Escort Melissa (No cellulare)

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27 Agosto 2010
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ANAGRAFE DELL'ANNUNCIO
Numero di telefono: dato non presente
Riferimento internet (link): Cagliari [Cagliari]: Mi piace tenerlo in bocca
Conformità dell'annuncio: dato non presente
Città dove è avvenuto l'incontro: frazione di Cagliari

DATI DELL'INSERZIONISTA:
Nome della girl/escort: Melissa
Nazionalità: italiana
Età apparente: intorno ai 40
Descrizione fisica: cicciottella, seno più o meno quinta, resto del corpo non visto ma abbondante, viso passabile con labbroni da pompa
Attitudine: calma e accondiscendente
Reperibilità: non sempre facile

DATI RELATIVI AL SERVIZIO
Compenso richiesto: 30
Compenso concordato: 30
Servizi offerti: bbj, cim e ingioio. Credo anche altro
Servizi usufruiti: bbj, cim e ingoio
Durata dell'incontro: omissis ?

DATI RELATIVI AL LUOGO DELL'INCONTRO
Facilità di parcheggio: facile
Igiene dei locali: apparentemente ok, al netto di un po’ di disordine
Presenza di barriere architettoniche: no

LA MIA RECENSIONE

Oblo rider Justeat

Vi ho mai raccontato di quella volta che Oblomov decise di riprendere i suoi incontri spensierati?
No? Davvero?
Be' allora è tempo che vi parli del suo rientro in scena.

Nel mese di Gennaio, in piena pandemia, la ridente cittadina dove Oblomov soggiornava divenne zona fucsia, ciò significava che alcuni spostamenti erano consentiti ma solo a determinati orari, e Oblo, reduce dagli strascichi delle feste natalizie, colse l'occasione per liberarsi di un peso. Anzi di due.

Da qualche mese infatti avvertiva un misterioso indolenzimento alle parti basse, che per un ipocondriaco come lui significava altrettanti mesi di lagne e lamenti.
Passati Natale e Capodanno il problema andò ad aumentare ma, in modo altrettanto misterioso, Oblomov ne capì le cause. Era passato parecchio tempo dall'ultima volta che aveva svuotato.

Nella sua testolina malata però si era fatta strada l'idea che il quantitativo di cibo ingurgitato, iniziando dal cenone di Natale, passando per San Silvestro, attraversando Capodanno fino ad arrivare ai chili di avanzi che avrebbero sfamato un intero battaglione di Granatieri di Sardegna, ebbene si era fatta strada l'idea che tutto quel mangiare avesse senza ombra di dubbio acuito il problema alle parti basse.
Per un inspiegabile motivo era convinto infatti che il suo apparato digerente fosse in qualche modo collegato ai testicoli e che tutto ciò che aveva mangiato si stesse trasformando in una sbobba che gli riempiva le palle. Sulla composizione della sbobba poi elaborava le più stravaganti teorie, ma in linea di massima era arcisicuro che ciò che aveva nei coglioni fosse soprattutto colesterolo, più una piccola percentuale di sperma misto a sebo. Da dove traesse queste convinzioni non è ancora chiaro, ma qualcuno azzarda che siano il frutto di alcune letture novax trovate su internet.

Arrivato al limite di sopportazione, dovette iniziare ad indossare i pantaloni dello zio defunto perché i suoi amati jeans erano ormai improponibili, finché si decise che il problema dovesse essere risolto senza ulteriori rimandi.
Serviva una specialista.
Scartò senza tentennamenti le fidelizzate, giacché non poteva presentarsi in quelle condizioni e vanificare anni e anni di prestazioni formidabili. Fidelizzate che peraltro corsero in suo aiuto quando il problema era appena emerso, alcune volte senza nemmeno pretendere la parcella.
Scartò perfette sconosciute, poichè non gli fornivano sufficienti garanzie, visto che era convintissimo che la pratica sarebbe durata pochi minuti, considerato lo stato in cui versava.

