Tu non vorresti. Ma quando un altro decide di rovinarti la giornata, a volte non puoi farci niente per evitarlo.
Sono le 9,30 am. Già sei visibilmente incazzato perché è lunedì mattina. Ti sei alzato presto, hai smadonnato per il taxi e alcuni convocati al meeting settimanale sono in ritardo.
Per fortuna il thermos del caffè e le brioches sono già a centro tavolo ovale. Ti versi una tazza e ti avvicini al gruppetto dei già presenti che, immagini, stanno ammazzando l’attesa con le solite disquisizioni su era o no rigore, c’era o no il fuorigioco. Se il 3-4-2-1 è uno schema percorribile o una grande cazzata che porterà solo dolori.
Ma appena sei a portata d’orecchio, ti rendi conto che il topic non è calcistico.
Percepisci qualcosa come: “Gli anni passano ragazzi… passano e non puoi farci niente… me ne rendo conto giorno dopo giorno”.
E’ un manager sulla sessantina che parla, elegante, aristocratico: “Fino a qualche anno fa la sabbia della mia clessidra scorreva lentamente… oggi viene giù sempre più velocemente… “
Uhm, viva il buon umore!
Un collega la butta sul ridere, addentando mezzo croissant in un solo boccone: “ahhhhh io non ti ci vedo in riva al fiume con la canna da pesca… ne abbiamo ancora di fottuti meeting e consigli d’amministrazione da smazzarci fratello…”
“Sì, bravo… scherza… guarda che la clessidra non scende più veloce solo per me…”
Minchia che clima allegro stamattina, sussurro ad un collega che ho a fianco, che invece manco ascoltava, occhi sulla rassegna stampa nell’ ipad.
“Oggi la vita comincia a 60 anni” ironizza un altro, versandosi nuovo caffè. Sta per raccontare che ha da poco iniziato lezioni di barca a vela, ma il corvo non lo lascia proseguire: “Balle ragazzi. Tutte balle. Avete sentito di… (nome e cognome)?”
“Che è successo?” ironizza uno “non gli tira più l’uccello?”… sghignazzate.
“E’ morto un mese fa… infarto” chiude secco il corvo, gelando l’aria e le risatine.
Si sente solo il deglutire forzato di chi stava ancora masticando. Qualcuno agevola il boccone bloccato, con un sorso di caffè.
Non resisto. E’ più forte di me.
Si sente il suono secco della mia mano che colpisce la patta, nel fin troppo classico gesto scaramantico.
E mi scappa l’ancor più classico e banale: “cazzo… tocchiamoci”.
Il corvo mi guarda male, ma con la coda dell’occhio vedo che altri mi hanno copiato.
Lui sarebbe andato avanti. Lo so per certo. Forse l’amante non gli aveva fatto un pompino comesideve la sera prima. O il figlio aveva distrutto la quarta macchina nuova di pacca. Lo si vedeva chiaramente che quella mattina, lui l’aveva destinata al disegno perverso di far andare storta la giornata a tutti.
E sarebbe andato avanti, il corvo, se non fossero entrati i ritardatari, rumoreggiando e togliendosi i cappotti al volo: “scusate… scusate tutti il ritardo… un cazzo di incidente bestiale in tangenziale”.
Fantastico. Proprio una bella giornata.
Ci si butta nell’odg. Relazione del marketing. Obbiettivo costi. Product planning… caffè… altre brioches… c’è dell’acqua gasata?
Ma ormai qualcosa è scattato. Quella maledetta clessidra si materializza nel cervello. Ora la vedo.
Me lo ricordo bene xxxx (quello morto d’infarto). Avrà avuto si e no cinque anni più di me.
Non mi era mai sembrato un estroverso adrenalinico. No, era pacato, metteva tranquillità. Cazzo. Non ci credo.
E la vedo, la clessidra che scorre. Puoi essere ottimista, avere anticorpi. Puoi aver letto interi volumi sull’approccio positivo e la visualizzazione creativa.
Ma se uno stronzo ti agita il tarlo della clessidra, pian piano l’oggetto si materializza.
Riunione finita. Saluti. Taxi. Torno in hotel. No, c’è tempo per il cliente del pomeriggio.
Mi faccio un giro in centro. Almeno vedo vetrine, magari compro qualcosa.
Cammino…. Fottuta clessidra.
Mii ricordo le sedute di rebirthing. Cerco di dosare il respiro, di non pensare alla clessidra. Ma quella non molla.
Essì che mi sono toccato i coglioni. Non funziona più un cazzo al giorno d’oggi.
Mi fermo davanti ad una vetrina di moda donna. Accendo una sigaretta.
Un manichino col caschetto, jeans aderenti, maglietta slim fit, tettine piccole ma dal capezzolo duro e giubbino primaverile, mi sorride.
Rispondo al sorriso.
E capisco cosa devo fare.
Ipad. Collegamento. Preferiti. Questa no, troppo figa… questa no, troppo magra… Questa! Prosperosa e maiala.
Suona… libero… Voce. “Ciao amore!”
“Ciao, sei libera oggi?”
“Si certo amore.. a che ora vuoi venire?”
“Ti va bene fra mezz’ora?”
“Sì amore… certo. Quanto vuoi stare?”
“Facciamo un’ora se puoi”
“Certo amore… faciamo un’ora tranquilla… tutto per bene… sono 150”. E ride.
“Va bene… per me va bene”
“Cosa vuoi fare?”
“Tutto!! Ma l’importante che appena entro mi dai una una pacca sulla patta”
“Cosssaaaa?”
