Da La Stampa di oggi...
Protettori, addio
Ora si sfrutta dal web
Indagini antiprostituzione, nel mirino i titolari dei siti su internet
CLAUDIO LAUGERI
TORINO
Paula ha ventotto anni. Arriva dal Brasile. Incassa 400 euro al giorno. Fa la «escort», la versione del Terzo Millennio delle care, vecchie prostitute. L’astuzia della terminologia anglosassone serve soltanto a placare le coscienze dei clienti. E ad alzare il prezzo. Ma di quei soldi, in tasca a Paula ne rimangono molti meno. L’Era dell’informatica ha trasformato anche il mondo delle «lucciole». Sono in via di estinzione i «protettori» pronti a gonfiare la faccia delle ragazze al primo sgarro, roba da criminalità per le schiave del sesso vendute lungo le strade. In compenso, sono spuntate come funghi tantissime sanguisughe, personaggi che lucrano su affitti, mediazioni di vario tipo (dall’acquisto delle inserzioni sui siti, ai versamenti dei soldi da inviare all’estero), persino sul «book» fotografico da inviare ai titolari delle bacheche elettroniche dove piazzare gli annunci.
Paula strabuzza gli occhi quando apre la porta blindata dell’alloggio, in zona Mirafiori, e si trova davanti un ispettore del Commissariato Barriera Nizza. Pensava fosse un cliente, che aveva risposto all’annuncio su «escortforum.it». «Novanta euro, poi se mi fai un regalino, facciamo qualcosa di speciale» era stata la promessa al telefono. In casa, Paula apre in tanga e reggiseno rossi, appoggiata su due piedistalli-sandali-zeppa trasparenti alti una spanna. Quasi sviene, davanti al tesserino dell’ispettore, che fa entrare una mezza dozzina di colleghi. La tranquillizzano.
Paula ha tanti nomi d’arte quanti sono i siti dove pubblicizza i propri servizi. «Spendo sessanta euro a settimana per ciascuno» racconta. A raccogliere il denaro è un giovane, che fa da tramite per svariate ragazze. Così, riesce a spuntare buoni prezzi dai siti e a fare un po’ di «cresta» sulla cifra. Oltre a ricavare qualche piccolo pagamento «in natura», è ovvio. «Ce ne sono tanti come lui» spiegano al Commissariato Barriera Nizza, dove in sei mesi di indagini hanno fatto allontanare dalla città un centinaio di ragazze. Ma soprattutto, hanno messo sott’inchiesta una trentina di personaggi, tra titolari (pochi proprietari, molti affittuari) degli alloggi e «mediatori», sovente anziani, coinvolti con un po’ di moine e qualche carezza a luci rosse. Per tutti, le ipotesi vanno dal favoreggiamento allo sfruttamento della prostituzione. La polizia punta adesso ai gestori dei siti. Il ragionamento è semplice: consentire di pubblicizzare l’attività di prostituzione (lecita) con tanto di prestazioni offerte e tariffe equivale a favorire (se non addirittura sfruttare) quell’attività. E questo è reato.
«Sono in Italia da cinque mesi» racconta Paula, raccogliendo i vestiti da mettere in valigia. Compresa la busta con almeno tremila euro in contanti tenuta in un cassetto della cucina. Lei è senza permesso di soggiorno, non ha contratto d’affitto, nemmeno una bolletta. «Si occupa di tutto la mia amica. Cinquecento euro al mese, facciamo a metà» aggiunge. L’alloggio sarà sequestrato. Il proprietario «pappone per caso» è un imbianchino, che ha preso molto alla lettera il consiglio del commercialista di investire in un «alloggio da reddito». «Abbiamo trovato anche un artigiano edile che è andato in ferie per un mese e ha affittato l’alloggio a una prostituta» raccontano gli investigatori. E comunque, sono dilettanti. Quelli più scafati arrivano a chiedere cento euro al giorno.
Ma torniamo a Paula. E’ sposata. In Spagna. Con una donna. «Quello è per amore» si affretta a dire, ma aggiunge: «Anche lei fa il mio lavoro. Prima faceva solo questo, adesso è barista in un club, a Siviglia. Ma in Spagna c’è crisi, meglio l’Italia». Poi, Paula racconta anche di un uomo in Brasile, il padre della sua bambina di otto anni; aggiunge il particolare di una madre paralitica che ha bisogno di cure; completa il quadro con gli affitti (a Torino, in Brasile e a Siviglia) da pagare e con la figlia quindicenne della moglie da mantenere. «Mia madre non sa niente, non lo verrà a sapere, vero?» chiede con insistenza. I poliziotti la tranquillizzano. Vista sulla sedia, davanti alla scrivania dell’ispettore, pare molto diversa da quella pantera del sesso sui trampoli in intimo rosso sbucata da dietro la porta blindata dell’alloggio a Mirafiori. Per i soldi, questo e altro, come testimonia il vibratore colorato di dimensioni improbabili sequestrato nel suo alloggio dalla polizia. Paula è clandestina, dovrà rientrare in Brasile. «Tornerai qui?» le chiedono gli agenti. «No, no» risponde con un sorriso da orecchio a orecchio. Che non sia stata sincera?
http://www3.lastampa.it/torino/sezioni/cronaca/articolo/lstp/328142/
Ci sarà da preoccuparsi?
