lo scoiattolo, ad esempio,[/FONT]​
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senza aspettarti nulla dal di fuori o nell'al di là.[/FONT]​
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Non avrai altro da fare che vivere.[/FONT]​
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La vita non è uno scherzo.[/FONT]​
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Prendila sul serio[/FONT]​
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ma sul serio a tal punto[/FONT]​
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che messo contro un muro, ad esempio,[/FONT]​
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le mani legate,[/FONT]​
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o dentro un laboratorio[/FONT]​
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col camice bianco e grandi occhiali,[/FONT]​
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tu muoia affinché vivano gli uomini[/FONT]​
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gli uomini di cui non conoscerai la faccia,[/FONT]​
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e morrai sapendo che nulla è più bello,[/FONT]​
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più vero della vita.[/FONT]​
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Prendila sul serio[/FONT]​
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ma sul serio a tal punto che a settant'anni, ad esempio[/FONT]​
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pianterai degli ulivi[/FONT]​
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non perché restino ai tuoi figli[/FONT]​
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ma perché non crederai alla morte[/FONT]​
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pur temendola,[/FONT]​
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e la vita sulla bilancia peserà di più.

Nazim Hikmed
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