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Spulciando in rete trovo uno di quegli annunci che mi piacciono tanto ovvero in cui non è scritto niente (o quasi niente) e al quale è allegata una foto parecchio casereccia. Dunque chiamo.
Mi risponde una vocina svampita, chiaramente dell'est, che riesce subito a rasserenarmi e contemporaneamente ad allettarmi con la proposta di un rapporto sessuale in cambio di cinquanta euro
"ma cinquanta completa?"
"ehhh, nooo, completa nooo pe' cinquanta"
"e quanto?"
"ehhh, bhooo, famo venti" chiaramente venti in più, ma... "famo"?... ok, romena romanizzata...
nel mentre, sento un insistente vocio di sottofondo.
La via non me la sa indicare. Mi trattiene in attesa al telefono per domandarla ad altre persone. Percepisco il pigolio ma non distinguo se si tratti di uomini o di donne.
Dopo un po' (un bel po') arriva l'indirizzo esatto e dopo non moltissimo arrivo io a quell'indirizzo, convinto che mi sarei trovato inevitabilmente in una di queste due situazioni:
1) una no-prof slava che, benché venticinquenne, si affaccia la prima volta sul mercato del meretricio dalla quale potrei trarre soddisfazioni insperate rispetto ad una navigata operatrice del settore, oppure...
2) una combine fra femmina da richiamo e maschio+maschio+maschio ecc. ecc. dalla quale sarei uscito illeso soltanto sborsando un riscatto.
Comunque, mi annuncio.
"ah, già sei qui? ti richiamo io tra due minuti"
Solita alternativa fra:
A) deve mettersi in ordine per ricevere il cliente, oppure...
B) deve consentire agli sgherri di turno di sistemarsi secondo i piani e limare le ultimissime istruzioni.
Passa del tempo. Mi richiama, mi indica il piano, sento lo scatto di apertura del portone ma non quello del cancello su strada. Passano i minuti ma niente, il cancello non si apre e la ragazza non dà segnali di vita telefonica.
Squadro il cancello, valuto l'altezza (non molta) e gli appigli più facili, osservo il passaggio sulla via, titubo se scavalcare di gran carriera mimando lo smarrimento di un mazzo di chiavi o giocare alla bella statuina.
Mi guardo attorno, vedo che su una strada intersecante la principale affaccia un altro cancello, noto che questo cancello è perennemente aperto, mi do del cojone, affibbio alla signorina l'appellativo di navigatrice imprecisa (ma d'altronde se non sa neanche dove sta di casa!) e percorro la distanza a grandi falcate.
E' uno spicchio del quartiere Cecchignola anomalo, quantomeno per la prostituzione indoor: qualche elegante complesso residenziale ecletticamente tirato su negli anni '80 e molti palazzi di uffici come si direbbe, per l'appunto, quello dove io mi trovo: grandi finestre a vetri (dall'esterno non c'è un solo affaccio illuminato) e moquette negli spazi comuni. Sembra totalmente disabitato eppure perfettamente funzionante, come le astronavi di molti film di fantascienza in cui un alieno abbia fatto strage dell'equipaggio lasciando intatte le strumentazioni di bordo.
Come arrivo al piano si apre una porta e... e... e... nooooo... ma dddaaaaai!
"Tu?"
"Tu?"
"Tesò!"
"Annuccia bella!"
Mi ritrovo davanti Anna, Anna "puppe a pera".
