Ero seduta su quello sgabello,
una grande tela bianca adagiata sul cavalletto, i colori e un pennello tra le dita.
Avevo 12 anni e tutta una vita davanti.
I miei colori, i miei sogni, le mie emozioni...
Un'esplosione variopinta spenta da uno tsunami che ha stravolto la mia vita. Eppure mio padre continuava a dirmi: c'è più tempo che vita, ma io non lo capivo.
Non le capivo proprio quelle parole e continuavo imperterrita a disegnare, a fantasticare, sino a far diventare nera quella tela bianca.
La tristezza le lacrime e quelle spennellate colorate mi davano speranza.
La mia stanza era troppo piccola e stretta per la mia grande tela, ma cosa avrei potuto fare se non prendere il volo?
La mia anima ribelle chiusa in pomeriggi, notti in bianco, a dipingere ciò che provavo e a pensare che anche l’ultimo quadro avrebbe regalato un'emozione a chi l'aveva commissionato. “Fai tu!” mi dicevano, ed io aspettavo di cogliere l'attimo, l'ispirazione, ma non facevo altro che rappresentare quello che avevo dentro.
Finalmente arrivò quel giorno, appesi quel pennello al muro e piena di me, con le ginocchia che mi tremavano, la paura, l'angoscia che avevo dentro, mi incamminai su un'altra strada.
Ero piccola, ma determinata nel costruire il mio futuro.
Mi ritrovai sotto una campana di vetro, un si, un figlio.
Dio quanto ero felice! Felice di dare una vita alla vita che avrei voluto io, il suo pianto, il suo profumo, la sua pelle morbida, così piccolo, fragile, le sue manine, quel fagottino quante volte l'ho disegnato in quei nove mesi, eccolo li, finalmente fra le mie braccia, per la prima volta ho saputo cos'è la felicità.
Strana la vita, avevo coronato il mio sogno da bambina, almeno così credevo sino a quando non mi risvegliai, un' altra donna trasformò il mio sogno in un incubo...che fare?
Non potevo mica permettere il lusso alla disperazione di trascinarmi in una depressione che avrebbe fatto male solo a quei sorrisi e a quegli occhetti dolci.
Il mio unico pensiero era il suo benessere, la sua tranquillità, la sua felicità.
Mentre quelle schegge di vetro mi laceravano il cuore, pensavo: "lui è e sarà sempre il mio punto fermo, tutto il resto mi ruota solo attorno, lo proteggero' per tutta la mia vita!"
Vivevo con la sua felicità riflessa nei miei occhi e ho imparato nuovamente a sorridere.
Quanto possa cambiare la vita un figlio? Tanto!
I suoi primi passi, la prima volta sentire quella parola 'mamma', quanta forza mi dava quel piccoletto!
Un'altra tela,
un'altra vita,
ed un altro si.
Non avevo tempo e glielo ripetevo sempre.
Anche l'ultima sera apparecchiai la tavola per tre, era quasi Natale e tanti progetti per il futuro, io che avevo imparato cosa voleva dire carpe diem, mi ero lasciata andare nel pianificare quello che sarebbe stato, per noi, per il mio piccolo.
Avevo investito tanto tempo e tutto quello che avevo, ma ad un tratto il sole si spense, "signora abbiamo fatto tutto il possibile" mi sentii dire, io la guardai incredula, le lacrime rigavano il mio volto in un silenzio tombale.
L'arcobaleno che avevo dipinto in quegli anni non c'era più, affranta da un dolore lancinante pensai con freddissima razionalità che doveva andare così, il telefono squilla mio figlio che mi chiedeva notizie ed io con voce pacata e tranquilla gli dissi "mamma sta arrivando, io ci sarò sempre e per sempre per te e dentro di te!
Che vita allucinante, pagine di storie con la scritta the end ogni capitolo nuovo.
Giorni bui si susseguirono, ma dovevo rinascere, neanche la morte può spegnere il mio sorriso mi dicevo. Ad un tratto tutto quel dolore mi diede la forza di rialzarmi, cazzo ho un figlio, non era questo che volevo per lui!
Il disagio economico che si creò da lì a poco mi mise in ginocchio e semplicemente con un misero annuncio su un sito alla buona cercai di rialzarmi.
Semplicemente Giulia, così nacque lei.
Donna determinata, caratterialmente altruista consapevole di quello che sarebbe stato, comincio' pari passo a vivere la mia vita e a far rinascere in me una consapevolezza diversa.
Ho sempre cercato di tutelare i miei affetti, di proteggerli, tenendoli lontani il più possibile, dalla maschera e dal vestito che indosso, vivendo con l'ansia ed il terrore di essere scoperta.
In fondo in fondo io volevo una vita semplice, un mare calmo dopo tanta tempesta, una serenità non indifferente nonostante tutto, ma alla fine sticazzi, la gente ha bocca solo per sentenziare, dimenticando la persona che sei sempre stata. Un'altra pagina, un'altro capitolo ed un'altra tela grande da colorare.
Giulia gio