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SCHEDA TECNICA
RIFERIMENTO INTERNET: http://www.donnacerca.com/clik_clik_clik_clik_clik_basta_solo-o-538808.html
CITTA DELL'INCONTRO: Perugia
NOME INSERZIONISTA: "Giulia"
NAZIONALITA': Croata
ETA': 22-23
CONFORMITA' ALL'ANNUNCIO: L'annuncio di questo Link porta foto non sue. Precedenti link ora non funzionanti riportavano le foto vere, di cui una è qui allegata
SERVIZI OFFERTI : oltre bj, praticamente nulla.
COMPENSO RICHIESTO: 50
COMPENSO CONCORDATO: 50
DURATA DELL'INCONTRO: 15 minuti
DESCRIZIONE FISICA: molto graziosa, più dal vivo che in foto. Occhi celesti e celestiali, viso dolce e bel corpo, circa 1 e 65, ovunque ben fatta.
ATTITUDINE: scarsissima
REPERIBILITA': facile e fino ad orari tardissimi
PRESENZA DI BARRIERE ARCHITETTONICHE: ingresso del condominio allo stesso livello del parcheggio. Poi, i soliti difetti dei soliti palazzi (ascensori e corridoi stretti).
INDEX RICERCHE : 38849530xx
LA MIA RECENSIONE:
Vi chiedo perdono se l'ho presa larga : ho reputato la cosa necessaria al fine di descrivere un mezzo (più che mezzo) flop.
Si è trattato di un’esperienza improvvisata e fuori programma che, come tutte o quasi le cose improvvisate (tranne quelle baciate dalla magia, che però bacia la fronte con gran parsimonia e rarità e, parere personale, bisogna anche saperla propiziare …),
come tutte o quasi le cose improvvisate, dicevo, non possono, salvo se di rado, risultare soddisfacenti.
Allora. La rece è il seguito del mio ultimo post su Umbri a Raccolta. Dico questo per precisare le condizioni al contorno : provenienza da una serata frenzy veramente appagante, voglia di concluderla con qualcosa all’altezza.
E' tardissimo, e con me non ho alcuna lista. Recupero sul telefono i numeri delle chiamate informative fatte nei giorni precedenti. Peccato, ne sono rimasti in memoria solo due. Sono le due e mezzo di notte passate ed il primo dà già irraggiungibile.
Il secondo invece è vivo e vegeto.
“Via Martiri dei Lager”, mi dice la voce, in un italiano perfetto.
“Venendo dalla Settevalli, a destra o sinistra?”
“All’altezza della banca xxx. Parcheggi dentro e sei arrivato”.
Ok. Facile facile. In tre minuti sono là. Trovo il civico (siamo all’Ottagono) e richiamo per farmi aprire.
“Ma… sei sotto…?? Al portone??”
Ti aspettavi passassi dal cielo?
“Dammi qualche minuto. Aspetta lì che tra un po' apro”.
E’ freddo. Fortunatamente non ci sono anime in giro, anche se è tempo di festività. La crisi si nota eccome.
Mi apre senza ritornare al citofono. E adesso, a che piano sarai?
Salgo a piedi. Il primo piano è solo rampa. Dal secondo iniziano i pianerottoli, e sento una porta cigolare. E’ lì in fondo.
Entro. La vedo, e mi torna in mente la foto vista sull’inserzione. E’ decisamente lei. E’ decisamente graziosa.
“Non pensavo che intendessi venive ova. Ho immaginato che fosse pev domani”
La R non la pronuncia bene. Parla che sembra Vicky Ludovisi, l’attrice degli anni ’50, che ne L’Audace Colpo dei Soliti Ignoti dava il tormento a Gassmann con il mantra del Mechico. Ci scherzo su per rompere il ghiaccio. Non coglie.
“Allova, ti ho già detto quello che faccio, no?”.
“No. Finora ti ho chiesto solo l’indirizzo di casa”.
“Ah, be’, scusami, mi sembvava. E’ che staseva ho pveso tante telefonate ma pochi clienti”:
“E perciò cosa hai fatto?”
“Sono stata con le vagazze, no?”.
“Ragazze?”
“Sì… le vagazze”.
O è lesbica o ha un giro di troie? La prima mi interesserebbe… la seconda di più!
