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CARATTERISTICHE GENERALI
NOME INSERZIONISTA: Daria
RIFERIMENTO INTERNET: http://roma.bakecaincontrii.com/donna-cerca-uomo/daria-128136-completissima-128136-968b95177652
CITTA DELL'INCONTRO: Roma zona Infernetto
NAZIONALITA': rumena
ETA': >20 <25
CONFORMITA' ALL'ANNUNCIO: foto vere al 100% benché non abbia più i capelli rossicci ma castani
SERVIZI OFFERTI (vedi DIZIONARIO): bbj, rai1, rai2
SERVIZI USUFRUITI: bbj, daty, 69, rai1
COMPENSO RICHIESTO: 50
COMPENSO CONCORDATO: 50
DURATA DELL'INCONTRO: 25'
DESCRIZIONE FISICA: piccolissima di statura, tondeggiante un po' ovunque, bel visetto, sedere discreto e ampie poppe naturali
ATTITUDINE: simpatica e gentile
REPERIBILITA': semplice
PRESENZA DI BARRIERE ARCHITETTONICHE: sì
INDEX RICERCHE (numero telefonico nel formato 1234567xx): 32717887xx
LA MIA RECENSIONE:
Già alle prime ore del mattino Roma brucia... ogni tanto penso a quale posizione fortunata occupi Roma: il mare ad ovest e i monti ad est, i laghi a nord e i boschi a sud. Certo, il mare è quello che è e i cocuzzoli calvi della Sabina non sono proprio montagne innevate da cartolina, i laghi son piccini e la boscaglia è quanto residua dallo sviluppo urbano...
In pochi chilometri, quasi a due passi, c'è tutto ma è tutto alquanto mediocre. Forse andrebbe riscoperto il valore insito nella mediocrità: la via mediana, senza picchi eccelsi, senza eccessi da una parte o dall'altra, quindi anche esente dall'esser causa di cocenti delusioni... cocenti... l'alta pressione non dà pace... sia quella testicolare che quella meteorologica...
M'allungo sulla strada arroventata che porta al mare ma non cerco refrigerio. Ho adocchiato qualche foto e una voce sonnolenta m'ha indicato dove avrei potuto verificare se fossero vere o meno... non che scalpiti dal desiderio ed anzi sono fatto mogio dall'afa... però... chissà... oggi sono in vena di mediocrità – sì, di mediocrità – quindi, in ogni caso, non avrò a dolermene più di tanto...
L'Infernetto non è città, non è mare, non è campagna: è il concetto della mediocrità che vado cercando conformato in guisa di quartiere. L'infernetto... un nome che dice molto... nomen omen, il nome è un presagio... com'è romano questo nome, come suona romano, come suona cattolico apostolico romano e al tempo stesso come irride tutto ciò...
Incaramello la bocca per spegnere il fiato dell'ultima sigaretta. Si apre adagio un cancelletto automatico e un canuccio, piccolo quanto pestifero, m'azzanna feroce i lacci delle scarpe e mi fa da zavorra lungo il viale... lo trascino zoppicando, come un carcerato d'altri tempi con la sua palla al piede... finché non s'affaccia un sorriso che di lontano mi fa un cenno di benvenuto...
Lascio correre gli occhi sulla sua piccola figura, sul vestitino nero tagliuzzatto all'altezza del pube e sul suo pube rasato... non porta le mutandine... solo quel vestitino e le scarpette nere... e due occhi neri e quel nero "neo di bellezza" sul bordo di uno zigomo che si nota tanto bene in foto e che tanto le avrebbero invidiato le damine francesi alla corte del Re Sole...
Un bacio e la sento parlarmi in rumeno... "eh?"... "no, non dice a te, dice a me"... alle mie spalle una signora gravida gravemente infossata in una poltrona... "vi lascio soli" e non l'ho più vista: smaterializzata. Daria mi prende per mano lungo le scalette... mentre scavo con lo sguardo fra le sue parti basse desnude e abbevero le mie voglie a quel vedo non vedo...
Racimola poche parole in italiano: ciao, Romania, caldo... sì, caldo... la ripeterà spesso... tutto il resto lo mima e questo – assieme alla sua aria allegra – le dona un ché di svampitezza: faccine, smorfie, occhi all'insù, sguardi all'ingiù, movimenti allusi come in teatro, come quando prova a chiedermi operazioni complesse tipo aprire il lucernario cui non arriva...
Klang klang... cigola il lettone quando mi stravacco... "caldo" mi fa lei... e s'ingegna d'accendere finalmente il condizionatore... klang klang... ripete il lettone quando mi rialzo per chiudere il lucernario... "caldo" mi fa lei... e la immagino pensare trasognata alla frescura delle sue selve carpatiche o alle placide umide brezze del Mar Nero...
