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CARATTERISTICHE GENERALI
NOME INSERZIONISTA: Valeria
RIFERIMENTO INTERNET: http://porcaportese.com/annunci_esc...-e-sensuale-morettina-una-vera-dea-dell-sesso
http://roma.bbincontri.com/incontri...fasinante-e-sensuale-mora/2194344#prettyPhoto
http://www.tuttoannunci.org/roma/po...CURVE-roma--tipdan-idi79-ida2162426-grp3.aspx
CITTA DELL'INCONTRO: Pomezia (RM)
NAZIONALITA': rumena
ETA': 29
CONFORMITA' ALL'ANNUNCIO: foto vere al 100%
SERVIZI OFFERTI (vedi DIZIONARIO): bbj, foot fetish, daty, rai1, COB
SERVIZI USUFRUITI: quanti sopra
COMPENSO RICHIESTO: 70
COMPENSO CONCORDATO: 70
DURATA DELL'INCONTRO: 30'
DESCRIZIONE FISICA: ragazza di media statura e di gradevole aspetto, fisicamente caratterizzato da un sedere ampio, tondo e morbido e da un seno striminzito; piedini molto belli
ATTITUDINE: partecipe, a mezza via fra seducente e porca
REPERIBILITA': semplice
PRESENZA DI BARRIERE ARCHITETTONICHE: no
INDEX RICERCHE (numero telefonico nel formato 1234567xx): 32944727xx
LA MIA RECENSIONE:
Quando vidi la sequela di fotografie della ragazza, col contorno di mobilio di compensato e pavimenti da pochi euro al metro quadro, ragionai sulla loro veridicità e me ne convinsi. Quella di destra in particolare, quel primo piano di piedini bianchi bianchi smaltati di fresco dentro due scarpe metallizzate-plexiglassate da zoccola di prim'ordine o primordiale, animò la mia fantasia di fotterla in modo arabescato, contorto, inconsueto, e di fare delle nostre un groviglio di articolazioni slogate.
Mi chiamo Ciaffo Mascagni, omonimo, non parente del compositore. Un grande cognome affianco ad un brutto nome. Sì perché mio padre, che amava darsi arie di letterato ma che era realmente ignorante come può esserlo un manovale che una scuola l'ha vista soltanto quando c'ha dovuto portare i figli, s'era fatto convinto che Dante avesse menzionato nel Paradiso un qualche benefattore dell'umanità nobilitato dalla fede in Cristo con quel nome preciso, senza tuttavia preoccuparsi di controllare se quella sua certezza fosse corretta. Ed ovviamente non lo era.
Pomezia dista da casa mia quel tanto che basta ad averla familiare senza conoscerla affatto: mi svago per il corso demonumentalizzato della città finché non m'incanta l'atmosfera metafisica della piazza, il suo medioevo idealizzato, il suo romanico sintetizzato, come una scenografia di Cinecittà che ha man mano preso consistenza e in più la patina del tempo.
M'informo sulle giuste coordinate e lascio il mio amico Ottaviano Broccoletti a pasticciarsi le mani con la panna di un maritozzo grosso e vecchio quasi quanto lui. Sorte contrapposta alla mia, la sua: un nome altisonante accanto alla dieta e alla sola ricchezza degli antenati ma che non gli reca fastidio. A chi lo interroga, si dice sempre e comunque contento di non chiamarsi EUR Palasport.
In duecento metri, la città passa ad essere distretto commerciale e poi campagna e poi periferia e io passo, da visitatore, ad essere consumatore, sfaccendato e infine puttaniere quando, dopo aver vagato sul piano condominiale, sento aprirsi una porta in cui m'infilo lesto guardandomi dietro e attorno col riflesso tipico di chi ha qualcosa da nascondere (agli altri? a se stesso? all'occhio che infallibilmente tutto vede?) o di cui vergognarsi.
Valeria, cotta e mangiata in un condominio di Pomezia: 29 anni veri e sinceri che non sono quei 29 anni come se li limano le quarantenni o le cinquantenni per acchiappare dal mucchio, 29 anni che le si leggono nel fisico e sul viso che trapassano entrambi dall'essere di ragazza per diventare di donna bella e fatta.
Jeans, camicetta, scarpe da ginnastica dai riverberi fucsia: tenuta ordinata ed ordinaria in un appartamento ordinato ed ordinario. Mi piace quando la puttana cui faccio visita ci tiene a fare le presentazioni rituali col corollario di «piacere» «piacere» e stretta di mano che tanto preferisco all'indicazione muta, col braccio ad indicare una buia stanza lontana, che spesso è la sola accoglienza che mi viene riservata. Siccome poi la presentazione la fa col sorriso, mi piace anche di più.
