CARATTERISTICHE GENERALI
NOME INSERZIONISTA: Carolina
RIFERIMENTO INTERNET: http://cagliari.bakecaincontrii.com/donna-cerca-uomo/caro-new-new-carolina-yrzz83469289
CITTA DELL'INCONTRO: Cagliari
NAZIONALITA': Venezuelana
ETA': 24 dice, ma secondo me siamo intorno ai 30
CONFORMITA' ALL'ANNUNCIO: zero
SERVIZI OFFERTI (vedi DIZIONARIO): tutti tranne cim
SERVIZI USUFRUITI: tutti tranne cim
COMPENSO RICHIESTO: 100
COMPENSO CONCORDATO: 100 ma trattabilissimi
DURATA DELL'INCONTRO: poco più di ternta minuti
DESCRIZIONE FISICA: 1,60 scarsi, cicciottella soprattutto il girovita, culo grande e tosto, seno terza dura, viso indio normale, passabile
ATTITUDINE: compiacente, partecipe
REPERIBILITA': buona
PRESENZA DI BARRIERE ARCHITETTONICHE: qualche scalino
INDEX RICERCHE: 34591848xx
LA MIA RECENSIONE:
Ci sono periodi dell'anno in cui questa città muta aspetto. Improvvisamente viene presa d'assalto da una variegata - mai troppo ahimè - colonia di prostitute sudamericane in età avanzata, quasi tutte un po' sgraziate, aggressive, siliconate e truffaldine, leste ad arraffare le ultime monete che il mercato può offrir loro. Cagliari e i suoi dintorni diventano una sorta di cimitero degli elefanti, il buen retiro di lardellate sudamericane ad un passo dalla pensione se non in avanzato stato di decomposizione. Anche quelle giovani, anagraficamente parlando, sono già su quella scia, istruite alla perfezione dalle comari con cui condividono le sorti.
Ogni tanto però compare qualche personaggio che fa della normalità la sua unica virtù e allora c'è da stappare una bottiglia, da accendere un cero in chiesa perché laddove l'estetica non appare eclatante almeno emergono altre qualità, vale a dire, i servizi alla persona. Purtroppo c'è anche un viceversa: ad un livello estetico decente, si accompagnano spesso scazzo e furberie.
Insomma, bisogna accontentarsi.
Nelle settimane scorse sono stato con Carolina un paio di volte e ne sono uscito entrambe soddisfatto, diciamo così. Voglio raccontare il primo incontro, sebbene il secondo sia stato più gratificante viste le inequivocabili patacche di liquido biancastro che mi ha lasciato sul pube e nel preservativo. E poi eravamo finalmente in un letto come Dio comanda.
Il primo appuntamento però ha sempre un fascino maggiore, almeno per me: entrare, presentarsi, cash e dopo dieci minuti glielo sto piantando in culo. Non è affascinante?
Due sconosciuti che s’incontrano, che si fiutano e si osservano e che azzardano pratiche sessuali degne di due amanti consolidati e che magari, se il caso vorrà, alla fine proveranno perfino piacere.
Beninteso, non è solo il caso a decidere, ma questo è un discorso lungo che qua forse non rileva. O forse sì?
Andiamo con ordine.
Carolina non era proprio ciò che andavo cercando però, si sa, ad inseguire le proprie perversioni si spreca tempo e denaro senza trovar mai soddisfazione ed io ero un po' stufo di suonare campanelli e di radiografare culi e disponibilità delle tipe.
Così ho deciso di piantare la mia bandierina tra le solide chiappe di questa latina e di cercare ristoro al loro interno.
Non è un granché, parliamoci chiaro, dice inoltre di avere ventiquattro anni. Sì va bè ed io sono Ibrahimovic.
Amici, chiamatemi Zlatan.
Il viso è passabile, genere indio che a me non dispiace; il corpo è tracagnotto e con qualche chilo di troppo sparso qua e là tra girovita e glutei. Il sorriso non è proprio smagliante, troppi spazi e troppi sibili tra un dente e l'altro, difficile possa essere selezionata per la pubblicità di qualche dentifricio. Però è stata molto affettuosa e dolce. Tette al vento e perizoma, mi ha accolto con un bacio di benvenuto, poi mi ha abbracciato forte e a lungo manco fossi tornato dal fronte ed io, interpretando il ruolo, ho abbassato le mani per toccarle il culo.
