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Era l'alba del nuovo millennio quando scoprii la Polense.
E' una di quelle strade dove non ci si trova a passare per caso: ci si passa se se ne ha bisogno, se si abita o si deve andare in quel paio di paesini (Poli, Casape, S. Gregorio da Sassola) sperduti sulle pendici pietrose dei monti Tiburtini fitte d'ulivi.
E' una di quelle strade dove non ci si trova a passare per caso, eppure è per caso che ci sono capitato
Per chilometri, la Polense corre pressappoco dritta e in leggera ma costante salita lungo una lingua di terra delimitata da due profondi dirupi. Ai suoi bordi, un'alberatura spontanea segna il limite di qualche campicello sul fondo del quale si fa presto a scorgere una vegetazione più serrata: lì inizia il precipizio.
Campagna, campagna, campagna...
Soltanto in un breve tratto (appena poche centinaia di metri) la strada percorre un boschetto all'altezza del quale il vallone di sinistra è traversato dalle maestose arcate sovrapposte dell'acquedotto Anio Vetus, edificato col bottino delle guerre pirriche fra il...
no, dai Mega... non prendere troppo alla lettera il titolo del thread...
dicevo: ...percorre un boschetto e in quel boschetto mi si presentò – a me, sperduto e inconsapevole, rilassato alla guida, con le narici aperte per rifarmi i polmoni coll'arietta fina – uno spettacolo cui non ero davvero preparato: una fila interminabile di ragazze nigeriane... un albero, una pay, un altro albero, un'altra pay... così per cinquecento e passa metri... una densità di esercenti paragonabile ad un suq magrebino... venti, trenta, quaranta... mah, chissà quante saranno state mai... in un'operazione di polizia le f.d.o. ne presero in custodia 108... ma si sa, la questura ha coi numeri un rapporto di amore/odio: in strada, quelli che protestano sono sempre la metà e quelle che si prostituiscono sono almeno il doppio. Io non mi sono mai messo a contarle ma da quel giorno, pian piano, mi misi di buzzo buono a provarle una per una... non proprio tutte, in verità... ma una parte considerevole sì, senza dubbio.
I costi di queste trasferte di piacere in termini di tempo e di benzina nella mia ottica erano ampiamente compensati da tariffe competitive (€ 10 per bj+rai1+rai2) e da una serenità nella consumazione che difficilmente ho riscontrato altrove. Posteggio su piazzola sterrata, posto-auto ombreggiato, appiedamento con la bella di turno e due passi sul suo sentierino sterrato (ognuna aveva il suo) fino alla prima scoscesità della forra dove, tra gli arbusti, le più intraprendenti dal punto di vista commerciale avevano posizionato materassi di quinta o sesta generazione per rendere più comoda la permanenza dei loro visitatori.
Lungo quella piccola striscia d'asfalto tutti i gusti potevano essere soddisfatti: ce n'erano di piccole e pienotte così come – trapassando tutte le altezze e le fisicità immaginabili – delle silfidi di marmo nero che avrebbero fatto invidia alle passerelle parigine di haute couture. Ognuna aveva il suo modo di stare in strada: chi si gettava in mezzo alla corsia al passaggio di un'auto obbligandola a fermarsi, chi semplicemente si sporgeva sbracciandosi come forsennata; altre, danzavano il loro ballo solitario su una musica nostalgica o stavano lì, ferme, in attesa che capitasse loro qualcosa... e proprio di una ragazza di questo tipo, bella, bellissima ed altera (e purtroppo tra le pochissime a sottrarsi all'anal) divenni un affezionatissimo cliente.
Era una delle ultime della lunga sequela di black. Il suo posticino d'attesa era alla fine di uno spezzone di guard rail ed io, per incontrarmi con lei, filavo dritto fra tutte facendo la gincana... fra le più aggressive venditrici di loro stesse e le auto dei loro potenziali acquirenti.