“Le vagazze, le amiche, come le chiami tu? Siamo state in givo, al pub, a bere”.
Italiano meglio del mio. Ricordo l’annuncio in cui si dice Croata. Le slave imparano le lingue benissimo ed alla svelta. Dall’accento che mette, sembra sia vissuta nel Triveneto.
“E no, cocco, ti sbagli. Io l’italiano l’ho impavato a Voma”.
“Del romanesco non hai alcuna inflessione”.
Se intende la parola inflessione è un fenomeno.
“Ma dai, vomanesco, fioventino, napoletano, simm’e napule guaglio’… se pavliamo tutti con accento, non si capisce mica più nulla”.
La intende.
D’ora in poi, scriverò la R con la grafia sua propria. Tanto avrete capito la comica.
“Senti, ma spiegami un po’: perché voi uomini la prima cosa che chiedete quando entrate qua è se le foto dell’annuncio sono vere? <Sei quella della foto? Sei proprio quella della foto?>”.
Ma ci fa o ci è?
“Io non te l’ho chiesto”.
“No, certo, ma sai … sembra un’ossessione. <Sei quella della foto? Sei proprio quella della foto?>”
“Foto o non foto, se non mi fossi piaciuta avrei girato i tacchi”.
Le rimarco che il suo aspetto mi piace, perché in questa casa stanotte c’è un disperato bisogno di intensificare i contatti, e non è per mia manchevolezza. La sciogliesse un poco.
Invece.
“Allora, io prendo 50 e faccio una cosa tranquilla tranquilla. Bocca-Fica. Va bene, no?”.
Di base, la mia risposta dovrebbe essere no. Non mi piacciono le sveltine. Non mi piacciono le cose tranquille tranquille. Non mi piace la mancanza totale di sigle.
Alle tre di notte, se voglio svuotarmi, questo c’è e questo se magna. Ma inizio a pentirmi di non essermi raffreddato i bollenti spiriti per conto mio. L’attitudine di lei e la situazione non fanno per me. Sarà dura.
Si volta per cominciare a spogliarsi. Come tutte le girls di oggi, maglia corta a scoprire ombelico e schiena. Sopra il culo, un nome tatuato.
“Ti chiami Sorin?”
“No... che c’entra. Quello è un nome come un altro…”
Chiedo di andare in bagno. Quando torno, la trovo già nuda. E figa. Ha un bel corpo. Carnagione chiara, tette terza scarsa, in linea con la corporatura esile, bei fianchi, belle gambe.
Se fosse anche partecipe, sarebbe tutto risolto. Ma al contrario, appena spogliato, mi sdraia supino sul letto e attacca un bj coperto che sembra un pistone. Per i miei gusti, fatto malissimo, senz’anima né sensibilità. Pura partitura per pianola meccanica. Provo a diversificare umettandomi il dito medio e passandoglielo sul posto più segreto, in cerca di un passaggio all’interno. E’ parecchio bagnata, e la cosa mi piace tanto. Ma appena affondo… “Il culo, no cocco, spiacente ma non faccio”.
Sono più spiacente io.
“Era solo per venirti a trovare. Una carezzina.”
Per tutta risposta pistoneggia di bocca ancora più veloce, fino a perdere il tempo e quasi a strozzarsi da sola. Allora si mette in posizione classica e mi chiama dentro di sé.
Non appena penetrata, comincia a dimenarsi avanti e indietro nei tipici movimenti di chi la vuole far finita alla sveltissima. Provo ferocemente a resisterle cambiando il ritmo delle spinte ogni due – tre colpi. Sincronizzarsi nei tempi in questo modo è una vera e propria impresa. L’ultima prova del nove : mi sistemo guancia a guancia, affondando tra capelli e cuscino e leccandole da par mio il lobo interno dell’orecchio destro. Reagisce bene. I sospiri non sono finti. Per qualche istante ritrovo il piacere (che è tutto un fatto di testa) e il mio amichetto Giantommaso sembra sul punto di concludere, liberandomi da tutti i mali. Invece lei improvvisamente si ritrae (e sta attenta, che sennò rischiavi di coinvolgerti troppo!) e nel gesto allontana anche il bacino dal mio corpo. Così rischia di ammosciarmi per sempre, e solo per una determinazione disperata, ormai puramente meccanica, riesco non so come a venire, quando non ci speravo proprio più.