Pietra!
È grande, largo e spesso ma è anche duro che non ti aspetti. E poi liscio da accarezzare fino al suo piccolo caldo epicentro.
Anche le tette sono dure e alte. Ecco, fisicamente si salvano due cose: la durezza delle tette e quella del culo e per me tutto ciò in quel momento era sufficiente.
Certo, osservato con l'occhio dell'esteta non è proprio un gran culo, ma lo sguardo attento dell'inculatore seriale aveva intravisto in quella massa di solida polpa qualcosa per cui valeva la pena indugiare e sperperare un po' di liquidi: una sfida da raccogliere.
Appena stabilito l'accordo mi ha piantato la lingua in bocca mentre con una mano mi massaggiava l'ambaradan che ha reagito come un puledro imbizzarrito.
Poi l'ho girata per provare a metterla a novanta gradi sul letto ma purtroppo non è stato possibile perché è tutto scassato e cigolante. Ho fatto giusto in tempo a compiere una profonda immersione e a verificare se fosse disponibile oltre che pulita, ho trovato solo un leggero odore naturale che non mi è dispiaciuto affatto ma che anzi ha prodotto una vigorosa pompata di sangue laggiù nei corpi cavernosi.
Abbandonato il letto mi sono inginocchiato dietro di lei che attendeva in piedi; quella, che stupida non è, si è piegata in avanti spontaneamente poggiando le mani sulla parete e il culo si è magicamente aperto davanti alla mia faccia.
Per arrivare al nocciolo ho dovuto aiutarmi con le mani perché è il classico culo sudamericano a tenaglia, di quelli difficili da aprire, muscolosi e tesi. Lei apprezzava i miei sforzi e a un certo punto mi è sembrato, o meglio mi sono immaginato, che avesse esclamato intimamente Meta! quando le ho vellicato il buco. Invece si è limitata a socchiudere gli occhi e a stendere le braccia contro la parete per venire incontro alla mia lingua.
Gemeva e s’inarcava ancora di più, contemporaneamente io potevo esplorare con le dita i suoi segreti, potevo forzare serrature, scardinare ingranaggi e oliare meccanismi apparentemente chiusi a doppia mandata.
Nota di merito. Il buco del culo è quanto di più coriaceo io abbia mai trovato, dotato di una forza muscolare fuori media. Scommetto che se mai vi si provasse ad inserire una noce sarebbe in grado di spaccarla con una semplice contrazione.
Oddio, ad onor del vero altri ne ho trovato con simili caratteristiche, ma mai nessuno che alla resa dei conti si fosse rivelato così percorribile e poco ostile come quello di Carolina. Come dire, è la volontà che esegue ciò che il desiderio comanda, è dalla testa di Carolina che è partito l'input affinché quel buco da arma di distruzione di prepuzi diventasse strumento di godimento, perché morfologicamente e strutturalmente quel buco lì dovrebbe essere imperforabile o, extrema ratio, capace di stritolare fino alla cancrena un ospite non gradito. E tutto ciò mi eccitava.
Ho saggiato la sua forza e la sua resistenza all'intrusione delle dita e ho continuato a stupirmi ed eccitarmi. Mi sono chiesto come avrei potuto di lì a qualche minuto infilarci pure il cazzo, pareva impossibile talmente poderosa era quella stretta.
Lei nel mentre lasciava fare e si bagnava, era evidente.
Siamo stati in quella posizione assurda per un bel po', finché le rotule e i lombari hanno cominciato a scricchiolare e mi sono dovuto sollevare. Fosse stato per lei sarebbe ancora lì, a chiappe divaricate e la mia faccia in mezzo.
Subito si è inginocchiata e dopo aver poggiato le sue mani sulle mie cosce, ha iniziato un ottimo orale cadenzato e senza fretta. Non si è staccata un attimo e non ha usato le mani.
