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NOME: Marina
CITTA DELL'INCONTRO: Prato Cesarino (Latina)
ZONA: presso questo spiazzo a latere di uno svincolo della Pontina
NAZIONALITA': rumena presumibilmente
ETA': circa 35 forse 40
SERVIZI OFFERTI (vedi DIZIONARIO): bj, rai1
COMPENSO RICHIESTO: 25
COMPENSO CONCORDATO: 25
DURATA DELL'INCONTRO: 20'
DESCRIZIONE FISICA: bella donna bionda, fisico apparentemente atletico, peculiare busto allungato (cosa che adoro)
ATTITUDINE: ottimale per simpatia e dedizione professionale
LA MIA RECENSIONE:
Molto mi incuriosiva questa donna o questa signora che sempre vedevo la mattina presto posizionata nella sua piazzola dappresso un cavalcavia della Pontina e sempre mi ha attirato per via del suo fisico ben proporzionato e del suo vestiario niente affatto appariscente e soltanto dopo averla vista una seconda volta ferma nello stesso posto, seduta sul guard-rail infuocato dal sole d'agosto, ho smesso di pensare che avrei scambiato per una prostituta una signora che attende l'arrivo del marito o di un bus.
Porta gli occhiali da sole ed un jeans sotto una camicetta bianca nella scollatura della quale s'intravvede una pelle scottata dai raggi il giorno che mi accosto e la faccio salire per farmi condurre in un posto che ritenesse il più discreto fra quelli di sua conoscenza. Il tragitto è lungo parecchi chilometri e m'intrattiene – a me che di scambiare due chiacchiere stavolta non me ne viene la voglia – con commenti circostanziati sul disfacimento sociale e morale del nostro paese e sulla dignità del lavoro, qualunque esso sia.
Parla bene, anzi benissimo, e tanto. Qualche volta, tira fuori e mischia alla nostra lingua parole inglesi che pronuncia con cadenza perfetta e che mi provocano lo stesso effetto che a Gomez fanno i termini francesi sulla bocca di Morticia cosicché mi ingalluzzisco e gongolo per la via soddisfatto di accompagnarmi con una donna d'esperienza dal fisico ben tenuto, estroversa e per nulla oscura di quel che accade nel mondo e già mi figuro ad unirmi con la mia bella bionda in amichevole sintonia d'intenti.
Giunti nel cuore di uno dei borghi che costellano la piana, tutti immancabilmente tirati su al crocevia di due strade ortogonali, svoltiamo su uno sterrato che costeggia un fiume o un canale di bonifica procedendo a passo d'uomo sulle buche che solerte mi indica in avanzo scansando sulla destra e sulla sinistra una vegetazione fitta di canne palustri e cespugli di macchia che fanno gara a rioccupare il prima possibile lo spazio vuoto della strada. L'erba di sotto e i ramoscelli di lato stridono acutamente contro la carrozzeria ma non me ne curo troppo.
Il sentiero sfuma in uno spiazzo sufficiente a malapena per manovrare l'auto e invertire la marcia. Lì ci fermiamo, all'ombra, in solitudine piena, con un suggestivo affaccio sull'acqua che scorre a filo con le ruote e che rimanda – oltre ad una piacevole frescura – quasi un'immagine ancestrale di eden. Via i tacchi, via i pantaloni di entrambi, via le mutandine e le mutandone, via gli orpelli che abbelliscono il mio corpo (che è brutto) e che sviliscono inutilmente il suo (che è piacevole a vedersi e tanto più a toccarsi). Tiriamo giù i sedili e mi godo – parole sue – il meritato relax dopo tanta strada.
Non c'è relax migliore che starsene sdraiati al fresco a farsi sbocchinare lentamente o almeno questa è la mia idea di rilassatezza e Marina così interpreta l'atto primario del rapporto sessuale solleticandomi con una mano il petto e con l'altra tirando, stringendo e facendo roteare i testicoli mentre le sue labbra vanno dalla punta alla base e dalla base alla punta con un moto lento che ha in sé i connotati dell'umidore e della succulenza frattanto accarezzo e solletico col dorso e col palmo della mano la sua glabra maturità femminile. Prima di strasbocchiare come un ragazzino penso di dovermela fare a pecora.
Marina si gira ginocchia sul sedile ed io appresso a lei. L'ingresso è facile facile e le sue chiappette sciabordano sulla mia panza schioccando attorno il sudore di ambedue nel mentre le carezzo le piante levigate dei piedi. Le annuso la nuca, affondo il naso nei suo capelli biondi e le ansimo nel cervello quanto mi piaccia starci assieme finché il mio orgasmo non m'interrompe e mi ammutolisco riversandomi sul mio posto flaccidamente smunto. Marina, che si riprende e si ricompone, mi intima di starmene fermo immobile perché lei ha da pulirmi e da nettarmi dalle lordure dell'amplesso, servizievole per piacere e non per piaggeria.
Sballottolando sullo sterrato e dritti filati sull'asfalto dritto che taglia la pianura, più mi parla più ripenso al discorso iniziale attorno alla dignità del lavoro – di ogni lavoro – condividendolo appieno.
