Alias: n.d.
Nazionalità: Ungherese
Foto: Originali 100% , Utilizzo di ritocco fotografico
Età: Tra 25 e 30 anni
Descrizione: Velina , Modella
Costo: Oltre 150 Euro
Riceve in zona: Milano
Telefono : 3290883801
LA MIA RECENSIONE
Chi doveva dirglielo al padre dell’anatomia patologica, G.B. Morgagni, che un giorno il suo nome avrebbe richiamato alla mente di un manipolo di scapestrati irredimibili puttanieri l’ubicazione di una filiale del girone dei lussuriosi, un posto dove inoculare una dose di tromboìna, un posto dove scatarrare le proprie inquietudini, un posto dove il sottoscritto 9 volte su 10 si è fatto delle belle topoline.
La corte di Via Giovambattista Morgagni, avete presente? Entri dal portone principale e, se non sei stato fortunato, e la tua preda abita ai piani superiori (svolta a sinistra), sai già che ti serve una buona dose di culo per non passare sotto le forche caudine del pubblico ludìbrio.
Attraversi l’androne con 5-6 falcate e ti ritrovi allo scoperto, in un cortile con giardino, quasi sempre popolato da fauna giovanile perditempo o da muratori che rifanno l’intonaco, da pittori che tinteggiano o da signore che chiacchierano con la busta della spesa... e non si tolgono mai dai marroni.
Se non fosse che non hai la mimetica e sei in giacca e cravatta, ti tufferesti per terra e ti metteresti a strisciare fino alla porta giusta, nel patetico tentativo di sgattaiolare senza essere visto.
Invece ti affidi alla tua faccia più anonima, guardi fisso in avanti e punti diritto alla tua porta: ce ne sono 5 di porte a pian terreno, due di lato, tre di fronte. Ha detto quella centrale? No, quella a sinistra, mi pare. Ma subito a sinistra o a sinistra di fronte? Passa una manciata di secondi, sai bene che non puoi permetterti cambi di direzione, il tuo passo non può avere sussulti, deve essere felpato, sicuro, ma non troppo veloce, sennò si capisce subito qual è la tua meta.
Poi, in un lampo ti accorgi di avere il telefono in mano, ancora fumante: hanno già capito tutto tutti. Macchissenefrega. Lo riponi nel taschino dopo averci polliciato sopra per mettere il silenzioso e ne approfitti per farti una panoramica veloce dell’ambiente ostile che dovrai attraversare: sono tutti con a capo chino. Questo branco di coglioni sta sempre a chattare, non hanno neanche registrato la mia presenza. Sterzo a 90°, porta socchiusa, cigolante, due tre gradini e oplà, sono dentro, sono salvo.
Angella è la biondina delle foto. Ancheggia con disinvoltura sotto il vestitino corto, mentre mi accompagna in sala operatoria. Bel colpo, ho già l’acquolina in bocca.
Faccio un veloce reminding degli accordi telefonici e alla voce anal, un’ombra si ferma sul luminoso viso della fanciulla.
La incoraggio a vuotare il sacco: “Ci sono problemi”? – “No no … però … dipende da tue … tue … “
“… Dimensioni”? - “Sì, dipende … non lo faccio quasi mai, non mi piace …”
“Ok, però possiamo provare …”.
Strappo un sì condizionato. Sono sicuro che al fischio finale il trofeo sarà mio. Non è la prima volta che mi capita di dover addomesticare orifizi recalcitranti e anzi sono le sfide che più anelo, puttanescamente parlando.
Ancora in giacca e cravatta mi accosto a questa giovane gazzella e dopo averle messo una mano sul culo accenno un timido bacio sulla bocca. Angella risponde schiudendo le sue morbide labbra. Colto di sorpresa, arretro leggermente, per poi abbandonarmi a un tenero linguinbocca. Pomiciando come un adolescente, mi libero dei vestiti e della biancheria, disvelando infine un randello da combattimento. Angella non riesce a trattenere un sussulto, un sibilo di apprensione, portandosi la mano alla bocca.
