Prostituzione: proibire o legalizzare? Come funziona in Europa

DoctorJ

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[h=1]Prostituzione, proibire o legalizzare? Ecco le regole nei Paesi europei[/h][h=2]Appena fuori dai confini (il nostro Paese è definito neo-abolizionista) si moltiplicano i bordelli frequentati soprattutto da italiani. E si torna a discutere dell'abrogazione della legge Merlin. Cosa accade all'estero? Si va dal proibizionismo alla regolamentazione: Germania, Olanda, Svizzera, Austria, ma anche Grecia, Regno Unito, Ungheria e Lettonia: dalle case chiuse statalizzate alla creazione di quartieri a luci rosse, fino alla concessione di specifiche licenze. Transcrime: "Benefici fiscali e di ordine pubblico. Ma non si risolve il problema della criminalità. E resta il dramma della tratta delle schiave[/h]
Settantamila prostitute, 9 milioni di clienti per un giro d’affari di 5 miliardi di euro. Sono le stime sul mercato della prostituzione in Italia elaborate dalla Commissione Affari Sociali della Camera nel 2010. Numeri aleatori e probabilmente in continua mutazione. Sebbene non ci sia modo di verificarne nel concreto la piena attendibilità, è chiaro che il fenomeno della prostituzione, di strada o al chiuso, ha le proporzioni di una grande industria.
Questo senza contare i fiumi di quattrini che ogni anno se ne vanno verso i paradisi della prostituzione, sempre più vicini e a portata di mano. Dalla Svizzera all’Austria, passando per la Germania e l’Olanda, l’italiano a caccia di sesso a pagamento non disdegna le scappatelle oltre confine. Alcuni tra i più grandi bordelli europei sono costruiti strategicamente a pochi passi dal confine italiano, è così in Svizzera dove nel piccolo Canton Ticino operano circa 400 prostitute in una decina di strutture autorizzate. La più grande sexy spa d’Europa sta aprendo in questi giorni a dieci minuti d’auto da Tarvisio, in Carinzia (dove operano già 40 strutture a luci rosse). Nel nuovo centro benessere austriaco, che ha richiesto un investimento da 7 milioni di euro, lavoreranno fino a 140 prostitute. I siti internet degli Fkk tedeschi (centri benessere per soli uomini dove trascorrere del tempo con escort e intrattenitrici) sono quasi tutti tradotti in italiano, in rete si trovano facilmente gli elenchi di quelli meglio raggiungibili dall’Italia, tra Monaco e Francoforte.
Una fetta di mercato che sfugge a qualunque controllo sociale, sanitario e fiscale. Miliardi di euro che, quando non vanno all’estero, finiscono per alimentare gruppi criminali o, più semplicemente, entrano esentasse nelle tasche di prostitute e protettori. Un fenomeno che in Italia rappresenta un costo umano e sociale incalcolabile. Non solo. Ogni anno il nostro paese rinuncia al potenziale gettito fiscale che potrebbe derivare dalla regolamentazione di questo settore e, in tempi in cui si parla di rincaro delle aliquote iva e introduzione di nuove tasse, sono in molti a spingere per l’abrogazione della legge Merlin (quella che nel 58 decretò la chiusura delle case di tolleranza in Italia), in tutto o in parte, al fine di permettere a gestire diversamente questo fenomeno. In tutta Europa ci sono diversi paesi (Austria, Germania, Grecia, Lettonia, Olanda, Svizzera, Regno Unito e Ungheria) che hanno scelto di regolamentare il settore e tassare le prostitute, trattando il mestiere più antico del mondo come una qualsiasi altra professione, o quasi.
ABROGHIAMO LA MERLIN – Così, anche dalle nostre parti puntualmente torna a farsi viva l’ipotesi di tassare la prostituzione e regolamentarla con finalità più o meno nobili. Nei palazzi romani l’ultima proposta è arrivata dal senatore leghista Massimo Bitonci: “Inutile nascondersi dietro falsi moralismi. La prostituzione esiste da sempre e il 75% degli italiani è favorevole alla riapertura delle case chiuse, anche per fermare violenza e sfruttamento. Far emergere questo giro d’affari significa per lo Stato e gli enti locali incassare abbastanza risorse per evitare aumenti di tasse e forse anche per abbassare una serie di imposte”. Ma lo stesso tasto viene battuto anche dalla società civile. Nei giorni scorsi, su iniziativa del sindaco di Mogliano Veneto, è stato pubblicato in gazzetta ufficiale il testo di un referendum che va nella stessa direzione indicata da Bitonci e a settembre partirà la raccolta firme