CITTA DELL'INCONTRO: Prato Cesarino (Latina)
ZONA: presso questo spiazzo a latere di uno svincolo della Pontina
NAZIONALITA': rumena presumibilmente
ETA': circa 35 forse 40
SERVIZI OFFERTI (vedi DIZIONARIO): bj, rai1
COMPENSO RICHIESTO: 25
COMPENSO CONCORDATO: 25
DURATA DELL'INCONTRO: 20'
DESCRIZIONE FISICA: bella donna bionda, fisico apparentemente atletico, peculiare busto allungato (cosa che adoro)
ATTITUDINE: ottimale per simpatia e dedizione professionale
LA MIA RECENSIONE:
Molto mi incuriosiva questa donna o questa signora che sempre vedevo la mattina presto posizionata nella sua piazzola dappresso un cavalcavia della Pontina e sempre mi ha attirato per via del suo fisico ben proporzionato e del suo vestiario niente affatto appariscente e soltanto dopo averla vista una seconda volta ferma nello stesso posto, seduta sul guard-rail infuocato dal sole d'agosto, ho smesso di pensare che avrei scambiato per una prostituta una signora che attende l'arrivo del marito o di un bus.
Porta gli occhiali da sole ed un jeans sotto una camicetta bianca nella scollatura della quale s'intravvede una pelle scottata dai raggi il giorno che mi accosto e la faccio salire per farmi condurre in un posto che ritenesse il più discreto fra quelli di sua conoscenza. Il tragitto è lungo parecchi chilometri e m'intrattiene – a me che di scambiare due chiacchiere stavolta non me ne viene la voglia – con commenti circostanziati sul disfacimento sociale e morale del nostro paese e sulla dignità del lavoro, qualunque esso sia.
Parla bene, anzi benissimo, e tanto. Qualche volta, tira fuori e mischia alla nostra lingua parole inglesi che pronuncia con cadenza perfetta e che mi provocano lo stesso effetto che a Gomez fanno i termini francesi sulla bocca di Morticia cosicché mi ingalluzzisco e gongolo per la via soddisfatto di accompagnarmi con una donna d'esperienza dal fisico ben tenuto, estroversa e per nulla oscura di quel che accade nel mondo e già mi figuro ad unirmi con la mia bella bionda in amichevole sintonia d'intenti.
Giunti nel cuore di uno dei borghi che costellano la piana, tutti immancabilmente tirati su al crocevia di due strade ortogonali, svoltiamo su uno sterrato che costeggia un fiume o un canale di bonifica procedendo a passo d'uomo sulle buche che solerte mi indica in avanzo scansando sulla destra e sulla sinistra una vegetazione fitta di canne palustri e cespugli di macchia che fanno gara a rioccupare il prima possibile lo spazio vuoto della strada. L'erba di sotto e i ramoscelli di lato stridono acutamente contro la carrozzeria ma non me ne curo troppo.
Il sentiero sfuma in uno spiazzo sufficiente a malapena per manovrare l'auto e invertire la marcia. Lì ci fermiamo, all'ombra, in solitudine piena, con un suggestivo affaccio sull'acqua che scorre a filo con le ruote e che rimanda – oltre ad una piacevole frescura – quasi un'immagine ancestrale di eden. Via i tacchi, via i pantaloni di entrambi, via le mutandine e le mutandone, via gli orpelli che abbelliscono il mio corpo (che è brutto) e che sviliscono inutilmente il suo (che è piacevole a vedersi e tanto più a toccarsi). Tiriamo giù i sedili e mi godo – parole sue – il meritato relax dopo tanta strada.
Non c'è relax migliore che starsene sdraiati al fresco a farsi sbocchinare lentamente o almeno questa è la mia idea di rilassatezza e Marina così interpreta l'atto primario del rapporto sessuale solleticandomi con una mano il petto e con l'altra tirando, stringendo e facendo roteare i testicoli mentre le sue labbra vanno dalla punta alla base e dalla base alla punta con un moto lento che ha in sé i connotati dell'umidore e della succulenza frattanto accarezzo e solletico col dorso e col palmo della mano la sua glabra maturità femminile. Prima di strasbocchiare come un ragazzino penso di dovermela fare a pecora.
Marina si gira ginocchia sul sedile ed io appresso a lei. L'ingresso è facile facile e le sue chiappette sciabordano sulla mia panza schioccando attorno il sudore di ambedue nel mentre le carezzo le piante levigate dei piedi. Le annuso la nuca, affondo il naso nei suo capelli biondi e le ansimo nel cervello quanto mi piaccia starci assieme finché il mio orgasmo non m'interrompe e mi ammutolisco riversandomi sul mio posto flaccidamente smunto. Marina, che si riprende e si ricompone, mi intima di starmene fermo immobile perché lei ha da pulirmi e da nettarmi dalle lordure dell'amplesso, servizievole per piacere e non per piaggeria.
Sballottolando sullo sterrato e dritti filati sull'asfalto dritto che taglia la pianura, più mi parla più ripenso al discorso iniziale attorno alla dignità del lavoro – di ogni lavoro – condividendolo appieno.