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CITTA DELL'INCONTRO: MILANO
NOME INSERZIONISTA: DOMINIQUE
NAZIONALITA': BRASILIANA (HO QUALCHE DUBBIO)
ETA': TRENTINA
CONFORMITA' ALL'ANNUNCIO: 100%
SERVIZI OFFERTI: classic
RATE DI PARTENZA: 200
RATE CONCORDATO: 150
DESCRIZIONE FISICA: tarchiata, morbidosa, formosetta, bel culotto
ATTITUDINE: mah!
REPERIBILITA': immediata
LA MIA ESPERIENZA:
Recensione:
Doppia inculata senza vasellina per il mio ritorno sulla piazza meneghina. Sono solo le 11, ma sono impaziente, come un purosangue in attesa di entrare nell’arena di un rodeo. Cerco dei diversivi mentali, ma poi non ce la faccio più: torno in albergo e mi attacco al telefono. Ho tutta una scaletta da seguire, perché nei giorni prima ho fatto incetta di annunci ed un lavoro certosino di classificazione e selezione. Ma le cose vanno storte da subito. Dopo una ventina di telefonate, per metà andate a vuoto, sembra che le puttane di stanza nella capitale del Nord non vogliono più dare via il culo. E come faccio io? Nnnaaaaaaaaaaaa… no anal, no party. Questo è il mio motto. Mi intestardisco, anche se sto finendo verso pericolose posizioni di bassa classifica. Pesco questa Dominique, che a dire il vero non mi ispira più di tanto: le foto rimandano una formosetta alta sì e no qualche spanna, zavorrata da un culotto piuttosto ruspante, visibilmente vittima della legge di gravità. Ma tant’è, alle dodici e mezza sembra essere l’unica disposta a girarmi le spalle. E poi è in zona, non devo fare nemmeno tanta strada e quasi certamente farò in tempo per il pranzo di lavoro dell’una e mezza. Andata!
Dopo un decina di minuti sono davanti al civico giusto. Solita trafila e finalmente, si fa per dire, piombo nel monolocale soppalcato che custodisce questo “gioiellino brasiliano”, come recita la sua inserzione. Odio questi monolocali di 10 metri quadri e il soppalco poi … mi ha sempre portato male. Non ricordo un incontro andato bene in un posto con soppalco. Sotto questa cattiva stella comincio a liberarmi dei vestiti e intanto riscontro che la valutazione suffragata dalle sole foto, che sono proprio le sue, può essere pienamente confermata: statura al limite dell’esonero dalla leva, età indefinibile ma credo vicino ai trenta, fisico morbido - troppo morbido - e formosetto. Di sicuro è tutta roba sua e in nessun punto c’è la mano del chirurgo, ma più la guardo e meno mi attizzo. E pensare che ho un bell’arretrato! Mi stendo sul letto sotto al soppalco, la guardo negli occhi e accenno qualche convenevolo. La tipa sorride, ma non risponde. A pensarci bene i tratti somatici non mi sembrano neanche brasiliani, quanto piuttosto venezuelani o comunque ispanici. Butto lì qualche frase in portoghese e la tipa continua a sorridere, smozzicando qualche parola che non riesco a percepire. Boh? Al telefono sembrava così spigliata. Sicuramente non era lei. Glielo dico e lei candidamente annuisce: “Mia amiga”. – “Ah! E dov’è ora?” “ ’ta’ nela dusch…” – “Bene! Non siamo neanche soli”. Vabbè, cominciamo va…
Spupazzata delle tette, strizzate da un orrendo corpetto marrone – che lascerà su per tutto il tempo - pompa gommata (da subito) e rapido testacoda. Lei continua a pompare con buona tecnica, io mi dedico all’esame del paesaggio collinare: il culotto non è male tutto sommato. Le natiche sono venate da qualche leggera smagliatura ma almeno sono belle piene, l’inculata ci può stare, anzi ci sta (sono venuto apposta). Almeno fino a che non separo le due colline e provo ad avventurarmi nel sentiero, con un ditino, dopo aver umettato con abbondante saliva. Il sentiero è piuttosto stretto e mi rifiuta l’accesso. Azz… e sto col ditino! Forse dovrei essere contento, ma qualcosa mi dice che la cattiva stella del soppalco colpirà ancora. Insisto, provo a forzare, entro con mezzo indice, ma lei si sottrae, spostandosi in avanti con la scusa che è ora di scopare. Mi monta sopra e inizia a cavalcarmi. Il suo culotto ondeggia su e giù con tutta la sua carnosa evidenza. Spettacolo affatto malvagio che finisce per attizzarmi. Finalmente. “Facciamo dietro, dai ….”. Gliela butto lì, pronto a tradurre e a rintuzzare sue eventuali contravvenzioni a quanto concordato. Ma non ce n’è bisogno. La tipa si mette a novanta e mi offre le terga, previa colata di sostanza oleosa spremuta da una bottiglia rossa. Sì, l’inculata ci sta, nella postura a novanta quel culo riluce di una insospettabile avvenenza. Sono lì che pregusto l’atto di sodomia liberatoria quando la tipa rivolta alla parete pronuncia la frase avrei preferito non sentire: “Fai piano, è la mia prima volta”. Mi fermo, prendo un respiro profondo, improvvisamente sono confuso, preda di una violento attacco di libidine che mi ottunde la mente. La tipa è col culo per aria, rivolta verso il muro che ha davanti, non parla più, fissa e rigida, sembra un manichino.