Poi ho voluto prenderla da dietro. Ha affondato le ginocchia sul bordo del letto ed io dietro di lei come un cane in calore. Cinque minuti cinque di pecorina durante la quale ho rovistato con il pollice nel suo pertugio compiacendomi di trovare la situazione più scorrevole, mentre lei pareva essere a proprio agio o perlomeno prendeva la ma attività con una certa filosofia, consapevole che fosse la necessaria ouverture per il movimento successivo, quello più interessante.
Quando è giunta l'ora del culo ha cosparso buco e pisello di lubrificante, si è messa ad angolo acuto e poco prima di iniziare, come se si fosse destata da un torpore per via di un pensiero martellante, si è girata di scatto pronunciando con la stessa implorante espressione di un paziente che si affida al chirurgo le ultime parole famose: "Farai piano, vero?"
Sembrava un addio.
L'inizio è stato complicatissimo, avevo l'impressione di spingere contro una parete di cemento. Non uno spiraglio, non un cedimento, niente, solo un muro di carne compatta.
Dopo diversi minuti e grazie al fatto di averla allargata meglio, ho percepito un mutamento, qualche tessuto aveva ceduto aprendo la strada di pochi millimetri.
Fermi tutti, silenzio, aspettiamo.
Alcuni secondi perché si abituasse al nuovo ospite e poi piccole spinte per guadagnare altro terreno.
Fatto!
Qualche attimo dopo e in modo del tutto naturale la cappella è stata inghiottita, è scivolata dentro fino ad essere nuovamente strozzata nel punto dove inizia l'asta, e tutto ciò senza che né io né Carolina ci fossimo mossi.
Oh ragazzi, una stretta micidiale eppure così piacevole, la strana sensazione che una ventosa mi avesse risucchiato e che continuasse ad aspirare al suo interno una parte di me nel tentativo di separarla dal resto del corpo che avrebbe voluto chiudere fuori.
Altri secondi di assoluta immobilità prima delle solite micro spinte mie e sue per fecondare il terreno.
Lei non opponeva alcuna resistenza psicologica ma s’intuiva che da remoto cercava di controllare quel muscolo tenace che agiva in modo del tutto autonomo, cioè s’intuiva che voleva portare a compimento l'opera, insomma era collaborativa e partecipe anche perché nel frattempo facevo di tutto per riuscire a toccarla.
Una volta avvertito un piccolo rilassamento ho dato una spinta lenta ma decisa entrando d'un botto fino alla radice ed avvertendo dentro quella piccola circonferenza lo scorrere del cazzo per tutta la sua lunghezza. Sublime.
Quella, colta di sorpresa, ha emesso un verso animalesco per poi aggrapparsi alle lenzuola, una specie di singhiozzo singolo e prolungato, come se avesse preso una boccata d'aria dopo un’estenuante apnea. Nello stesso tempo, lento e inesorabile, affondavo al suo interno con spinte a lunga gittata senza tralasciare alcun centimetro.
Il più era fatto e ora potevamo sbizzarrirci. Le ho chiesto ad esempio di aprirsi le natiche con entrambe le mani e lei ha eseguito docile, immergendo la faccia tra i cuscini.
Quando ho avvertito i primi conati di sperma affacciarsi alla porta, sono uscito da quella tenaglia che subito, vendicativa, è tornata una chiusura stagna rischiando di arpionare il preservativo al proprio interno. Che fantastica sensazione percepire sulla pelle il buco richiudersi dietro il mio passaggio.
Ho afferrato il profilattico prima che si sfilasse completamente e rimanesse appeso in modo grottesco dietro di lei, sarebbe stato troppo.
Dopo qualche sguardo d'intesa, Carolina si è distesa nel letto, io mi sono seduto sulla sua faccia ficcandole le palle in bocca e puntando il getto sulle sue tette.
E così, mentre la mia mente fluttuava in un caleidoscopio di pensieri esistenziali del tutto incongruenti, più sotto Carolina gozzovigliava il suo pasto nudo osservando con occhio vitreo la pioggia bianca che le bagnava i seni.