COSA SUCCEDE IN EUROPA? – Ma come viene regolamentato il settore nel resto dell’Europa? Quali sono i modelli che sono riusciti ad interpretare al meglio la questione? Come cambiano, se cambiano, le condizioni sociali dei sex workers in questi paesi? È proprio vero che con la regolamentazione la criminalità smette di guadagnare e di sfruttare? Abbiamo cercato di capirlo parlandone con esperti, imprenditori e legislatori dei diversi paesi che dal 2000 ad oggi hanno introdotto leggi per la regolamentazione del settore. L’effetto più visibile delle normative sulla regolamentazione nei diversi paesi è il miglioramento del “decoro” urbano: strade e sobborghi vengono ripuliti dalla prostituzione di strada, inoltre diminuisce il costo sociale di una diffusa e incontrollata attività criminale sul territorio. Sebbene siano più controllati e confinati, non è provato che si arrivi a una significativa riduzione dei crimini legati alla prostituzione e, soprattutto, a una decina di anni dall’introduzione delle principali leggi in diversi paesi europei, non viene riscontrato un deciso miglioramento delle condizioni delle prostitute che in buona percentuale continuano a rimanere vittime di tratta e sfruttamento, rimanendo spesso nell’ombra.
I numeri sono difficili da determinare, estrapolati da un complesso intreccio di dati e informazioni tra l’ufficiale e l’ufficioso, raccolti da associazioni ed enti che non sempre utilizzano metodi scientifici e soprattutto differiscono, per attendibilità, da paese a paese. Così anche il quadro tracciato dalle Nazioni Unite, serve a dare un’idea di massima, a delineare un trend. Il quadro eruopeo parla di un fenomeno distribuito su tutto il territorio, in Austria è stimata una presenza di 20 mila prostitute, in Germania sono fra le 300 e le 400 mila, in Grecia più di 30mila, altrettante in Olanda, in Lettonia circa 10mila, in Svizzera 8mila, in Ungheria 10mila. I numeri non sono inferiori nei paesi che non regolamentano il settore. In Italia si è già detto che è stimata una presenza di 90mila prostitute, in Spagna tra le 50 e le 250mila, in Francia circa 40 mila, in Polonia altrettante, 80mila nel Regno Unito. I numeri crescono, anche di molto, quando si prendono in considerazione le forme di prostituzione occasionale, ovvero gli individui che praticano l’attività per un periodo limitato e non ne fanno la propria attività principale. Marina Mancuso, ricercatrice e dottoranda presso Transcrime (Joint Research Centre on Transnational Crime) dell’Università Cattolica del Sacro Cuore, ha spiegato: “Anche nei paesi europei che adottano un approccio cosiddetto regolamentarista (ovvero dove esistono leggi che regolamentano l’esercizio della prostituzione, nda) continua a esistere il fenomeno della tratta ai fini di sfruttamento sessuale dal momento che, al pari di tutti gli altri paesi, offrono opportunità criminali che vengono intercettate dai trafficanti”.
I MODELLI – Restando in ambito europeo gli approcci al fenomeno sono radicalmente diversi da paese a paese. Si va dal proibizionismo (la prostituzione è vietata per legge, vengono perseguiti i clienti, come in Svezia, Norvegia e Islanda) al regolamentarismo passando dall’abolizionismo (che punisce sfruttamento, reclutamento e favoreggiamento della prostituzione) fino al neo abolizionismo (è il caso di Italia e Francia, dove si colpisce in particolar modo la prostituzione al chiuso, mentre si tollera quella all’aperto), ciascuno con le sue sfumature e le sue eccezioni. La prostituzione è regolamentata per legge in Germania, Olanda, Svizzera, Austria, ma anche Grecia, Regno Unito, Ungheria e Lettonia. Ognuno di questi paesi ha scelto la propria formula, dai bordelli statalizzati alla creazione di quartieri a luci rosse, fino alla concessione di specifiche licenze. Non è facile ottenere dei dati ufficiali, anche contattando fonti governative, spesso si ottengono risposte evasive e numeri aleatori. È evidente che, anche laddove la prostituzione è formalmente legale e lo Stato incassa la sua parte, rimane un’area grigia. Una zona d’ombra, più o meno vasta, popolata da quella fetta di persone che per varie ragioni non hanno convenienza (o non riescono) ad emergere dall’illegalità.
Il modello proibizionista, specialmente quello adottato in Svezia, poi in Norvegia e Islanda, è quello che sembra dare i maggiori risultati: la prostituzione è vietata sempre sia al chiuso che all’aperto. Vengono perseguiti i clienti in quanto la prostituzione viene sempre considerata una forma di violenza nei confronti della donna, anche quando questa sia consenziente. Infatti in questi paesi il numero di persone coinvolte nella prostituzione è generalmente molto basso, ma non è escluso che un simile approccio, in paesi più difficilmente sorvegliabili (maggiormente popolati) possa produrre un effetto opposto, favorendo la creazione di un mondo sommerso, dove sarebbe ancor più difficile controllare. Il modello abolizionista e, in particolare quello neo abolizionista adottato dall’Italia, non considera la prostituzione un attività illegale, ma vengono punite e perseguite una serie di reati correlati, come sfruttamento e favoreggiamento.
Un punto di vista privilegiato sul fenomeno lo fornisce Andrea Di Nicola, professore di criminologia all’Università di Trento, autore di studi per il Parlamento europeo e per la Commissione europea su tratta e prostituzione, compreso quello che ha classificato i diversi modelli sopra descritti. “Quale sia il modello migliore non lo sappiamo. La panacea non esiste e questo va detto – spiega Di Nicola -. Ogni modello ha i suoi limiti, ma senza ombra di dubbio l’approccio dello struzzo, ovvero di chi mette la testa sotto la sabbia perché è più facile non vedere che affrontare il problema, non porta a nulla di buono”. Tralasciando aspetti di carattere etico, la politica per fare le proprie scelte dovrebbe basarsi sui dati. La raccolta dei dati in questo settore è particolarmente complessa, ma si possono fare anche delle valutazioni in astratto: “Il sistema adottato dall’Italia, ovvero quello di consentire la prostituzione senza regolamentarla, è quello che presenta i maggiori costi”. E non si parla solo di costi diretti: “Ci sono i costi umani, quelli legati alla criminalità, quelli sanitari, quelli sulla sicurezza percepita (come ad esempio il deprezzamento case nelle zone ad alto tasso di prostituzione). Si può dire che ragionando per astratto il modello italiano ha più costi rispetto a quei paesi che adottano politiche di regolamentazione”. Preferibile dunque una regolamentazione del settore: “La regolamentazione farebbe emergere tutta la parte di nero non sfruttato, distinguerebbe inoltre il lecito dall’illecito, eliminando o riducendo quelle zone grigie dove non si capisce bene chi è punibile per quale reato”. Insomma dove esiste una regola chiara si capisce meglio quello che si può e quello che non si può fare e, di conseguenza, chi va perseguito e chi no.


