40 anni portati benissimo!!!

DoctorJ

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ATOM HEART MOTHER 1970- 2010

Il disco apre la seconda fase della storia dei Pink Floyd[2] e segna un punto di svolta nella loro carriera. Per abbandonare l'immagine di rock spaziale psichedelico dei lavori precedenti (etichetta che non sopportavano), il gruppo tornò in studio dopo massacranti concerti, convinto di doversi costruire una nuova immagine. Avendo sperimentato tutte le possibili varianti tecniche e sonore dei loro brillanti esordi, la strada da imboccare verso un progressive rock più maturo si presentava ardua e senza un punto focale. David Gilmour ricorda che si andava avanti per forza d’inerzia aspettando che qualcuno avesse una buona idea. Si decise allora di procedere come era avvenuto per il brano A Saucerful Of Secrets, dell’omonimo album, lavorando tutti insieme e giustapponendo le diverse parti, derivate da altrettante improvvisazioni in studio. A collegare le varie sezioni strumentali, intermezzi parlati oppure complesse sfumature di raccordo tra i vari strumenti. Tra marzo e agosto furono prodotte due strumentali lunghe e tre brani semplici. La title track (in origine Untitled Epic) era un semplice pezzo per quattro strumenti, ma dopo averlo messo insieme i Pink Floyd si resero conto che era troppo debole e pensarono che un arrangiamento orchestrale l’avrebbe reso più corposo. Ron Geesin, compositore sperimentale, amico di Nick Mason e Roger Waters, conosciuto dal bassista in occasione del lavoro fatto insieme per Music from "The Body", colonna sonora del documentario The Body di Anthony Battersby e Tony Garnett, era la persona giusta. Pioniere della musica sperimentale in Gran Bretagna, aveva molti sostenitori, tra cui il compositore di musica d’avanguardia, Cornelius Cardew.

Il titolo dell’album venne fuori in modo del tutto casuale. Durante una seduta di registrazione alla BBC per un programma di John Peel, il pezzo fu indicato anche come The Amazing Pudding. Il titolo definitivo fu pensato da Nick Mason su suggerimento dello stesso Ron Geesin, che aveva consigliato di leggere qualche buon articolo sul giornale. La notizia di una donna con un pace-maker atomico in attesa di un bambino era suggestiva: Atom Heart Mother titolava il trafiletto.

Sebbene privo di un punto focale l’album diede buoni risultati nelle vendite, raggiungendo la prima posizione nella classifica inglese e la posizione 55 in quella americana. La potenza dell'immagine in copertina ha fatto discutere per mesi i disc jockey dell'epoca sul significato che potesse avere. Nel 1994 è diventato disco d'oro. Una versione rimasterizzata da James Guthrie è stata pubblicata nel 1994 in Inghilterra e nel 1995 negli Stati Uniti. Atom Heart Mother è un disco figlio dei primi anni settanta, in cui il rock stava cercando una strada verso la maturità, e va quindi a schierarsi al fianco di quei lavori sperimentali di altri gruppi, protagonisti del genere nel decennio appena cominciato. Sono gli anni del rock sinfonico, che vanno dalle prime prove di gruppi come Moody Blues, The Nice (e poi Emerson Lake & Palmer) Jefferson Airplane, Frank Zappa, parzialmente i Procol Harum e i Deep Purple eccetera, allo sperimentalismo della scuola di Canterbury (Soft Machine, Caravan, Nucleus, New Jerusalem, Hatfield and the North, il bambino prodigio, Mike Oldfield eccetera). A distanza di anni il lavoro dei Pink Floyd, insieme a pochi altri, regge meglio l’usura del tempo e si lascia apprezzare ancora, se non altro per la sua perizia tecnica e l'equilibrio musicale.




Atom+Heart+Mother.PNG


Ispirata dalla carta da parati con le mucche di Andy Warhol, realizzava un’idea del gruppo che aveva chiesto qualcosa di ordinario ed estremamente semplice, il più lontano possibile dalle immagini dello space rock degli esordi. Famosi per essere un gruppo di rock psichedelico, un’etichetta di cui volevano sbarazzarsi, i Pink Floyd affidarono al grafico Storm Thorgerson della Hipgnosis il compito di confezionare la copertina di Atom Heart Mother. Thorgerson si recò nella campagna a nord di Londra, immortalando alcuni splendidi esemplari bovini: la mucca vincitrice (con tanto di pedigree) era una frisona di nome Lulubelle III appartenente al signor Arthur Chalke (che in seguito proverà invano a chiedere un compenso). "La foto definitiva di una mucca", era stata definita dallo stesso autore.
 

DoctorJ

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