NOME INSERZIONISTA: Carolina
RIFERIMENTO INTERNET: http://cagliari.bakecaincontrii.com/donna-cerca-uomo/caro-new-new-carolina-yrzz83469289
CITTA DELL'INCONTRO: Cagliari
NAZIONALITA': Venezuelana
ETA': 24 dice, ma secondo me siamo intorno ai 30
CONFORMITA' ALL'ANNUNCIO: zero
SERVIZI OFFERTI (vedi DIZIONARIO): tutti tranne cim
SERVIZI USUFRUITI: tutti tranne cim
COMPENSO RICHIESTO: 100
COMPENSO CONCORDATO: 100 ma trattabilissimi
DURATA DELL'INCONTRO: poco più di ternta minuti
DESCRIZIONE FISICA: 1,60 scarsi, cicciottella soprattutto il girovita, culo grande e tosto, seno terza dura, viso indio normale, passabile
ATTITUDINE: compiacente, partecipe
REPERIBILITA': buona
PRESENZA DI BARRIERE ARCHITETTONICHE: qualche scalino
INDEX RICERCHE: 34591848xx
LA MIA RECENSIONE:
Ci sono periodi dell'anno in cui questa città muta aspetto. Improvvisamente viene presa d'assalto da una variegata - mai troppo ahimè - colonia di prostitute sudamericane in età avanzata, quasi tutte un po' sgraziate, aggressive, siliconate e truffaldine, leste ad arraffare le ultime monete che il mercato può offrir loro. Cagliari e i suoi dintorni diventano una sorta di cimitero degli elefanti, il buen retiro di lardellate sudamericane ad un passo dalla pensione se non in avanzato stato di decomposizione. Anche quelle giovani, anagraficamente parlando, sono già su quella scia, istruite alla perfezione dalle comari con cui condividono le sorti.
Ogni tanto però compare qualche personaggio che fa della normalità la sua unica virtù e allora c'è da stappare una bottiglia, da accendere un cero in chiesa perché laddove l'estetica non appare eclatante almeno emergono altre qualità, vale a dire, i servizi alla persona. Purtroppo c'è anche un viceversa: ad un livello estetico decente, si accompagnano spesso scazzo e furberie.
Insomma, bisogna accontentarsi.
Nelle settimane scorse sono stato con Carolina un paio di volte e ne sono uscito entrambe soddisfatto, diciamo così. Voglio raccontare il primo incontro, sebbene il secondo sia stato più gratificante viste le inequivocabili patacche di liquido biancastro che mi ha lasciato sul pube e nel preservativo. E poi eravamo finalmente in un letto come Dio comanda.
Il primo appuntamento però ha sempre un fascino maggiore, almeno per me: entrare, presentarsi, cash e dopo dieci minuti glielo sto piantando in culo. Non è affascinante?
Due sconosciuti che s’incontrano, che si fiutano e si osservano e che azzardano pratiche sessuali degne di due amanti consolidati e che magari, se il caso vorrà, alla fine proveranno perfino piacere.
Beninteso, non è solo il caso a decidere, ma questo è un discorso lungo che qua forse non rileva. O forse sì?
Andiamo con ordine.
Carolina non era proprio ciò che andavo cercando però, si sa, ad inseguire le proprie perversioni si spreca tempo e denaro senza trovar mai soddisfazione ed io ero un po' stufo di suonare campanelli e di radiografare culi e disponibilità delle tipe.
Così ho deciso di piantare la mia bandierina tra le solide chiappe di questa latina e di cercare ristoro al loro interno.
Non è un granché, parliamoci chiaro, dice inoltre di avere ventiquattro anni. Sì va bè ed io sono Ibrahimovic.
Amici, chiamatemi Zlatan.
Il viso è passabile, genere indio che a me non dispiace; il corpo è tracagnotto e con qualche chilo di troppo sparso qua e là tra girovita e glutei. Il sorriso non è proprio smagliante, troppi spazi e troppi sibili tra un dente e l'altro, difficile possa essere selezionata per la pubblicità di qualche dentifricio. Però è stata molto affettuosa e dolce. Tette al vento e perizoma, mi ha accolto con un bacio di benvenuto, poi mi ha abbracciato forte e a lungo manco fossi tornato dal fronte ed io, interpretando il ruolo, ho abbassato le mani per toccarle il culo.