Non le ho mai chiesto come si chiamasse. In realtà, non le ho mai chiesto nulla: l'inglese era per me una lingua sconosciuta quanto l'italiano lo era per lei. Bastava un cenno d'intesa ed un sorriso e s'avviava per il suo sentiero... ed io dietro, caracollando per l'erezione fulminea che mi provocava la vista dei suoi glutei e della sua andatura elegantemente fiera: vent'anni, un metro e ottanta di slanciata negritudine cui tuttavia mancavano tutti i tratti fisici e somatici comunemente associati alle ragazze nigeriane: non aveva un sederone muscoloso, non aveva bicipiti e tricipiti scolpiti, non aveva il naso camuso... al loro posto, un corpo longilineo e un perfetto ovale dai tratti aggraziati e dolci... e quel portamento... e quella tenerezza nell'approccio, la disponibilità, il sorriso, la pazienza verso di me, irsuto scimpanzé balzato dal nulla per ripopolare la sua nuova foresta.
Per lunghi mesi, la cercai e la ebbi una o due volte la settimana... e fu una bellissima parentesi di fidelizzazione finché... finché non avvenne il fattaccio, quer pasticciaccio brutto de via Polense. Per gli amanti della cronaca, la quarta notizia scorrendo dall'alto...
Da quel giorno sciagurato, via tutto e via tutte perché l'Italia è pur sempre il paese dove le colpe si scontano collettivamente: bosco recintato e alberi abbattuti per creare una "zona di rispetto" fra la strada e la vegetazione più fitta... più simile, invero, alla "terra di nessuno" affianco al Muro di Berlino... e addio mia bella, mia amatissima compagna da una manciata di minuti, mia bellezza straniera finita nel nulla per allietarci tutti. Di tanto in tanto mi sorprendo inconsapevole a pensare: chissà che fine avrà fatto, dove sarà andata, cosa starà facendo ora...
Cosa residua oggi di quei fasti passati? Ben poco... un gruppetto di tre o quattro black dove la strada sbocca da una tagliata tufacea il cui aspetto e i cui modi apparenti non soddisfano i miei gusti, una sparuta presenza in rappresentanza della milfosità dell'est e, più in prossimità del boschetto, altre tre o quattro ragazze su storiche piazzole di sosta che neanche l'improvviso ascesso di furor legalitario è riuscito a far soccombere. A conti fatti e prendendo per buone le cifre ufficiali, mancano all'appello 100 pay... e quanto sopravvive è a tutti gli effetti una mera testimonianza archeologica...
E' una di quelle strade dove non ci si trova a passare per caso: ci si passa se se ne ha bisogno, se si abita o si deve andare in quel paio di paesini (Poli, Casape, S. Gregorio da Sassola) sperduti sulle pendici pietrose dei monti Tiburtini fitte d'ulivi.
E' una di quelle strade dove non ci si trova a passare per caso, eppure è per caso che ci sono capitato
Per chilometri, la Polense corre pressappoco dritta e in leggera ma costante salita lungo una lingua di terra delimitata da due profondi dirupi. Ai suoi bordi, un'alberatura spontanea segna il limite di qualche campicello sul fondo del quale si fa presto a scorgere una vegetazione più serrata: lì inizia il precipizio.
Campagna, campagna, campagna...
Soltanto in un breve tratto (appena poche centinaia di metri) la strada percorre un boschetto all'altezza del quale il vallone di sinistra è traversato dalle maestose arcate sovrapposte dell'acquedotto Anio Vetus, edificato col bottino delle guerre pirriche fra il...
no, dai Mega... non prendere troppo alla lettera il titolo del thread...
dicevo: ...percorre un boschetto e in quel boschetto mi si presentò – a me, sperduto e inconsapevole, rilassato alla guida, con le narici aperte per rifarmi i polmoni coll'arietta fina – uno spettacolo cui non ero davvero preparato: una fila interminabile di ragazze nigeriane... un albero, una pay, un altro albero, un'altra pay... così per cinquecento e passa metri... una densità di esercenti paragonabile ad un suq magrebino... venti, trenta, quaranta... mah, chissà quante saranno state mai... in un'operazione di polizia le f.d.o. ne presero in custodia 108... ma si sa, la questura ha coi numeri un rapporto di amore/odio: in strada, quelli che protestano sono sempre la metà e quelle che si prostituiscono sono almeno il doppio. Io non mi sono mai messo a contarle ma da quel giorno, pian piano, mi misi di buzzo buono a provarle una per una... non proprio tutte, in verità... ma una parte considerevole sì, senza dubbio.