“Va bene o è troppo …”? chiedo con malcelata soddisfazione. Angella svicola, ma rimane con gli occhi incollati sul mio sesso. Lo prende in bocca e mi regala un pompino dolcissimo. Segue testacoda, con incantevole visione 3d dei suoi angelici orifizi. E mentre dedico attenzione ad entrambe con insaziabile furore, prosegue la dolce tortura del mio glande, ebbro e gonfio di orgoglio per l’insperato trattamento di favore.
Non riesco più a contenermi, cederei volentieri alle smaliziate lusinghe della bocca di Angella, ma poi mi rimproverei di non aver dosato le forze, di non aver tentato l’assalto al suo culetto intonso.
Perdipiù che, decisi colpi di maglio linguale hanno rivelato la burrosa consistenza dello sfintere, che non sembrerebbe opporre eccessiva resistenza ad estranee masse che volessero risalire su per il budello.
Per cui, la mia anima, già corrotta e persa nello sculettare all’ingresso, è ora definitivamente consacrata al soddisfacimento di questo lubrico disegno.
Afferro la treccia bionda di Angella e la costringo a concedermi una tregua, mentre proseguo la trivellazione del suo prezioso posteriore. Tiro e rilascio ancora la treccia, comunicando in alfabeto Morse le mie intenzioni. Dopo l’iniziale stupore, Angella traduce le silenziose indicazioni che arrivano alle sue spalle e arretrando ulteriormente verso di me, si concede alle sempre più avide pretese della mia bocca.
Soddisfatto della pronta disponibilità della fanciulla, mi dispongo a ricevere la sua fica a fontanella e vi rimango incollato fino a perdere il fiato. Riemergo con il mento grondante secrezioni e non posso fare a meno di ridacchiare soddisfatto delle guance purpuree di Angella, mentre avvolge il mio cazzo, tornato in sé, in un condom fucsia. Anche il mio battito cardiaco è tornato regolare, tutto è pronto per l’atto finale, penso. Ma non ho ancora fatto i conti con il culo di Angella messa alla pecorina.
Quella visione mi provoca una istantanea botta di adrenalina che mi percuote da testa a piedi. Ricomincio a sudare, aggancio l’obiettivo con un pollice e scruto l’orizzonte. Via libera, almeno sembra. Angella resta immobile, attende gli eventi con apparente indifferenza, ma quando provo a forzare l’entrata con un colpetto secco si irrigidisce in una postura sbilenca, che mi obbliga a mollare il labile appiglio che avevo conseguito. Ci sta, me l'aspettavo. Ricompongo la scena, mi rifaccio avanti col pollice, ma ricevo un inflessibile e secco rifiuto.
Comincio a preoccuparmi, quell’amabile passaggio sembrava così arrendevole prima. Sudando e smadonnando in giapponese, espugno quella inattesa resistenza e mi riapproprio della trincea perduta, ma sono ancora molto lontano dalla terra promessa. Metto in standby ogni velleitario piano di assalto all’arma bianca e attendo un segnale distensivo dall’altra parte. Purtroppo non succede nulla: Angella è rimasta connessa, ma è evidente che non ha intenzione di collaborare più di tanto.
E così rimango sull’uscio, incerto e frustrato. Mancano pochissimi centimetri, il cedimento dell’anello di tessuti più intimamente caparbi, per attivare un benefico effetto risucchio e ritrovarsi irreversibilmente connessi, ma forzare ora sarebbe controproducente. “Non hai un gel, una crema ….” chiedo disincagliandomi.
Angella mi guarda corrucciata, la mia ostinazione deve sembrargli assurda. “Ce l’ha la mia collega, ma io … ho male, non posso … non mi piace … te l’avevo detto che …”. Piagnucolando e smozzicando frasi del genere, ma soprattutto sbattendo le sue lunghe ciglia, Angella mi convince a ripiegare su un finale in cim, quale risarcimento del coito anale mancato.
La soave implorazione di questo astuta gazzella apre una breccia nel mio cuore, ma anche nel mio cervello: so bene che senza la sua condivisione, difficilmente avrò ragione del suo culo renitente e disertore.
Svesto il randello e glielo caccio in bocca, ansioso di agguantare il meritato indennizzo. Mi hai fregato, penso, dolce troietta, mentre, fremendo di collera appena velata, scarico tutto nella sua boccuccia.
