Conobbi Paola tanti anni fa.
Di origine rumena, era davvero bella: alta 1,70, capelli rossi ( che poi divennero biondi, e poi scuri), occhi azzurri, bel viso con una buffa espressione del sorriso, il seno naturale grandissimo, il corpo snello con delle belle gambe ed un bel sederino, i tatuaggi floreali. In più, il carattere: una buona persona, tranquilla, molto disponibile, con il tono di voce mai alto né sgarbato. Credo fosse molto conosciuta in zona: riuscire ad andarci nei primi tempi era un'impresa, facevo tante telefonate a vuoto o trovavo spesso la linea occupata.
Il suo primo loft era a Rimini, in un noto viale che dalla città va verso il mare. Non molto discreto né accogliente, ma dentro ci abitava lei, e questo cambiava tutto. Entrare da lei, abbracciarla e farsi fare le feste dal suo cane divenne come un rito dolce e simpatico, anche alle ore più strane del giorno e della notte. Un pomeriggio capitai da lei, che era appena rientrata da un giro al parco: osservarla sfilarsi la tuta e rimanere completamente nuda, fu qualcosa che univa una situazione da porno amatoriale ad un'esperienza estetica da atelier fotografico. Nel sesso non era una pantera aggressiva, ma una bella ragazza tranquilla che assecondava il più possibile chi incontrava. Una sera, a tarda ora, mi capitò di vivere in sua compagnia una situazione che mi è rimasta in mente fino ad oggi. Stavamo seduti sul letto dopo il sesso, parlavamo e c'era un grande specchio su una parete. Mi resi conto che ci raccontavamo i fatti nostri guardandoci entrambi in quello specchio, in una specie di riedizione adulta della fase che Lacan chiama proprio con quell'oggetto. Quell'oggetto che, constatai poi, per Paola divenne una specie di ossessione. Si guardava continuamente lì, come se cercasse conferme della sua pur evidente bellezza. Dimagrì molto, Paola. Troppo. In modo preoccupante, denotando qualche disturbo che derivava un po' da lei, un po' da qualche situazione spiacevole della sua vita. Ad un tratto sparì di colpo. E di colpo, tempo dopo, ricomparve. La vidi passare in centro a Rimini con il suo cane: era tornata la Paola degli inizi, fisicamente stava bene. Cercai il suo rinnovato annuncio, la chiamai. Ora riceveva in una piccola via di Marina Centro, in un loft relativamente più discreto seppure non molto più accogliente. Mi accolse indossando delle bizzarre ali da angelo, ed era bellissima. Fu piacevole trovarla in forma, con il suo cane sempre simpatico e festoso. Così come fu piacevole vederla a volte passeggiare in giro per Marina Centro, mandarle un messaggio di saluto al quale ogni tanto rispondeva. La ritrovata serenità, purtroppo, non durò a lungo. Dopo qualche mese aveva ancora una volta con lo sguardo triste, anche se nel loft non avevo visto specchi. Poi un giorno la incontrai per strada. Vestita di scuro, i capelli neri neri, gli occhi azzurri un po' spenti. Mi fece capire che per lei stavano cambiando molte cose, e che presto se ne sarebbe andata. Non scambiammo molte parole, solo poche frasi e due baci sulle guance. Il suo annunciò sparì. Non la vidi più. Poi tempo fa, su un giornale locale, lessi un annuncio su un cane che poteva essere adottato. Aveva il nome del cane di Paola. Un nome che molti ricordano. Come quello di Paola. Che per me sarà sempre la bellissima Paola dello Specchio.
Un saluto.
Lafayette
P.s. : l'immagine è tratta da L'Anno Scorso a Marienbad di A.Resnais. E questo è il mio millesimo messaggio. Sono contento di dedicarlo a Paola.
Di origine rumena, era davvero bella: alta 1,70, capelli rossi ( che poi divennero biondi, e poi scuri), occhi azzurri, bel viso con una buffa espressione del sorriso, il seno naturale grandissimo, il corpo snello con delle belle gambe ed un bel sederino, i tatuaggi floreali. In più, il carattere: una buona persona, tranquilla, molto disponibile, con il tono di voce mai alto né sgarbato. Credo fosse molto conosciuta in zona: riuscire ad andarci nei primi tempi era un'impresa, facevo tante telefonate a vuoto o trovavo spesso la linea occupata.
Il suo primo loft era a Rimini, in un noto viale che dalla città va verso il mare. Non molto discreto né accogliente, ma dentro ci abitava lei, e questo cambiava tutto. Entrare da lei, abbracciarla e farsi fare le feste dal suo cane divenne come un rito dolce e simpatico, anche alle ore più strane del giorno e della notte. Un pomeriggio capitai da lei, che era appena rientrata da un giro al parco: osservarla sfilarsi la tuta e rimanere completamente nuda, fu qualcosa che univa una situazione da porno amatoriale ad un'esperienza estetica da atelier fotografico. Nel sesso non era una pantera aggressiva, ma una bella ragazza tranquilla che assecondava il più possibile chi incontrava. Una sera, a tarda ora, mi capitò di vivere in sua compagnia una situazione che mi è rimasta in mente fino ad oggi. Stavamo seduti sul letto dopo il sesso, parlavamo e c'era un grande specchio su una parete. Mi resi conto che ci raccontavamo i fatti nostri guardandoci entrambi in quello specchio, in una specie di riedizione adulta della fase che Lacan chiama proprio con quell'oggetto. Quell'oggetto che, constatai poi, per Paola divenne una specie di ossessione. Si guardava continuamente lì, come se cercasse conferme della sua pur evidente bellezza. Dimagrì molto, Paola. Troppo. In modo preoccupante, denotando qualche disturbo che derivava un po' da lei, un po' da qualche situazione spiacevole della sua vita. Ad un tratto sparì di colpo. E di colpo, tempo dopo, ricomparve. La vidi passare in centro a Rimini con il suo cane: era tornata la Paola degli inizi, fisicamente stava bene. Cercai il suo rinnovato annuncio, la chiamai. Ora riceveva in una piccola via di Marina Centro, in un loft relativamente più discreto seppure non molto più accogliente. Mi accolse indossando delle bizzarre ali da angelo, ed era bellissima. Fu piacevole trovarla in forma, con il suo cane sempre simpatico e festoso. Così come fu piacevole vederla a volte passeggiare in giro per Marina Centro, mandarle un messaggio di saluto al quale ogni tanto rispondeva. La ritrovata serenità, purtroppo, non durò a lungo. Dopo qualche mese aveva ancora una volta con lo sguardo triste, anche se nel loft non avevo visto specchi. Poi un giorno la incontrai per strada. Vestita di scuro, i capelli neri neri, gli occhi azzurri un po' spenti. Mi fece capire che per lei stavano cambiando molte cose, e che presto se ne sarebbe andata. Non scambiammo molte parole, solo poche frasi e due baci sulle guance. Il suo annunciò sparì. Non la vidi più. Poi tempo fa, su un giornale locale, lessi un annuncio su un cane che poteva essere adottato. Aveva il nome del cane di Paola. Un nome che molti ricordano. Come quello di Paola. Che per me sarà sempre la bellissima Paola dello Specchio.
Un saluto.
Lafayette
P.s. : l'immagine è tratta da L'Anno Scorso a Marienbad di A.Resnais. E questo è il mio millesimo messaggio. Sono contento di dedicarlo a Paola.