Noelle Ng - Racconto vintage

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Ospite
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Noelle la trovai ravanando senza convinzione su un sito inglese…
Sarei andato a Londra un paio di giorni dopo per lavoro e sapevo che avrei rischiato qualche serata noiosa, ora che i miei amici storici erano rientrati in Italia, oppure si erano trasferiti altrove.
Non saprei dirvi quale logica mi spinse a scegliere lei, tra tantissime.
Di certo, il fatto che fosse una trans orientale e, nelle poche foto, sorridente e, paradossalmente, non svestita, mi indusse a ritenere che fosse una buona compagnia.
Tutti particolari assolutamente privi di qualsiasi significato… Anzi!
Anche la presentazione, nel suo annuncio era abbastanza stringata: “Eager to please” recitava…. Desiderosa di piacere.

Le telefonai, dall’ufficio, e scambiai giusto un paio di frasi.
Una volta sinceratomi della sua disponibilità e che la tariffa sarebbe stata alla mia portata, cogliendo lo spunto da una foto che la ritraeva fuori da un pub con un bicchiere in mano, le proposi, senza alcuna convinzione, di berci una cosa prima di rinchiuderci a fare sesso nella sua casa, che non ricordo nemmeno più dove fosse, a mezzora di metro da Piccadilly.
Stranamente, accettò di buon grado.

Era tarda primavera, e l’appuntamento fu da Tower Records di Piccadilly.
Forse erano le otto di sera. Era stata una bella giornata, e c’era una bellissima luce.
Mi ricordo che lei mi messaggiò poco prima per chiedermi come ero vestito e se portavo la barba.
Fu confortante vedere che quando mi rivelai non apparì affatto delusa.
Io, dal canto mio, scoprì che lei era meno efebica e sinuosa che in foto.
Mi rivelò che dalla madre orientale aveva ereditato i tratti somatici, ma dal padre portoghese la statura e la robusta ossatura occidentale.
Veniva, pensate un po’, dal musulmanerrimo Brunei Darussalam, dove la sua transessualità era considerata una blasfemia…

Ce ne andammo a cena in uno dei tanti localini dalle parti di Leicester Square.
Niente di glamour davvero.
Lei mangiò poco o nulla e si calò un paio di birre.
Io ravanai patatine e qualche altro finger food velenoso.
Chiacchierammo rilassati come avrebbero fatto due ragazzi nel doposcuola.
Skin deep. Si parlò un po’ di tutto.

Che meraviglia.
Non mi ero mai trovato in una situazione del genere.
Al punto che cominciai seriamente a pensare che forse questa ragazza era una no-prof e che facesse la escort a tempo perso. Chissà che la parte commerciale e il sex service non le interessasse poi tanto. E, pensai, che magari sarei potuto anche finire in bianco, continuando a girare per il centro senza meta con la mia anfitrione indonesiana.
Ma mi sarebbe andato bene anche così…
Mi sembrava di essere in vacanza.

Lei non era una bellezza rara.
E non era nemmeno in tiro.
Jeans sdruciti, un top e una giacchina.
Ma aveva una voce sensuale, parlava un inglese eccellente, e irradiava una tranquilla simpatia che sembrava promanare da una bella anima.

Era ormai buio e quasi le undici quando finalmente mi invitò ad accompagnarla a casa.
Ovviamente, in metropolitana.
Che peccato non ricordarsi dove fosse.
Camden Town, forse?
Boh.
Sono passati quasi vent’anni.

Sino a quel momento ci eravamo a malapena sfiorati.
Ma, seduti in metro, non ricordo come fu, lei mi dichiarò quanto porca fosse davvero, e mi cacciò in bocca un palmo di lingua.
“I’m dirty” mi disse.
La carrozza non era affollata. Ma c’era comunque un bel po’ di gente.
Straordinario come nessuno dimostrò di farci caso.
…Gli inglesi.

Arrivammo a destinazione che avevo Pietropaolo che non stava più nei pantaloni e una voglia di scoprire questa creatura esotica che mi mandava le pulsazioni a 180…
Abitava al primo piano.
Un minuscolo appartamento con ingresso indipendente a cui, direttamente dalla strada, si accedeva in cima a una scala coperta di moquette rossa. Il corrimano era laccato bianco.
La sua era la stanza di una bambina.
Tessuti a fiorellini, orsacchiotti e trucchi sparsi qua e là.
Nell’angolo un desktop con il suo schermo a tubo, che lei accese per mettere su una collezione di Cafe del Mar.
Fu così che conobbi quella musica, e la ascolto ancora adesso.
Quando ci abbracciammo, già seminudi, suonava Thomas Newman, il tema di American Beauty: “Any other name”.

Aveva un seno minuscolo. Niente silicone. Solo ormoni.
Qualcuno la potrebbe definire una trav…
Eppure, a averne di femmine così.

Prima di scoprire il suo sesso ci misi un bel po’.
Allora ero solo attivo e la cosa mi incuriosiva, forse. Ma non mi interessava poi tanto.
Me lo porse con una certa enfasi…
…Era una discreta sberla. Quasi un miracolo per una orientale.
… Ma aveva il papà portoghese.

Quando finalmente, dopo infiniti preliminari, e baci, e carezze, e pompini e capriole, mi monto’, sniffò avidamente dal suo popper, e me ne offrì più volte…
… La testa mi girava. Non capivo più niente.
Se lei mi avesse chiesto il culo, avrei perso la verginità quella sera.

Noelle…
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Facemmo sesso più volte.
Dopo l’ultimo orgasmo, copioso, di entrambi, rimanemmo a lungo abbracciati.
Forse dormii anche un po’ tra le sue braccia.

Era notte fonda quando arrivò l’arabetto del taxi service che mi doveva riportare in albergo.
Lei, premurosa, si era preoccupata che un black cab mi sarebbe costato caro.
E dire che non ricordo di averle lasciato molto più di un centinaio di sterline.
L’arabetto era un immigrato fresco fresco, talmente sprovveduto, che la strada per riportarmi Scotland Yard, dove era il mio albergo, dovetti spiegargliela io, con lo stradario in mano, morto di sonno come ero…
Eh… All’epoca avevo Londra in palmo di mano.

L’episodio fu la scusa per messaggiare Noelle, dirle quanto ero stato bene con lei e chiederle che musica avevamo ascoltato quella sera.
Ci saremmo visti ancora almeno un paio di volte, nell’arco dei due anni che seguirono.
E, ogni tanto, le facevo una telefonata dall’Italia…
… Non c’era whatsapp allora.
Erano telefonate costose.

Ogni volta che ci vedemmo fu sempre una serata solo per noi due.
Chissà se lavorava sempre così,
o, chissà, questo italiano le aveva fatto simpatia.

L’ultima volta, in albergo da me, mi guardò fisso negli occhi e mi disse:
“For you it's all a game, isn’t it?”
Eh si… Quanto ho giocato con queste ragazze…

Un giorno le vorrei tutte intorno a me... E io vecchio e ormai disarmato, beato a bere, circondato dalla loro bellezza.
E nient'altro.


____________jul
 
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