IL MEGLIO DI PUNTERFORUM

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Una selezione dei messaggi più interessanti e che meglio rappresentano il forum segnalati dagli utenti più esperti agli amministratori per superare le barriere di gusti e regioni ed avere un' idea generale di ciò che succede nelle altre sezioni.

Tanto per festeggiare anche noi l'unità d'Italia :drinks:
 
S

satiro

Ospite
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Anche a me era venuta in mente una cosa del genere.
Ho visto che nel forum è possibile trovare recensioni veramente belle, a tal punto che spesso mi ritrovo immerso in brani per il semplice gusto della lettura.

Tuttavia la ricerca di queste "perle" non è affatto facile e richiede parecchio tempo, quindi avrei voluto aprire un 3d in cui gli utenti potessero segnalare il link a una o al massimo due recensioni che meritano di essere lette non tanto per il servizio descritto, quanto piuttosto per lo stile che le contraddistingue.
Assieme alla segnalazione, avrei gradito anche un piccolo commento del tipo:
-rece spiritosa
-rece surreale
-rece avvincente
etc.

Parlando con utenti più "anziani" però, mi è stato riferito che tempo fa una iniziativa del genere era stata bloccata dall' amministrazione; non mi sono stati detti i motivi precisi, ma immagino fosse per non creare una sorta di classifica o di "pompaggio" per le protagoniste dei racconti.

Per questo motivo ho accantonato l' idea... approfitto quindi di questo 3d per chiedere a chi di dovere (Administrator o TBG) il nulla osta sulla fattibilità di un "The best of PFI - I più bei racconti dei punters italiani -"
 
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  • Creatore Discussione
  • #4
Come nel post indicato da biglucky si potrebbe solo citare testo e utente omettendo quindi riferimenti a link di girls e date per una maggiore reiservatezza.

Di seguito un estratto di una di quelle recensioni che oltre ad aiutare la grande utilità di questo forum ne accrescono anche il piacere della lettura.

DM67 ha scritto:
Ci sono puttane con cui l’empatia è istantanea. Non saprei dire da che cosa dipenda esattamente, e probabilmente anche il mio umore contingente giocherà un ruolo determinante. Tuttavia, ci sono puttane capaci di abbattere con una risata, un gesto, un non so che, la barriera di incomunicabilità che sempre si frappone tra puttana e cliente al momento della reciproca scoperta.
Forse perché si presenta con il grembiule della brava infermierina, forse perché le sue forme morbide e rotonde ispirano un immediato senso di confidenzialità, forse per via della sua sensualissima erre moscia, fatto sta che con questa Jessica l’atmosfera si fa subito frizzante, ambigua, allusiva, simile all’atmosfera che aleggia su una cena intima con la donna che desideri da tempo, quando ti concede il primo incontro. Le carte sono sul tavolo finalmente, la serata è foriera di sesso per entrambe, ma è necessario passare da quel balletto di parole e battute, quel preludio di ammiccamenti e provocazioni, che è il corteggiamento tra un uomo e una donna. E allora il fine ultimo della serata diventa un obiettivo sfocato e si va in scena: tu devi suscitare ilarità e sprizzare buon umore da ogni poro, reggere le provocazioni, provocare a tua volta, mentre lei te la fa annusare da lontano, lasciando intendere, qui e lì, che forse non te la darà.

Jessica non ha scampo evidentemente, ma credo sia merito suo se l’anticamera è quasi (ho detto quasi) più piacevole dell’atto vero e proprio. E poi, come non notare l’incredibile somiglianza con Ingrid, l’identico timbro vocale della svedesona amica del commissario Montalbano, sofisticatissima e spietata allumeuse (stuzzica cazzi), che come una cagna in calore spande le sue fragranze per poi ritrarsi, sapendo che quel povero cristo non tradirà mai la sua compagna Livia, residente in quel di Boccadasse.
Jessica non è svedese, ma brasiliana del sud. Il sangue deutch, però, sembra aver prevalso su quello latino, forgiando una struttura fisica che è un concentrato di contrasti: massiccia e morbida, imponente e aggraziata. Due superbe mammelle sporgono quanto basta per poi riposare placidamente sulla gabbia toracica, le gambe, non molto lunghe, ma ben affusolate, sorreggono un culo non molto ampio, ben fatto, che converge in un girovita arrotondato certo, ma sottile e flessuoso.

Per raggiungerla, prendo un taxi al volo che sono le 6 di sera. Ho abbandonato in fretta e furia un meeting modello “palle a mongolfiera”, con la sua erre moscia piantata nel cranio come un chiodo. Finalmente, al quarto tentativo, mi ha risposto e ho preso accordi per le sei e mezza. Arrivo e la traversa pedonale di via… in cui dovrebbe sorgere la sua villetta, è deserta. Purtroppo è anche buia: l’illuminazione è fioca che più fioca non si può. Sta storia del risparmio energetico ha rotto il cazzo. Passo dopo passo finisco in un prato lasciandomi ignaro alle spalle il cancelletto giusto. La richiamo e rioriento la bussola, ma quando ritorno nei paraggi della sua dimora, nella villetta a fianco sta rientrando una famigliola con una vagonata di marmocchi ciarlanti. Che meraviglia! Che culo! Ritorno sulla via principale, mi sistemo all’angolo di una siepe e aspetto. Richiamo nuovamente e la tranquillizzo: non mi sono perso, sto solo aspettando che finisca la processione di rientro dei suoi vicini, bagagli compresi. Jessica ride sguaiatamente al telefono e finalmente riesco a mettere a fuoco l’affinità vocale su cui mi sono arrovellato per tutto il viaggio in taxi: Ingrid, l’amica di Montalbano! Ecco chi mi ricordava quella voce! In effetti anche l’aspetto fisico è incredibilmente simile. Ma non è che … mannò, ma che cazzo vado a pensare? Intanto sbircio da dietro la siepe e la processione è finita.

