GISELLE BOLOGNA EFIT

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RIFERIMENTO INTERNET http://m.escortforum.net/escort/-GISELLE-1-7781#bio
CITTA DELL'INCONTRO:BOLOGNA
NOME INSERZIONISTA:GISELLE
NAZIONALITA': RUSSA
ETA': 37-38
CONFORMITA' ALL'ANNUNCIO: boh? Forse, ma le foto sono per lo meno di dieci anni orsono, ha un bel culo ma non così florido e tonico come la ragazza in posa. Il seno, che potrebbe essere dirimente, è sempre nascosto e non riesco ad essere sicuro al 100%.
SERVIZI OFFERTI: daty/bbj/rimming/cim
RATE DI PARTENZA: 300
RATE CONCORDATO: 150
DESCRIZIONE FISICA: genere milf, complessivamente non dispiace. Punto debole: il seno poco voluminoso e un po’ cadente
ATTITUDINE: chiacchierona, disponibile, una discreta professionista
REPERIBILITA': semplice
TEL. 33980509XX
TIME: 30’
PAGELLA: Fisico: 7/Daty: 8/BBJ : 8/Rimming: 9/Anal con dita:10/Cim: 10/Social time: 7

LA MIA ESPERIENZA
(09/2011)

Ho saltato la pausa pranzo per recarmi nell’alcova di questa russa che riceve non lontano dalla stazione. La incontro che sono le due passate del pomeriggio. Mentre mi dirigo verso la meta spero ardentemente che ne sia valsa la pena. Al telefono, con una vocina da oca giuliva, prima ha gelato il mio entusiasmo con una cifra cinica e bara, poi ha aggiunto: “Non ti preoccupare caro, ci mettiamo d’accordo”.

Il problema è che a me la voce da oca giuliva, anche se spara cazzate grosse quanto una casa, mi fa sempre uno strano effetto: mi ingrossa la cappella. Non so perché, sento queste vocine leggermente stridule che si arrampicano sull’italiano e divento un beagle: l’odore di femmina mi stordisce a chilometri di distanza. Sento queste vocine e divento un soggetto a rischio salasso che cammina inesorabile verso il suo destino da pollo. Guardo e riguardo le foto scaricate sul cellulare mentre attraverso la piazza che mi separa dall’imbocco della via giusta, ripenso a quella voce chioccia e nella mia testa prendono forma le scene di sesso più truci, attori principali: un culo alto e sodo, il mio cazzo e quella voce che libera indicibili latrati. E mentre cammino e penso, penso e cammino, guardo le foto, divento sempre più un soggetto a rischio salasso.

Per fortuna c’è l’ascensore nel palazzo. Salgo al piano, mi trovo davanti a una serie di porte, tendo l’orecchio per sentire in anticipo quale si aprirà. Una delle porte è già aperta, butto lo sguardo, mi sembra un ufficio: caz! C’è pure il rischio che esca qualcuno e mi trovi sul pianerottolo in niente affaccendato. Mi guardo in giro alla ricerca di possibili vie di fuga, nel caso. Mentre nessuna delle porte sembra dare segni di vita (ma che aspetta ‘sta stronza …), sbircio meglio dietro la porta aperta: non è un ufficio, c’è un piccolo disimpegno condominiale e poi altre tre porte. Da una di queste all’improvviso scatta la serratura, ma non esce nessuno: è il segnale, l’ansia svanisce, la smania chiavatoria risale a livelli vertiginosi. Mi infilo dentro la porta socchiusa e ci trovo una signora sulla quarantina, ben truccata, capelli ossigenati e vaporosi di lacca appena passata.

E proprio una russa, su questo non ci piove. Ma dov’è l’ochetta giuliva delle foto? Questa qui mi sembra una gallina buona per il brodo. Mentre lei uggiolando mi fa strada in un salottino pieno di ammennicoli, dove un pincher se la dorme placido sul divano, mi concentro sul suo culo offerto al mio sguardo indagatore da una vestaglia trasparente e … la signora non c’azzecca quasi niente con le foto però: ancheggia in un modo che ... celogiàduro. Arriviamo nell’alcova e mentre lei continua a starnazzare felice, la squadro con un sorriso di plastica stampato sulle labbra e mi tiro il pari e il dispari: “… la tipa delle foto, non è lei … no, forse è lei, ma qualche anno fa … boh… Il seno è sfiorito, il culo no … è di Movsca … una bagascia attempata di Movsca… la voce è molto chioccia… . – “Allora, tesoro … che vogliamo fare?” – Il mio vagheggio mentale viene giustamente interrotto dall’oca che forse ha esaurito il repertorio di cazzate preliminari. Ho deciso: “Trombiamo”.

Le offro metà del budget che mi aveva chiesto al telefono per tutti i servizi, scarico in bocca compreso, e lei ci sta subito. “Cazzarola … dovevo tenermi più basso … che coglione … che coglione …” - “Hai bisogno di bagno, tesoro?” – “Io? Io no … sto a posto” - Ci stendiamo sul letto e attacca una pippa sulla sua estate passata a Riccione ad alzare la gonna ogni 10 minuti: “Nemmeno il tempo di fare un bidet …” – “E ora invece? E’ più tranquillo?” chiedo preoccupato – forse era meglio passare dal bagno – “Noooooo …” fa lei con la bocca a culo di gallina “Qui io lavora tranquila … sciò la mia clientela selesionada … tranquilo, tesoro… ooggi tu sei … secoondo!” – Ah beh – penso soddisfatto e le stronco la favella attaccandomi alla fica.