LEGGE E VIOLENZA – Scendendo nel dettaglio, dalle ricerche di Transcrime è emerso che il ricorso alla violenza nella prostituzione “trafficata” non è direttamente dipendente dal tipo di politica sulla prostituzione: “Sembra essere una componente intrinseca al reato che dipende più da altri fattori, come ad esempio l’applicazione della legislazione – continua Marina Mancuso -. Quello che è comunque emerso dall’analisi fatta è che nei paesi abolizionisti e neo-abolizionisti (come l’Italia) ci sono livelli di violenza leggermente superiori agli altri. Questo però non può essere attribuito con certezza alla politica adottata. Fattori come la minore percezione di rischio di essere identificati ed arrestati e la maggior competizione tra diversi gruppi criminali possono sicuramente spiegare questa maggiore violenza”. Indipendentemente che la prostituzione sia regolamentata o meno, la tratta ai fini dello sfruttamento sessuale è dunque presente in tutti i paesi e le stime elaborati da ECrime dell’Università di Trento, lo confermano: sono 22mila casi stimati ogni all’anno in Germania, 35 mila in Italia, 11500 in Francia, 15 mila in Spagna, 7 mila in Olanda, 4 mila in Polonia e Austria, 3500 in Belgio e 500 in Svezia. Sono spesso donne prelevate in paesi ad alto tasso di povertà e costrette a prostituirsi con forme di costrizione che sono cambiate nel corso degli anni, con una riduzione dell’incidenza della violenza fisica a favore di una costrizione consenziente, spesso dettata da una reale mancanza di alternative.
PROSTITUZIONE E CRIMINALITA’ – Da sfatare, stando alle informazioni fornite da Transcrime, il luogo comune secondo cui a gestire traffici di squillo, in Italia come nel resto d’Europa, sia direttamente la criminalità organizzata tradizionale: “Dalla letteratura emerge come la tratta per sfruttamento sessuale non sia un mercato illegale direttamente gestito dalle organizzazioni criminali tradizionali (Cosa Nostra, Camorra, ‘Ndrangheta) – puntualizza la ricercatrice -. Queste infatti per ragioni culturali tendono ad investire in mercati diversi, che non implicano uno sfruttamento della donna. Il loro coinvolgimento in questo reato sembra essere più indiretto. Ad esempio autorizzare l’uso di un tratto di strada per la prostituzione outdoor in cambio di altri favori”. E, ancora: “Nel caso dello sfruttamento indoor possono infiltrarsi nei locali pubblici quali night club, richiedere tangenti ed arrivare ad avere un controllo economico sull’attività. In generale comunque sono network criminali di matrice etnica ad investire nella tratta per sfruttamento sessuale. In Italia un ruolo centrale è giocato dai network criminali est-europei e dell’Africa occidentale”.