Ora specifico che:
Anna è una mia vecchia, vecchissima conoscenza. È una OTR ed è una delle poche pay che sia riuscita a fidelizzarmi. È anche stata una delle primissime pay che abbia mai recensito sul web, per la gioia e la soddisfazione di varie decine di punter scriventi e di non so quanti silenti. Ad Anna ho fatto cenno anche qui, nello spazio Amarcord, con la riserva mentale di dedicarle prima o poi un 3D. Assolvo adesso a quel voto. Perché in questa sezione? Perché Anna sapevo avesse definitivamente smesso col mestiere. Vero è che già in precedenza aveva dato l'addio alla strada per poi riapparire a distanza di mesi, ma stavolta la sua assenza prolungata e le notizie che sul suo conto potevano darmi i suoi rimpiazzi di piazzola mi avevano convinto di un suo definitivo abbandono delle scene. Ovviamente, la cosa mi dispiaceva in qualità di consumatore ma umanamente me ne rallegravo per il fatto che ad una brava professionista mi sento di augurare sempre il meglio nella vita. Qua è là avevo colto delle voci circa un sua ricomparsa ma quel che mi ha totalmente spiazzato è stato ritrovarla nelle vesti di loft, circostanza assai comune per molte OTR ma totalmente estranea al personaggio "Anna". Questo racconto non può neanche trovare spazio nella sezione recensioni dal momento che – come mi ha confidato – l'annuncio grazie al quale l'ho raggiunta era un tentativo estemporaneo cagionato da circostante sostanzialmente irripetibili (una giornata in cui non aveva voglia di stare in strada e in cui fortuitamente e una tantum disponeva di un appartamento non destinato a quell'utilizzo).
Immaginate dunque due vecchi amici che si ritrovano inaspettatamente: risate, chiacchiere sul divano, che fai, che non fai, che si dice, come vanno le cose, ecc. ecc.
Che cretino che sono! un'interiezione per dire quanto siano infondate e spesso fallaci le impressioni che ricaviamo da un'intervista telefonica. Pensiamo di cogliere da una sfumatura della voce la sintomatologia del razzo-missile o magari ci convinciamo di aver captato l'istantaneo tremolio della novizia da snoviziare quando, in realtà, si tratta di mere ricomposizioni cerebrali di tasselli sparsi che non hanno nessuna attinenza col modus operandi di una pay. Quest'ultimo, ahinoi, ci si rivelerà sempre e comunque solamente nel letto.
"che fai, resti o vai via?"
"e me lo chiedi pure?"
"ecchenesò... magari cercavi una nuova e ti dispiace che ci sto io..."
ma quando mai! una delle cose che mi erano sempre rimaste sul gozzo consisteva proprio nell'impossibilità (impossibilità legata al rate richiesto nelle sue vesti di OTR: 150 euro più il costo della camera) di godere di Anna nella tranquillità di un appartamento perché, per quanto la sua location fosse appartata e parecchio riservata, l'auto è pur sempre l'auto e il campo è pur sempre il campo con tutte le rispettive scomodità. Nulla a che vedere con una casa vera e propria, ancor meglio se di livello medio-alto come la presente. Un solo difetto... anzi due: la camera è occupata dal riposo di un'amica quindi abbiamo a disposizione solo – si fa per dire – l'ampio salone con i suoi due divani. Il pavimento della stanza è rivestito di ampie lastre di marmo grigio, bellissimo a vedersi quanto freddissimo a calpestarsi. Questo costringe me a tenere indosso gli antiestetici calzini e Anna – poco male – a svettare ignuda su due altissimi tacchi a spillo.
A posteriori mi pentito di non aver indagato sull'identità dell'amica cui aveva fatto cenno. Ad oggi preferisco non saperlo perché l'idea di essermi fatto sfuggire un threesome coi fiocchi e controfiocchi con Katia, la sua storica quanto atletica collega, non mi farebbe dormire sereno.
La figura di Anna: media altezza, carnagione olivastra, folti capelli neri (talvolta castani) tendenti al riccio, sguardo costantemente trasognato o svagato percepito come tale – a mio giudizio – per via di un impercettibile strabismo di Venere accoppiato al suo sorriso sincero. Nel fisico le difetta l'estetica dell'inguine (una cicatrice segna l'attaccatura dei peli pubici, ovviamente assenti) ma nient'altro: il sedere è tondo, sodo al tatto e bello a vedersi; il seno privo di ritocchi (suo maggiore pregio a detta di chi, come me, non l'ha mai considerato un elemento importante) è leggermente asimmetrico e al momento segna una terza piena e direi abbondante. Credo tuttavia che il trascorrere degli anni ne abbia ridotto le dimensioni: ho frequentato Anna per un quinquennio e lo ricordo sensibilmente più ampio, motivo per cui (suggestionato dallo straordinario pezzo di Francesco Nuti) le diedi l'appellativo riportato nella titolazione del 3D.