I costi di queste trasferte di piacere in termini di tempo e di benzina nella mia ottica erano ampiamente compensati da tariffe competitive (€ 10 per bj+rai1+rai2) e da una serenità nella consumazione che difficilmente ho riscontrato altrove. Posteggio su piazzola sterrata, posto-auto ombreggiato, appiedamento con la bella di turno e due passi sul suo sentierino sterrato (ognuna aveva il suo) fino alla prima scoscesità della forra dove, tra gli arbusti, le più intraprendenti dal punto di vista commerciale avevano posizionato materassi di quinta o sesta generazione per rendere più comoda la permanenza dei loro visitatori.
Lungo quella piccola striscia d'asfalto tutti i gusti potevano essere soddisfatti: ce n'erano di piccole e pienotte così come – trapassando tutte le altezze e le fisicità immaginabili – delle silfidi di marmo nero che avrebbero fatto invidia alle passerelle parigine di haute couture. Ognuna aveva il suo modo di stare in strada: chi si gettava in mezzo alla corsia al passaggio di un'auto obbligandola a fermarsi, chi semplicemente si sporgeva sbracciandosi come forsennata; altre, danzavano il loro ballo solitario su una musica nostalgica o stavano lì, ferme, in attesa che capitasse loro qualcosa... e proprio di una ragazza di questo tipo, bella, bellissima ed altera (e purtroppo tra le pochissime a sottrarsi all'anal) divenni un affezionatissimo cliente.
Era una delle ultime della lunga sequela di black. Il suo posticino d'attesa era alla fine di uno spezzone di guard rail ed io, per incontrarmi con lei, filavo dritto fra tutte facendo la gincana... fra le più aggressive venditrici di loro stesse e le auto dei loro potenziali acquirenti.
Non le ho mai chiesto come si chiamasse. In realtà, non le ho mai chiesto nulla: l'inglese era per me una lingua sconosciuta quanto l'italiano lo era per lei. Bastava un cenno d'intesa ed un sorriso e s'avviava per il suo sentiero... ed io dietro, caracollando per l'erezione fulminea che mi provocava la vista dei suoi glutei e della sua andatura elegantemente fiera: vent'anni, un metro e ottanta di slanciata negritudine cui tuttavia mancavano tutti i tratti fisici e somatici comunemente associati alle ragazze nigeriane: non aveva un sederone muscoloso, non aveva bicipiti e tricipiti scolpiti, non aveva il naso camuso... al loro posto, un corpo longilineo e un perfetto ovale dai tratti aggraziati e dolci... e quel portamento... e quella tenerezza nell'approccio, la disponibilità, il sorriso, la pazienza verso di me, irsuto scimpanzé balzato dal nulla per ripopolare la sua nuova foresta.
Per lunghi mesi, la cercai e la ebbi una o due volte la settimana... e fu una bellissima parentesi di fidelizzazione finché... finché non avvenne il fattaccio, quer pasticciaccio brutto de via Polense. Per gli amanti della cronaca, la quarta notizia scorrendo dall'alto...
Da quel giorno sciagurato, via tutto e via tutte perché l'Italia è pur sempre il paese dove le colpe si scontano collettivamente: bosco recintato e alberi abbattuti per creare una "zona di rispetto" fra la strada e la vegetazione più fitta... più simile, invero, alla "terra di nessuno" affianco al Muro di Berlino... e addio mia bella, mia amatissima compagna da una manciata di minuti, mia bellezza straniera finita nel nulla per allietarci tutti. Di tanto in tanto mi sorprendo inconsapevole a pensare: chissà che fine avrà fatto, dove sarà andata, cosa starà facendo ora...
Cosa residua oggi di quei fasti passati? Ben poco... un gruppetto di tre o quattro black dove la strada sbocca da una tagliata tufacea il cui aspetto e i cui modi apparenti non soddisfano i miei gusti, una sparuta presenza in rappresentanza della milfosità dell'est e, più in prossimità del boschetto, altre tre o quattro ragazze su storiche piazzole di sosta che neanche l'improvviso ascesso di furor legalitario è riuscito a far soccombere. A conti fatti e prendendo per buone le cifre ufficiali, mancano all'appello 100 pay... e quanto sopravvive è a tutti gli effetti una mera testimonianza archeologica...