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CARATTERISTICHE GENERALI
NOME: Delya
CITTA DELL'INCONTRO: Solfarata (amministrativamente fraz. di Roma, ma lontanissima dalla capitale)
ZONA: via della Solfarata, nell'ampio slargo di via Monachelle Vecchia
NAZIONALITA': rumena
ETA': 20 anni
SERVIZI OFFERTI (vedi DIZIONARIO): bj, rai1
COMPENSO RICHIESTO: 30
COMPENSO CONCORDATO: 30
DURATA DELL'INCONTRO: 30'
DESCRIZIONE FISICA: una biondina piccola e molto molto skinny, senza seno
ATTITUDINE: gentile, accondiscendente e per nulla frettolosa
LA MIA RECENSIONE:
sculettante all'angolo della strada se ne sta ritta Delya, in compagnia di una sua amica dai capelli scuri e ricci che ha quantomeno il pregio della magrezza agli occhi di chi la magrezza la considera un pregio ma – porèlla – non è propriamente un'immagine di bellezza esaltante tanto che per lavorare credo debba fare equilibrismi circensi in punta di cazzo
Delya no, non le somiglia affatto ad esclusione della magrezza che entrambe accomuna, molto giovane e molto bionda e con una faccetta molto tonda che sembra il disegno d'una pesca nella maniera in cui la disegnano i giapponesi nei loro cartoni, di un rosa tenue e fresco e con le guanciotte alte verso gli zigomi come fuggendo da un mento che scompare di sotto
balla e traballa sugli alti trampoli in tinta col tubino faleneggiando sotto il cielo che appena abbuia, farfalla notturna che non s'imbambola alla luce ma che le attira, frecce e fanali e abitacoli neri e ancora più neri quelli dentro, e seguendo il fascio di luce che le proietto addosso mi guizza al finestrino sorridendo come se s'aspettasse di vedere proprio me che non conosce
vent'anni di vita, sei mesi in strada, duemila chilometri per nascondersi assieme a me dietro un muretto con la macchina spenta e buia come buia è la notte che ci inghiotte, me, lei, la macchina, la strada sterrata, la villetta dietro l'angolo e la fabbrica lontana e le migliaia di persone che sciamano a quell'ora sognando una casa dove scopare, dormire e sognare
anch'io mi sogno una casa, una casa qualunque e non un dito di lamiera a un palmo dal capo perché in una casa potrei studiarmi Delya come si studia un neonato appena sgravato, passare in rassegna ogni parte del suo corpicino per vedere com'è, com'è fatto, se tutto è in ordine e non manca nulla, se è uguale a tutti gli altri corpi che ho esplorato con trenta, cinquanta o cento euro
la bella stagione chiama l'on-the-road, la mancanza di alternative chiama l'on-the-road, l'offerta tentatrice chiama l'on-the-road, basta allungare una mano e allungare trenta euro per prendere una ragazza ed io allungo le mani per tastarle le carni mentre nell'ombra gratta con l'unghia la zigrinatura dei miei dieci e venti euro, unghia artificiale come fosse un occhio artificiale
sfila il tubino, sfila le scarpe, infila la protezione e se lo infila in bocca e in bocca le resta per venti minuti, instancabile sembra, operosa lo è senza meno, e lavora in un modo tutto suo una pompa laterale di sbieco come a volersi trapassare la guancia e metterci un piercing, come se stesse spazzolandosi i denti e le avessi portato io lo spazzolino che le serviva
risale di tanto in tanto per batterlo con la lingua ed io ne conoscevo una che aveva la stessa abitudine e che abitualmente faceva lo stesso credendo di farmi piacere ed io non gliel'ho mai detto che lo trovavo un gesto insignificante mentre Delya, bontà sua, ci mette energia e riesce a fare pressione e schiocca veloce tanti colpi di mitraglia ravvicinata come un ra-ta-tan ta-tan
