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NOME INSERZIONISTA: Bambola atomica
RIFERIMENTO INTERNET: https://roma.bakecaincontrii.com/donna-cerca-uomo/11088-65039-127868-11088-34c2189851761
CITTA DELL'INCONTRO: Roma zona Infernetto
NAZIONALITA': colombiana
ETA': 18/20
CONFORMITA' ALL'ANNUNCIO: foto vere al 100%
SERVIZI OFFERTI (vedi DIZIONARIO): bj e rai1, altri non specificati
SERVIZI USUFRUITI: bj, rai1
COMPENSO RICHIESTO: 50
COMPENSO CONCORDATO: 50
DURATA DELL'INCONTRO: 15'
DESCRIZIONE FISICA: bellissima e snellissima giovinetta
ATTITUDINE: dolce e docile
REPERIBILITA': semplice
PRESENZA DI BARRIERE ARCHITETTONICHE: sì
TELEFONO: 3711336612
LA MIA RECENSIONE:
El año de mis noventa años quise regalarme una noche de amor loco con una adolescente virgen.
M'hai detto cazzi...
Marquiseta è un villaggio di povere capanne di legno e lamiera malassortite spalmato lungo un'ansa del Rio Ipoyundì che travasa le sue acque giallognole in un fiume più grande che tuttavia non ci interessa e che a sua volta sbocca in un qualche vasto oceano che ci interessa ancor meno.
Gli abitanti di Marquiseta nascono tutti gente povera e senza terra. Con un largo cappello e pochi stracci hanno risalito il fiume a fatica su barchette che erano poco più di un tavolato sconnesso saranno ormai una venticinquina d'anni, presidenziando allora César Cabrón Gaviria, prendendosi presto a schioppettate con gli indios.
Giusto il tempo di raccogliere le prime cipolle e seccare al sole quattro pesci sviscerati e dolciagnoli dai lunghi baffi e giù a far figli nella guazza appiccicaticcia della foresta pluviale, col fango grigio spesso tre dita attaccato notte e giorno ai calcagni nudi.
Figli che al primo scampolo d'indipendenza scendevano lesti il fiume chi per Mitù, chi per Yacayaca, ma tutti comunque destinati a perdersi e a non più ritrovarsi. Dei loro si portavano appresso, attaccato ai peli delle froge del naso, l'odore dei pesci gatto spanciati sui graticci presso l'ormeggio.
Ed era l'odore di casa.
A questo punto il puttaniere smaliziato avrà già capito dove va a parare il mio discorso, ma voglio essere ancora più esplicito: se mai un giorno dovesse capitarmi, per trasandatezza, incuria, sfortuna o per un accidente qualsiasi della vita, di ritrovarmi con il cazzo che fete di pesce fracico beh... un paio di problemini forse me ne farei e probabilmente non mi azzarderei nemmeno ad uscire di casa se non per recarmi trafilato da un dottore, figuriamoci avere contatti intimi con chicchessia per amor proprio (o chiamiamola pure vergogna) e per rispetto altrui.
Bambola atomica (nome d'arte orribile e disgraziato chi gliel'ha affibbiato... l'unica parola che le ho sentito pronunciare a seguito di una discreta serie di domande – fra cui come si chiamasse – è stato un “Giuly” o similare) non si scervella appresso a simili pensieri e convive col suo tanfo genitale con una naturalezza disarmante che fa credere che non se ne renda conto e che per lei sia del tutto normale effonderlo per la stanza come un vaporizzatore e quasi che ci si dovrebbe preoccupare del contrario perché quello è l'odore della femmina.
Passi che divide la casa con un brutto trans che le fa da telefonista, da traduttore e da psicopompo ma che ha la correttezza formale di non intascare un euro in presenza del cliente (“perché il lavoro è della ragazza, non il mio” spiega); passi che in casa loro tocca togliersi le scarpe e camminare scalzi manco fosse un sedici metri alberato con la plancia in teak ormeggiato a Portofino (anche se a me sembra più un modo per evitare che qualcuno prenda il fugone vinto dal ripensamento); passino i soliti mini-cani starnazzanti, passi, passi tutto... ma il puzzo no...
perchè montare una sì bella ragazza da retro ma dover volgere il capo di lato vinto dagli effluvi marinerecci e stringere la trachea a forza di glottide ed epiglottide per impedirsi il conato è cosa brutta e ancor più brutta è l'essere costretti a trattenere il respiro nel momento stesso in cui il corpo richiede maggiore ossigenazione... e tornati a casa propria, non c'è lavanda che tenga, non c'è bicarbonato amuchina balsamo o peperoncino di cayenna che riesca a toglier via dai peli del pube quell'afrore da mercato rionale in un assolato venerdì pomeriggio.
Che gran peccato.
Soprattutto, perché le premesse estetiche ovvero il materiale umanamente femminile c'è ed è di livello eccellente: bella quando si vuole dire bella – non porca o trucida o che infonde sesso ma semplicemente bella – di una bellezza quasi disarmante che guardandola in foto non la si può cogliere se non in frazione; bella di una gioventù vera e snella e slanciata nelle sue membra di proporzioni perfette: il seno piccolo, il sedere tondo e sodo, la vita affusolata e le labbra che chiamano amore senza saperlo, senza coscienza forse di cosa possano provocare in chi le guarda rapito. Ma il bocchino che esercita paziente (sia pur migliorabile e molto) e le movenze selvaticamente audaci che assume montando in groppa a questo pover'uomo e l'immagine oniricamente divina del suo culetto appecorato, tutto è cancellato da quell'odor di fogna che le cova dentro.
Addio mio mon chéri, cioccolatino al latte ripieno di calamari e paranza iti a male.
