Racconto d'estate

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4 Febbraio 2012
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Località
Perugia
La brezza fresca spirava dal mare,scuoteva leggermente le tovaglie dei tavoli
e i variopinti najib delle signore dedite allo struscio serale.
La Corniche era piena di gente al tramonto,il sole era appena sparito dietro
la linea marina, e gia' la notte si faceva largo velocemente, come
capita alle basse latitudini tropicali.
Mi guardo intorno inquieto e smarrito, mentre trangugio velocemente
qualcosa dalla tajine fumante.
Lei e' li', qualche tavolo distante,non la mollo piu' da quando,
poco prima,i nostri sguardi si sono incrociati.
Camminavo indolente sulla mattonata rossa, ancora in pantaloncini e
ciabatte, gli stinchi pieni di sabbia, tutto pensavo meno al rimorchio.
Ma ora il nostro gioco continua,si fa denso, mi giro spesso e la guardo sorridendo,
lei ricambia convinta.
Devo trovare il modo di chiederle il numero di cellulare.
Non posso farlo direttamente, la guardano in tanti, perche'
e' bella e soprattutto perche' e' una gazelle, da queste parti
le chiamano cosi'.
Le faccio un cenno con il capo e mi dirigo al bagno all'interno del locale,
dopo qualche istante me la trovo davanti, ha capito al volo.


Rimango di stucco vedendola da vicino: alta quasi quanto me, capelli
corvini sciolti sulle spalle,lisci e lucenti,
occhi neri,a mandorla, scintillanti, labbra ben modellate,viso dalla pelle
diafana.
Fisico armonioso, in jeans e scarpa a tacco basso, evidenzia un culo alto e sodo,
seni a coppa, incastonati in un corpetto pieno di perline colorate,una pretty woman.
Cincischio qualche parola in francese, lei veloce memorizza il suo numero
sul mio cellulare, il resto e' facile.
Da pochi tavoli di distanza, parliamo al telefono con calma, mentre intorno si
sentono i consueti schiamazzi dei bambini che giocano tra i tavoli e lungo
la passeggiata si esibiscono quattro buffi cantastorie in costumi antichi, che
roteano velocemente la testa al suono di strumenti misteriosi come la kora
o il jambee.
Naima e' originaria di Fez ed ha 23 anni,il suo sogno e' lavorare nel campo della moda.
La invito per un drink a casa mia, le do' l'indirizzo e le prometto di aspettarla
sotto il portone.
Lascio il locale senza aver mangiato niente, oramai sento la bestia che mi chiude
la bocca dello stomaco.
Docciato e profumato mi precipito in strada, quando vedo sul display la sua
chiamata.Scende dal taxi che sembra una regina, una ragazza che da noi non mi
avrebbe degnato di uno sguardo.
Ha un portamento sofisticato, tiene bene la conversazione, perfetta.
Quando chiudo la porta dell'appartamento si apre uno squarcio di paradiso.


Entro nel mondo della bellezza, nel mondo del desiderio.
Certe notti ti rimangono appiccicate addosso come una seconda pelle,
so per certo che questa sara' una di quelle.
Facciamo la doccia insieme, tra risa e scherzi.
Ha una pelle levigata simile all'alabastro, due capezzoli puntuti
e un boschetto nero, rasato all'inguine.
Ci asciughiamo in camera, poi lei si mette nuda sul letto, posa languida da gatta,
appoggiata con la testa sull' avambraccio, di fianco, con una gamba piegata verso il
ventre e l'altra allungata.L'incavo che denota il fianco e' profondo,tra i glutei si
intravede il cespuglietto nero.
Le accarezzo lievemente le gambe, lei mi guarda languida e mi dice che costa tanto,
ma che i soldi spesi li vale tutti.
La sua presenza cosi' vicina ha per me un effetto devastante,la mia mente e' cosi'liquida
che non riesco ad articolare alcun pensiero.
Del resto, della notte ho un ricordo sfocato,come sotto shock.
Ci siamo avvicinati al sesso come due attori inesperti.
Un bocchino delicato ed impacciato, un daty prolungato interrotto dai suoi gemiti,
molte posizioni. Mentre la prendo da dietro, comincia a singhiozzare,le tappo la bocca,
mi succhia e poi mi morde le dita.
Durante l'orgasmo le tremano, in maniera incontrollata, tutti i muscoli della pancia.


All'alba le chiamo un taxi, se ne va con le prime luci che salgono dal deserto.
Dopo mezz'ora anch'io lascio l'appartamento, per il ritorno.
Jl viaggio e' il dolce "ron ron" dell'autobus che si inerpica sui contrafforti dell'Atlas,
con una luce che sembra diamante e mi fa apparire vicinissime le cime dei monti imbiancati.
Infine l'arido altopiano che porta all'aereoporto.
Sono tornato tante volte,per lei,la sua utenza chiusa,ho cercato nei luoghi da lei frequentati,
ma non l'ho mai piu' vista.
Le semipro sono cosi', vivono una breve stagione da falena e poi spariscono, risucchiate dai
loro guai e da una societa' che le tiene in ostaggio.
Ora la cerco negli occhi delle altre, ma non e' la stessa cosa, anche se ho trovato la medesima
generosita' nel darsi.
Una sommessa preghiera laica mi sale da dentro: spero che c'e l'abbia fatta e che non sia cambiata troppo.
 
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