VIVIENNE
Sono una ragazza ungherese, abituata al buon vivere, di educazione, cultura ed estrazione sociale me
punterforum.com
Foto: Originali 100% , Utilizzo di ritocco fotografico
Età: Tra 25 e 30 anni
Descrizione: Velina , Modella
Costo: Oltre 150 Euro
Riceve in zona: Milano
Telefono : 3290883801
LA MIA RECENSIONE
Chi doveva dirglielo al padre dell’anatomia patologica, G.B. Morgagni, che un giorno il suo nome avrebbe richiamato alla mente di un manipolo di scapestrati irredimibili puttanieri l’ubicazione di una filiale del girone dei lussuriosi, un posto dove inoculare una dose di tromboìna, un posto dove scatarrare le proprie inquietudini, un posto dove il sottoscritto 9 volte su 10 si è fatto delle belle topoline.
La corte di Via Giovambattista Morgagni, avete presente? Entri dal portone principale e, se non sei stato fortunato, e la tua preda abita ai piani superiori (svolta a sinistra), sai già che ti serve una buona dose di culo per non passare sotto le forche caudine del pubblico ludìbrio.
Attraversi l’androne con 5-6 falcate e ti ritrovi allo scoperto, in un cortile con giardino, quasi sempre popolato da fauna giovanile perditempo o da muratori che rifanno l’intonaco, da pittori che tinteggiano o da signore che chiacchierano con la busta della spesa... e non si tolgono mai dai marroni.
Se non fosse che non hai la mimetica e sei in giacca e cravatta, ti tufferesti per terra e ti metteresti a strisciare fino alla porta giusta, nel patetico tentativo di sgattaiolare senza essere visto.
Invece ti affidi alla tua faccia più anonima, guardi fisso in avanti e punti diritto alla tua porta: ce ne sono 5 di porte a pian terreno, due di lato, tre di fronte. Ha detto quella centrale? No, quella a sinistra, mi pare. Ma subito a sinistra o a sinistra di fronte? Passa una manciata di secondi, sai bene che non puoi permetterti cambi di direzione, il tuo passo non può avere sussulti, deve essere felpato, sicuro, ma non troppo veloce, sennò si capisce subito qual è la tua meta.
Poi, in un lampo ti accorgi di avere il telefono in mano, ancora fumante: hanno già capito tutto tutti. Macchissenefrega. Lo riponi nel taschino dopo averci polliciato sopra per mettere il silenzioso e ne approfitti per farti una panoramica veloce dell’ambiente ostile che dovrai attraversare: sono tutti con a capo chino. Questo branco di coglioni sta sempre a chattare, non hanno neanche registrato la mia presenza. Sterzo a 90°, porta socchiusa, cigolante, due tre gradini e oplà, sono dentro, sono salvo.
Angella è la biondina delle foto. Ancheggia con disinvoltura sotto il vestitino corto, mentre mi accompagna in sala operatoria. Bel colpo, ho già l’acquolina in bocca.
Faccio un veloce reminding degli accordi telefonici e alla voce anal, un’ombra si ferma sul luminoso viso della fanciulla.
La incoraggio a vuotare il sacco: “Ci sono problemi”? – “No no … però … dipende da tue … tue … “
“… Dimensioni”? - “Sì, dipende … non lo faccio quasi mai, non mi piace …”
“Ok, però possiamo provare …”.
Strappo un sì condizionato. Sono sicuro che al fischio finale il trofeo sarà mio. Non è la prima volta che mi capita di dover addomesticare orifizi recalcitranti e anzi sono le sfide che più anelo, puttanescamente parlando.
Ancora in giacca e cravatta mi accosto a questa giovane gazzella e dopo averle messo una mano sul culo accenno un timido bacio sulla bocca. Angella risponde schiudendo le sue morbide labbra. Colto di sorpresa, arretro leggermente, per poi abbandonarmi a un tenero linguinbocca. Pomiciando come un adolescente, mi libero dei vestiti e della biancheria, disvelando infine un randello da combattimento. Angella non riesce a trattenere un sussulto, un sibilo di apprensione, portandosi la mano alla bocca.