I cerchioni d'oro che porta alle orecchie sono un'impronta di rumenità; le mutandine rosa con lo spacco davanti che mostra sfilandosi i pantaloni sono una vezzosità da zoccola; il denaro non richiesto in anticipo è un segnale di tranquillo affidamento all'onestà altrui e – mi spingo a dire – un indizio della propria.
Non è solo l'atteggiamento iniziale di Valeria a piacermi: mi piace anche il suo fisico che non è più quello di una ragazzina, mi piace la sua pancia morbidosa, il suo sedere ampio, le sue tettine magari piccole e smosce, tutte caratteristiche che singolarmente elencate farebbero passare la voglia ma che mescolate e ricomposte danno un insieme naturalissimo e verace.
Valeria alcune cose le fa e alcune cose non le fa: non bacia e non si fa sborrare in bocca, ad esempio, e questo lo comprendo ma comunque mi rincresce; succhia a pelle, succhia le palle, bacia ogni centimetro di corpo, sega con i piedi, si fa leccare la sorca, scopa di gusto e si fa impiastrare di sperma ovunque, e questo riequilibra il tutto in suo favore. O in mio favore, mi verrebbe da dire...
perché posso godermi la sua bocca addosso che mi solletica dal collo ai testicoli e che risale sbaciucchiando l'asta fino ad ingoiarsi la cappella e buona parte del restante con uno scatto repentino del collo. Oralizzazione senza sussiego, improntata alle seduzione per come è concepita in continuità coi dei baci corporali – che torneranno a inframezzare l'atto – ma che può essere registrata a piacere fino ad un buon livello di porcaggine con tanto di sputi e risucchi.
Già all'inizio sento una parte di me pulsare e quasi vacillare a causa della dimestichezza mostrata da Valeria nel lavorare il cazzo coi piedi, sfregandolo fra un dorso e una palma, piedi che passo a baciare e a leccare e a succhiare dito per dito come fossero caramelline gommose ma fatte di carne e cheratina.
Quando mi sale in groppa, si passa e si strofina fortemente l'uccello fra le grandi labbra per suscitare l'umido interno e aiutare l'infilata. Mi carezza, mi avvolge, mi abbraccia, mi sbava sul collo, mi chiede di afferrarle le tette, di baciargliele, di stringerle e di mortificarle e si fa più porca e gaudente.
La faccio smontare e, rovesciatala sulla schiena, la slinguo che se ne sta con le gambe divaricate e il bacino alto. Le piccole labbra, per l'uso e il riuso che ne ha fatto e ne hanno fatto nel tempo, si allungano come elastici di svariatissimi centimetri e mi si vanno a ficcare negli spazi interdentali. Mi agevola il compito tenendole scostate coll'indice e col medio.
La prendo animalescamente a pecorina urlando «alla bersaglieraaa!», le schiaffeggio la chiappe corpose, le tengo le spalle abbassate – una mano ben messa sulla collottola – sbattendola finché non mi rialzo con la schiena cercando di nuovo i suoi piedi che, rallentato il ritmo, solletico e stuzzico per godere delle loro contorsioni vivaci.
Ci rigiriamo all'unisono per unirci nel modo che pare il più banale ma che racchiude sempre in sé un briciolo d'intimità sconosciuto alle altre figure composite di corpi. Fronte contro fronte, corpo su corpo, i nostri bacini si fondono in un unico movimento ondivago prima, compulsivo poi, finché non sfilaccio l'aggeggio di gomma per segnarla dall'inguine alle spalle e oltre, fin sopra i cuscini, con lunghe strisce bianche che s'irradiano da un unico punto, linee che filano dritte come le inclusioni di travertino sulla piazza scura di Pomezia. Dalla sventagliata, Valeria si cautela tenendo una mano sulla patata.
Mi ricompongo in bagno dopo averle passato quel che necessita a lei per ricomporsi. Lascio su una mensola quanto dovuto respirando a grosse boccate per rifarmi d'ossigeno cosicché, andatomene, è col sorriso che mi siedo al tavolinetto dove Ottaviano pastruglia un tramezzino tonno e pomodoro che non riesce a mandar giù.
– com'è ita?
– è ita pure questa
– è ita bene?
– a tte te sarebbe piaciuta
– a mme me piaciono pure i cessi, nun vòr dì gnente
– è brava, ce sa fà
– 'o vòi 'n mozzico?
– c'oo sai che 'r pommidoro me fa venì l'acido ao stommaco
– eh... c'oo soo... e cche nne so io, mica so 'n dietologo
– se vede d'aa panza
– penza pe' tte... 'nzomma?
– rumena
– ah... ho capito... a'a solita rumena...
– già... te farebbe bbene a tte 'm po' de movimento
– CAMERIERE! CAMERIEREEE! ME PORTA 'N TUBBETTO DE MAIONESE? Grazie... aho, così proprio nu' mme va ggiù...