Sgradevolmente, mentre estraggo la spada dal fodero, mi sale al naso un odore acido. E dire che all’inizio lei era persino passata dal bidè.
“Ma sei fidanzato?”
“Stato spesso. Ormai qualcosa di più”.
“Oh… ma allora sei un uomo fedele! Ecco perché non ti è piaciuto. Stai bene solo con la tua donna! Non ti riesce di fare così, in fretta, con la prima venuta. E’ un segno d’amore. Di questi tempi, poi!!”
Nel frattempo rovista l’armadio : “Un pigiama. Non chiedo tanto. Un pigiama pulito”.
Se lo dice tra sé.
Dentro di me elaboro la risposta che ci vorrebbe, per questa vana logorroica croata, che di cazzate ne dice a iosa. “Se sapessi quante “vagazze” ho “tvombato” e quanti cesti di covna povtano le femmine con cui sono stato in vita mia… Fedele, sì, a me stesso. Ma sul fatto che non m’è piaciuto, potresti giurarci”.
Invece, alle tre e venti, in silenzio mi rivesto alla svelta, saluto alla sveltina e scendo le scale alla sveltissima.
Mi sono guastato la serata.
Ok, colpa mia : era troppo tardi, mi ha ricevuto che stava andando a nanna e – già essendo di pochissima attitudine – ha aggiunto la fretta di liquidarmi.
Comunque : anche volendo trascurare come una casualità momentanea l’odorino non invitante con cui mi ha sbarazzato nel finale, la assoluta meccanicità ed assenza di anche una minima parvenza di coinvolgimento (mentre lo ciucciava le è scappato “questo per me è solo un lavoro, sai”), la carestia di sigle ed il chiacchierare petulante la rendono improponibile.
Peccato. Una delle mie puntate d’esordio, una quindicina di anni fa, fu con una croata bionda sedicente “Claudia”, in zona stadio, che faceva la OTR di giorno e, prima tra le prime, mi concesse la porta posteriore di sua iniziativa. Metteva su dei preservativi al copertone che oggi sarebbero da museo.
Ricordi, solo ricordi. Almeno quelli che restano.
Alla prossima gita, compagni.
RIFERIMENTO INTERNET: http://www.donnacerca.com/clik_clik_clik_clik_clik_basta_solo-o-538808.html
CITTA DELL'INCONTRO: Perugia
NOME INSERZIONISTA: "Giulia"
NAZIONALITA': Croata
ETA': 22-23
CONFORMITA' ALL'ANNUNCIO: L'annuncio di questo Link porta foto non sue. Precedenti link ora non funzionanti riportavano le foto vere, di cui una è qui allegata
SERVIZI OFFERTI : oltre bj, praticamente nulla.
COMPENSO RICHIESTO: 50
COMPENSO CONCORDATO: 50
DURATA DELL'INCONTRO: 15 minuti
DESCRIZIONE FISICA: molto graziosa, più dal vivo che in foto. Occhi celesti e celestiali, viso dolce e bel corpo, circa 1 e 65, ovunque ben fatta.
ATTITUDINE: scarsissima
REPERIBILITA': facile e fino ad orari tardissimi
PRESENZA DI BARRIERE ARCHITETTONICHE: ingresso del condominio allo stesso livello del parcheggio. Poi, i soliti difetti dei soliti palazzi (ascensori e corridoi stretti).
INDEX RICERCHE : 38849530xx
LA MIA RECENSIONE:
Vi chiedo perdono se l'ho presa larga : ho reputato la cosa necessaria al fine di descrivere un mezzo (più che mezzo) flop.
Si è trattato di un’esperienza improvvisata e fuori programma che, come tutte o quasi le cose improvvisate (tranne quelle baciate dalla magia, che però bacia la fronte con gran parsimonia e rarità e, parere personale, bisogna anche saperla propiziare …),
come tutte o quasi le cose improvvisate, dicevo, non possono, salvo se di rado, risultare soddisfacenti.
Allora. La rece è il seguito del mio ultimo post su Umbri a Raccolta. Dico questo per precisare le condizioni al contorno : provenienza da una serata frenzy veramente appagante, voglia di concluderla con qualcosa all’altezza.