Finché non trovò un annuncio che sembrava facesse al caso suo. Era inoltre quel tipo di annuncio che catturava la sua curiosità, privo di foto, privo di recapito telefonico e con un testo che più laconico non si poteva: "Buongiorno, prenditi una pausa. Ti va un pompino?"
Oblomov, seguendo il suo infallibile sesto senso, si convinse che chiunque avesse composto un simile prodigio di ermetismo dovesse essere la persona giusta per alleviargli quel gran peso che non lo faceva più vivere.
Era affascinato dalla semplicità di quella proposta, gli sembrò la soluzione migliore per risolvere il problema e contemporaneamente assecondare la sua innata pigrizia.

Metabolizzò a fatica l'idea di un incontro privo di culo, poi con mano rapace afferrò il tablet per scrivere alla benefattrice.
Rispose una certa Melissa: "Che ne diresti di un pompino con ingoio per 30 euro? Sono sarda, ho 39 anni, mora, seno abbondante."

A leggere questa email un vagito di sperma fece capolino sulla cappella di Oblomov, bagnando timidamente la stoffa dei boxer.
Forse fu l'idea dell'ingoio, forse fu l'immagine di un seno abbondante. Molto probabilmente invece furono i 30 euro richiesti, considerata la leggendaria tirchieria del nostro eroe.
Leggenda peraltro priva di fondamento, perlomeno a sentire alcune voci fuori dal coro che narrano cose mirabolanti sulla generosità con cui si prodiga in rimming estenuanti o sul suo concedersi totalmente alle proprie partner dentro e fuori dal letto.
In verità, a conferma delle dicerie, in città si mormora che Oblomov non veda di buon occhio gli sprechi, pertanto non avrebbe mai permesso che le dozzine di pasti prelibati che gli riempivano le palle andassero sprecati. Il fascino dell'ingoio quindi ebbe una enorme importanza sulle sue future decisioni.

Oblomov chiese infine una foto che fosse esplicativa ma che tutelasse la privacy della sua interlocutrice. Ricevette il primo piano di due flaconi venosi: erano le tette. Giganti.
Per nulla impressionato, scambiò il cellulare con la ragazza e si fece dare delle indicazioni di massima per poterla raggiungere, poi tutto fischiettante si avviò verso il bagno per la sfiancante scelta del detergente intimo e per i successivi lavaggi.

Pulito, profumato ed emozionato come una damigella al ballo delle debuttanti, si infilò i pantaloni di una tuta e, a completamento di un look da spacciatore maghrebino, indossò una felpa e un cappellino con visiera. Si diresse quindi con andatura claudicante verso la sua automobilina.
In costante contatto telefonico con la specialista Melissa, parcheggiò finalmente nei pressi dell'ambulatorio e rimase in attesa di istruzioni. Aveva intuto che la tipa fosse giustamente ossessionata dalla propria privacy, pertanto decise di lasciare a lei il comando delle operazioni.

Finalmente arrivò il via libera e Melissa, usando la voce stridula come un joystick, iniziò a telecomandarlo a suo piacimento. Arrivato al primo citofono ricevette indicazioni sul pulsante da pigiare.
"Poi prosegui dritto fino al secondo portone che troverai sicuramente aperto, quindi prendi subito l'ascensore al piano X".
Oblomov attraversò facilmente il primo varco nonostante la sua andatura a gambe larghe. Andatura che unitamente all'abbigliamento gli conferiva una vaga somiglianza con Super Mario, l'omino dei videogiochi.
Arrivato al secondo varco Oblo si piantò contro un ostacolo e proprio come l'omino dei videogiochi continuò a rimbalzare sul portone chiuso mentre muoveva freneticamente braccia e gambe, con la stupida pretesa di continuare il suo cammino.
"Non dirmi che è chiuso?" Gracchiò Melissa al cellulare.
"Affermativo." Rispose Oblomov.
"Cazzo, che palle! Allora pigia Nome e Cognome." Disse sbuffando.
Olè! Alla faccia della privacy, pensò Oblomov sentendosi osservato. Infatti un padre di famiglia intento a trafficare sulla propria auto non si era perso una battuta e continuava a fissarlo con occhi rotondi. Oblomov, compiendo come un fulmine una traiettoria ad angolo retto, scomparve scodinzolando dentro l'ascensore insieme al suo carico di colesterolo.

