Aurora - Cagliari - donnacercauomo.com

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CARATTERISTICHE GENERALI

NOME INSERZIONISTA: Aurora
RIFERIMENTO INTERNET: http://www.donnacercauomo.com/cagliari_prima_volta_a_cagliari_aurora_bellissima-z-162331.html
CITTA DELL'INCONTRO: Cagliari
NAZIONALITA': Spagnola
ETA': 27
CONFORMITA' ALL'ANNUNCIO: 100%
SERVIZI OFFERTI (vedi DIZIONARIO): tutto
SERVIZI USUFRUITI: FK, BBJ, anal, CIM
COMPENSO RICHIESTO: 100
COMPENSO CONCORDATO: 80
DURATA DELL'INCONTRO: 45 minuti circa
DESCRIZIONE FISICA: 1,60 circa, abbastanza magra ma poco tonica dalla vita in giù, seno terza rifatta bene, viso gradevole
ATTITUDINE: simpatica, colta, abbastanza partecipe
REPERIBILITA': facile
PRESENZA DI BARRIERE ARCHITETTONICHE: pochi scalini
INDEX RICERCHE: 34921282xx

LA MIA RECENSIONE:

Mi ero completamente dimenticato di Aurora. Oggi ho messo mano alla rubrica del cellulare ed eccoti sbucare il suo numero.
Tempo fa la chiamai e mi rispose con una filastrocca spagnola mandata giù a memoria: Sono Aurora, è il mio nome vero come quello di mia nonna. Sono spagnola e vengo dall’Andalusia, da Siviglia precisamente. Sono completissima e con 100 faccio tutto tranne anale, anche baci e venuta in bocca, con calma per circa trenta minuti; con 150 mezz'ora compreso l’anale; 200 un'ora, tutto completo due volte.
Molto simpatica ma non del tutto convinto lasciai perdere principalmente per via di quel tatuaggio, foriero di cattivi pensieri e foschi presagi, memore delle bizzarre esperienze vissute ogniqualvolta c’ho sbattuto il grugno.
Eppure una sera, in preda alla noia, azzardai un’altra telefonata durante la quale mi comunicò un drastico calo delle tariffe (50 - 70 - 100) e l’imminenza della sua partenza. “Approfittane”, mi disse.
Approfittane!
Approfittane, Oblo, approfittane!