“Adesso ti apro, io …” penso, ingenuo che sono. Tuffo a capofitto la cappella nel pozzo dei desideri ma non succede niente, anzi scivolo nella fica. Ripropongo il ditino e stavolta affondo fino alle nocche. Il manichino sembra scuotersi, blatera qualcosa e scarta di lato quando sente arrivare il secondo dito. Vabbè pazienza: o le dò una scarpata in testa o vado avanti. E andiamo avanti! Impugno l’ariete, provo con una pressione decisa e continua, cambio posizione per traguardare meglio l’obiettivo, ma sbatto di nuovo la testa contro una porta sbarrata. Riprovo col dito: indice, medio! E fin qui ci siamo. Trascino il manichino a bordo del letto per poter coordinare le operazioni in posizione eretta, con i piedi per terra. E’ così che in passato sono riuscito a sedurre i culi più timidi. Questo è particolarmente chiuso, lo tengo aperto con le mani per studiare la strategia invasiva migliore, ma in questo monolocale del cazzo non si vede un cazzo. Decido di bombardare il campo di battaglia con una nuova colata d’olio e riparto alla cieca. Riesco ad entrare con la punta della punta, mi fermo, blocco il manichino afferrandole le spalle e accenno uno stantuffo leggero, roba da 0,0001 HP, per provare a guadagnare qualche altro millimetro. Forse ci siamo. Sudo come un cammello, devo stare attento pure a sto cazzo di soppalco sopra la testa! Sono tutto un nerbo, proteso ad avvertire ogni impercettibile cedimento di tessuti sfinterici. La perseveranza del sodomita sta per essere premiata quando il manichino si tuffa in avanti. Esticazzi! La tipa ha finalmente gettato la maschera: non ha alcuna intenzione di farmi usare il suo culo, anche se in apparenza me lo ha sbattuto sotto al muso. Sono paziente e gentile per natura, ma ora mi sto davvero rompendo il cazzo, anche in senso non metaforico. Glielo dico che se fa così ci facciamo solo male. Lei per niente scossa si rimette a novanta, in silenzio. Non capisco se con il suo atteggiamento dimesso mi sta lanciando un guanto di sfida – della serie: hai voluto la bicicletta? …- , se fa così perché è terrorizzata, oppure se mi sta solo prendendo per il culo, lei a me. Propendo per questa ultima ipotesi e per la prima volta abbandono il campo di battaglia. Forse mi sono arrugginito, forse gli anni avanzano inesorabili, non lo so, ma decido di concludere questa esperienza in maniera tradizionale. La sbatto vigorosamente alla pecorina per qualche minuto e me ne vengo, pensando che, anche se questa brasiliana venezuelana tozzarella e poco tonica, non mi ispira granchè, dovrò concedermi una seconda chance, per portare a termine la missione.
