Alexia Roma Aurelia

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Stavolta non inizio col solito "mi hanno confessato che..." Stavolta non è una recensione ma racconto una storia tutta mia, nata e morta nel mio passato.

Solo fino a ieri non pensavo che avrei scritto queste righe.
Sarà la solitudine in questa domenica pomeriggio di afa... sarà che la mente a volte con voli pindarici ricostruisce momenti e situazioni con un semplice abbinamento di luoghi od oggetti... sarà semplicemente la nostalgia per qualcosa di eccezionale che solo dopo un anno e mezzo mi sto rendendo conto di aver perduto definitivamente...
Non lo so. So solo che sto per scrivere di quella A. di cui accenno nella mia presentazione e che mi ero ripromesso di non nominare in queste pagine.

Febbraio 2012. La domenica della seconda nevicata di quell'anno a Roma.

Dopo un fine settimana trascorso quasi per intero a spalare neve, vidi un tipino intrigante in zona cavalcavia di via della Massimina sull'Aurelia. Pensai subito alla solita scorticata in macchina e la abbordai per le consuete informazioni iniziali. Credo che quando si affacciò al mio finestrino mi siano mancate per un attimo le parole al punto che lei stessa se ne accorse e con un sorrisetto compiaciuto mi ragguaglio' su prezzi e prestazioni prima che io potessi chiederli. Riavutomi dal violento impatto iniziale rilanciai per portarla in albergo e dopo 10 minuti si era insieme in camera.
Alexia, questo il suo nome otr,* era una ragazzetta decisamente esile, un 45 48 chili per un buon 1.70.* Indossava un paio di scarpe altissime ma senza tacco... di quelle strane a cui sembra mancare un pezzo... e le sue lunghe gambette vi oscillavano sopra in maniera preoccupante ma straordinariamente erotica. Portava un vestitino nero attillato sotto cui risaltavano un paio di scaldamuscoli in sintetico fucsia che la facevano assomigliare un po' a un manga un po' ad un power ranger e che scoprii successivamente essere una sua prerogativa anche nel cuore dell'estate. Un piumino, col cappuccio che incorniciava un viso da ragazzina, nascondeva parzialmente una fluente chioma castana.
Devo essere sincero, non ricordo granché di quel primo incontro. Facemmo una doccia insieme, le sigle furono quelle tipiche delle otr e notai che con una mano reggeva costantemente e fastidiosamente l'anello del preservativo.* Nel complesso non si trattò nemmeno alla lontana della prestazione perfetta ma mi rimase qualcosa di lei nella mente: una sorta di aromatico retrogusto, una sensazione che non so descrivere perché non l'avevo mai provata nemmeno con le free e che da allora non mi è più capitato di risentire. Ci scambiammo i numeri e sorpresa sorpresa il martedì seguente mi chiamò per ringraziarmi ancora e chiacchierare un po'. Molti colleghi considerano questa situazione uno scomodo effetto collaterale della fidelizzazione; per me invece, pur immaginando la finalità ultima, fu un piacevole modo di risentire la sua voce e, questo sì lo ammetto,* per lasciarmi dolcemente violentare ad organizzare un altro incontro.
Fino a dicembre 2013 fu praticamente l'unica ragazza con cui mi incontravo. Ogni volta si andava in albergo perché mi sembrava meritasse qualcosa di più che il sedile di un'utilitaria ma infondo infondo sganciavo 100 150 euro più la stanza per quello che ad altri, ahimè,* concedeva per 30. Dopo alcuni mesi di frequentazione le proposi di venire a casa mia e, ad un costo pari al solito stanza compresa, ci accordammo per 2 shot. Man mano che ci avvicinavamo alla meta, isolata nella campagna romana, mentre sbocconcellava un Mc Toast, vedevo cambiare la sua espressione da spavalda professionista di strada ad insicura giovinetta fino a crollare in un* timoroso pentimento per aver accettato la mia proposta. Questa sensazione la rendeva più umana e ancora più desiderabile ai miei occhi e fremevo all'idea di possederla nel mio letto, nell'intimità di casa mia... insomma al pensiero che per quel pomeriggio sarebbe stata solo mia.Imboccai direttamente in garage e quando il cancello automatico si richiuse alle nostre spalle ci rendemmo conto entrambi di essere soli in quella nuova, strana, reciproca compagnia, ognuno coi suoi pensieri e i suoi timori.
La accompagnai fin dentro casa abbracciandola e stringendola a me come a volermi sempre più inebriare di quell'illusione che ogni buon puttaniere sa essere massimamente pericolosa.
Dopo un breve social time a conclusione di quello in auto, iniziammo a spogliarci l'un l'altra per una meritatissima doccia. A guastare la poesia del momento intervenne un improvvido blocco alla caldaia che mi costrinse ad uscire in mutande a riavviarla. Al momento di rincasare la trovai completamente nuda che mi aspettava sulla porta, dietro la zanzariera di bambù in una posa tra il pudico e il sensuale con i fili della tenda raccolti a coprire le sue intimità. È proprio guardando quella tenda, ormai ridotta alla metà di quello che era allora, che i ricordi oggi si sono affollati nella mia mente e si stanno riversando in queste righe.
La amai? Sicuramente la adorai durante quegli incontri come non avevo mai adorato nessun'altra ma questi sentimenti non hanno modo di sopravvivere se non ricambiati.
Dopo la sua partenza per mesi l'ho cercata su f.b. conoscendo solamente il suo vero nome. Alla fine l'ho trovata ma solo per scoprire che mi aveva mentito sull'età,* sulla data del suo compleanno e perfino sulla città natale. Inutile dire che non ha mai risposto al mio messaggio. Forse ho sbagliato a cercare una persona che aveva fatto di tutto per non essere trovata, ma me ne rendo conto solo adesso. Nonostante tutto riesco solo ad augurarle ogni bene e felicità e spero di aver in qualche misura contribuito almeno al suo benessere economico.
Di lei e dei preziosi momenti trascorsi in sua compagnia mi rimane solo un imperituro ricordo che oggi ho condiviso con voi, nascosto dietro un anonimato che solo internet sa garantire.
Grazie a tutti per avermi ascoltato.
 
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Bella confessione fatta con l'anima. Le emozioni ci restano nella memoria e sono un patrimonio importante della nostra vita. Un Punter gentiluomo, complimenti e stima.
 
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