succhia e il suo succhiare è la parte migliore dell'incontro, è la parte migliore di ogni incontro e immagino che il creatore nella sua sconfinata saggezza e nel suo amore irrelato ci abbia dotati di uno strumento non tanto per pisciare ed infilarlo in qualche buco rattrappito ma per farlo succhiare da quanto ci appare bello e dotato d'intelletto come solo un volto è
guardo i suoi piedini e li trovo belli e proporzionati e non ancora insozzati da una sera ch'è appena cominciata e li carezzo come una statuina di porcellana fredda e liscia e li scaldo delle mie attenzioni mentre ra-ta-tan ta-tan e spazzolate di gengive e Delya ride, si diverte delle attenzioni che do a lei o una parte di lei che non ha trascurato e come lei non trascuro io e rido, e mi diverto
l'alzo, la giro, le guardo il sedere magrolino e tondo e la rincalco quanto posso contro il sedile, spingo quanto posso e quanto mi consente lo spazio ristretto in cui abitano la mia passione passeggera e il suo bisogno inestinto, e mi coglie un'allusione di pescheria dov'è marcito il pescato e anche il pesciarolo, attracco di mare sudicio d'interiora lasciate al sola a macerare
non sporca in terra e si porta via fazzoletti umidi e secchi e il preservativo ricolmo di fatiche lombari e io la porto via dal campo in cui nottetempo ho raccolto il piacere che volevo verso il lampione che le fa da insegna, e sotto quel cono di luce riflessa altri animali notturni sono già raccolti sdegnando l'amica e aspettando che Delya finisse di servire me per servire il prossimo
la buonanotte mi augura e mi sorride ed io sorrido a lei e la buonanotte le auguro e la buonanotte mi augurano i miei simili mentre spalanco i finestrini sperando che il vento si porti via in fretta l'aria di mare, anche le portiere avrei smontato se sapessi farlo, e m'incolonno lento fra quanti sognano di tornare a casa per dormire e finalmente sognare di scopare, dormire e sognare
NOME: Delya
CITTA DELL'INCONTRO: Solfarata (amministrativamente fraz. di Roma, ma lontanissima dalla capitale)
ZONA: via della Solfarata, nell'ampio slargo di via Monachelle Vecchia
NAZIONALITA': rumena
ETA': 20 anni
SERVIZI OFFERTI (vedi DIZIONARIO): bj, rai1
COMPENSO RICHIESTO: 30
COMPENSO CONCORDATO: 30
DURATA DELL'INCONTRO: 30'
DESCRIZIONE FISICA: una biondina piccola e molto molto skinny, senza seno
ATTITUDINE: gentile, accondiscendente e per nulla frettolosa
LA MIA RECENSIONE:
sculettante all'angolo della strada se ne sta ritta Delya, in compagnia di una sua amica dai capelli scuri e ricci che ha quantomeno il pregio della magrezza agli occhi di chi la magrezza la considera un pregio ma – porèlla – non è propriamente un'immagine di bellezza esaltante tanto che per lavorare credo debba fare equilibrismi circensi in punta di cazzo
Delya no, non le somiglia affatto ad esclusione della magrezza che entrambe accomuna, molto giovane e molto bionda e con una faccetta molto tonda che sembra il disegno d'una pesca nella maniera in cui la disegnano i giapponesi nei loro cartoni, di un rosa tenue e fresco e con le guanciotte alte verso gli zigomi come fuggendo da un mento che scompare di sotto
balla e traballa sugli alti trampoli in tinta col tubino faleneggiando sotto il cielo che appena abbuia, farfalla notturna che non s'imbambola alla luce ma che le attira, frecce e fanali e abitacoli neri e ancora più neri quelli dentro, e seguendo il fascio di luce che le proietto addosso mi guizza al finestrino sorridendo come se s'aspettasse di vedere proprio me che non conosce
vent'anni di vita, sei mesi in strada, duemila chilometri per nascondersi assieme a me dietro un muretto con la macchina spenta e buia come buia è la notte che ci inghiotte, me, lei, la macchina, la strada sterrata, la villetta dietro l'angolo e la fabbrica lontana e le migliaia di persone che sciamano a quell'ora sognando una casa dove scopare, dormire e sognare