NOME INSERZIONISTA: Valeria
RIFERIMENTO INTERNET: http://porcaportese.com/annunci_esc...-e-sensuale-morettina-una-vera-dea-dell-sesso
http://roma.bbincontri.com/incontri...fasinante-e-sensuale-mora/2194344#prettyPhoto
http://www.tuttoannunci.org/roma/po...CURVE-roma--tipdan-idi79-ida2162426-grp3.aspx
CITTA DELL'INCONTRO: Pomezia (RM)
NAZIONALITA': rumena
ETA': 29
CONFORMITA' ALL'ANNUNCIO: foto vere al 100%
SERVIZI OFFERTI (vedi DIZIONARIO): bbj, foot fetish, daty, rai1, COB
SERVIZI USUFRUITI: quanti sopra
COMPENSO RICHIESTO: 70
COMPENSO CONCORDATO: 70
DURATA DELL'INCONTRO: 30'
DESCRIZIONE FISICA: ragazza di media statura e di gradevole aspetto, fisicamente caratterizzato da un sedere ampio, tondo e morbido e da un seno striminzito; piedini molto belli
ATTITUDINE: partecipe, a mezza via fra seducente e porca
REPERIBILITA': semplice
PRESENZA DI BARRIERE ARCHITETTONICHE: no
INDEX RICERCHE (numero telefonico nel formato 1234567xx): 32944727xx
LA MIA RECENSIONE:
Quando vidi la sequela di fotografie della ragazza, col contorno di mobilio di compensato e pavimenti da pochi euro al metro quadro, ragionai sulla loro veridicità e me ne convinsi. Quella di destra in particolare, quel primo piano di piedini bianchi bianchi smaltati di fresco dentro due scarpe metallizzate-plexiglassate da zoccola di prim'ordine o primordiale, animò la mia fantasia di fotterla in modo arabescato, contorto, inconsueto, e di fare delle nostre un groviglio di articolazioni slogate.
Mi chiamo Ciaffo Mascagni, omonimo, non parente del compositore. Un grande cognome affianco ad un brutto nome. Sì perché mio padre, che amava darsi arie di letterato ma che era realmente ignorante come può esserlo un manovale che una scuola l'ha vista soltanto quando c'ha dovuto portare i figli, s'era fatto convinto che Dante avesse menzionato nel Paradiso un qualche benefattore dell'umanità nobilitato dalla fede in Cristo con quel nome preciso, senza tuttavia preoccuparsi di controllare se quella sua certezza fosse corretta. Ed ovviamente non lo era.
Pomezia dista da casa mia quel tanto che basta ad averla familiare senza conoscerla affatto: mi svago per il corso demonumentalizzato della città finché non m'incanta l'atmosfera metafisica della piazza, il suo medioevo idealizzato, il suo romanico sintetizzato, come una scenografia di Cinecittà che ha man mano preso consistenza e in più la patina del tempo.
M'informo sulle giuste coordinate e lascio il mio amico Ottaviano Broccoletti a pasticciarsi le mani con la panna di un maritozzo grosso e vecchio quasi quanto lui. Sorte contrapposta alla mia, la sua: un nome altisonante accanto alla dieta e alla sola ricchezza degli antenati ma che non gli reca fastidio. A chi lo interroga, si dice sempre e comunque contento di non chiamarsi EUR Palasport.
In duecento metri, la città passa ad essere distretto commerciale e poi campagna e poi periferia e io passo, da visitatore, ad essere consumatore, sfaccendato e infine puttaniere quando, dopo aver vagato sul piano condominiale, sento aprirsi una porta in cui m'infilo lesto guardandomi dietro e attorno col riflesso tipico di chi ha qualcosa da nascondere (agli altri? a se stesso? all'occhio che infallibilmente tutto vede?) o di cui vergognarsi.
Valeria, cotta e mangiata in un condominio di Pomezia: 29 anni veri e sinceri che non sono quei 29 anni come se li limano le quarantenni o le cinquantenni per acchiappare dal mucchio, 29 anni che le si leggono nel fisico e sul viso che trapassano entrambi dall'essere di ragazza per diventare di donna bella e fatta.
Jeans, camicetta, scarpe da ginnastica dai riverberi fucsia: tenuta ordinata ed ordinaria in un appartamento ordinato ed ordinario. Mi piace quando la puttana cui faccio visita ci tiene a fare le presentazioni rituali col corollario di «piacere» «piacere» e stretta di mano che tanto preferisco all'indicazione muta, col braccio ad indicare una buia stanza lontana, che spesso è la sola accoglienza che mi viene riservata. Siccome poi la presentazione la fa col sorriso, mi piace anche di più.