Pietra!
È grande, largo e spesso ma è anche duro che non ti aspetti. E poi liscio da accarezzare fino al suo piccolo caldo epicentro.
Anche le tette sono dure e alte. Ecco, fisicamente si salvano due cose: la durezza delle tette e quella del culo e per me tutto ciò in quel momento era sufficiente.
Certo, osservato con l'occhio dell'esteta non è proprio un gran culo, ma lo sguardo attento dell'inculatore seriale aveva intravisto in quella massa di solida polpa qualcosa per cui valeva la pena indugiare e sperperare un po' di liquidi: una sfida da raccogliere.
Appena stabilito l'accordo mi ha piantato la lingua in bocca mentre con una mano mi massaggiava l'ambaradan che ha reagito come un puledro imbizzarrito.
Poi l'ho girata per provare a metterla a novanta gradi sul letto ma purtroppo non è stato possibile perché è tutto scassato e cigolante. Ho fatto giusto in tempo a compiere una profonda immersione e a verificare se fosse disponibile oltre che pulita, ho trovato solo un leggero odore naturale che non mi è dispiaciuto affatto ma che anzi ha prodotto una vigorosa pompata di sangue laggiù nei corpi cavernosi.
Abbandonato il letto mi sono inginocchiato dietro di lei che attendeva in piedi; quella, che stupida non è, si è piegata in avanti spontaneamente poggiando le mani sulla parete e il culo si è magicamente aperto davanti alla mia faccia.
Per arrivare al nocciolo ho dovuto aiutarmi con le mani perché è il classico culo sudamericano a tenaglia, di quelli difficili da aprire, muscolosi e tesi. Lei apprezzava i miei sforzi e a un certo punto mi è sembrato, o meglio mi sono immaginato, che avesse esclamato intimamente Meta! quando le ho vellicato il buco. Invece si è limitata a socchiudere gli occhi e a stendere le braccia contro la parete per venire incontro alla mia lingua.
Gemeva e s’inarcava ancora di più, contemporaneamente io potevo esplorare con le dita i suoi segreti, potevo forzare serrature, scardinare ingranaggi e oliare meccanismi apparentemente chiusi a doppia mandata.
Nota di merito. Il buco del culo è quanto di più coriaceo io abbia mai trovato, dotato di una forza muscolare fuori media. Scommetto che se mai vi si provasse ad inserire una noce sarebbe in grado di spaccarla con una semplice contrazione.
Oddio, ad onor del vero altri ne ho trovato con simili caratteristiche, ma mai nessuno che alla resa dei conti si fosse rivelato così percorribile e poco ostile come quello di Carolina. Come dire, è la volontà che esegue ciò che il desiderio comanda, è dalla testa di Carolina che è partito l'input affinché quel buco da arma di distruzione di prepuzi diventasse strumento di godimento, perché morfologicamente e strutturalmente quel buco lì dovrebbe essere imperforabile o, extrema ratio, capace di stritolare fino alla cancrena un ospite non gradito. E tutto ciò mi eccitava.
Ho saggiato la sua forza e la sua resistenza all'intrusione delle dita e ho continuato a stupirmi ed eccitarmi. Mi sono chiesto come avrei potuto di lì a qualche minuto infilarci pure il cazzo, pareva impossibile talmente poderosa era quella stretta.
Lei nel mentre lasciava fare e si bagnava, era evidente.
Siamo stati in quella posizione assurda per un bel po', finché le rotule e i lombari hanno cominciato a scricchiolare e mi sono dovuto sollevare. Fosse stato per lei sarebbe ancora lì, a chiappe divaricate e la mia faccia in mezzo.
Subito si è inginocchiata e dopo aver poggiato le sue mani sulle mie cosce, ha iniziato un ottimo orale cadenzato e senza fretta. Non si è staccata un attimo e non ha usato le mani.