E' tardissimo, e con me non ho alcuna lista. Recupero sul telefono i numeri delle chiamate informative fatte nei giorni precedenti. Peccato, ne sono rimasti in memoria solo due. Sono le due e mezzo di notte passate ed il primo dà già irraggiungibile.
Il secondo invece è vivo e vegeto.
“Via Martiri dei Lager”, mi dice la voce, in un italiano perfetto.
“Venendo dalla Settevalli, a destra o sinistra?”
“All’altezza della banca xxx. Parcheggi dentro e sei arrivato”.
Ok. Facile facile. In tre minuti sono là. Trovo il civico (siamo all’Ottagono) e richiamo per farmi aprire.
“Ma… sei sotto…?? Al portone??”
Ti aspettavi passassi dal cielo?
“Dammi qualche minuto. Aspetta lì che tra un po' apro”.
E’ freddo. Fortunatamente non ci sono anime in giro, anche se è tempo di festività. La crisi si nota eccome.
Mi apre senza ritornare al citofono. E adesso, a che piano sarai?
Salgo a piedi. Il primo piano è solo rampa. Dal secondo iniziano i pianerottoli, e sento una porta cigolare. E’ lì in fondo.
Entro. La vedo, e mi torna in mente la foto vista sull’inserzione. E’ decisamente lei. E’ decisamente graziosa.
“Non pensavo che intendessi venive ova. Ho immaginato che fosse pev domani”
La R non la pronuncia bene. Parla che sembra Vicky Ludovisi, l’attrice degli anni ’50, che ne L’Audace Colpo dei Soliti Ignoti dava il tormento a Gassmann con il mantra del Mechico. Ci scherzo su per rompere il ghiaccio. Non coglie.
“Allova, ti ho già detto quello che faccio, no?”.
“No. Finora ti ho chiesto solo l’indirizzo di casa”.
“Ah, be’, scusami, mi sembvava. E’ che staseva ho pveso tante telefonate ma pochi clienti”:
“E perciò cosa hai fatto?”
“Sono stata con le vagazze, no?”.
“Ragazze?”
“Sì… le vagazze”.
O è lesbica o ha un giro di troie? La prima mi interesserebbe… la seconda di più!
“Le vagazze, le amiche, come le chiami tu? Siamo state in givo, al pub, a bere”.
Italiano meglio del mio. Ricordo l’annuncio in cui si dice Croata. Le slave imparano le lingue benissimo ed alla svelta. Dall’accento che mette, sembra sia vissuta nel Triveneto.
“E no, cocco, ti sbagli. Io l’italiano l’ho impavato a Voma”.
“Del romanesco non hai alcuna inflessione”.
Se intende la parola inflessione è un fenomeno.
“Ma dai, vomanesco, fioventino, napoletano, simm’e napule guaglio’… se pavliamo tutti con accento, non si capisce mica più nulla”.
La intende.
D’ora in poi, scriverò la R con la grafia sua propria. Tanto avrete capito la comica.
“Senti, ma spiegami un po’: perché voi uomini la prima cosa che chiedete quando entrate qua è se le foto dell’annuncio sono vere? <Sei quella della foto? Sei proprio quella della foto?>”.
Ma ci fa o ci è?
“Io non te l’ho chiesto”.
“No, certo, ma sai … sembra un’ossessione. <Sei quella della foto? Sei proprio quella della foto?>”
“Foto o non foto, se non mi fossi piaciuta avrei girato i tacchi”.
Le rimarco che il suo aspetto mi piace, perché in questa casa stanotte c’è un disperato bisogno di intensificare i contatti, e non è per mia manchevolezza. La sciogliesse un poco.
Invece.
“Allora, io prendo 50 e faccio una cosa tranquilla tranquilla. Bocca-Fica. Va bene, no?”.
Di base, la mia risposta dovrebbe essere no. Non mi piacciono le sveltine. Non mi piacciono le cose tranquille tranquille. Non mi piace la mancanza totale di sigle.
Alle tre di notte, se voglio svuotarmi, questo c’è e questo se magna. Ma inizio a pentirmi di non essermi raffreddato i bollenti spiriti per conto mio. L’attitudine di lei e la situazione non fanno per me. Sarà dura.
Si volta per cominciare a spogliarsi. Come tutte le girls di oggi, maglia corta a scoprire ombelico e schiena. Sopra il culo, un nome tatuato.
“Ti chiami Sorin?”