"ti voglio ciucciare in ginocchio"
ho sempre apprezzato l'orale di Anna, variegato e fantasioso, mai monotono: cambi repentini di velocità, profondità inframezzata da passaggi di lingua per leccare dalla cornice ai testicoli. Soprattutto, mi piacciono i suoi sguardi maliziosi e allusivi e le porcate che le escono di bocca sempre col sorriso, come se si prendesse un po' in giro da sola o come se non le riuscisse proprio di prendersi sul serio. Questo in effetti mi è piaciuto di lei sin dal nostro primo incontro: Anna scopa col sorriso.
La sua interpretazione della pecorina è di ragguardevole livello, ma per i miei gusti è surclassata dalla smorzacandela in primo luogo perché io fatico di meno e sto più comodo, in seconda istanza perché Anna è capace di mantenere un ritmo elevato guardandomi fisso negli occhi, ridendo e profferendo sconcezze (fortunatamente non troppo roboanti) nel mentre mi schiaffeggia coi suoi bei seni naturalissimi.
A seguire, varie combinazioni kamasutriche sul divano e fuori di esso in rai1 e in rai2. Voglio annotarne solo una (fondamentalmente a mio profitto affinché possa rammentarmene in futuro): nottetempo, poggiare Anna completamente nuda contro un'ampia vetrata priva di tende e incularla sui suoi tacchi altissimi mentre osservo dall'alto un quartiere dormiente di Roma è un notevole quanto suggestivo e arricchito remake di Tokyo Decadence che mai avrei immaginato di realizzare nel momento in cui, ignaro, ho preso il telefono per avere qualche informazione... senza riceverne.
Mi risponde una vocina svampita, chiaramente dell'est, che riesce subito a rasserenarmi e contemporaneamente ad allettarmi con la proposta di un rapporto sessuale in cambio di cinquanta euro
"ma cinquanta completa?"
"ehhh, nooo, completa nooo pe' cinquanta"
"e quanto?"
"ehhh, bhooo, famo venti" chiaramente venti in più, ma... "famo"?... ok, romena romanizzata...
nel mentre, sento un insistente vocio di sottofondo.
La via non me la sa indicare. Mi trattiene in attesa al telefono per domandarla ad altre persone. Percepisco il pigolio ma non distinguo se si tratti di uomini o di donne.
Dopo un po' (un bel po') arriva l'indirizzo esatto e dopo non moltissimo arrivo io a quell'indirizzo, convinto che mi sarei trovato inevitabilmente in una di queste due situazioni:
1) una no-prof slava che, benché venticinquenne, si affaccia la prima volta sul mercato del meretricio dalla quale potrei trarre soddisfazioni insperate rispetto ad una navigata operatrice del settore, oppure...
2) una combine fra femmina da richiamo e maschio+maschio+maschio ecc. ecc. dalla quale sarei uscito illeso soltanto sborsando un riscatto.
Comunque, mi annuncio.
"ah, già sei qui? ti richiamo io tra due minuti"
Solita alternativa fra:
A) deve mettersi in ordine per ricevere il cliente, oppure...
B) deve consentire agli sgherri di turno di sistemarsi secondo i piani e limare le ultimissime istruzioni.
Passa del tempo. Mi richiama, mi indica il piano, sento lo scatto di apertura del portone ma non quello del cancello su strada. Passano i minuti ma niente, il cancello non si apre e la ragazza non dà segnali di vita telefonica.
