CIAO GRANDE "VECJO" (ENZO BEARZOT )

pantegana

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Mitica la scena della discussione con sandro pertini durante la partita a poker sull'aereo (insieme a zoff e causio), che riportava la nazionale campione del mondo '82 dalla spagna in italia. Se ne va uno dei signori (oggi sempre più rari), del calcio italiano e dello sport in generale. Buon viaggio Enzo!!

[youtube:eoibfudp]http://www.youtube.com/watch?v=r8O4Hp3VzDY[/youtube:eoibfudp]
 
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Personalmente ho gioito ed apprezzato più la vittoria del mondiale in spagna con lui alla guida che quella del '96 guidata da lippi. Bel mondiale anche quello del '78 in argentina in cui arrivammo quarti. Saggio nell'amalgamare i calciatori e tenere unito lo spogliatoio nei momenti più delicati, come ad esempio durante il mondiale spagnolo, quando la squadra venne criticata per lo scarso rendimento nelle prime tre gare, oltre a delle illazioni di alcuni giornalisti su dei calciatori di quella spedizione mondiale. Se non sbaglio fu lui il primo selezionatore in italia ad aver attuato il cosiddetto silenzio stampa.
 
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BO
[youtube:334gv71j]http://www.youtube.com/watch?v=8nMMYKpLb8s[/youtube:334gv71j]

Queste immagini mi fanno venire la pelle d'oca...
CIAO GRANDE ENZO.............
 
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unpoditutto ha scritto:
Se non sbaglio fu lui il primo selezionatore in italia ad aver attuato il cosiddetto silenzio stampa.

Non fu un silenzio stampa vero e proprio. Venne data facoltà di parlare solo al capitano, Dino Zoff. Il quale, di norma, parlava già poco di suo, e gli effetti furono uguali, appunto, al silenzio stampa. Poi, quando i risultati cominciarono ad arrivare, fine delle polemiche e affannosa corsa per salire sul carro dei vincitori.

Ricordo in maniera particolare quella finale. 11 luglio 1982, mio 19esimo compleanno, con gli orali della maturità da fare esattamente 6 giorni dopo, il 17 (però sabato). Non ci sono arrivato sbronzo per puro caso....

Grazie di tutto, Mister. :good:
 
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che emozioni.....e che ricordi!!!
mi dava proprio l'idea dell'italiano schivo e testardo che stringe i denti e va avanti ad ogni costo... non come quelli di adesso che se non hanno la telecamera al seguito non sono nessuno.
ma mi sbaglio o anche il gioco e la tattica di allora erano molto più professionali di quelli odierni?
ho rivisto ieri sera le partite e mi sembrava che avessero un toco di palla quasi magico (pure gli avversari..)
se ne va anche una piccola parte di noi, o meglio dei nostri ricordi, che sicuramente non dimentichermo.
ciao enzo, ti hanno chiamato ad allenare una squadra migliore.........
 
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kl5x

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pantegana ha scritto:
Mitica la scena della discussione con sandro pertini durante la partita a poker sull'aereo (insieme a zoff e causio), che riportava la nazionale campione del mondo '82 dalla spagna in italia

Eccola qui (peccato però che manca il pezzo in cui pertini dice all'allora ct azzurro: "bearzot, ma lei vuole vincere sempre!" (grandi personaggi, che rimarranno nella storia)

[youtube:2b3fvgow]http://www.youtube.com/watch?v=KNfiMww8JzY[/youtube:2b3fvgow]

All'epoca, dopo la vittoria di quel mundial, uscì anche una canzoncina (parodiata) dedicata a quella nazionale. Niente di che, ma in quell'estate dell'82 divenne un tormentone nelle radio e canticchiata sulle spiagge

[youtube:2b3fvgow]http://www.youtube.com/watch?v=wpdON9HgD4Y[/youtube:2b3fvgow]

Il buon Enzo era nominato qualche anno prima ('78), anche in una delle canzoni di rino gaetano che spopolavano in quegli anni:

[youtube:2b3fvgow]http://www.youtube.com/watch?v=uCIzFHZHdFs[/youtube:2b3fvgow]
 
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Bertold

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Grazie Enzo per le emozioni di quel bellissimo mondiale.
Sarai sempre ricordato per il tuo carattere sobrio e caparbio, e per la tua competenza.
 
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Ciao, grande Enzo, e grazie! :give_heart: gr

Eccone un bellissimo ricordo:
“Bearzot. L’italiano di confine”, di Massimo Gramellini

da La Stampa del 22 dicembre 2010

Non è vero che italiani come Bearzot non ne nascono più. È vero invece che nascono quasi sempre negli stessi posti: vicino a un confine. Là dove dell’italianità, evidentemente, arrivano solo gli effluvi e non le pestilenze. Italiani di confine erano i piemontesi Cavour e Gobetti, il trentino De Gasperi e – per rimanere nel paradiso ristretto dei commissari tecnici campioni del mondo – l’alpino torinese Vittorio Pozzo. Dell’italiano di confine, Enzo Bearzot da Aiello del Friuli aveva tutte le caratteristiche, a cominciare dal cattivo carattere che è tipico, diceva Montanelli, di chi un carattere ce l’ha.

Nella patria dei vittimisti che scaricano di continuo le proprie responsabilità, lui era uno che si assumeva spesso anche quelle degli altri. Proteggeva i suoi miliardari in mutande come un papà. Ma non come un papà moderno e cioè dando loro sempre ragione. Sapeva ascoltarli, sgridarli e poi aspettarli, per mesi o per anni come con Paolo Rossi, trasmettendo sicurezza a quei cuori fragili. Nella patria dei disfattisti seppe raccogliere i cocci di un ambiente distrutto dal calcio-scommesse e trasformare le polemiche con la stampa in benzina reattiva. Nella patria dei cinici impose una sua visione romantica del calcio, senza però mai dimenticarsi che il contropiede non è una parolaccia ma l’essenza di una nazione che, dal Piave al Bernabeu, in contropiede ha vinto tutte le battaglie reali o metaforiche della sua storia.

Nella patria dei raccomandati lui, ex capitano e tifoso del Toro, penalizzò in Nazionale le bandiere granata a beneficio delle maglie juventine che aveva combattuto all’ultimo sangue in tanti derby. Nella patria dei gerontocrati lanciò Rossi e Cabrini a vent’anni e Bergomi a diciotto nella finale Mundial. E, quel che più conta, nella patria degli opportunisti non trasse alcun vantaggio dall’impresa spagnola che fece di lui e della sua pipa l’icona di almeno due generazione di italiani. Finita l’avventura in azzurro non gironzolò per talk show, non firmò contratti pubblicitari o di consulenza, anche quando per molti club sarebbe stato un onore potersi fregiare della sua collaborazione. Semplicemente si mise da parte, con un senso impeccabile dell’uscita di scena, senza aggrapparsi alla coda filante della gloria perché non ne aveva la nostalgia né il rimpianto. Gli era più che sufficiente serbarne il ricordo.
 
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per la cronaca:
l a giacca bianca che indossava durante le partite e la premiazione è esposta al museo del calcio di Coverciano a firenze ( noi ci passiamo spesso durante le punter-uscite)
 
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