L'attesa nel pianerottolo fu snervante, poi improvvisamente la porta si aprì e comparve Melissa.
Una donna bruna sui quarant'anni di corporatura massiccia e fuori forma. Capelli corti e un po' arruffati incorniciavano dei lineamenti regolari. Due occhi spalancati lo osservavano con uno sguardo allucinato, mentre le sopracciglia arcuate erano talmente sollevate che parevano andare oltre l'incarnato, come una caricatura di Jacovitti.

Oblomov poi vide due labbroni enormi, maldestramente aiutati da qualcosa di artificiale e al pensiero di quelle due braciole sul suo cazzo, un secondo conato di sperma gli bagnò le mutande.
Fu in quel preciso momento che capì che la sua fama di idolo delle femmine si sarebbe drammaticamente conclusa un pomeriggio di gennaio. Ebbe all'improvviso la consapevolezza che il contatto con quella bocca enorme l'avrebbe portato precocemente ad una fine indegna per un latin lover come lui.
"Entra.” Gli disse.

Melissa lo anticipò in soggiorno e si accomodò sul divano facendogli segno con la mano di sedersi accanto a lei ma Oblo, mai così silenzioso, preferì rimanere dritto come un fuso davanti a quella bocca.
Scambiarono giusto due parole, quelle necessarie alle presentazioni, poi lui abbassò i pantaloni e mise a nudo un timidissimo pene, sotto il quale comparivano due bisacce fenomenali e ripiene.

Fu accolto da una bocca calda e il contatto con quei labbroni gli fece serrare i pugnetti in un patetico tentativo di contrastare l'inevitabile.
Cercò di aiutarsi con i sui prodigiosi muscoli perianali ma la visione di quella bocca e del suo cazzo fagocitato, unitamente al movimento ritmico dei labbroni diedero inizio ad una sorta di esondazione.
Vide il suo cazzo attraversato internamente da una massa misteriosa, come quei documentari in cui i serpenti ingoiano una preda enorme. Dei movimenti sinusoidali e totalmente autonomi gli scuotevano il membro fino a quando iniziò a buttare secchiate di sbobba dentro quella bocca.
In sostanza per la prima volta l'orgasmo di Oblo fu più lungo del tempo necessario per arrivarci. Quantificando, sette secondi di pompa e venti di sborrata.
Sentiva e vedeva le sue palle sgonfiarsi e contemporaneamente il suo carico trasferirsi nella bocca di Melissa che, ma su questo i biografi non concordano, per un momento sembrò lacrimare.

Nel frattempo il rumore sordo della deglutizione lo stordì, insieme al gonfiore delle guance di Melissa che soffiava dalle narici come un mantice. Tutto ciò gli diede un ulteriore slancio per lo svuotamento finale.
Si ricordò per un istante un aneddoto di quando era ancora studente. Mentre un pomeriggio era assopito nel letto, sentì provenire un rumore simile a quello emesso da Melissa durante l'ingioio.
Con scatto felino balzò sul letto e corse nella sala per informare sua madre che un piccione o una tortora erano sicuramente entrati in casa.
Quella con infinita pazienza alzò gli occhi al cielo non prima di aver invocato tutti i santi del calendario, poi seguì il figlio in quella insensata caccia al piccione.
Oblomov nel frattempo si era armato di una scopa e facendosi scudo col corpo di sua madre, avanzò fiero come un gladiatore verso la sorgente del suono.
Entrarono nella stanza e del piccione non vi era traccia ma capirono che il suono proveniva dalla finestra spalancata. Avvicinatisi con circospezione trovarono un gruppo di muratori che durante una pausa dal rifacimento della facciata, si ristoravano dalla calura abbandonandosi in rumorose libagioni di birra. Ichnusa!

Quello stesso rumore proveniva in quell'istante dall'epiglottide di Melissa che, al ventesimo secondo e dopo l'ultima goccia versata, si staccò dal membro di Oblomov per depositare l'eccesso di sbobba in un fazzoletto.
Imbarazzato più per la fine precoce che per tutto il resto, Oblomov disse timidamente: "Scusa."
Melissa gli rispose con una fragorosa risata e con parole di un tale sarcasmo che il nostro beniamino non dimenticherà mai più.
Dicono i ben informati che passarono lunghe settimane prima che il rimbombo di quella risata smettesse di riecheggiare nella testa di Oblomov.
 
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