Squadro il cancello, valuto l'altezza (non molta) e gli appigli più facili, osservo il passaggio sulla via, titubo se scavalcare di gran carriera mimando lo smarrimento di un mazzo di chiavi o giocare alla bella statuina.
Mi guardo attorno, vedo che su una strada intersecante la principale affaccia un altro cancello, noto che questo cancello è perennemente aperto, mi do del cojone, affibbio alla signorina l'appellativo di navigatrice imprecisa (ma d'altronde se non sa neanche dove sta di casa!) e percorro la distanza a grandi falcate.
E' uno spicchio del quartiere Cecchignola anomalo, quantomeno per la prostituzione indoor: qualche elegante complesso residenziale ecletticamente tirato su negli anni '80 e molti palazzi di uffici come si direbbe, per l'appunto, quello dove io mi trovo: grandi finestre a vetri (dall'esterno non c'è un solo affaccio illuminato) e moquette negli spazi comuni. Sembra totalmente disabitato eppure perfettamente funzionante, come le astronavi di molti film di fantascienza in cui un alieno abbia fatto strage dell'equipaggio lasciando intatte le strumentazioni di bordo.
Come arrivo al piano si apre una porta e... e... e... nooooo... ma dddaaaaai!
"Tu?"
"Tu?"
"Tesò!"
"Annuccia bella!"
Mi ritrovo davanti Anna, Anna "puppe a pera".
Ora specifico che:
Anna è una mia vecchia, vecchissima conoscenza. È una OTR ed è una delle poche pay che sia riuscita a fidelizzarmi. È anche stata una delle primissime pay che abbia mai recensito sul web, per la gioia e la soddisfazione di varie decine di punter scriventi e di non so quanti silenti. Ad Anna ho fatto cenno anche qui, nello spazio Amarcord, con la riserva mentale di dedicarle prima o poi un 3D. Assolvo adesso a quel voto. Perché in questa sezione? Perché Anna sapevo avesse definitivamente smesso col mestiere. Vero è che già in precedenza aveva dato l'addio alla strada per poi riapparire a distanza di mesi, ma stavolta la sua assenza prolungata e le notizie che sul suo conto potevano darmi i suoi rimpiazzi di piazzola mi avevano convinto di un suo definitivo abbandono delle scene. Ovviamente, la cosa mi dispiaceva in qualità di consumatore ma umanamente me ne rallegravo per il fatto che ad una brava professionista mi sento di augurare sempre il meglio nella vita. Qua è là avevo colto delle voci circa un sua ricomparsa ma quel che mi ha totalmente spiazzato è stato ritrovarla nelle vesti di loft, circostanza assai comune per molte OTR ma totalmente estranea al personaggio "Anna". Questo racconto non può neanche trovare spazio nella sezione recensioni dal momento che – come mi ha confidato – l'annuncio grazie al quale l'ho raggiunta era un tentativo estemporaneo cagionato da circostante sostanzialmente irripetibili (una giornata in cui non aveva voglia di stare in strada e in cui fortuitamente e una tantum disponeva di un appartamento non destinato a quell'utilizzo).
Immaginate dunque due vecchi amici che si ritrovano inaspettatamente: risate, chiacchiere sul divano, che fai, che non fai, che si dice, come vanno le cose, ecc. ecc.
Che cretino che sono! un'interiezione per dire quanto siano infondate e spesso fallaci le impressioni che ricaviamo da un'intervista telefonica. Pensiamo di cogliere da una sfumatura della voce la sintomatologia del razzo-missile o magari ci convinciamo di aver captato l'istantaneo tremolio della novizia da snoviziare quando, in realtà, si tratta di mere ricomposizioni cerebrali di tasselli sparsi che non hanno nessuna attinenza col modus operandi di una pay. Quest'ultimo, ahinoi, ci si rivelerà sempre e comunque solamente nel letto.
"che fai, resti o vai via?"
"e me lo chiedi pure?"
