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Sono sempre stato molto fisionomista. Quando guardo una persona in faccia, questa mi comunica delle emozioni. Spesso associo la faccia a qualcosa d’altro, situazioni passate, circostanze, sensazioni.
La figura che ho davanti entra così a far parte del mio vissuto, della mia memoria.
Alle volte capita, anche a distanza di anni, di incontrare qualche vecchia faccia lungo il percorso. In questi frangenti scatta nella mia mente un campanello di allarme e finchè non risolvo l’enigma non sono felice.
Inutile dire che tutto questo mi succede anche con le puttane: fin troppo banale.
Il caso vuole che tutto ciò capiti anche a parti invertite. Mi è successo, a distanza di anni, di incrociare lungo il cammino delle puttane che avevo frequentato anni prima. I nostri sguardi si sono incrociati ed il campanello d’allarme è suonato per entrambi:
-mi ricordo di te; mi sono sentito dire.
Come è stato possibile? Io sono stato un semplice cliente per loro eppure, rivedendomi dopo anni, si sono ricordate di me.
Noi punter incalliti tendiamo a tenere traccia dei nostri incontri, conserviamo ricordi e siamo custodi di esperienze preziose.
Ma loro? E’ mai possibile che anche per loro sia così?
E se così non fosse, come possono ricordarsi il mio volto a distanza di anni?
Mi è successo anche di recente, in Germania. Avevo visitato un FKK in una singola occasione. Ritorno in loco dopo mesi e mesi e la incrocio. Mi avvicino facendo lo gnorry e le chiedo come si chiama:
Eppure è successo.
Non mi piace lasciare dubbi insoluti e quindi ho cercato di venire a capo del dilemma.
E’ probabile che le pay girls risveglino la loro memoria con le immagini. Non credo che loro abbiano un archivio mentale dove le nostre facce sono custodite. Credo piuttosto che, rivedendoci, suoni il famoso campanello d’allarme. Come il vecchio compagno di scuola che rivedi dopo anni e fatichi a riconoscere, sebbene il suo volto comunichi in te qualche sensazione.
Strano mondo quello dei clienti e delle puttane. Siamo estranei, complici, amici e allo stesso tempo ci temiamo. Ci disprezziamo alle volte ma poi ritorniamo sempre sui nostri passi.
Abbiamo bisogno gli uni degli altri.
Credo che il nostro cervello conservi una moltitudine di dettagli strada facendo:suoni , immagini, sensazioni ed associazioni. Ci sono cose che colpiscono più di altre. Siamo fragili, nonostante tutto.
Rivedere qualcuno che ha occupato un nostro frammento di vita ci colpisce, per quanto possa sembrare superfluo.
Le persone sono diverse tra loro e non sempre ci ricordiamo di ciò che abbiamo vissuto: questo vale per noi e per loro.
Ricordo anni addietro, una delle prime esperienze pay: OTR, scattò molto feeling e dopo qualche giorno tornai da lei con un amico. All’amico parlavo di lei come se tra di noi fosse accaduto qualcosa di importante per entrambi. Lui , curioso, mi chiede di mostrargliela.Arriviamo in loco ed io accosto, sicuro di me. Lei si affaccia, ci scruta, balbetta qualcosa in fretta e furia e sembra quasi volerci liquidare.
Alla sua mente non era affiorato nessun ricordo, nessun campanello era suonato. Tutto taceva. Ingrano la prima e riparto; morto un papa se ne fa un altro.
La figura che ho davanti entra così a far parte del mio vissuto, della mia memoria.
Alle volte capita, anche a distanza di anni, di incontrare qualche vecchia faccia lungo il percorso. In questi frangenti scatta nella mia mente un campanello di allarme e finchè non risolvo l’enigma non sono felice.
Inutile dire che tutto questo mi succede anche con le puttane: fin troppo banale.
Il caso vuole che tutto ciò capiti anche a parti invertite. Mi è successo, a distanza di anni, di incrociare lungo il cammino delle puttane che avevo frequentato anni prima. I nostri sguardi si sono incrociati ed il campanello d’allarme è suonato per entrambi:
-mi ricordo di te; mi sono sentito dire.
Come è stato possibile? Io sono stato un semplice cliente per loro eppure, rivedendomi dopo anni, si sono ricordate di me.
Noi punter incalliti tendiamo a tenere traccia dei nostri incontri, conserviamo ricordi e siamo custodi di esperienze preziose.
Ma loro? E’ mai possibile che anche per loro sia così?
E se così non fosse, come possono ricordarsi il mio volto a distanza di anni?
Mi è successo anche di recente, in Germania. Avevo visitato un FKK in una singola occasione. Ritorno in loco dopo mesi e mesi e la incrocio. Mi avvicino facendo lo gnorry e le chiedo come si chiama:
- Mi chiamo Salomè, non ti ricordi più?
Eppure è successo.
Non mi piace lasciare dubbi insoluti e quindi ho cercato di venire a capo del dilemma.
E’ probabile che le pay girls risveglino la loro memoria con le immagini. Non credo che loro abbiano un archivio mentale dove le nostre facce sono custodite. Credo piuttosto che, rivedendoci, suoni il famoso campanello d’allarme. Come il vecchio compagno di scuola che rivedi dopo anni e fatichi a riconoscere, sebbene il suo volto comunichi in te qualche sensazione.
Strano mondo quello dei clienti e delle puttane. Siamo estranei, complici, amici e allo stesso tempo ci temiamo. Ci disprezziamo alle volte ma poi ritorniamo sempre sui nostri passi.
Abbiamo bisogno gli uni degli altri.
Credo che il nostro cervello conservi una moltitudine di dettagli strada facendo:suoni , immagini, sensazioni ed associazioni. Ci sono cose che colpiscono più di altre. Siamo fragili, nonostante tutto.
Rivedere qualcuno che ha occupato un nostro frammento di vita ci colpisce, per quanto possa sembrare superfluo.
Le persone sono diverse tra loro e non sempre ci ricordiamo di ciò che abbiamo vissuto: questo vale per noi e per loro.
Ricordo anni addietro, una delle prime esperienze pay: OTR, scattò molto feeling e dopo qualche giorno tornai da lei con un amico. All’amico parlavo di lei come se tra di noi fosse accaduto qualcosa di importante per entrambi. Lui , curioso, mi chiede di mostrargliela.Arriviamo in loco ed io accosto, sicuro di me. Lei si affaccia, ci scruta, balbetta qualcosa in fretta e furia e sembra quasi volerci liquidare.
Alla sua mente non era affiorato nessun ricordo, nessun campanello era suonato. Tutto taceva. Ingrano la prima e riparto; morto un papa se ne fa un altro.