Fisico: 6.5
FK: no
BBJ : no
69 : 7
ANAL: no
disponibilità/conversazione: 4
Velocità: 150 km/h (1/2 ora)
CITTA DELL'INCONTRO: MILANO
NOME INSERZIONISTA: DOMINIQUE
NAZIONALITA': BRASILIANA (HO QUALCHE DUBBIO)
ETA': TRENTINA
CONFORMITA' ALL'ANNUNCIO: 100%
SERVIZI OFFERTI: classic
RATE DI PARTENZA: 200
RATE CONCORDATO: 150
DESCRIZIONE FISICA: tarchiata, morbidosa, formosetta, bel culotto
ATTITUDINE: mah!
REPERIBILITA': immediata
LA MIA ESPERIENZA:
Recensione:
Doppia inculata senza vasellina per il mio ritorno sulla piazza meneghina. Sono solo le 11, ma sono impaziente, come un purosangue in attesa di entrare nell’arena di un rodeo. Cerco dei diversivi mentali, ma poi non ce la faccio più: torno in albergo e mi attacco al telefono. Ho tutta una scaletta da seguire, perché nei giorni prima ho fatto incetta di annunci ed un lavoro certosino di classificazione e selezione. Ma le cose vanno storte da subito. Dopo una ventina di telefonate, per metà andate a vuoto, sembra che le puttane di stanza nella capitale del Nord non vogliono più dare via il culo. E come faccio io? Nnnaaaaaaaaaaaa… no anal, no party. Questo è il mio motto. Mi intestardisco, anche se sto finendo verso pericolose posizioni di bassa classifica. Pesco questa Dominique, che a dire il vero non mi ispira più di tanto: le foto rimandano una formosetta alta sì e no qualche spanna, zavorrata da un culotto piuttosto ruspante, visibilmente vittima della legge di gravità. Ma tant’è, alle dodici e mezza sembra essere l’unica disposta a girarmi le spalle. E poi è in zona, non devo fare nemmeno tanta strada e quasi certamente farò in tempo per il pranzo di lavoro dell’una e mezza. Andata!
Dopo un decina di minuti sono davanti al civico giusto. Solita trafila e finalmente, si fa per dire, piombo nel monolocale soppalcato che custodisce questo “gioiellino brasiliano”, come recita la sua inserzione. Odio questi monolocali di 10 metri quadri e il soppalco poi … mi ha sempre portato male. Non ricordo un incontro andato bene in un posto con soppalco. Sotto questa cattiva stella comincio a liberarmi dei vestiti e intanto riscontro che la valutazione suffragata dalle sole foto, che sono proprio le sue, può essere pienamente confermata: statura al limite dell’esonero dalla leva, età indefinibile ma credo vicino ai trenta, fisico morbido - troppo morbido - e formosetto. Di sicuro è tutta roba sua e in nessun punto c’è la mano del chirurgo, ma più la guardo e meno mi attizzo. E pensare che ho un bell’arretrato! Mi stendo sul letto sotto al soppalco, la guardo negli occhi e accenno qualche convenevolo. La tipa sorride, ma non risponde. A pensarci bene i tratti somatici non mi sembrano neanche brasiliani, quanto piuttosto venezuelani o comunque ispanici. Butto lì qualche frase in portoghese e la tipa continua a sorridere, smozzicando qualche parola che non riesco a percepire. Boh? Al telefono sembrava così spigliata. Sicuramente non era lei. Glielo dico e lei candidamente annuisce: “Mia amiga”. – “Ah! E dov’è ora?” “ ’ta’ nela dusch…” – “Bene! Non siamo neanche soli”. Vabbè, cominciamo va…
Spupazzata delle tette, strizzate da un orrendo corpetto marrone – che lascerà su per tutto il tempo - pompa gommata (da subito) e rapido testacoda. Lei continua a pompare con buona tecnica, io mi dedico all’esame del paesaggio collinare: il culotto non è male tutto sommato. Le natiche sono venate da qualche leggera smagliatura ma almeno sono belle piene, l’inculata ci può stare, anzi ci sta (sono venuto apposta). Almeno fino a che non separo le due colline e provo ad avventurarmi nel sentiero, con un ditino, dopo aver umettato con abbondante saliva. Il sentiero è piuttosto stretto e mi rifiuta l’accesso. Azz… e sto col ditino! Forse dovrei essere contento, ma qualcosa mi dice che la cattiva stella del soppalco colpirà ancora. Insisto, provo a forzare, entro con mezzo indice, ma lei si sottrae, spostandosi in avanti con la scusa che è ora di scopare. Mi monta sopra e inizia a cavalcarmi. Il suo culotto ondeggia su e giù con tutta la sua carnosa evidenza. Spettacolo affatto malvagio che finisce per attizzarmi. Finalmente. “Facciamo dietro, dai ….”. Gliela butto lì, pronto a tradurre e a rintuzzare sue eventuali contravvenzioni a quanto concordato. Ma non ce n’è bisogno. La tipa si mette a novanta e mi offre le terga, previa colata di sostanza oleosa spremuta da una bottiglia rossa. Sì, l’inculata ci sta, nella postura a novanta quel culo riluce di una insospettabile avvenenza. Sono lì che pregusto l’atto di sodomia liberatoria quando la tipa rivolta alla parete pronuncia la frase avrei preferito non sentire: “Fai piano, è la mia prima volta”. Mi fermo, prendo un respiro profondo, improvvisamente sono confuso, preda di una violento attacco di libidine che mi ottunde la mente. La tipa è col culo per aria, rivolta verso il muro che ha davanti, non parla più, fissa e rigida, sembra un manichino.