"ecchenesò... magari cercavi una nuova e ti dispiace che ci sto io..."
ma quando mai! una delle cose che mi erano sempre rimaste sul gozzo consisteva proprio nell'impossibilità (impossibilità legata al rate richiesto nelle sue vesti di OTR: 150 euro più il costo della camera) di godere di Anna nella tranquillità di un appartamento perché, per quanto la sua location fosse appartata e parecchio riservata, l'auto è pur sempre l'auto e il campo è pur sempre il campo con tutte le rispettive scomodità. Nulla a che vedere con una casa vera e propria, ancor meglio se di livello medio-alto come la presente. Un solo difetto... anzi due: la camera è occupata dal riposo di un'amica quindi abbiamo a disposizione solo – si fa per dire – l'ampio salone con i suoi due divani. Il pavimento della stanza è rivestito di ampie lastre di marmo grigio, bellissimo a vedersi quanto freddissimo a calpestarsi. Questo costringe me a tenere indosso gli antiestetici calzini e Anna – poco male – a svettare ignuda su due altissimi tacchi a spillo.
A posteriori mi pentito di non aver indagato sull'identità dell'amica cui aveva fatto cenno. Ad oggi preferisco non saperlo perché l'idea di essermi fatto sfuggire un threesome coi fiocchi e controfiocchi con Katia, la sua storica quanto atletica collega, non mi farebbe dormire sereno.
La figura di Anna: media altezza, carnagione olivastra, folti capelli neri (talvolta castani) tendenti al riccio, sguardo costantemente trasognato o svagato percepito come tale – a mio giudizio – per via di un impercettibile strabismo di Venere accoppiato al suo sorriso sincero. Nel fisico le difetta l'estetica dell'inguine (una cicatrice segna l'attaccatura dei peli pubici, ovviamente assenti) ma nient'altro: il sedere è tondo, sodo al tatto e bello a vedersi; il seno privo di ritocchi (suo maggiore pregio a detta di chi, come me, non l'ha mai considerato un elemento importante) è leggermente asimmetrico e al momento segna una terza piena e direi abbondante. Credo tuttavia che il trascorrere degli anni ne abbia ridotto le dimensioni: ho frequentato Anna per un quinquennio e lo ricordo sensibilmente più ampio, motivo per cui (suggestionato dallo straordinario pezzo di Francesco Nuti) le diedi l'appellativo riportato nella titolazione del 3D.
"ti voglio ciucciare in ginocchio"
ho sempre apprezzato l'orale di Anna, variegato e fantasioso, mai monotono: cambi repentini di velocità, profondità inframezzata da passaggi di lingua per leccare dalla cornice ai testicoli. Soprattutto, mi piacciono i suoi sguardi maliziosi e allusivi e le porcate che le escono di bocca sempre col sorriso, come se si prendesse un po' in giro da sola o come se non le riuscisse proprio di prendersi sul serio. Questo in effetti mi è piaciuto di lei sin dal nostro primo incontro: Anna scopa col sorriso.
La sua interpretazione della pecorina è di ragguardevole livello, ma per i miei gusti è surclassata dalla smorzacandela in primo luogo perché io fatico di meno e sto più comodo, in seconda istanza perché Anna è capace di mantenere un ritmo elevato guardandomi fisso negli occhi, ridendo e profferendo sconcezze (fortunatamente non troppo roboanti) nel mentre mi schiaffeggia coi suoi bei seni naturalissimi.
A seguire, varie combinazioni kamasutriche sul divano e fuori di esso in rai1 e in rai2. Voglio annotarne solo una (fondamentalmente a mio profitto affinché possa rammentarmene in futuro): nottetempo, poggiare Anna completamente nuda contro un'ampia vetrata priva di tende e incularla sui suoi tacchi altissimi mentre osservo dall'alto un quartiere dormiente di Roma è un notevole quanto suggestivo e arricchito remake di Tokyo Decadence che mai avrei immaginato di realizzare nel momento in cui, ignaro, ho preso il telefono per avere qualche informazione... senza riceverne.