Come un automa mi lavai, mi vestii e dopo un’ora le annunciai il mio arrivo.
Mi accolse la tipa della foto, un bel viso, il reggipetto che conteneva un seno pesante ed un micro pareo a coprire un po’ di abbondanza e flaccidità diffusa.
Le spalle larghe ed il collo un po’ corto rendevano la figura sospetta. E poi c’era lui, il tatuaggio.
Cazzo, lo dovevo immaginare!
Mi guidò con la sua vocina in camera dove iniziammo una sorprendente conversazione, lei col suo spagnolo puro dalla erre arrotata, decisamente diverso da quello a cui sono abituato, ed io col mio bislacco idioma imparato tra soggiorni all'estero e puttane sudamericane.
Ha degli interessi davvero affascinanti che si intersecano in qualche modo con i miei. Sopra una piccola scrivania un groviglio di libri ed appunti testimoniavano la sincerità delle sue parole ed io rimasi esterrefatto dalla qualità delle sue letture, peraltro abbastanza inquietanti considerata la situazione.
Iniziammo una lunga conversazione ed indugiai rapito dalle sue parole, dall'intensità dei suoi occhi neri e luccicanti, dal suo sorriso minaccioso. Tutta l’ambiguità che esprimeva il suo essere, fisico, psicologico e perché no, perfino esistenziale, tutto questo insieme di contraddizioni stavano aprendo una breccia nella mia volontà e lentamente mi convinsi di rimanere.
Imposi a me stesso un limite che non avrei oltrepassato e lanciai la mia controfferta di ottanta per fare tutto, ma se lei avesse voluto eliminare la parte classica del rapporto non mi sarei certo formalizzato.
Accettò: ottanta boccaculobocca!
Ci abbracciammo e provammo a baciarci. Ne uscì un bacio strano, sbilenco, nemmeno frontale. Entrambi poco convinti preferimmo soprassedere, a parte qualche altro goffo tentativo durante le operazioni a venire. Si slacciò il reggiseno e due bocce pesanti caddero giù. Apparentemente naturali, ad uno sguardo attento rivelarono qualche difetto di costruzione dovuto probabilmente all’età delle protesi. Comunque un bel lavoro.
Mi portò in bagno dove si adoperò in un’accurata ispezione genitale, su di me e senza condizione di reciprocità, a cui seguì il lavaggio ed una misteriosa quanto dolorosa spremitura del glande. Et voilà!
Poi mi fece cenno con la mano di levarmi dai coglioni e fu lei a cavalcare il bidet. Io rimasi fermo vicino alla porta, nella terra di mezzo, e lì mi asciugai con un due fogli di carta che presto si divisero rimanendo appesi uno sul cazzo e l’altro nel culo. Prima di sgattaiolare nel letto col mio cencio nel culo mi fermai ad osservarla mentre ingobbita armeggiava con acqua ed orifizi.
Cazzo, ho visto Chabal! Per un momento ho avuto una visione agghiacciante. I capelli le coprivano il viso, la sua parte migliore, le spalle curve e la schiena ispessita dalla posizione arcuata.
Appena mi ripresi scappai nell’altra stanza e mi buttai nel letto con gli occhi chiusi aspettando il suo arrivo.
La sentii frugare da qualche parte e nel silenzio tombale che seguì la immaginai intenta a lubrificarsi quella passera di cui poco prima scorsi i peli. Aspettai a lungo, crocifisso nel letto, poi sentii un movimento dal bagno, aprii un occhio e vidi nella silhouette del mio pisello un ombra strana, c’era qualcosa in più, un’aggiunta che non mi ero mai accorto di avere. Mi alzai di scatto per controllare e staccai indignato un pezzo di fazzoletto lungo e ritorto.
Lei nel frattempo arrivò e mi colse nel gesto di lanciare con le dita qualcosa contro la parete.
Istintivamente mi toccai il naso e così completai la gaffe, ma Aurora non vide o fece finta di niente e si acquattò sopra di me cercando la mia bocca mentre i suoi seni mi accarezzavano il petto.
Si industriò in un orale asettico mentre io la frugai appena tra le cosce lubrificate per poi dedicarmi al suo culo. Mi baciò i coglioni e poi lo leccò, lo leccò e lo leccò; per Dio, mai una volta che se lo fosse ficcato in bocca. Raramente e di sfuggita mi regalava strisciate a bocca piena ma evitò con cura di cacciarselo tutto dentro preferendo continuare con le sue estenuanti manipolazioni. Chissà, vecchi ricordi.
Rimasi a lungo barzotto e così decisi di dare una svolta e posizionarla a novanta gradi. Volevo preparare il terreno da colonizzare.
Si rannicchiò in una posizione ammazzauccello, ingobbita e quasi fetale, e così mi porse il culo. Scoprii più tardi che era restia ad aprirsi ed offrirsi, preferendo rimanere serrata e con una mano pronta a turare la falla. Decisi per un Rimming ad occhi chiusi, sembrava tutto ok ed affondai tranquillo. Poi volli guardare e con le mani le aprii i glutei. Sentii uno schiocco e poi il suono dell’aria che entra in una cavità, come il rumore di una bocca che si apre per inspirare: la lingua scollarsi dal palato e l’ossigeno fluire all'interno. Aurora prontamente si tappò la fessura che feci a malapena in tempo a scorgere, poco più su invece mi attendeva un perineo insolitamente lungo, di almeno dieci centimetri (cazzo, mai vista una cosa simile!), che si svasava in una grande areola rosa al cui centro soggiornava un buchino microscopico.
Lasciai perdere ed indossai il preservativo. Questa volta l’orale fu perlomeno decente e nel mentre potevo frugare senza guardare il culo che mi porgeva lateralmente. Ne uscì una consistenza sufficiente per le mie malatissime ed irrecuperabili inclinazioni ed una volta posizionata sul bordo del letto mi introdussi nel buco senza sesso. Appunto.
Durai fin troppo raggiungendo una temperatura che non andò mai oltre il barzotto ed Aurora, che fino ad allora era stata muta, iniziò a gemere fastidiosamente con una vocina stridula. Decisi di spingere più forte e ad ogni spinta un sibilo le usciva dalla passera finché non vi posò una mano sopra e chiuse lo sfiato. Questa cosa mi successe anche in passato, solo che quella volta fu proprio un fischio, altro che sibilo.
Raddoppiai l’intensità ed Aurora prese a gracchiare a volume sostenuto con quella sua voce stridula ed irreale nel mentre che, completamente raggomitolata, da sotto l’ascella mi trapassava con occhi di velluto. Quando mi accorsi del suo sguardo fisso su di me per poco non mi venne un colpo.
Diceva cose insensate, blaterava ed io non ne coglievo il nesso, mi sembrava un discorso troppo lungo ed inadatto alla situazione. Solo ogni tanto afferravo due parole, che ripeteva sempre più spesso come un mantra all'aumentare delle spinte: leche, culo.
Sfilai il cazzo e mi espulse con un sibilo lunghissimo come l’ultimo respiro di un malato di silicosi, si tappò e si girò di scatto per concludere con la venuta in bocca. Mi masturbai furiosamente tra le sue labbra che furono molto più generose di prima avvolgendomi la cappella senza timidezza; lo prese addirittura in bocca beccandosi pure due nocche sul grugno.
Sgorgai sulla lingua, sulle labbra e sulla guancia poi scappò in bagno per sputare deliziandomi con scatarrate e conati.
Sbucò tutta pimpante e proseguimmo la nostra conversazione come se nulla fosse.
Mi disse che tornerà.
 

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  • #3
Ah già, mi aveva accennato un giro abbastanza lungo per l'Italia settentrionale e perfino oltre. Poi, a settembre, anticipata dal suo sibilo dovrebbe tornare qua.
 
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Grande, pare un racconto da brivido di Lovecraft. Ora è a Firenze e questa sua componente artistica m'intriga.
 
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