In effetti il profumo è buono, buonissimo direi, non sembra nemmeno tanto consumata per essere la fica di una tardona, ma la cosa interessante è che sgorgano liquidi a cascata . Mi eccita come un facocero sentire tutto quel brodo (di gallina?) riversarsi nella mia bocca. La tipa si scalda ed attacca un teatrale ma efficace lamentoso incitamento per le mie sorti di leccafiche : “Sì dddai tesoro, leca, leca …lecami tuta, lecami tuta la fica … sì dddai …”. Sarà pure una recita, ma quando mi stacco, per pretendere un’equa ricompensa, il mio mento sembra una grondaia in autunno e sul letto si è formato un laghetto.

Avvicino il cazzo, dolorante di eccitazione, alla portata delle fauci della troika che è rimasta distesa sul letto con l’aria un po’ frastornata di chi ha fatto uno strano viaggio nella quarta dimensione. L’odore del cazzo a pochi centimetri dalla bocca la riporta sulla Terra e il pompino che ricevo è delicato come un beluga, inesorabile e preciso come un kalashnikov, specchio dell’esperienza pluriennale di questo puttanone bolscevico. Dopo qualche minuto di quel trattamento sento già l’ostile presagio dello sperma incipiente funestarmi la cappella e non posso far altro che tornare in apnea a prendermi cura della fica. La troika gongola, ricasca in trance e rifà il bagnetto al mio mento.

“Scopami, tesoro … ora scopami” – mi dice ridestandosi poco dopo. “Prendo un preservativo e … ecco fatto … scopami, ma non venire … che poi voglio farti venire in bocca, sì”? Annuisco poco convinto, è mezz’ora che lecco la fica di questa qui per tentare di rimettere il treno sui binari di un regionale e invece mi ritrovo sempre sulla TAV, a percorrere a velocità folle la strada verso il disastro.

“Senti … facciamo culo? Che non so se ce la faccio …”
“Ahahhaahahahaha …ma aamore, tu mmmolto eccitato, mmmolto …, questo fa piacere me …”
“Vabbèvà … ma mò fatte ‘nculà che poi vedemo se te fa piacere…” penso in romanesco, chissà perché.

La troika si mette alla pecorina, davanti ad uno specchio sistemato su un lato del letto: “Così ti guardo in fascia mentre mi scopi culo, tesoro…”. Un trionfo di natiche leggermente svasate ma molto ben conservate, appare alla mia vista. Le divarico per misurare il campo di battaglia, poi butto giù la punta della lingua in esplorazione, fugace. “Mmm…” approvato. La sapidità del brodo ficale, che ha esondato dappertutto, cattura nuovamente tutti i miei sensi. Introduco la bocca a ventosa nell’incavo tra le natiche e faccio di nuovo tutto il giro, alternando paletta e rastrello. Nulla da dire, i presupposti per fare un buon lavoro ci sono tutti: la tipa è ben disposta, ha un bel culo, un ano morbido ma non squinternato, promessa di sodomia genuina, ma soprattutto, la sua vocina, che ora è diventata chiocciolio, giaculatoria incomprensibile di toni acuti, offre la cornice ideale per un momento topico come quello. C’è solo un problema: non riesco a raffreddare la pistola, da un momento all’altro potrebbe partire un colpo.

Prendo altro tempo, nonostante sia ormai tutto pronto. La troika è sempre accucciata, in paziente attesa di vedere compiere il suo destino, di prendere il milionesimo cazzo nel culo. E invece entro con il dito, l’indice diritto, fino in fondo. Accenno un leggero stantuffo, la troika passa dalla giaculatoria di toni acuti al guaito sincopato, quasi al singhiozzo. Poi vado su e giù deciso e mi godo lo spettacolo dello sfintere che plasticamente accompagna il movimento rigido e sempre più veloce della mia mano. E’ bellissimo. Continuo per un po’, alternando indice e medio: la troika cambia di nuovo spartito e passa dal sincopato alla nota acuta fissa, praticamente una sirena a perdifiato.

Mi fermo qualche secondo per riposare il polso, ma soprattutto per interrogare il mio corpo. Verifico al volo che non reggerebbe l’urto della sostituzione del pestello piccolo con il pestello grande: ho i neuroni in subbuglio e il cazzo pietrificato, sto per esplodere. Mi alzo in piedi sul letto, afferro il preservativo e lo sfilo accuratamente via, evitando brusche vibrazioni. La russa mi guarda riflesso nello specchio e istantaneamente, da gran puttanone qual è, afferra la situazione: “ …Amore, vuoi venire bocca adesso?”

Non rispondo, accosto il cazzo alle sue labbra scarlatte già in posa e mi arrendo in meno di un minuto. Scarico l’impossibile, puntellandomi sulla testa ossigenata della signora. Lei non si scompone: manda giù, trattiene nell’esofago, vomita sul letto, non saprei. Ciò che conta è che mi abbandona solo quando la respingo e mi accascio sul letto. Con il capo riverso all’indietro la vedo che si allontana di là e mi accorgo che per tutto questo tempo ha tenuto ai piedi delle bizzarre scarpe alte, color turchese elettrico. Che troika!
 
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