http://www.ilfattoquotidiano.it/201...zare-ecco-le-regole-nei-paesi-europei/685290/
 
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E' la classica ipocrisia all'italiana. Facciamo leggi all'apparenza utili sulla carta per atteggiarsi a progressisti difensori della dignità umana per poi permettere la profusione di criminalità organizzate in ogni settore produttivo, questo compreso. Roba da matti. Come se noi poi potessimo dare lezioni di civiltà a quei paesi dove la prostituzione è giustamente regolamentata.
 
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Grazie a DoctorJ per l'interessante segnalazione.
Tuttavia, nonostante il tono apparentemente imparziale e distaccato, l'articolo cita delle cifre dovute alla misteriosa organizzazione "ECrime" che mi sembrano completamente fuori dal mondo.
I casi di "tratta" in un anno sarebbero 22000 in Germania e 35000 in Italia.

Ho capito bene?
:w00t:

Praticamente la metà delle prostitute presenti nel nostro paese. E comunque un numero enorme.

Voi credete a queste cifre? Quindi mi state dicendo ch
e la metà delle donne-pay che frequentate sono state soggette a "tratta"?
Ma poi, che caxxo é 'sta "tratta". Perché il nome fa pensare che si tratti di schiave.

Un antidoto contro questo veleno propagandistico, subdolo e letale, che ci viene inoculato giornalmente é il solito sito di Jonathan (N.B: é un sito informativo, non é un sito della concorrenza):

http://jonathanxblog.wordpress.com/


e in particolare l'ultimo post, che riprende dati relativi alla Germania, da cui cito

According to official statistics, the number of officially identified victims of human trafficking decreased significantly in the past fifteen to twenty years. The same government reply from 1997 mentioned 1,196 victims of human trafficking in 1995 and 1,473 victims in 1996, while the statistics of the past four years on record show steady figures of an annual 610 to 710 victims of human trafficking for sexual exploitation, i.e. 640 victims in 2011

640 vittime di human trafficking nel 2011.
Le cifre provengono dal Bundeskriminalamt, polizia federale tedesca.

Mi sembra che i dati di ECrime siano ...un po' sballati.
 
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disfear

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Io vivo vicino a Mogliano (citando l'artico) ed è evidente come quella zona sia parecchio segnata dalla prostituzione di strada. Rendendo certi tratti veramente pericolosi non solo per la viabilità, ma anche per le aggressioni, le "guerre territoriali" e via dicendo. Non è sicuramente il primo dei problemi di Mogliano, ma è uno dei più eclatanti. Specialmente quando in inverno le vedi sbucare alle 5 di pomeriggio, o quando sconfinano quasi in centro città.