Jessica mi apre il cancelletto e poi il portone e sono dentro il suo appartamentino, accogliente e colorato. Mi sorride sardonica e mi squadra dall’alto in basso, nella sua tenuta da infermiera, mentre argomento il motivo per cui sono lì. Per il suo culo mi chiede mille euro, e tende la manina in avanti pretendendo di essere saldata seduta stante. Non faccio una piega, tiro fuori il libretto degli assegni e chiedo una penna, con faccia seria. Jessica si rimette a ridere. Mi dice che l’aveva già capito che ero un pagliaccio. Il giochino va avanti un bel po’, stoccata e parata, come in un incontro di fioretto dagli esiti imprevedibili. E mentre due o tre cellulari vibrano impazziti, guardo l’orologio e sono le sette. Sto per chiederle se vuole venire a cena ma lei ha già messo in atto la prossima irreparabile mossa. Mi ritrovo la sua manina a massaggiarmi la patta, le sue tette compresse diritte sul mio petto, mentre i suoi occhi, grandi e limpidi, sembrano voler scrutare la mia anima. Reagisco dopo qualche secondo di annichilimento. Le mie mani volano sul suo culo: fine dei giochi. E così, completate le procedure di imbarco, rulliamo sulla pista e poco dopo decolliamo.

Mi attacco al seno e passerei la vita a succhiare quei capezzoli grossi come ciliegie, mentre la sua manina insegna al mio cazzo come stare diritto. Dice di voler fare un piccolo ritocco, per tenerlo più su, il seno. Alzo lo sguardo e devo avere la delusione dipinta in faccia, perché Jessica scoppia a ridere: ci sono cascato. La mando a cagare, la spingo indietro, distesa sul letto. Poi vado in apnea tra le sue cosce, che si dischiudono quanto basta al mio vorace assalto. Fino a che Jessica me lo consente tracanno tutto ciò che la sua fica è capace di procreare, peli compresi. Poi è lei a voler entrare in azione, compare un condom, forse lo aveva già in mano, non oppongo la minima resistenza, mi stendo a braccia incrociate dietro la testa e mi lascio servire. Un istante dopo Jessica si accanisce sul mio cazzo, rabbiosamente, serrando la mascella. La sua azione impetuosa imprime al rapporto un’improvvisa accelerazione, forse pensa di fiaccarmi o semplicemente di intimidirmi, ma sbaglia in ogni caso. E glielo faccio capire quando con una mano schiaccio la sua nuca bionda verso il basso e con energiche spinte di bacino, la ripago del suo impeto riempiendole la bocca più di quanto ella non voglia. Schiarite le idee, misurati i valori in campo, ritorniamo a ritmi più ragionevoli con un sostanzioso sessantanove, preambolo ideale del totale abbandono allo stravizio più ancestrale, alias il motivo per cui sono lì. Sono ancora con la lingua a scalpello protesa a inseguire il suo floreale deretano, quando Jessica, sottraendosi a fatica alla morsa delle mie mani, lancia l’ultimo pezzo della compilation: “Non eri venuto per … il mio culo? Dovrei … sì, ma fa piano, perché …ok?”.

Perché lo so: hai un bel culo, ma forse è vero che lo concedi raramente, come mi hai detto prima, tra una battuta e l’altra. Io ho creduto che scherzassi. E invece la faccenda è seria. Strisciando all’indietro mi sfilo dal sessantanove e scendo dal letto, mentre Jessica, rimanendo raggomitolata su di esso, vira di novanta gradi antiorari per portare le sue rotonde membra all’altare del sacrificio. Dovrei sentirmi onorato e orgoglioso di essere uno dei pochi eletti cui Jessica concede completamente le sue grazie e invece tremo come una foglia, ma forse sono solo preda di un’eccitazione convulsa. Attendo che gli ultimi auto-preparativi di Jessica si compiano e parto all’attacco. La singolar tenzone appare subito ardua ma non proibitiva: le avvisaglie erano di tutt’altro tenore. Dopo i primi riluttanti passi, invece, so già che uscirò vittorioso dalla contesa. Inutile dirlo, la sottomissione di Jessica è ammirevole: trafitta irreparabilmente, rimane acciambellata in posizione, sottolineando con un sospiro solenne ogni mia sortita giunta a fine corsa. E quel suo culo, non molto ampio ma ben fatto, sta facendo un lavoro egregio. L’assedio, condotto meticolosamente e senza fretta, potrebbe a quel punto durare in eterno, se non fosse che, mosso a pietà dai sospiri di Jessica, divenuti guaiti, aumento l’intensità delle scorribande nel suo culo, per poi squagliarmi in un orgasmo travolgente. Che bella trombata!
 
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