“Non importa… te lo spiego dopo”
Sono le 9,30 am. Già sei visibilmente incazzato perché è lunedì mattina. Ti sei alzato presto, hai smadonnato per il taxi e alcuni convocati al meeting settimanale sono in ritardo.
Per fortuna il thermos del caffè e le brioches sono già a centro tavolo ovale. Ti versi una tazza e ti avvicini al gruppetto dei già presenti che, immagini, stanno ammazzando l’attesa con le solite disquisizioni su era o no rigore, c’era o no il fuorigioco. Se il 3-4-2-1 è uno schema percorribile o una grande cazzata che porterà solo dolori.
Ma appena sei a portata d’orecchio, ti rendi conto che il topic non è calcistico.
Percepisci qualcosa come: “Gli anni passano ragazzi… passano e non puoi farci niente… me ne rendo conto giorno dopo giorno”.
E’ un manager sulla sessantina che parla, elegante, aristocratico: “Fino a qualche anno fa la sabbia della mia clessidra scorreva lentamente… oggi viene giù sempre più velocemente… “
Uhm, viva il buon umore!
Un collega la butta sul ridere, addentando mezzo croissant in un solo boccone: “ahhhhh io non ti ci vedo in riva al fiume con la canna da pesca… ne abbiamo ancora di fottuti meeting e consigli d’amministrazione da smazzarci fratello…”
“Sì, bravo… scherza… guarda che la clessidra non scende più veloce solo per me…”
Minchia che clima allegro stamattina, sussurro ad un collega che ho a fianco, che invece manco ascoltava, occhi sulla rassegna stampa nell’ ipad.
“Oggi la vita comincia a 60 anni” ironizza un altro, versandosi nuovo caffè. Sta per raccontare che ha da poco iniziato lezioni di barca a vela, ma il corvo non lo lascia proseguire: “Balle ragazzi. Tutte balle. Avete sentito di… (nome e cognome)?”
“Che è successo?” ironizza uno “non gli tira più l’uccello?”… sghignazzate.
“E’ morto un mese fa… infarto” chiude secco il corvo, gelando l’aria e le risatine.
Si sente solo il deglutire forzato di chi stava ancora masticando. Qualcuno agevola il boccone bloccato, con un sorso di caffè.
Non resisto. E’ più forte di me.
Si sente il suono secco della mia mano che colpisce la patta, nel fin troppo classico gesto scaramantico.
E mi scappa l’ancor più classico e banale: “cazzo… tocchiamoci”.
Il corvo mi guarda male, ma con la coda dell’occhio vedo che altri mi hanno copiato.
Lui sarebbe andato avanti. Lo so per certo. Forse l’amante non gli aveva fatto un pompino comesideve la sera prima. O il figlio aveva distrutto la quarta macchina nuova di pacca. Lo si vedeva chiaramente che quella mattina, lui l’aveva destinata al disegno perverso di far andare storta la giornata a tutti.
E sarebbe andato avanti, il corvo, se non fossero entrati i ritardatari, rumoreggiando e togliendosi i cappotti al volo: “scusate… scusate tutti il ritardo… un cazzo di incidente bestiale in tangenziale”.
Fantastico. Proprio una bella giornata.
Ci si butta nell’odg. Relazione del marketing. Obbiettivo costi. Product planning… caffè… altre brioches… c’è dell’acqua gasata?
Ma ormai qualcosa è scattato. Quella maledetta clessidra si materializza nel cervello. Ora la vedo.
Me lo ricordo bene xxxx (quello morto d’infarto). Avrà avuto si e no cinque anni più di me.
Non mi era mai sembrato un estroverso adrenalinico. No, era pacato, metteva tranquillità. Cazzo. Non ci credo.
E la vedo, la clessidra che scorre. Puoi essere ottimista, avere anticorpi. Puoi aver letto interi volumi sull’approccio positivo e la visualizzazione creativa.
Ma se uno stronzo ti agita il tarlo della clessidra, pian piano l’oggetto si materializza.
Riunione finita. Saluti. Taxi. Torno in hotel. No, c’è tempo per il cliente del pomeriggio.
Mi faccio un giro in centro. Almeno vedo vetrine, magari compro qualcosa.
Cammino…. Fottuta clessidra.
Mii ricordo le sedute di rebirthing. Cerco di dosare il respiro, di non pensare alla clessidra. Ma quella non molla.
Essì che mi sono toccato i coglioni. Non funziona più un cazzo al giorno d’oggi.
Mi fermo davanti ad una vetrina di moda donna. Accendo una sigaretta.
Un manichino col caschetto, jeans aderenti, maglietta slim fit, tettine piccole ma dal capezzolo duro e giubbino primaverile, mi sorride.
Rispondo al sorriso.
E capisco cosa devo fare.
Ipad. Collegamento. Preferiti. Questa no, troppo figa… questa no, troppo magra… Questa! Prosperosa e maiala.
Suona… libero… Voce. “Ciao amore!”
“Ciao, sei libera oggi?”
“Si certo amore.. a che ora vuoi venire?”
“Ti va bene fra mezz’ora?”
“Sì amore… certo. Quanto vuoi stare?”
“Facciamo un’ora se puoi”
“Certo amore… faciamo un’ora tranquilla… tutto per bene… sono 150”. E ride.
“Va bene… per me va bene”
“Cosa vuoi fare?”
“Tutto!! Ma l’importante che appena entro mi dai una una pacca sulla patta”
“Cosssaaaa?”
“Non importa… te lo spiego dopo”