Ovviamente tutti noi qui ci avvaliamo dei servigi delle signorine pay in varie forme (loft, OTR, locali, alberghi, escort di lusso, no-prof, ecc...) tutti abbiamo sotto gli occhi quanto il sesso a pagamento (anche solo l'allusione al sesso, altrimenti i lap dance non esisterebbero) sia radicato nella società. Solo l'incrollabile ipocrisia italica riesce a negare ciò, e solo in italia si è riusciti a trovare un modo per mettere la prostituzione nel limbo. Non si legifera come in scandinavia, dove il sesso a pagamento in qualsiasi forma è ritenuto illegale ed ingiusto, perchè sarebbe troppo complicato, faticoso e costoso debellare la prostituzione, e neanche la si regolarizza per retrogradi bigottismi che hanno dell'incomprensibile, facendo finta che non esista nel nostro paese, in modo da dimostrare chissà quale superiorità morale. E come al solito si è creata la classica situazione fantozziana dove la prostituzione dilaga nelle peggiori forme creando disagi e costi. Si impiegano le forze dell'ordine a controllare strada su strada, a scandagliare le zone industriali, a pedinare auto sospettate solo di fare del sesso, quando dovrebbero concentrare le loro forze per monitorare situazioni più gravi. Anche perchè tali spiegamenti di forze non sono focalizzati per sopprimere il problema all'origine e debellare lo sfruttamento. No, in italia ci accontentiamo di beccare qualche automobilista, fare due multe e siamo tutti felici, ci si illude di risolvere i problemi. Per non parlare della silenziosa e incontrastabile prostituzione indoor di cui scriverei fiumi di pagine sull'ilarità della situazione attuale.

Io sono del parere che l'esempio austro-tedesco dei FKK sarebbe la soluzione migliore. Molto più controllata e regolamentabile, molto meglio dei quartieri a luci rosse stile orange, che spesso focalizzano anche situazioni di spaccio e non contrastano effettivamente sfruttamenti e problematiche dell'OTR a mio parere.

C'è chi dice che gli FKK non sono discreti, chi dice che non li vorrebbe vicino casa, chi dice che creerebbero situazioni di disturbo, e probabilmente è così, ma danno dei vantaggi anche per noi punter a cui non si può rinunciare. Il vero problema, ciò che mi preoccupa anche se si legiferasse positivamente è che venga fatto tutto "all'italiana". Con le solite zone d'ombra, le solite vie di fuga e scappatoie varie, ma soprattutto creando una nuova situazione di degrado. Ancora più avvilente e fallimentare. Allargando il discorso non ho mai capito perchè l'europa dall'alto non si impegni a dare un'ossatura per legiferare a riguardo, in modo da rendere tutto più chiaro.

Anche se ritengo impossibile che vada in porto un'eventuale abrogazione con l'attuale presidente della camera e altri discutibili ministri, il fatto assurdo è che con questa situazione economica nessuno dei casi umani al parlamento abbia esplorato questa soluzione per fare cassa avendola sotto gli occhi sempre (vedi anche finte nipoti di dittatori dimessi). A parte la prostituzione in se si darebbe una scossa anche ad un'altra serie di settori morenti in italia, crei involontariamente un indotto (posti di lavoro e compagnia cantante) che crea ricchezza e produttività per un lungo periodo. Si creerebbe la situazione anche per riqualificare parecchie zone e periferie ormai morenti e deserte.

Ma soprattutto si smetterebbe di far emigrare il denaro all'estero. Anche se si va dalla signorina che esercita a due passi da casa si sa benissimo che quei denari prenderanno la via del paese d'origine della ragazza in questione, dato la grande maggioranza di straniere che "fanno la vita".

E' veramente imbarazzante come lo stato non capisca certe ovvietà. Ah no, siamo in italia scusate. E' tutto normale.
 
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Io, comunque, ho entusiasticamente già firmato per il referendum sull'abrogazione parziale della Merlin.
Cerchiamo di approfittare dell'opportunità, please: non tutti gli abitanti dello stivale hanno la fortuna di trovarsi a due passi dal confine.
 
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ludwig

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Secondo me il problema in italia,con le attuali situazioni politiche,non è di facile soluzione....direi quasi impossibile.Purtroppo esiste un tale intreccio politica-criminalità-religione,per cui ogni decisione,a livello politico,è condizionata da reciproci interessi....quindi irrisolvibile ,se non in maniera molto blanda.Secondo me ,questo problema si risolverebbe soltanto con un stravolgimento degli attuali equilibrii politici....ma dubito che ciò sia possibile in tempi ragionevoli
 
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tra meza al pigre
Box Trombo in Svizzera! ... sono avanti cent'anni!

http://www.italiaoggi.it/giornali/stampa_giornali.asp?id=1840045&accesso=FA

1-img936058.jpg

Spazi riservati all'attività di prostituta, Zurigo prova i box del sesso
La Svizzera tenta una nuova strada nella gestione delle prostitute. L'esperimento parte da Zurigo, dove hanno aperto i primi drive in del sesso. Si tratta di nove spazi coperti che, in un ambiente discreto ma controllato, sono in grado di accogliere le donne e i loro clienti.

