[RECE] Lovith - OTR - Via Domitiana, Lido di Licola
CARATTERISTICHE GENERALI
NOME: Lovith
ZONA:
https://goo.gl/maps/joCLX3syqpF2
NAZIONALITA': Nigeriana
ETA': sui 20
SERVIZI OFFERTI (vedi DIZIONARIO): BJ, FUCK
COMPENSO RICHIESTO: 40 + motel
COMPENSO CONCORDATO: 40 + motel
DURATA DELL'INCONTRO: 30 min
DESCRIZIONE FISICA: Corpo piccolo, magro, sedere minuto, terza di seno, labbra carnose e grandi
ATTITUDINE: Guidata
LA MIA RECENSIONE:
My first time in black.
Non sono mai stato con una ragazza di colore. Pericoloso da affermare in un tempo in cui l'ipocrisia impone di negare qualsiasi diseguaglianza, anche quando esse riflettono una soggettività di gusto (o di merito, in generale) che non vuole sottintendere un ordine di liceità delle cose.
Il cazzo non conosce razzismo, solo differenze di piacere.
Mi eccitano i corpi vestiti del colore pallido del latte; i volti algidi e freddi, disegnati regolari e piccoli, puliti da finzioni di trucco eccessive; i capelli, lisci, lunghi, femminili; le fiche strette, bambine, richiuse su se stesse, quasi a celare e a conservare con pudore atavico l'unico senso che questa vita conosce.
Le fantasie però non sempre seguono strade del tutto note e la recensione del compagno
Infizz mi solletica una nuova curiosità.
Percorro la strada indicata più volte in più giorni ma della ragazza descritta non ne vedo traccia.
Oggi la sorte mi sorride e finalmente la incontro. Accosto con l'auto vicino al muretto dove è seduta e lascio che si avvicini. Non le chiederò il nome se non quando sarà salita già in auto, ma sono certo che sia proprio lei. Ha un viso che mi piace, senza colori accesi a rovinarlo, e questo mi basta.
"Quanto vuoi per andare in albergo?", le chiedo.
"Quanto mi dai?", risponde senza troppa convinzione.
"Dimmelo tu", le sorrido.
"40. Poi devi pagare la stanza. Andiamo?".
"Sali".
Inutili parole che ci ostiniamo a definire conversazioni, in virtù di retaggi sociali artificiali, che non sempre ho il coraggio di abbandonare, ci accompagnano nel tragitto.
Mi guida in un motel. Stanza ampia e pulita.
Iniziamo a spogliarci. Indossa jeans e sneakers, con sopra un maglione che le sta davvero bene.
"Quanti anni hai?", mi chiede.
"18", dissimulando l'aria divertita con cui metto alla prova il mio volto si giovane, ma non così acerbo.
"Davvero? Hai un corpo adulto, anche se dalla faccia si vede che sei piccolo".
Rido.
Vado in bagno. Esco ed entra lei. Disfo il letto e la aspetto.
Esce. E' in piedi vicino alla porta del bagno. Ha un fisico davvero bello. Magra, minuta, con forme femminee. Il seno, rotondo, è disegnato con estetica piacevolezza.
E' nuda ma indossa una sorta di cintura, un filo di corda argento che le cinge la vita e le si appoggia comodamente sui fianchi. Esalta i suoi contorni e lo trovo davvero eccitante.
Mi raggiunge sul letto. L'odore della pelle non nasconde le ore di lavoro evidentemente già affrontate, ma non lo trovo fastidioso, e me ne sorprendo, e accende un desiderio di sesso più spinto.
La bacio sul collo e la stringo, attraendola verso di me. Inizia a masturbarmi. Le sposto i capelli dietro l'orecchio. Odio le parrucche che sono solite indossare le africane e non capisco il perchè di questa loro consuetudine.
Mi stendo. Prende il condom, mi veste e inizia a leccarmi il cazzo. Ha le mani appoggiate al materasso e con la lingua ripassa il mio membro per tutta la sua lunghezza. Poi, sempre tenendo la mani ferme, arriva al glande, lo serra con le labbra e inizia a succhiarmelo.
Ogni tanto schiocca le labbra, lascia andare il cazzo, continua a leccarlo cacciando fuori la lingua e poi riprende a succhiarlo.
Me lo sento duro quasi da far male.
Mi sale sopra, la penetro e inizia ad ondeggiare. Le stringo i seni e mi godo le sue movenze. La prendo per il collo, si abbassa stendendosi sul mio petto, le stringo il culo con l'altra mano e inizio a spingere dal basso, sempre più forte.
L'unica cosa che mi procura fastidio è quella maledetta parrucca, che non lascia svuotare del tutto la mia mente.
Mi fermo e le faccio segno di alzarsi. Si posiziona a pecorina e continuiamo così.
Mi abbasso su di lei, la afferro per il collo, la alzo portando la sua schiena ad appoggiarsi al mio torace. Continuo ad essere dentro di lei ma sospendo i colpi. Le stringo forte il seno per poi abbassarmi con la mano sulla sua fica e inizio a stimolarla.
Mi lascia fare senza dir nulla.
Si stende e continuiamo in una classica missionaria.
Sto per concludere. Mi stacco.
Non domando mai nulla durante un rapporto, credo di saper valutare i limiti entro cui muovermi, sempre nel rispetto della ragazza.
Questa volta però sento l'esigenza di chiedere. Mi sta piacendo il sesso ma mentirei a me stesso se non notassi la sottomessa accondiscendenza con cui lei mi ha seguito in tutto il rapporto.
Forse, egoisticamente, questo nel mentre aveva contribuito ad eccitarmi e me ne sorprendo perchè mi piace guidare o essere guidato, ma in situazioni che si sono sempre mantenute paritarie.
Racconto le sensazioni per come mi hanno accompagnato (o per meglio dire, per come io le ricordi). Esse appaiono senza che siano sempre chiari i motivi, i gesti, le occasioni che le scatenano.
"Posso finire senza?", la interrogo.
Volge il volto da un lato, poggiando la guancia sul cuscino. Poi mi guarda e mi risponde, rassegnata: "E' pericoloso".
Lei non aveva capito nulla della mia domanda, ma io avevo capito tutto della sua risposta.
"Intendo finire così, sul tuo seno".
Ci pensa. "Ok".
Mi tolgo il condom, mi siedo cavalcioni su di lei e mi masturbo. Fino a pochi secondi fa sentivo il cazzo in pieno tiro, carico e pieno. Adesso sento che sta perdendo consistenza.
Mi fermo. Non finisco. Le do un bacio sulla guancia e vado in bagno senza dirle nulla.
Mi segue.
"Perchè?", mi domanda.
Le sorrido e faccio spallucce.
Non sembra capire.
Si sciacqua anche lei.
Usciamo e ci rivestiamo. Nessuno dice nulla ma non sento disagio. La guardo sistemarsi i jeans.
"Ci metto sempre un sacco di tempo", quasi a giustificarsi.
Ho un po' di amaro in bocca e non so perchè.
Entriamo in auto e la riaccompagno.
Non ho voglia di tornare a casa e decido di incontrare un'altra puttana. Rapporto diverso, esito diverso.
Contraddittorio? Ipocrita? Incomprensibile? Forse. Non pretendo di capirmi, sono solo esperienze che qualche volte riaffioriranno dalla memoria.