“No... che c’entra. Quello è un nome come un altro…”
Chiedo di andare in bagno. Quando torno, la trovo già nuda. E figa. Ha un bel corpo. Carnagione chiara, tette terza scarsa, in linea con la corporatura esile, bei fianchi, belle gambe.
Se fosse anche partecipe, sarebbe tutto risolto. Ma al contrario, appena spogliato, mi sdraia supino sul letto e attacca un bj coperto che sembra un pistone. Per i miei gusti, fatto malissimo, senz’anima né sensibilità. Pura partitura per pianola meccanica. Provo a diversificare umettandomi il dito medio e passandoglielo sul posto più segreto, in cerca di un passaggio all’interno. E’ parecchio bagnata, e la cosa mi piace tanto. Ma appena affondo… “Il culo, no cocco, spiacente ma non faccio”.
Sono più spiacente io.
“Era solo per venirti a trovare. Una carezzina.”
Per tutta risposta pistoneggia di bocca ancora più veloce, fino a perdere il tempo e quasi a strozzarsi da sola. Allora si mette in posizione classica e mi chiama dentro di sé.
Non appena penetrata, comincia a dimenarsi avanti e indietro nei tipici movimenti di chi la vuole far finita alla sveltissima. Provo ferocemente a resisterle cambiando il ritmo delle spinte ogni due – tre colpi. Sincronizzarsi nei tempi in questo modo è una vera e propria impresa. L’ultima prova del nove : mi sistemo guancia a guancia, affondando tra capelli e cuscino e leccandole da par mio il lobo interno dell’orecchio destro. Reagisce bene. I sospiri non sono finti. Per qualche istante ritrovo il piacere (che è tutto un fatto di testa) e il mio amichetto Giantommaso sembra sul punto di concludere, liberandomi da tutti i mali. Invece lei improvvisamente si ritrae (e sta attenta, che sennò rischiavi di coinvolgerti troppo!) e nel gesto allontana anche il bacino dal mio corpo. Così rischia di ammosciarmi per sempre, e solo per una determinazione disperata, ormai puramente meccanica, riesco non so come a venire, quando non ci speravo proprio più.
Sgradevolmente, mentre estraggo la spada dal fodero, mi sale al naso un odore acido. E dire che all’inizio lei era persino passata dal bidè.
“Ma sei fidanzato?”
“Stato spesso. Ormai qualcosa di più”.
“Oh… ma allora sei un uomo fedele! Ecco perché non ti è piaciuto. Stai bene solo con la tua donna! Non ti riesce di fare così, in fretta, con la prima venuta. E’ un segno d’amore. Di questi tempi, poi!!”
Nel frattempo rovista l’armadio : “Un pigiama. Non chiedo tanto. Un pigiama pulito”.
Se lo dice tra sé.
Dentro di me elaboro la risposta che ci vorrebbe, per questa vana logorroica croata, che di cazzate ne dice a iosa. “Se sapessi quante “vagazze” ho “tvombato” e quanti cesti di covna povtano le femmine con cui sono stato in vita mia… Fedele, sì, a me stesso. Ma sul fatto che non m’è piaciuto, potresti giurarci”.
Invece, alle tre e venti, in silenzio mi rivesto alla svelta, saluto alla sveltina e scendo le scale alla sveltissima.
Mi sono guastato la serata.
Ok, colpa mia : era troppo tardi, mi ha ricevuto che stava andando a nanna e – già essendo di pochissima attitudine – ha aggiunto la fretta di liquidarmi.
Comunque : anche volendo trascurare come una casualità momentanea l’odorino non invitante con cui mi ha sbarazzato nel finale, la assoluta meccanicità ed assenza di anche una minima parvenza di coinvolgimento (mentre lo ciucciava le è scappato “questo per me è solo un lavoro, sai”), la carestia di sigle ed il chiacchierare petulante la rendono improponibile.
Peccato. Una delle mie puntate d’esordio, una quindicina di anni fa, fu con una croata bionda sedicente “Claudia”, in zona stadio, che faceva la OTR di giorno e, prima tra le prime, mi concesse la porta posteriore di sua iniziativa. Metteva su dei preservativi al copertone che oggi sarebbero da museo.
Ricordi, solo ricordi. Almeno quelli che restano.
Alla prossima gita, compagni.