I cerchioni d'oro che porta alle orecchie sono un'impronta di rumenità; le mutandine rosa con lo spacco davanti che mostra sfilandosi i pantaloni sono una vezzosità da zoccola; il denaro non richiesto in anticipo è un segnale di tranquillo affidamento all'onestà altrui e – mi spingo a dire – un indizio della propria.
Non è solo l'atteggiamento iniziale di Valeria a piacermi: mi piace anche il suo fisico che non è più quello di una ragazzina, mi piace la sua pancia morbidosa, il suo sedere ampio, le sue tettine magari piccole e smosce, tutte caratteristiche che singolarmente elencate farebbero passare la voglia ma che mescolate e ricomposte danno un insieme naturalissimo e verace.
Valeria alcune cose le fa e alcune cose non le fa: non bacia e non si fa sborrare in bocca, ad esempio, e questo lo comprendo ma comunque mi rincresce; succhia a pelle, succhia le palle, bacia ogni centimetro di corpo, sega con i piedi, si fa leccare la sorca, scopa di gusto e si fa impiastrare di sperma ovunque, e questo riequilibra il tutto in suo favore. O in mio favore, mi verrebbe da dire...
perché posso godermi la sua bocca addosso che mi solletica dal collo ai testicoli e che risale sbaciucchiando l'asta fino ad ingoiarsi la cappella e buona parte del restante con uno scatto repentino del collo. Oralizzazione senza sussiego, improntata alle seduzione per come è concepita in continuità coi dei baci corporali – che torneranno a inframezzare l'atto – ma che può essere registrata a piacere fino ad un buon livello di porcaggine con tanto di sputi e risucchi.
Già all'inizio sento una parte di me pulsare e quasi vacillare a causa della dimestichezza mostrata da Valeria nel lavorare il cazzo coi piedi, sfregandolo fra un dorso e una palma, piedi che passo a baciare e a leccare e a succhiare dito per dito come fossero caramelline gommose ma fatte di carne e cheratina.
Quando mi sale in groppa, si passa e si strofina fortemente l'uccello fra le grandi labbra per suscitare l'umido interno e aiutare l'infilata. Mi carezza, mi avvolge, mi abbraccia, mi sbava sul collo, mi chiede di afferrarle le tette, di baciargliele, di stringerle e di mortificarle e si fa più porca e gaudente.
La faccio smontare e, rovesciatala sulla schiena, la slinguo che se ne sta con le gambe divaricate e il bacino alto. Le piccole labbra, per l'uso e il riuso che ne ha fatto e ne hanno fatto nel tempo, si allungano come elastici di svariatissimi centimetri e mi si vanno a ficcare negli spazi interdentali. Mi agevola il compito tenendole scostate coll'indice e col medio.
La prendo animalescamente a pecorina urlando «alla bersaglieraaa!», le schiaffeggio la chiappe corpose, le tengo le spalle abbassate – una mano ben messa sulla collottola – sbattendola finché non mi rialzo con la schiena cercando di nuovo i suoi piedi che, rallentato il ritmo, solletico e stuzzico per godere delle loro contorsioni vivaci.
Ci rigiriamo all'unisono per unirci nel modo che pare il più banale ma che racchiude sempre in sé un briciolo d'intimità sconosciuto alle altre figure composite di corpi. Fronte contro fronte, corpo su corpo, i nostri bacini si fondono in un unico movimento ondivago prima, compulsivo poi, finché non sfilaccio l'aggeggio di gomma per segnarla dall'inguine alle spalle e oltre, fin sopra i cuscini, con lunghe strisce bianche che s'irradiano da un unico punto, linee che filano dritte come le inclusioni di travertino sulla piazza scura di Pomezia. Dalla sventagliata, Valeria si cautela tenendo una mano sulla patata.
Mi ricompongo in bagno dopo averle passato quel che necessita a lei per ricomporsi. Lascio su una mensola quanto dovuto respirando a grosse boccate per rifarmi d'ossigeno cosicché, andatomene, è col sorriso che mi siedo al tavolinetto dove Ottaviano pastruglia un tramezzino tonno e pomodoro che non riesce a mandar giù.
– com'è ita?
– è ita pure questa
– è ita bene?
– a tte te sarebbe piaciuta
– a mme me piaciono pure i cessi, nun vòr dì gnente
– è brava, ce sa fà
– 'o vòi 'n mozzico?
– c'oo sai che 'r pommidoro me fa venì l'acido ao stommaco
– eh... c'oo soo... e cche nne so io, mica so 'n dietologo
– se vede d'aa panza
– penza pe' tte... 'nzomma?
– rumena
– ah... ho capito... a'a solita rumena...
– già... te farebbe bbene a tte 'm po' de movimento
– CAMERIERE! CAMERIEREEE! ME PORTA 'N TUBBETTO DE MAIONESE? Grazie... aho, così proprio nu' mme va ggiù...
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