Poi ho voluto prenderla da dietro. Ha affondato le ginocchia sul bordo del letto ed io dietro di lei come un cane in calore. Cinque minuti cinque di pecorina durante la quale ho rovistato con il pollice nel suo pertugio compiacendomi di trovare la situazione più scorrevole, mentre lei pareva essere a proprio agio o perlomeno prendeva la ma attività con una certa filosofia, consapevole che fosse la necessaria ouverture per il movimento successivo, quello più interessante.
Quando è giunta l'ora del culo ha cosparso buco e pisello di lubrificante, si è messa ad angolo acuto e poco prima di iniziare, come se si fosse destata da un torpore per via di un pensiero martellante, si è girata di scatto pronunciando con la stessa implorante espressione di un paziente che si affida al chirurgo le ultime parole famose: "Farai piano, vero?"
Sembrava un addio.
L'inizio è stato complicatissimo, avevo l'impressione di spingere contro una parete di cemento. Non uno spiraglio, non un cedimento, niente, solo un muro di carne compatta.
Dopo diversi minuti e grazie al fatto di averla allargata meglio, ho percepito un mutamento, qualche tessuto aveva ceduto aprendo la strada di pochi millimetri.
Fermi tutti, silenzio, aspettiamo.
Alcuni secondi perché si abituasse al nuovo ospite e poi piccole spinte per guadagnare altro terreno.
Fatto!
Qualche attimo dopo e in modo del tutto naturale la cappella è stata inghiottita, è scivolata dentro fino ad essere nuovamente strozzata nel punto dove inizia l'asta, e tutto ciò senza che né io né Carolina ci fossimo mossi.
Oh ragazzi, una stretta micidiale eppure così piacevole, la strana sensazione che una ventosa mi avesse risucchiato e che continuasse ad aspirare al suo interno una parte di me nel tentativo di separarla dal resto del corpo che avrebbe voluto chiudere fuori.
Altri secondi di assoluta immobilità prima delle solite micro spinte mie e sue per fecondare il terreno.
Lei non opponeva alcuna resistenza psicologica ma s’intuiva che da remoto cercava di controllare quel muscolo tenace che agiva in modo del tutto autonomo, cioè s’intuiva che voleva portare a compimento l'opera, insomma era collaborativa e partecipe anche perché nel frattempo facevo di tutto per riuscire a toccarla.
Una volta avvertito un piccolo rilassamento ho dato una spinta lenta ma decisa entrando d'un botto fino alla radice ed avvertendo dentro quella piccola circonferenza lo scorrere del cazzo per tutta la sua lunghezza. Sublime.
Quella, colta di sorpresa, ha emesso un verso animalesco per poi aggrapparsi alle lenzuola, una specie di singhiozzo singolo e prolungato, come se avesse preso una boccata d'aria dopo un’estenuante apnea. Nello stesso tempo, lento e inesorabile, affondavo al suo interno con spinte a lunga gittata senza tralasciare alcun centimetro.
Il più era fatto e ora potevamo sbizzarrirci. Le ho chiesto ad esempio di aprirsi le natiche con entrambe le mani e lei ha eseguito docile, immergendo la faccia tra i cuscini.
Quando ho avvertito i primi conati di sperma affacciarsi alla porta, sono uscito da quella tenaglia che subito, vendicativa, è tornata una chiusura stagna rischiando di arpionare il preservativo al proprio interno. Che fantastica sensazione percepire sulla pelle il buco richiudersi dietro il mio passaggio.
Ho afferrato il profilattico prima che si sfilasse completamente e rimanesse appeso in modo grottesco dietro di lei, sarebbe stato troppo.
Dopo qualche sguardo d'intesa, Carolina si è distesa nel letto, io mi sono seduto sulla sua faccia ficcandole le palle in bocca e puntando il getto sulle sue tette.
E così, mentre la mia mente fluttuava in un caleidoscopio di pensieri esistenziali del tutto incongruenti, più sotto Carolina gozzovigliava il suo pasto nudo osservando con occhio vitreo la pioggia bianca che le bagnava i seni.