Annaspiamo tuttavia entrambi nella ferma calura romana in cui anche il tempo pare stagnare e disfarsi... stretti l'uno all'altra. Daria m'invita a maneggiarle le tette (la sua terza/quarta naturale naturalmente un poco pendula) in questa mansarda col tetto di travi di legno, tutta finestre e finestrelle, e oltre i vetri occhieggiano l'interno gli alberi intorno...
Tette che farebbero la felicità di molti ma – ahimè – per quanto mi riguarda rappresentano piuttosto un carattere di genere che un'attrattiva sessualmente stimolante... preferisco il suo faccino... e il suo sedere tondo tondo... e mi piace vedermela sdraiata addosso, piccina com'è: le sue forme generose sono un peccatuccio, uno strappo alla mia pay-routine... quant'è triste avere una pay-routine... ha un senso?...
Esercizio n. 1: l'orale... lappa di grazia, Daria... lo tiene ben dritto con due dita alla base, stende con le mani la pelle in eccesso e affonda lenta lenta, succhiando a ritroso. Di contro, non ama il liquido preseminale e di tanto in tanto toglie via quella gocciolina viscosa col dito, stira di nuovo la pelle e s'infila in bocca la stecca un po' rosea e un po' rossiccia, la baguette che le ho reccato in dono...
S'allunga verso il condom ma accetta di procrastinare l'evento: gradirei ancora un po' di suzione... stira, va giù, sale... stira, va giù, sale... sale... sà un po' di sale la sua passerina, com'è normale che sia... ma quanta fatica non per ottenere un 69 quanto per farle capire cos'è un 69... un sixty nine... fatica ripagata dalla sua compatta femminilità che mi calza a pennello...
Trenta secondi per infilare la pellicola trasparente e un passetto appena in avanti, ginocchioni ginocchioni, per il secondo esercizio: smorza di schiena... dritta di busto, le mani ferme sulle mie che son ferme ora sui suoi fianchi, ora sui suoi seni, s'abbassa e si rialza come un'onda marina... come un'onda, s'infrange in avanti ed io le divarico i glutei giocherellando coll'ano...
Annuncio: ANCHE LATO B... azzardo – in verità poco convinto – la richiesta... e la risposta è negativa... non che non lo faccia in generale, ma non può farlo in quel preciso momento... o almeno così mi è perso d'aver capito perché io non sono tanto lesto da afferrare le cose al volo e lei, da par suo, ha difficoltà comunicative che non le consentono di trasmetterle con immediatezza...
Contrariato o dispiaciuto non lo sono: ad un rate minimo mi sarebbe parsa fin troppa grazia... e dello stesso bbj – in fondo – non avevo certezze visto che non amo informarmi dettagliatamente prima di un incontro: è stupido, è avventato, ma mi piace scoprire le cose sul momento... notare se un braccio si allunga o meno verso i profilattici rosso-fiammante... al limite, interviene la parola...
E al terzo step la rovescio per prenderla da dietro... oh, come le si addice questa posizione, pare nata e fatta apposta per essere presa da dietro: scalpito affondo smanaccio... piego inarco e divarico... stringo cingo batto... sbuffo richiudo e vengo... e lei: s'offre, s'incurva, s'inchina... si dimena, si schiaccia e si prostra... come un maomettano che manifesta al suo dio la sua sottomissione...
Punte delle dita allungate, palmi a terra, braccia distese, capo chino e chiappe all'aria... sì, sembra proprio un orante sul suo tappeto ma non è altro che una pay su un materasso non suo... "caldo"... "sì, lo so che fa caldo... ho caldo anch'io, più di prima..." Mentre mi sciacquo quasi mi verrebbe voglia di farne una seconda... ma il tempo, il conquibus, il caldo... lasciamo stare...
Pensavo, rivestendomi, che soltanto agli egoisti è dato di scegliersi il proprio nome: i monaci possono scegliersi il proprio nome... i monaci, non i preti... quelli che rinunciano alla cura delle anime in favore della mera contemplazione... e gli artisti... che intrattengono sì un pubblico, ma facendo sfoggio di loro stessi... concentrati soltanto su loro stessi...
Anche alle pay è consentito scegliersi il nome da sé... e quanto quella della pay sia un'attività egoistica è da valutare... comunque "Daria" ha un bel suono, non è un brutto nome, non è una brutta scelta... anche noialtri – identità virtuali – il nome ce lo imponiamo da noi: tutto sta a capire come bilanciare l'egoismo proprio del punter con la sua unione in un ampio consorzio...