“Adesso ti apro, io …” penso, ingenuo che sono. Tuffo a capofitto la cappella nel pozzo dei desideri ma non succede niente, anzi scivolo nella fica. Ripropongo il ditino e stavolta affondo fino alle nocche. Il manichino sembra scuotersi, blatera qualcosa e scarta di lato quando sente arrivare il secondo dito. Vabbè pazienza: o le dò una scarpata in testa o vado avanti. E andiamo avanti! Impugno l’ariete, provo con una pressione decisa e continua, cambio posizione per traguardare meglio l’obiettivo, ma sbatto di nuovo la testa contro una porta sbarrata. Riprovo col dito: indice, medio! E fin qui ci siamo. Trascino il manichino a bordo del letto per poter coordinare le operazioni in posizione eretta, con i piedi per terra. E’ così che in passato sono riuscito a sedurre i culi più timidi. Questo è particolarmente chiuso, lo tengo aperto con le mani per studiare la strategia invasiva migliore, ma in questo monolocale del cazzo non si vede un cazzo. Decido di bombardare il campo di battaglia con una nuova colata d’olio e riparto alla cieca. Riesco ad entrare con la punta della punta, mi fermo, blocco il manichino afferrandole le spalle e accenno uno stantuffo leggero, roba da 0,0001 HP, per provare a guadagnare qualche altro millimetro. Forse ci siamo. Sudo come un cammello, devo stare attento pure a sto cazzo di soppalco sopra la testa! Sono tutto un nerbo, proteso ad avvertire ogni impercettibile cedimento di tessuti sfinterici. La perseveranza del sodomita sta per essere premiata quando il manichino si tuffa in avanti. Esticazzi! La tipa ha finalmente gettato la maschera: non ha alcuna intenzione di farmi usare il suo culo, anche se in apparenza me lo ha sbattuto sotto al muso. Sono paziente e gentile per natura, ma ora mi sto davvero rompendo il cazzo, anche in senso non metaforico. Glielo dico che se fa così ci facciamo solo male. Lei per niente scossa si rimette a novanta, in silenzio. Non capisco se con il suo atteggiamento dimesso mi sta lanciando un guanto di sfida – della serie: hai voluto la bicicletta? …- , se fa così perché è terrorizzata, oppure se mi sta solo prendendo per il culo, lei a me. Propendo per questa ultima ipotesi e per la prima volta abbandono il campo di battaglia. Forse mi sono arrugginito, forse gli anni avanzano inesorabili, non lo so, ma decido di concludere questa esperienza in maniera tradizionale. La sbatto vigorosamente alla pecorina per qualche minuto e me ne vengo, pensando che, anche se questa brasiliana venezuelana tozzarella e poco tonica, non mi ispira granchè, dovrò concedermi una seconda chance, per portare a termine la missione.
Fisico: 6.5
FK: no
BBJ : no
69 : 7
ANAL: no
disponibilità/conversazione: 4
Velocità: 150 km/h (1/2 ora)
