Articolo dell' "Internazionale" sulla prostituzione in Germania - Riflessioni

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Articolo dell' "Internazionale" sulla prostituzione in Germania - Riflessioni

Avendo il PC acceso, penso di cogliere due piccioni con una fava nel raccontare le mie impressioni alla lettura dell’articolo presente nel settimanale “Internazionale” di questa settimana intitolato “Al supermercato del sesso” e che dovrebbe essere un “reportage dai bordelli tedeschi”.
Non vi perdete nulla, sia chiaro.La cosa migliore è la foto di copertina, e ho detto tutto.
Come è sempre accaduto a mia memoria, articoli (o trasmissioni TV) analoghe non sono stati scritti (o girati e montati) per altra ragione se non quella di veicolare il messaggio di chi li ha creati.
L’articolo è di una quindicina di colonne, corredato da qualche foto di milf per lo più in stanze da letto.
A leggerlo con occhio critico,sembra che l’autore, del Daily Telegraph, non si sia mai recato in un bordello.
Si mescola di tutto. Da tratta degli esseri umani a turismo sessuale, per rappresentare il dato di fondo: in Germania la legalizzazione del fenomeno ha fallito.
I prezzi delle prestazioni sono in calo perché ne aprono sempre di più, i locali fanno i soldi con gli ingressi delle ragazze, i piccoli centri sono rovinati e sono più famosi per i bordelli che per altro, poche ragazze nonostante la regolarizzazione si sono iscritte alla previdenza, nessun bordello assume le prostitute come dipendenti, le famiglie a casa non sanno cosa fanno le ragazze, le ragazze hanno un “uomo” (ovvero il loro ragazzo) che si intasca i soldi, etc etc etc.
Momenti memorabili nelle frasi “è più facile aprire un bordello che una rosticceria” o – chiedendo ad un cliente perché li frequenti, non tentando il free – la risposta “Qui è più facile. Paghi e hai quello che vuoi”.
Un coacervo di luoghi comuni che avrebbe potuto buttare giù qualsiasi lettore di Forum di genere.
Per lo più si parla del Pascha o Paradise, altri locali o tipologie sono toccati di striscio, o per nulla.
Come se il fenomeno si esaurisse lì.
Una serie di strafalcioni madornali, dimenticando che già negli anni ’80 c’erano locali in Germania come gli attuali FKK.
Qualche parola dei rappresentanti di forze dell’ordine o di qualche organizzazione (cattolica) che aiuta le ragazze.
Sorvolo infine sull’ultima parte,che a noi interessa relativamente poco, del sesso tramite internet o di quello stradale.
Ora nessuno ha le fette di prosciutto davanti agli occhi, e dei casi di sfruttamento ci saranno.
Su un numero di 400.000 prostitute in Germania, direi che è quasi fisiologico che vi possano rientrare dei casi del genere, che io non ho mai avuto modo di incontrare.
Ma da qui a decretare il fallimento della legislazione in materia, ce ne corre.
A meno che leggiate questo articolo. La cui frase di chiusura, sull’intervista ad un proprietario di bordello, ovvero la risposta alla domanda se farebbe lavorare sua figlia in un bordello, è emblematica.
Che dire.
Uno dei soliti polpettoni, che non aggiunge nulla a quanto sappiamo, e con un grado di approfondimento prossimo allo zero.
Forse sarebbe stato il caso d iandare in Romania o Bulgaria, a vedere cosa hanno messo su le ragazze con i soldi guadagnati nei bordelli europei.
Con buona pace delle tesi dell’articolo, che spaccia le eccezioni per regole.
Ma questo sarebbe stato giornalismo, meglio lasciar stare.
 
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