Protettori, addio
Ora si sfrutta dal web
Indagini antiprostituzione, nel mirino i titolari dei siti su internet
CLAUDIO LAUGERI
TORINO
Paula ha ventotto anni. Arriva dal Brasile. Incassa 400 euro al giorno. Fa la «escort», la versione del Terzo Millennio delle care, vecchie prostitute. L’astuzia della terminologia anglosassone serve soltanto a placare le coscienze dei clienti. E ad alzare il prezzo. Ma di quei soldi, in tasca a Paula ne rimangono molti meno. L’Era dell’informatica ha trasformato anche il mondo delle «lucciole». Sono in via di estinzione i «protettori» pronti a gonfiare la faccia delle ragazze al primo sgarro, roba da criminalità per le schiave del sesso vendute lungo le strade. In compenso, sono spuntate come funghi tantissime sanguisughe, personaggi che lucrano su affitti, mediazioni di vario tipo (dall’acquisto delle inserzioni sui siti, ai versamenti dei soldi da inviare all’estero), persino sul «book» fotografico da inviare ai titolari delle bacheche elettroniche dove piazzare gli annunci.
Paula strabuzza gli occhi quando apre la porta blindata dell’alloggio, in zona Mirafiori, e si trova davanti un ispettore del Commissariato Barriera Nizza. Pensava fosse un cliente, che aveva risposto all’annuncio su «escortforum.it». «Novanta euro, poi se mi fai un regalino, facciamo qualcosa di speciale» era stata la promessa al telefono. In casa, Paula apre in tanga e reggiseno rossi, appoggiata su due piedistalli-sandali-zeppa trasparenti alti una spanna. Quasi sviene, davanti al tesserino dell’ispettore, che fa entrare una mezza dozzina di colleghi. La tranquillizzano.
Paula ha tanti nomi d’arte quanti sono i siti dove pubblicizza i propri servizi. «Spendo sessanta euro a settimana per ciascuno» racconta. A raccogliere il denaro è un giovane, che fa da tramite per svariate ragazze. Così, riesce a spuntare buoni prezzi dai siti e a fare un po’ di «cresta» sulla cifra. Oltre a ricavare qualche piccolo pagamento «in natura», è ovvio. «Ce ne sono tanti come lui» spiegano al Commissariato Barriera Nizza, dove in sei mesi di indagini hanno fatto allontanare dalla città un centinaio di ragazze. Ma soprattutto, hanno messo sott’inchiesta una trentina di personaggi, tra titolari (pochi proprietari, molti affittuari) degli alloggi e «mediatori», sovente anziani, coinvolti con un po’ di moine e qualche carezza a luci rosse. Per tutti, le ipotesi vanno dal favoreggiamento allo sfruttamento della prostituzione. La polizia punta adesso ai gestori dei siti. Il ragionamento è semplice: consentire di pubblicizzare l’attività di prostituzione (lecita) con tanto di prestazioni offerte e tariffe equivale a favorire (se non addirittura sfruttare) quell’attività. E questo è reato.
«Sono in Italia da cinque mesi» racconta Paula, raccogliendo i vestiti da mettere in valigia. Compresa la busta con almeno tremila euro in contanti tenuta in un cassetto della cucina. Lei è senza permesso di soggiorno, non ha contratto d’affitto, nemmeno una bolletta. «Si occupa di tutto la mia amica. Cinquecento euro al mese, facciamo a metà» aggiunge. L’alloggio sarà sequestrato. Il proprietario «pappone per caso» è un imbianchino, che ha preso molto alla lettera il consiglio del commercialista di investire in un «alloggio da reddito». «Abbiamo trovato anche un artigiano edile che è andato in ferie per un mese e ha affittato l’alloggio a una prostituta» raccontano gli investigatori. E comunque, sono dilettanti. Quelli più scafati arrivano a chiedere cento euro al giorno.
Ma torniamo a Paula. E’ sposata. In Spagna. Con una donna. «Quello è per amore» si affretta a dire, ma aggiunge: «Anche lei fa il mio lavoro. Prima faceva solo questo, adesso è barista in un club, a Siviglia. Ma in Spagna c’è crisi, meglio l’Italia». Poi, Paula racconta anche di un uomo in Brasile, il padre della sua bambina di otto anni; aggiunge il particolare di una madre paralitica che ha bisogno di cure; completa il quadro con gli affitti (a Torino, in Brasile e a Siviglia) da pagare e con la figlia quindicenne della moglie da mantenere. «Mia madre non sa niente, non lo verrà a sapere, vero?» chiede con insistenza. I poliziotti la tranquillizzano. Vista sulla sedia, davanti alla scrivania dell’ispettore, pare molto diversa da quella pantera del sesso sui trampoli in intimo rosso sbucata da dietro la porta blindata dell’alloggio a Mirafiori. Per i soldi, questo e altro, come testimonia il vibratore colorato di dimensioni improbabili sequestrato nel suo alloggio dalla polizia. Paula è clandestina, dovrà rientrare in Brasile. «Tornerai qui?» le chiedono gli agenti. «No, no» risponde con un sorriso da orecchio a orecchio. Che non sia stata sincera?
http://www3.lastampa.it/torino/sezioni/cronaca/articolo/lstp/328142/
Ci sarà da preoccuparsi?