“Va bene o è troppo …”? chiedo con malcelata soddisfazione. Angella svicola, ma rimane con gli occhi incollati sul mio sesso. Lo prende in bocca e mi regala un pompino dolcissimo. Segue testacoda, con incantevole visione 3d dei suoi angelici orifizi. E mentre dedico attenzione ad entrambe con insaziabile furore, prosegue la dolce tortura del mio glande, ebbro e gonfio di orgoglio per l’insperato trattamento di favore.
Non riesco più a contenermi, cederei volentieri alle smaliziate lusinghe della bocca di Angella, ma poi mi rimproverei di non aver dosato le forze, di non aver tentato l’assalto al suo culetto intonso.
Perdipiù che, decisi colpi di maglio linguale hanno rivelato la burrosa consistenza dello sfintere, che non sembrerebbe opporre eccessiva resistenza ad estranee masse che volessero risalire su per il budello.
Per cui, la mia anima, già corrotta e persa nello sculettare all’ingresso, è ora definitivamente consacrata al soddisfacimento di questo lubrico disegno.
Afferro la treccia bionda di Angella e la costringo a concedermi una tregua, mentre proseguo la trivellazione del suo prezioso posteriore. Tiro e rilascio ancora la treccia, comunicando in alfabeto Morse le mie intenzioni. Dopo l’iniziale stupore, Angella traduce le silenziose indicazioni che arrivano alle sue spalle e arretrando ulteriormente verso di me, si concede alle sempre più avide pretese della mia bocca.
Soddisfatto della pronta disponibilità della fanciulla, mi dispongo a ricevere la sua fica a fontanella e vi rimango incollato fino a perdere il fiato. Riemergo con il mento grondante secrezioni e non posso fare a meno di ridacchiare soddisfatto delle guance purpuree di Angella, mentre avvolge il mio cazzo, tornato in sé, in un condom fucsia. Anche il mio battito cardiaco è tornato regolare, tutto è pronto per l’atto finale, penso. Ma non ho ancora fatto i conti con il culo di Angella messa alla pecorina.
Quella visione mi provoca una istantanea botta di adrenalina che mi percuote da testa a piedi. Ricomincio a sudare, aggancio l’obiettivo con un pollice e scruto l’orizzonte. Via libera, almeno sembra. Angella resta immobile, attende gli eventi con apparente indifferenza, ma quando provo a forzare l’entrata con un colpetto secco si irrigidisce in una postura sbilenca, che mi obbliga a mollare il labile appiglio che avevo conseguito. Ci sta, me l'aspettavo. Ricompongo la scena, mi rifaccio avanti col pollice, ma ricevo un inflessibile e secco rifiuto.
Comincio a preoccuparmi, quell’amabile passaggio sembrava così arrendevole prima. Sudando e smadonnando in giapponese, espugno quella inattesa resistenza e mi riapproprio della trincea perduta, ma sono ancora molto lontano dalla terra promessa. Metto in standby ogni velleitario piano di assalto all’arma bianca e attendo un segnale distensivo dall’altra parte. Purtroppo non succede nulla: Angella è rimasta connessa, ma è evidente che non ha intenzione di collaborare più di tanto.
E così rimango sull’uscio, incerto e frustrato. Mancano pochissimi centimetri, il cedimento dell’anello di tessuti più intimamente caparbi, per attivare un benefico effetto risucchio e ritrovarsi irreversibilmente connessi, ma forzare ora sarebbe controproducente. “Non hai un gel, una crema ….” chiedo disincagliandomi.
Angella mi guarda corrucciata, la mia ostinazione deve sembrargli assurda. “Ce l’ha la mia collega, ma io … ho male, non posso … non mi piace … te l’avevo detto che …”. Piagnucolando e smozzicando frasi del genere, ma soprattutto sbattendo le sue lunghe ciglia, Angella mi convince a ripiegare su un finale in cim, quale risarcimento del coito anale mancato.
La soave implorazione di questo astuta gazzella apre una breccia nel mio cuore, ma anche nel mio cervello: so bene che senza la sua condivisione, difficilmente avrò ragione del suo culo renitente e disertore.
Svesto il randello e glielo caccio in bocca, ansioso di agguantare il meritato indennizzo. Mi hai fregato, penso, dolce troietta, mentre, fremendo di collera appena velata, scarico tutto nella sua boccuccia.
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