anch'io mi sogno una casa, una casa qualunque e non un dito di lamiera a un palmo dal capo perché in una casa potrei studiarmi Delya come si studia un neonato appena sgravato, passare in rassegna ogni parte del suo corpicino per vedere com'è, com'è fatto, se tutto è in ordine e non manca nulla, se è uguale a tutti gli altri corpi che ho esplorato con trenta, cinquanta o cento euro
la bella stagione chiama l'on-the-road, la mancanza di alternative chiama l'on-the-road, l'offerta tentatrice chiama l'on-the-road, basta allungare una mano e allungare trenta euro per prendere una ragazza ed io allungo le mani per tastarle le carni mentre nell'ombra gratta con l'unghia la zigrinatura dei miei dieci e venti euro, unghia artificiale come fosse un occhio artificiale
sfila il tubino, sfila le scarpe, infila la protezione e se lo infila in bocca e in bocca le resta per venti minuti, instancabile sembra, operosa lo è senza meno, e lavora in un modo tutto suo una pompa laterale di sbieco come a volersi trapassare la guancia e metterci un piercing, come se stesse spazzolandosi i denti e le avessi portato io lo spazzolino che le serviva
risale di tanto in tanto per batterlo con la lingua ed io ne conoscevo una che aveva la stessa abitudine e che abitualmente faceva lo stesso credendo di farmi piacere ed io non gliel'ho mai detto che lo trovavo un gesto insignificante mentre Delya, bontà sua, ci mette energia e riesce a fare pressione e schiocca veloce tanti colpi di mitraglia ravvicinata come un ra-ta-tan ta-tan
succhia e il suo succhiare è la parte migliore dell'incontro, è la parte migliore di ogni incontro e immagino che il creatore nella sua sconfinata saggezza e nel suo amore irrelato ci abbia dotati di uno strumento non tanto per pisciare ed infilarlo in qualche buco rattrappito ma per farlo succhiare da quanto ci appare bello e dotato d'intelletto come solo un volto è
guardo i suoi piedini e li trovo belli e proporzionati e non ancora insozzati da una sera ch'è appena cominciata e li carezzo come una statuina di porcellana fredda e liscia e li scaldo delle mie attenzioni mentre ra-ta-tan ta-tan e spazzolate di gengive e Delya ride, si diverte delle attenzioni che do a lei o una parte di lei che non ha trascurato e come lei non trascuro io e rido, e mi diverto
l'alzo, la giro, le guardo il sedere magrolino e tondo e la rincalco quanto posso contro il sedile, spingo quanto posso e quanto mi consente lo spazio ristretto in cui abitano la mia passione passeggera e il suo bisogno inestinto, e mi coglie un'allusione di pescheria dov'è marcito il pescato e anche il pesciarolo, attracco di mare sudicio d'interiora lasciate al sola a macerare
non sporca in terra e si porta via fazzoletti umidi e secchi e il preservativo ricolmo di fatiche lombari e io la porto via dal campo in cui nottetempo ho raccolto il piacere che volevo verso il lampione che le fa da insegna, e sotto quel cono di luce riflessa altri animali notturni sono già raccolti sdegnando l'amica e aspettando che Delya finisse di servire me per servire il prossimo
la buonanotte mi augura e mi sorride ed io sorrido a lei e la buonanotte le auguro e la buonanotte mi augurano i miei simili mentre spalanco i finestrini sperando che il vento si porti via in fretta l'aria di mare, anche le portiere avrei smontato se sapessi farlo, e m'incolonno lento fra quanti sognano di tornare a casa per dormire e finalmente sognare di scopare, dormire e sognare