Un saluto a tutti e in particolare ai lurkoni vicini (purtroppo) e lontani (non abbastanza)... :on_the_quiet:
figurine :
sexescort.it
NOME INSERZIONISTA: Daria
RIFERIMENTO INTERNET: http://roma.bakecaincontrii.com/donna-cerca-uomo/daria-128136-completissima-128136-968b95177652
CITTA DELL'INCONTRO: Roma zona Infernetto
NAZIONALITA': rumena
ETA': >20 <25
CONFORMITA' ALL'ANNUNCIO: foto vere al 100% benché non abbia più i capelli rossicci ma castani
SERVIZI OFFERTI (vedi DIZIONARIO): bbj, rai1, rai2
SERVIZI USUFRUITI: bbj, daty, 69, rai1
COMPENSO RICHIESTO: 50
COMPENSO CONCORDATO: 50
DURATA DELL'INCONTRO: 25'
DESCRIZIONE FISICA: piccolissima di statura, tondeggiante un po' ovunque, bel visetto, sedere discreto e ampie poppe naturali
ATTITUDINE: simpatica e gentile
REPERIBILITA': semplice
PRESENZA DI BARRIERE ARCHITETTONICHE: sì
INDEX RICERCHE (numero telefonico nel formato 1234567xx): 32717887xx
LA MIA RECENSIONE:
Già alle prime ore del mattino Roma brucia... ogni tanto penso a quale posizione fortunata occupi Roma: il mare ad ovest e i monti ad est, i laghi a nord e i boschi a sud. Certo, il mare è quello che è e i cocuzzoli calvi della Sabina non sono proprio montagne innevate da cartolina, i laghi son piccini e la boscaglia è quanto residua dallo sviluppo urbano...
In pochi chilometri, quasi a due passi, c'è tutto ma è tutto alquanto mediocre. Forse andrebbe riscoperto il valore insito nella mediocrità: la via mediana, senza picchi eccelsi, senza eccessi da una parte o dall'altra, quindi anche esente dall'esser causa di cocenti delusioni... cocenti... l'alta pressione non dà pace... sia quella testicolare che quella meteorologica...
qui es in caelis...
M'allungo sulla strada arroventata che porta al mare ma non cerco refrigerio. Ho adocchiato qualche foto e una voce sonnolenta m'ha indicato dove avrei potuto verificare se fossero vere o meno... non che scalpiti dal desiderio ed anzi sono fatto mogio dall'afa... però... chissà... oggi sono in vena di mediocrità – sì, di mediocrità – quindi, in ogni caso, non avrò a dolermene più di tanto...
L'Infernetto non è città, non è mare, non è campagna: è il concetto della mediocrità che vado cercando conformato in guisa di quartiere. L'infernetto... un nome che dice molto... nomen omen, il nome è un presagio... com'è romano questo nome, come suona romano, come suona cattolico apostolico romano e al tempo stesso come irride tutto ciò...
santificetur nomen tuum...
Incaramello la bocca per spegnere il fiato dell'ultima sigaretta. Si apre adagio un cancelletto automatico e un canuccio, piccolo quanto pestifero, m'azzanna feroce i lacci delle scarpe e mi fa da zavorra lungo il viale... lo trascino zoppicando, come un carcerato d'altri tempi con la sua palla al piede... finché non s'affaccia un sorriso che di lontano mi fa un cenno di benvenuto...
Lascio correre gli occhi sulla sua piccola figura, sul vestitino nero tagliuzzatto all'altezza del pube e sul suo pube rasato... non porta le mutandine... solo quel vestitino e le scarpette nere... e due occhi neri e quel nero "neo di bellezza" sul bordo di uno zigomo che si nota tanto bene in foto e che tanto le avrebbero invidiato le damine francesi alla corte del Re Sole...
adveniat regnum tuum...
Un bacio e la sento parlarmi in rumeno... "eh?"... "no, non dice a te, dice a me"... alle mie spalle una signora gravida gravemente infossata in una poltrona... "vi lascio soli" e non l'ho più vista: smaterializzata. Daria mi prende per mano lungo le scalette... mentre scavo con lo sguardo fra le sue parti basse desnude e abbevero le mie voglie a quel vedo non vedo...
Racimola poche parole in italiano: ciao, Romania, caldo... sì, caldo... la ripeterà spesso... tutto il resto lo mima e questo – assieme alla sua aria allegra – le dona un ché di svampitezza: faccine, smorfie, occhi all'insù, sguardi all'ingiù, movimenti allusi come in teatro, come quando prova a chiedermi operazioni complesse tipo aprire il lucernario cui non arriva...
fiat voluntas tua..
Klang klang... cigola il lettone quando mi stravacco... "caldo" mi fa lei... e s'ingegna d'accendere finalmente il condizionatore... klang klang... ripete il lettone quando mi rialzo per chiudere il lucernario... "caldo" mi fa lei... e la immagino pensare trasognata alla frescura delle sue selve carpatiche o alle placide umide brezze del Mar Nero...