RIFERIMENTO INTERNET: https://roma.bakecaincontrii.com/donna-cerca-uomo/11088-65039-127868-11088-34c2189851761
CITTA DELL'INCONTRO: Roma zona Infernetto
NAZIONALITA': colombiana
ETA': 18/20
CONFORMITA' ALL'ANNUNCIO: foto vere al 100%
SERVIZI OFFERTI (vedi DIZIONARIO): bj e rai1, altri non specificati
SERVIZI USUFRUITI: bj, rai1
COMPENSO RICHIESTO: 50
COMPENSO CONCORDATO: 50
DURATA DELL'INCONTRO: 15'
DESCRIZIONE FISICA: bellissima e snellissima giovinetta
ATTITUDINE: dolce e docile
REPERIBILITA': semplice
PRESENZA DI BARRIERE ARCHITETTONICHE: sì
TELEFONO: 3711336612
LA MIA RECENSIONE:
El año de mis noventa años quise regalarme una noche de amor loco con una adolescente virgen.
M'hai detto cazzi...
Marquiseta è un villaggio di povere capanne di legno e lamiera malassortite spalmato lungo un'ansa del Rio Ipoyundì che travasa le sue acque giallognole in un fiume più grande che tuttavia non ci interessa e che a sua volta sbocca in un qualche vasto oceano che ci interessa ancor meno.
Gli abitanti di Marquiseta nascono tutti gente povera e senza terra. Con un largo cappello e pochi stracci hanno risalito il fiume a fatica su barchette che erano poco più di un tavolato sconnesso saranno ormai una venticinquina d'anni, presidenziando allora César Cabrón Gaviria, prendendosi presto a schioppettate con gli indios.
Giusto il tempo di raccogliere le prime cipolle e seccare al sole quattro pesci sviscerati e dolciagnoli dai lunghi baffi e giù a far figli nella guazza appiccicaticcia della foresta pluviale, col fango grigio spesso tre dita attaccato notte e giorno ai calcagni nudi.
Figli che al primo scampolo d'indipendenza scendevano lesti il fiume chi per Mitù, chi per Yacayaca, ma tutti comunque destinati a perdersi e a non più ritrovarsi. Dei loro si portavano appresso, attaccato ai peli delle froge del naso, l'odore dei pesci gatto spanciati sui graticci presso l'ormeggio.
Ed era l'odore di casa.
A questo punto il puttaniere smaliziato avrà già capito dove va a parare il mio discorso, ma voglio essere ancora più esplicito: se mai un giorno dovesse capitarmi, per trasandatezza, incuria, sfortuna o per un accidente qualsiasi della vita, di ritrovarmi con il cazzo che fete di pesce fracico beh... un paio di problemini forse me ne farei e probabilmente non mi azzarderei nemmeno ad uscire di casa se non per recarmi trafilato da un dottore, figuriamoci avere contatti intimi con chicchessia per amor proprio (o chiamiamola pure vergogna) e per rispetto altrui.
Bambola atomica (nome d'arte orribile e disgraziato chi gliel'ha affibbiato... l'unica parola che le ho sentito pronunciare a seguito di una discreta serie di domande – fra cui come si chiamasse – è stato un “Giuly” o similare) non si scervella appresso a simili pensieri e convive col suo tanfo genitale con una naturalezza disarmante che fa credere che non se ne renda conto e che per lei sia del tutto normale effonderlo per la stanza come un vaporizzatore e quasi che ci si dovrebbe preoccupare del contrario perché quello è l'odore della femmina.
Passi che divide la casa con un brutto trans che le fa da telefonista, da traduttore e da psicopompo ma che ha la correttezza formale di non intascare un euro in presenza del cliente (“perché il lavoro è della ragazza, non il mio” spiega); passi che in casa loro tocca togliersi le scarpe e camminare scalzi manco fosse un sedici metri alberato con la plancia in teak ormeggiato a Portofino (anche se a me sembra più un modo per evitare che qualcuno prenda il fugone vinto dal ripensamento); passino i soliti mini-cani starnazzanti, passi, passi tutto... ma il puzzo no...
perchè montare una sì bella ragazza da retro ma dover volgere il capo di lato vinto dagli effluvi marinerecci e stringere la trachea a forza di glottide ed epiglottide per impedirsi il conato è cosa brutta e ancor più brutta è l'essere costretti a trattenere il respiro nel momento stesso in cui il corpo richiede maggiore ossigenazione... e tornati a casa propria, non c'è lavanda che tenga, non c'è bicarbonato amuchina balsamo o peperoncino di cayenna che riesca a toglier via dai peli del pube quell'afrore da mercato rionale in un assolato venerdì pomeriggio.
Che gran peccato.
Soprattutto, perché le premesse estetiche ovvero il materiale umanamente femminile c'è ed è di livello eccellente: bella quando si vuole dire bella – non porca o trucida o che infonde sesso ma semplicemente bella – di una bellezza quasi disarmante che guardandola in foto non la si può cogliere se non in frazione; bella di una gioventù vera e snella e slanciata nelle sue membra di proporzioni perfette: il seno piccolo, il sedere tondo e sodo, la vita affusolata e le labbra che chiamano amore senza saperlo, senza coscienza forse di cosa possano provocare in chi le guarda rapito. Ma il bocchino che esercita paziente (sia pur migliorabile e molto) e le movenze selvaticamente audaci che assume montando in groppa a questo pover'uomo e l'immagine oniricamente divina del suo culetto appecorato, tutto è cancellato da quell'odor di fogna che le cova dentro.
Addio mio mon chéri, cioccolatino al latte ripieno di calamari e paranza iti a male.
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