Questa iniziativa è ispirata a quella realizzata nel 2001 a Colonia, in Germania: chi è al volante, può passare davanti a ripari costruiti in legno, dove le prostitute sono in attesa.

Il garage serve eventualmente per portare a termine la prestazione sessuale. A Zurigo le infrastrutture sono state allestite nel vecchio quartiere industriale di Altstetten, nella parte occidentale della città. Si è pensato anche alla sicurezza, perché nei box c'è un tasto di emergenza che le donne possono schiacciare in caso di necessità. La zona è pattugliata dalla polizia. Nelle vicinanze, inoltre, è stato predisposto un luogo dotato di docce, cucina e spogliatoio per le prostitute. Medico e assistenti sociali visitano regolarmente le donne.

Lo scopo di questi box del sesso, spiegano i promotori, è aumentare la sicurezza delle prostitute di strada: esse dovranno registrarsi in municipio, al contrario di quelle che esercitano negli appartamenti. Così potranno essere aiutate. L'altro obiettivo è eliminare la prostituzione dai viali di Sihlquai, nel centro di Zurigo, dove l'attività è stata vietata. Per realizzare l'originale drive in sono stati spesi 1,7 milioni di euro.
 
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ludwig

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Secondo me una possibilità di rendere il tutto legale ci sarebbe.
Partendo dal presupposto che da noi la prostituzione dovrebbe essere nascosta agli occhi della gente,si potrebbe affidare il tutto ad un call center.
Praticamente una compania telefonica dedicata,gestita ovviamente dallo stato.Usando una scheda, vendibile solo a maggiorenni,si potrebbe accedere alle info relative e pagare la prestazione.Sarebbe un bel vantaggio pure x lo stato,visto che non sarebbe possibile evadere fiscalmente.Il call center potrebbe pure essere completamente automatizzato,trattandosi per lo più di dati numerici.
Telefoni,dai le tue coordinate sessuali,e ricevi sms con tutte le info relative.Poi prenoti,paghi e consumi...il tutto senza infastidire nessuno
 
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Tra l'altro in Italià è l'ultimo luogo al mondo in cui affrontare adesso tale argomento perchè il governo sta per cadere o comunque vive in bilico.
Quando noi cittadini decideremo di riprenderci l'italia allora potremmo riparlarne.
 
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Articolo del corriere della sera del 7 lugio 2013

La legalizzazione della prostituzione in germania compie 10 anni http://27esimaora.corriere.it/artic...li-legaliun-business-da-145-miliardi-di-euro/

Nell'articolo scrivono che non è tutto rose e fiori ma io comunque non prendo posizione perchè ognuno a quanto pare la vede a modo proprio :bye:

Per chi fosse interessato e magari stesse per lasciarsi influenzare dalla propaganda del Corriere (e dello Spiegel), torno a segnalare il sito di Jonathan (http://jonathanxblog.wordpress.com/) dove, appunto, si discutono e contestano le conclusioni di quell'articolo.
 
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La Legge Merlin sarebbe d abrogare ,sembra un legge del medioevo. Se andiamo a vedere l'ipotesi del decadimento della legge sull'immigrazione clandestina non sembra favorire gli scafisti nei loro traffici? " Andiamo in Italia tanto non ci fanno niente,anzi dci ospitano e ci danno anche la retta" .
 
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ieri sera ho visto parte della fiction sulla senatrice merlìn e le case chiuse ..stasera c'è la seconda e ultima parte e la guarderò ..
io non ho vissuto quei tempi e non saprei giudicare .. oggi i tempi sono cambiati così com'è cambiata la vita ..
dicono che oggi il 75% delle ragazze lavora in casa (se in due o più sono perseguibili dalla legge) in maggioranza senza pappone ..
mentre il restante 25% lavora in strada "assistita" dal pappone - è la parte più debole e di solito proviene dall'est più povero o dall'africa alla frutta - queste ragazze lavorano per pochi soldi e in situazioni igieniche moolto precarie ..
anche in germania dove esistono da anni gli fkk sono arrivate le stradali proprio come da noi - pari pari .. però i crucchi tassano fkk e bordelli vari introitando milioni di euro a differenza di noi itagliani ipocriti bigotti voltagabbana ecc.ecc.
 
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