Annaspiamo tuttavia entrambi nella ferma calura romana in cui anche il tempo pare stagnare e disfarsi... stretti l'uno all'altra. Daria m'invita a maneggiarle le tette (la sua terza/quarta naturale naturalmente un poco pendula) in questa mansarda col tetto di travi di legno, tutta finestre e finestrelle, e oltre i vetri occhieggiano l'interno gli alberi intorno...
sicut in caelo et in terra...
Tette che farebbero la felicità di molti ma – ahimè – per quanto mi riguarda rappresentano piuttosto un carattere di genere che un'attrattiva sessualmente stimolante... preferisco il suo faccino... e il suo sedere tondo tondo... e mi piace vedermela sdraiata addosso, piccina com'è: le sue forme generose sono un peccatuccio, uno strappo alla mia pay-routine... quant'è triste avere una pay-routine... ha un senso?...
Esercizio n. 1: l'orale... lappa di grazia, Daria... lo tiene ben dritto con due dita alla base, stende con le mani la pelle in eccesso e affonda lenta lenta, succhiando a ritroso. Di contro, non ama il liquido preseminale e di tanto in tanto toglie via quella gocciolina viscosa col dito, stira di nuovo la pelle e s'infila in bocca la stecca un po' rosea e un po' rossiccia, la baguette che le ho reccato in dono...
panem nostrum cotidianum da nobis hodie...
S'allunga verso il condom ma accetta di procrastinare l'evento: gradirei ancora un po' di suzione... stira, va giù, sale... stira, va giù, sale... sale... sà un po' di sale la sua passerina, com'è normale che sia... ma quanta fatica non per ottenere un 69 quanto per farle capire cos'è un 69... un sixty nine... fatica ripagata dalla sua compatta femminilità che mi calza a pennello...
Trenta secondi per infilare la pellicola trasparente e un passetto appena in avanti, ginocchioni ginocchioni, per il secondo esercizio: smorza di schiena... dritta di busto, le mani ferme sulle mie che son ferme ora sui suoi fianchi, ora sui suoi seni, s'abbassa e si rialza come un'onda marina... come un'onda, s'infrange in avanti ed io le divarico i glutei giocherellando coll'ano...
et dimitte nobis debita nostra...
Annuncio: ANCHE LATO B... azzardo – in verità poco convinto – la richiesta... e la risposta è negativa... non che non lo faccia in generale, ma non può farlo in quel preciso momento... o almeno così mi è perso d'aver capito perché io non sono tanto lesto da afferrare le cose al volo e lei, da par suo, ha difficoltà comunicative che non le consentono di trasmetterle con immediatezza...
Contrariato o dispiaciuto non lo sono: ad un rate minimo mi sarebbe parsa fin troppa grazia... e dello stesso bbj – in fondo – non avevo certezze visto che non amo informarmi dettagliatamente prima di un incontro: è stupido, è avventato, ma mi piace scoprire le cose sul momento... notare se un braccio si allunga o meno verso i profilattici rosso-fiammante... al limite, interviene la parola...
sicut et nos dimittimus debitoribus nostris...
E al terzo step la rovescio per prenderla da dietro... oh, come le si addice questa posizione, pare nata e fatta apposta per essere presa da dietro: scalpito affondo smanaccio... piego inarco e divarico... stringo cingo batto... sbuffo richiudo e vengo... e lei: s'offre, s'incurva, s'inchina... si dimena, si schiaccia e si prostra... come un maomettano che manifesta al suo dio la sua sottomissione...
Punte delle dita allungate, palmi a terra, braccia distese, capo chino e chiappe all'aria... sì, sembra proprio un orante sul suo tappeto ma non è altro che una pay su un materasso non suo... "caldo"... "sì, lo so che fa caldo... ho caldo anch'io, più di prima..." Mentre mi sciacquo quasi mi verrebbe voglia di farne una seconda... ma il tempo, il conquibus, il caldo... lasciamo stare...
et ne nos inducas in tentationem...
Pensavo, rivestendomi, che soltanto agli egoisti è dato di scegliersi il proprio nome: i monaci possono scegliersi il proprio nome... i monaci, non i preti... quelli che rinunciano alla cura delle anime in favore della mera contemplazione... e gli artisti... che intrattengono sì un pubblico, ma facendo sfoggio di loro stessi... concentrati soltanto su loro stessi...
Anche alle pay è consentito scegliersi il nome da sé... e quanto quella della pay sia un'attività egoistica è da valutare... comunque "Daria" ha un bel suono, non è un brutto nome, non è una brutta scelta... anche noialtri – identità virtuali – il nome ce lo imponiamo da noi: tutto sta a capire come bilanciare l'egoismo proprio del punter con la sua unione in un ampio consorzio...
sed libera nos a malo.
Un saluto a tutti e in particolare ai lurkoni vicini (purtroppo) e lontani (non abbastanza)... :on_the_quiet:
figurine :
sexescort.it